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venerdì 2 marzo 2018

Se non combatte la disuguaglianza, a che serve la politica?

La disuguaglianza uccide. Rende le nostre società insicure e instabili, compromette la democrazia. Porta le persone al suicidio o alle “morti per disperazione”. Milioni di italiani lottano per la sopravvivenza con salari da fame. La disuguaglianza è il grande fallimento della politica
Negli ultimi 20 anni nessun impegno concreto contro la disuguaglianza. Zero investimenti pubblici che possano dare innanzitutto ai giovani futuro e sostenibilità.

Disuguaglianze, Italia peggio dell’Europa

Lo Stato italiano è il peggiore d’Europa nel ridistribuire la ricchezza. Dal 1990 ad oggi la disuguaglianza è aumentata più che in ogni altro Stato dell’Ocse.
Nel 2016 l’Italia occupava la ventesima posizione su 28 Paesi Ue per la disuguaglianza di reddito disponibile. A metà 2017 il 20% più ricco deteneva oltre il 66% della ricchezza nazionale netta, il 60% più povero appena il 14,8% della ricchezza nazionale.
Tutti i politici promettono di abbassare le tasse (così i ricchi continueranno ad essere sempre più ricchi). Nel mentre i giovani in Italia guadagnano meno che in Polonia.
Per il premio Nobel Joseph Stiglitz la disuguaglianza è una scelta politica, anche in Italia. Ha ragione. L’esempio arriva da questa campagna elettorale nella quale nessuna parla di questo enorme problema sociale.


La disuguaglianza non aspetta la politica

Negli ultimi 20 anni in Italia la quota di ricchezza nazionale detenuta dal 90% meno benestante della popolazione si è ridotta dal 60 al 45% del totale. Mentre il 10% più ricco ha accresciuto la sua parte fino al 55%. In questo grande ‘travaso’ di patrimonio il top della classe agiata, l’1% degli italiani, ha visto salire la sua quota parte di circa cinque punti percentuali superando il 20% del tesoro privato complessivo (nel 2021 salirà al 23,9%).
Ridurre le disuguaglianze è il primo punto sul quale i futuri deputati e senatori dovrebbero puntare per migliorare la sostenibilità, che non è solo ambientale, ma anche sociale ed economica, del Paese.
Ma gli attuali candidati non sembrano preoccuparsene. Evidentemente non è un tema che interessa. Oppure come dice Stiglitz la disuguaglianza è una precisa scelta politica.

5 punti per combattere la disuguaglianza

Cosa può fare la politica per circoscrivere questo dramma o almeno invertire la tendenza?

Per combattere la disuguaglianza, l’ong Oxfam propone l’adozione di una “economia umana” e invita tutti i cittadini, anche in Italia, a chiedere ai governi e ai leader politici di impegnarsi per la realizzazione di 5 punti:
  1. Un sistema di tassazione più progressivo, che porti gli individui più ricchi e le grandi società a pagare la giusta quota di tasse su redditi e ricchezza. È necessario inoltre cooperare con gli altri governi per porre fine all’era dei paradisi fiscali e alla dannosa corsa al ribasso tra i paesi in materia fiscale.
  2. Politiche occupazionali che garantiscano ai lavoratori un salario dignitoso e incoraggino le aziende a porre un limite massimo al divario retributivo tra i top manager e i loro dipendenti. In un contesto di forti cambiamenti del mondo del lavoro è essenziale assicurare che la tutela dei diritti dei lavoratori resti centrale, operando per la riduzione del precariato. L’innovazione tecnologia dovrebbe contribuire a ridurre le disuguaglianze, non ad accentuarle.
  3. Servizi pubblici di qualità in ambito educativo e sanitario, adeguatamente sostenuti dal bilancio pubblico, a cui tutti possano avere accesso senza discriminazioni di alcun tipo e senza disparità dovute al contesto territoriale in cui vivono.
  4. Uno sviluppo economico che rispetti i limiti naturali del nostro pianeta, favorendo investimenti in attività e tecnologie a basso impatto ambientale.
  5. Un reale ascolto dei bisogni dei cittadini e non degli interessi di alcune élites privilegiate, rafforzando gli spazi di dialogo con la società civile.
È quasi un’agenda del buonsenso, ci vuole solo la volontà di tradurla in fatti.

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