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mercoledì 7 marzo 2018

Gramsci spiega la vittoria dei cinque stelle al sud”


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“Gramsci spiega la vittoria dei cinque stelle al sud”
  • di Antonio Tisci
Gramsci è un maestro per chiunque faccia politica o la voglia commentare. Sento un sacco di sciocchezze sul fatto che i meridionali abbiano votato il M5S per il reddito di cittadinanza unito ad una connaturata mancanza di propensione al lavoro. Purtroppo non tutti leggono Gramsci, non lo leggono i liberali, non lo leggono i conservatori, non lo leggono neanche gli antifascisti o i comunisti che ogni tanto lo citano (ignorandone la biografia familiare e personale e i suoi rapporti all’interno del PCI).
Se le persone passassero un po’ di tempo a leggere Gramsci (Non si può fare o commentare le Politica senza aver studiato Pareto, Gramsci, Machiavelli, Schmitt, Mosca, Gentile e Croce e chiunque lo faccia è un imbecille), non direbbero le sciocchezze che leggo in questi giorni.

I politici meridionali


Che cosa è successo nel mezzogiorno al cavallo tra la prima e la seconda repubblica? Il Mezzogiorno aveva una grande classe dirigente. Come dice Galli della Loggia in “L’identità italiana” sono gli intellettuali e i politici meridionali a fornire l’idea di Stato e di politica nazionale alle classi dirigenti che avevano fatto il risorgimento e anche a quelle che avevano fatto il fascismo e poi la Repubblica.
Alla fine della prima repubblica quella classe dirigente aveva esaurito la sua spinta vitale, era stata svuotata di potere e si era autoconvinta che per il mezzogiorno bastasse o servisse l’assistenzialismo. La questione meridionale era la ripetuta ed ostentata prassi politica dell’assistenzialismo che si trasformava in clientelismo.

Speranze di cambiamento

La classe dirigente terminale della prima repubblica fu sostituita dal gruppo che ad essa era stata avversa. Alla classe dirigente democristiana si sostituì quella missina ma soprattutto quella ex comunista: Bassolino in Campania, Poli Bortone e Tatarella in Puglia, Scopelliti in Calabria, Bubbico in Basilicata etc…
Escludendo alcune brillanti intuizioni, questa classe dirigente non è riuscita nè ad acquisire indipendenza dai nemici di abbattere nè ad ottenere l’adesione dei gruppi che avevano creduto in loro.
Esistevano gruppi sociali che avevano creduto in questo nuovo meridionalismo che si caratterizzava nel Rinascimento Napoletano vagheggiato da Bassolino (ad esempio) e che speravano che il sistema assistenziale/clientelare e di malaffare dei precedenti gruppi dirigenti crollasse.
Questi gruppi hanno per anni posto la loro fiducia nelle nuove classi dirigenti ma ne sono stati delusi.
I gruppi sociali si sono staccati dai partiti tradizionali che si erano mummificati divenendo incapaci di cogliere i cambiamenti della società meridionale.
Nessuno si è accorto che sono anni che le classi dirigenti del mezzogiorno erano “cooptate” dai partiti tradizionali ma non ne provenivano? De Magistris, De Luca, Emiliano, Crocetta etc… ma anche Pittella in Basilicata avevano vinto contro gli establishment dei partiti tradizionali.
Tutte espressioni di sinistra ma non della struttura politica del Partito Democratico, tutti elementi di rottura con le strutture dominanti dei partiti. Tutte speranze di cambiamento. Tutte speranze di cambiamento che hanno deluso.

Terreno fertile per i cinque stelle

In contrapposizione il centrodestra ha prodotto il nulla, il centrodestra non crea una classe dirigente meridinale dai tempi di Rastrelli, Viespoli, Tatarella, Poli Bortone. L’ultima espressione di classe dirigente meridionale è stata Peppe Scopelliti, poi il nulla.
Sono più di dieci anni che la sinsitra si nasconde dietro masanielli locali e la destra non produce nulla nel mezzogiorno.
In questo contesto è chiaro che il Movimento Cinque Stelle trova terreno fertile per raccogliere voti e consensi. Non è il reddito di cittadinanza ma la totale mancanza di classi dirigenti tradizionali.
Il mezzogiorno muore e noi abbiamo da una parte De Luca che imita Crozza, De Magistris con la bandana, Emiliano che fa il Chavez del tavoliere, Pittella che gioca al nulla e Crocetta che fa la macchietta, dall’altra il deserto totale di uomini e di idee.
Non è vero che i meridionali hanno votato il M5S perchè volevano il reddito di cittadinanza, lo hanno votato perchè si sono scocciati di tutti. Io le conosco le persone che hanno votato il Movimento, ci sono professionisti, imprenditori, lavoratori che avevano creduto nei partiti tradizionali, nelle loro ricette e nelle loro classi dirigenti e che hanno trovato soltanto macchiette e che ora li hanno mandati a casa.
Esiste una speranza? Certo, soltanto se nascerà una vera ed autentica nuova classe dirigente capace di affrontare i problemi sul serio, di costruire un immaginario, di realizzare un progetto.
Altrimenti il Movimento Cinque Stelle è destinato a dilagare, non per meriti propri ma per totale assenza altrui.

I quaderni di Gramsci

(Quaderno 13) “A un certo punto della loro vita storica i gruppi sociali si staccano dai loro partiti tradizionali, cioè i partiti tradizionali in quella data forma organizzativa, con quei determinati uomini che li costituiscono, li rappresentano e li dirigono non sono più riconosciuti come loro espressione dalla loro classe o frazione di classe. Quando queste crisi si verificano, la situazione immediata diventa delicata e pericolosa, perché il campo è aperto alle soluzioni di forza, all’attività di potenze oscure rappresentate dagli uomini provvidenziali e carismatici. (…) In ogni paese il processo è diverso, sebbene il contenuto sia lo stesso. E il contenuto è la crisi di egemonia della classe dirigente, che avviene o perché la classe dirigente ha fallito in qualche sua grande impresa politica per cui ha domandato o imposto con la forza il consenso delle grandi masse (come la guerra) o perché vaste masse (specialmente di contadini e di piccoli borghesi intellettuali) sono passati di colpo dalla passività politica a una certa attività e pongono rivendicazioni che nel loro complesso disorganico costituiscono una rivoluzione. Se parla di «crisi di autorità» e ciò appunto è la crisi di egemonia, o crisi dello Stato nel suo complesso. (…) Questo ordine di fenomeni è connesso a una delle quistioni più importanti che riguardano il partito politico, e cioè alla capacità del partito di reagire contro lo spirito di consuetudine, contro le tendenze a mummificarsi e a diventare anacronistico. I partiti nascono e si costituiscono in organizzazione per dirigere la situazione in momenti storicamente vitali per le loro classi; ma non sempre essi sanno adattarsi ai nuovi compiti e alle nuove epoche, non sempre sanno svilupparsi secondo che si sviluppano i rapporti complessivi di forza (e quindi posizione relativa delle loro classi) nel paese determinato o nel campo internazionale”
(Quaderno 25) “L’unità storica delle classi dirigenti avviene nello Stato e la storia di esse è essenzialmente la storia degli Stati e dei gruppi di Stati. Ma non bisogna credere che tale unità sia puramente giuridica e politica, sebbene anche questa forma di unità abbia la sua importanza e non solamente formale: l’unità storica fondamentale, per la sua concretezza, è il risultato dei rapporti organici tra Stato o società politica e «società civile». Le classi subalterne, per definizione, non sono unificate e non possono unificarsi finché non possono diventare «Stato»: la loro storia, pertanto, è intrecciata a quella della società civile, è una funzione «disgregata» e discontinua della storia della società civile e, per questo tramite, della storia degli Stati o gruppi di Stati (…) Lo studio dello sviluppo di queste forze innovatrici da gruppi subalterni a gruppi dirigenti e dominanti deve pertanto ricercare e identificare le fasi attraverso cui esse hanno acquistato l’autonomia nei confronti dei nemici da abbattere e l’adesione dei gruppi che le hanno aiutate attivamente o passivamente, in quanto tutto questo processo era necessario storicamente perché si unificassero in Stato. Il grado di coscienza storico-politica cui erano giunte progressivamente queste forze innovatrici nelle varie fasi si misura appunto con questi due metri e non solo con quello del suo distacco dalle forze precedentemente dominanti.”
Ci sarebbero tante altre citazioni da fare ma per chi volesse approfondire ci sono i libri.

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