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giovedì 31 ottobre 2019

Bill Gates e il mito INTERESSATO della sovrappopolazione

Chi ha limitato le nascite, preghi il Signore che, il giorno in cui ne avrà bisogno, incontri sulla sua strada i figli di chi NON lo ha fatto”
(Ettore Gotti Tedeschi)
Bill Gates and the Myth of Overpopulation
(Jacob Levich, 26 aprile 2019; trad. it. Gog&Magog)
L’ideologia del controllo delle nascite comprende due correnti molto diverse. Mentre le femministe in generale hanno sostenuto la contraccezione e l’aborto come mezzo per migliorare la salute e la libertà delle donne, le élite capitaliste hanno cercato di sfruttare il controllo delle nascite per disciplinare i trend demografici, specialmente nel sud del mondo. Le femministe marxiste hanno avvertito sin dagli anni ’60- ’70 che “l’ingresso di figure professionalmente pagate aveva radicalmente cambiato le finalità del movimento per il controllo delle nascite: una campagna per aumentare l’area di autodeterminazione delle donne e di tutti i lavoratori era stata trasformata in una campagna infusa di valori elitari e gestita in modo elitario. Questi “professionisti” erano principalmente di due gruppi: medici ed eugenisti” (Gordon 1977:10).
Questa trasformazione è stata sponsorizzata con entusiasmo da fondazioni e governi occidentali. La Rockefeller Foundation ha investito nella ricerca sull’eugenetica a partire dai primi anni ’20 e ha contribuito a fondare il programma tedesco di eugenetica alla base delle teorie razziali naziste (Black 2003).
Dopo un breve periodo durante il quale il senso di orrore diffuso nei confronti delle atrocità naziste aveva costretto sottotraccia la teoria eugenetica  —  se ne doleva il giurista Richard Posner: Hitler aveva dato all’eugenetica “una  cattiva fama” (Posner 1992: 430)  —  un certo numero di potenti, in particolare John D. Rockefeller III, divenne ossessionato dalla “fertilità differenziale”. Prendendo atto dell’aumento del tasso di natalità nei Paesi poveri, alcuni immaginavano un futuro dominato da masse affamate e indisciplinate, persone che avrebbero inevitabilmente chiesto cibo e giustizia, facendo valere la loro volontà attraverso il crudo peso dei numeri.
Rockefeller organizzò il Population Council nel 1953, prevedendo una “crisi malthusiana” nei Paesi in via di sviluppo e finanziando estensivi esperimenti di controllo della popolazione. Questi interventi erano bene accolti dai governi Usa, poiché, si riteneva, “i problemi demografici dei paesi in via di sviluppo, specialmente in aree di cultura non occidentale, rendono queste nazioni più vulnerabili alla propaganda filo-comunismo” (Critchlow 1995: 85).
In India, tradizionalmente un laboratorio prediletto della sperimentazione demografica occidentale, la Ford Foundation ha lavorato con USAID [l’agenzia collegata al Dipartimento di Stato USA, ndr] per stabilire un legame necessario fra la fornitura di aiuti e gli “obiettivi di accettazione contraccettivi”, cioè quote numeriche. Il denaro della Ford Foundation, appaiato alle pressioni del Population Council e dell’USAID, portò ad un periodo in cui vi fu una aggressione sfrenata nell’ambito della cosiddetta “pianificazione familiare” sponsorizzata dal governo, e incentivò una brutale campagna di sterilizzazione che costrinse a vasectomizzare 6,2 milioni di uomini, con almeno 1.774 morti durante gli anni ’70 (Biswas 2014). In seguito, l’India ha reindirizzato i suoi sforzi verso le donne, utilizzando un approccio “mirato” che ha portato ad altre migliaia di morti e innumerevoli procedure coercitive, spesso condotte in campi progettati per sterilizzazioni di massa. Il diffuso disgusto per queste politiche ha ispirato la Conferenza internazionale sulla popolazione e lo sviluppo (ICPD) del 1994 al Cairo, che ha pubblicato un programma d’azione diventato noto come il Cairo Consensus.
L’ICPD condannò la coercizione e ripudiò le quote di sterilizzazione; tuttavia, gran parte del Programma ICPD rifletteva i valori e gli imperativi del capitalismo di mercato, enfatizzando soprattutto i “diritti individuali” che avrebbero permesso “scelte individuali e decisioni responsabili”. Allo stesso tempo, le critiche dell’ICPD nei confronti delle istituzioni di carattere statale si sono convenientemente intrecciate con una parte fondamentale della rinnovata agenda imperialista: la proliferazione degli interventi degli attori non governativi occidentali, se non proprio delle aziende private. L’Ufficio sulla Popolazione ha dichiarato con soddisfazione che “le ONG, i leader religiosi e comunitari e il settore privato (quella che l’ONU chiama ‘società civile’) sono ora partner attivi con i governi nelle decisioni sulle nuove politiche e programmi” (Population Reference Bureau 2004).
La Conferenza del Cairo ha così posto le basi per il London Family Planning Summit 2012, durante il quale i rappresentanti di oltre 70 governi, ONG e aziende private hanno annunciato i loro impegni finanziari per un programma di controllo della popolazione straordinariamente ambizioso. A differenza dell’ICPD, che aveva fatto qualche passo verso l’inclusione delle femministe del Sud globale, questo summit è stato esclusivamente interno alla classe dirigente, essendo organizzato e orchestrato dalla Fondazione di Bill e Melinda Gates (BMGF). Melinda Gates, che si è esposta come la testimonial più in vista per l’accesso alla contraccezione, ha rivelato che la BMGF intende donare 1 miliardo di dollari per fornire il controllo delle nascite a 120 milioni di donne e prevenire 110 milioni di gravidanze indesiderate entro il 2020 (Goldberg 2012); altri 3,6 miliardi di dollari sono stati promessi da organizzazioni che vanno da Planned Parenthood alle fondazioni di Michael Bloomberg e la Hewlett-Packard. Con un brillante colpo di mano, BMGF ha messo la contraccezione in cima all’agenda globale della sanità pubblica.
L’urgenza (presunta) caratterizzante il progetto è, a dir poco, sconcertante. In realtà, infatti, il tasso di crescita della popolazione mondiale è in forte declino da oltre quattro decenni. Dal picco del 2,1% del 1971, il tasso è sceso all’1,17%, il più basso dal dopoguerra, nell’anno del Summit di Londra (Banca Mondiale 2017).
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Un ottimo presidente della Repubblica

DI THOMAS FAZI

Nicola Zingaretti ha dichiarato oggi in un’intervista che Mario Draghi sarebbe un ottimo Presidente della Repubblica. Cioè secondo “il leader della sinistra italiana” (sic) colui che, secondo lo stesso Financial Times, nel 2011 ha di fatto «costretto Silvio Berlusconi a dimettersi a favore di Mario Monti», ponendo le sue dimissioni come condizione affinché la banca centrale continuasse a sostenere le obbligazioni pubbliche e le banche italiane, con l’obiettivo di realizzare le misure esposte nella famose lettera inviata nell’agosto di quell’anno al governo italiano (tra cui «la piena liberalizzazione dei servizi pubblici locali», da attuare «attraverso privatizzazioni su larga scala»; l’ulteriore riforma del «sistema di contrattazione salariale collettiva, permettendo accordi al livello di impresa in modo da adattare i salari e le condizioni di lavoro alle esigenze specifiche delle aziende e rendendo questi accordi più rilevanti rispetto ad altri livelli di negoziazione»; l’adozione di «una accurata revisione delle norme che regolano l’assunzione e il licenziamento dei dipendenti»; nonché «l’ulteriore riforma del sistema pensionistico» e «una riduzione significativa dei costi del pubblico impiego, rafforzando le regole per il turnover e, se necessario, riducendo gli stipendi») – insomma, colui che ha abusato del suo ruolo di banchiere centrale per costringere alle dimissioni un governo eletto, con sommo spregio per la Costituzione italiana -, sarebbe un ottimo Presidente della Repubblica. 
Che dire? In confronto a questi soggetti il generale Pétain era un patriota.

Thomas Fazi
Fonte: www.facebook.com
Link: https://www.facebook.com/thomasfazi/posts/2497886786971111
30.102019

mercoledì 30 ottobre 2019

Disturbi di apprendimento: dai vaccini, ai dispositivi digitali e screening

Ultimamente la regione Emilia Romagna non eccelle certo nella salvaguardia della salute dei bambini, e il riferimento alle vergognose disposizioni vaccinali oltre allo scandalo dei piccoli sequestrati di Bibbiano non è casuale.
Adesso vien fuori che si tratta anche di una delle regioni italiane con il maggior numero di casi di DSA, cioè di «Disturbi Specifici dell’Apprendimento»!
Se consideriamo infatti l’incremento avuto nell’ultimo biennio (18,6%), si arriva ad un aumento dei DSA nel corso degli ultimi 6 anni pari al 183%.
Le segnalazioni maggiori si verificano nella scuola secondaria (48,3%), dove è stato registrato anche il maggiore incremento. Dal 2012-13 al 2018-19 la crescita è stata infatti del 346%, e tra le varie province Modena indossa la maglia nera.
Vedere numeri così alti di diagnosi di “disturbi mentali” nella stessa regione in cui si trova Bibbiano, la città dove i bambini venivano (e forse vengono) sequestrati alle famiglie naturali per venderli, fa sorgere assai brutti pensieri…
Secondo i dati delle “Rilevazioni Integrative sulle Scuole” del Miur, gli alunni con disabilità nell’anno scolastico 2014/2015 erano 234.788, pari al 2,7% del numero complessivo degli alunni frequentanti, quindi con un incremento pari al 39,9%.
Per l'”Associazione italiana della dislessia” sarebbero invece 350.000 i ragazzi che hanno questa difficoltà, un vero e proprio boom, e a rincarare la dose ed allargare il problema ci pensa il dottor Raffaele Ciambrone, dirigente dell’Ufficio Disabilità del Miur secondo il quale «l’Italia è il paese con il più alto numero di studenti disabili (15.000, pari all’1%)».
Ma cosa sta succedendo? Possibile che sempre più bambini abbiano problemi nella lettura (dislessia), nella grafia (disgrafia) e nel calcolo (discalculia)? O c’è qualcos’altro?
Per comprendere tale fenomeno è necessario osservarlo da vari punti di vista.
Screening mentali
Il primo è legato alla pericolosa tendenza di utilizzare sempre più gli screening…
A Modena da molti anni infatti le autorità sanitarie e scolastiche adottano i cosiddetti percorsi di individuazione precoce, cioè gli “screening mentali”.
Sono “banali” prove di lettura e scrittura che hanno lo scopo di rilevare quanto prima una difficoltà.
Per fare questo, ogni anno, circa 250 insegnanti vengono formati su come monitorare i percorsi di apprendimento dei bambini e come intervenire. Lo scopo ufficiale è individuare precocemente i bambini che mostrano problematiche per intervenire quanto prima.
Detto questo, e stando alle dichiarazioni delle aziende sanitarie locali, sembra che il motivo dei numeri preoccupanti di Modena e delle altre province emiliani, sia dovuto al fatto che in Emilia si lavora bene e meglio nella prevenzione! Chiaro?
Secondo la dr.ssa Antonella Riccò, responsabile AUSL del Gruppo aziendale sui Disturbi specifici dell’apprendimento, in un’intervista alla “Gazzetta di Modena”, in Emilia sono «i migliori in Italia»!
I numeri sarebbero «il risultato di un grande lavoro di collaborazione tra Asl, scuole, associazioni, pediatri di libera scelta e specialisti di medicina generale». Non solo, la sua previsione abbastanza infausta è che tra qualche anno «si arriverà ad una omogeneità delle percentuali su tutto il territorio nazionale».
La Riccò ci sta preparando psicologicamente alla crescita pandemica di tutti i disturbi di apprendimento a livello nazionale.
Ma nessuno, a parte qualche perla di saggezza degli esperti, si interroga sulle vere cause di questi disturbi. Se si tratta ovviamente di un vero problema, perché sappiamo benissimo che non solo gli screening tradizionali (psa, mammografia, sangue occulto, ecc.) servono a cercare i malati tra i sani, ma anche quelli psichiatrici.
Il dato oggettivo è che più test si eseguono sulla popolazione e maggiori saranno i riscontri positivi (diagnosi), in termini statistici.
Ma questi bambini “diagnosticati” hanno realmente dei problemi, o la crescita dei casi è solo un’illusione ottica dovuta ad una maggiore superficialità nella diagnostica?
Una volta non venivano riscontrati perché maestri e professori non erano in grado di identificare le difficoltà di apprendimento degli allievi? O queste sono cresciute solo nell’ultimo periodo?
Non si sta dicendo che non esista il problema, si sta solo cercando di comprendere il fenomeno.
Quindi se diamo per vera l’ultima ipotesi, e cioè che i disturbi sono realmente cresciuti negli ultimi anni, la domanda cruciale è: cos’è successo di concreto ultimamente per indurre un simile aumento?
Metalli neurotossici
A questo punto è necessario toccare la delicatissima tematica “vaccinale”.
Se uno si chiede cosa c’entrano i vaccini con i DSA significa che ha gravi lacune conoscitive, perché oggi è risaputo, anche se viene negato con ogni mezzo, che dopo le vaccinazioni possono manifestarsi non solo dei disturbi lievi ma anche gravi danni neurologici.
Tralasciando le patologie serie, moltissime manifestazioni subcliniche e/o disturbi vari, tra cui anche quelli dell’apprendimento, si manifestano lentamente nel tempo, per cui non verranno MAI correlate ai vaccini. Cosa questa scontata visto che i medici non possono più correlare le gravi patologie che si scatenano subito dopo gli inoculi. Figuriamoci quelle lievi…
Una recente ricerca condotta dall’epidemiologo dottor Anthony Mawson ha portato invece alla luce rivelazioni scioccanti sui rischi associati a questa pratica medica: i bambini vaccinati hanno mostrato un rischio sensibilmente maggiore di sviluppare un disturbo dell’apprendimento.
Nello studio sono stati presi in esame 666 bambini e i ricercatori hanno scoperto che quelli vaccinati avevano un rischio aumentato del 520% di sviluppare un disturbo dell’apprendimento rispetto ai bambini non vaccinati!
La percentuale del 520% non è proprio irrisoria, e in questa analisi non si parla solo di DSA, perché il team ha scoperto anche che i bambini vaccinati mostravano un rischio superiore del 420% di sviluppare autismo o ADHD!
La logica è come sempre ferrea. Nell’organismo di un bambino piccolo, gli organi si formano impiegando anni per la loro maturazione. Tra questi anche i vari meccanismi di difesa, come la barriera ematoencefalica (che protegge il cervello) e la barriera intestinale (che protegge il sangue dalle tossine). Queste importantissime barriere servono a lasciar passare SOLO quello che serve all’organismo bloccando tutto il resto. I primi anni di vita però risultano “permeabili”, cioè piene di “fessure” (il cosiddetto «intestino permeabile»), e quindi le varie sostanze chimiche che entrano col cibo (pesticidi, erbicidi, mercurio, alluminio, ecc.) o con i vaccini pediatrici (adiuvanti e metalli neurotossici) possono raggiungere il circolo sanguigno e finire per essere trasportate fin dentro il cervello…
Dentro questo organo, il più sensibile del corpo umano (non a caso l’unico protetto da una scatola ossea durissima), simili sostanze tossiche creano squilibri, non solo organici (infiammazioni, ecc.) ma anche psichici!
Sarà un caso che il Ministero della Salute canadese raccomanda ai bambini di età inferiore a 5 anni di non mangiare più di mezza scatoletta di tonno alla settimana, mentre alle donne gravide di NON mangiare più di 150 grammi di tonno al mese? Questo perché il pesce accumula la forma organica di mercurio (metil-mercurio) che risulta essere “particolarmente tossica per il sistema nervoso centrale e il cervello infantile in via di sviluppo”.
Quindi gli stessi enti ufficiali (FDA, Health Canada, ecc.) che sconsigliano a bambini, gravide e puerpere di mangiare pesce per via dei metalli neurotossici, non dicono assolutamente nulla sui vaccini, che sappiamo contenere metalli!
Questi farmaci non solo contengono i metalli, ma hanno in più l’aggravante dell’inoculo per via parenterale (braccio e/o gamba), che bypassando il sistema difensivo e le mucose fanno entrare i metalli direttamente nel circolo linfatico e sanguigno. Da qui la strada verso il cervello è velocissima!
Tornando ai disturbi di apprendimento: con l’aggravante della tossicità dei metalli è forse più facile da comprenderne il fenomeno.
Ci sarebbe un sistema pratico semplicissimo e molto economico da fare sulla carta, per verificare empiricamente se i vaccini giocano o meno un ruolo nell’eziologia dei DSA.
Basterebbe prendere 1.000 bambini vaccinati e 1.000 non vaccinati e confrontare il numero delle diagnosi di DSA nei due gruppi. Statisticamente, se hanno ragione i medici vaccinatori, non ci dovrebbero essere grosse discrepanze.
Questa banale ricerca non viene fatta perché forse i risultati potrebbero scuotere e far tremare le fondamenta del Sistema…
In conclusione l’aumento di tale fenomeno nel corso degli anni, da una parte è stato certamente aiutato dalla crescita degli screening mentali, ma dall’altra potrebbe essere dovuto ad una degenerazione cerebrale a seguito di un aumento della tossicità ambientale.
Tesi questa confermata anche dalla crescita esponenziale dei casi di demenza e di Alzheimer nella popolazione italiana.
Aspetto cognitivo
Per questa breve analisi sui DSA, non si poteva non toccare anche l’aspetto cognitivo.
Il bambino inizia ad apprendere appena viene al mondo e i vari processi di apprendimento continuano per molti anni a seguire.
Il cervello è un organo neuroplastico per cui deve essere continuamente stimolato e allenato in maniera corretta (alimentazione e stimoli sani) altrimenti perde, come un muscolo non utilizzato, le sue importantissime funzionalità.
Oggi sappiamo che la navigazione in internet, i giochi al computer, la consolle, i tablet e soprattutto gli smartphone rappresentano una gravissima minaccia per lo sviluppo cognitivo dei bambini e dei giovani.
Il livello di distrazione dei ragazzi di oggi è veramente preoccupante: riescono a mantenere l’attenzione solo per pochissimi secondi. Questo cambiamento nelle capacità cognitive ha spinto il marketing a ridurre notevolmente i tempi delle pubblicità. Mentre una volta gli spot erano lunghi anche fino a 30 secondi, oggi soprattutto quelli in internet, sono di pochi secondi. I pubblicitari sanno che altrimenti si perderebbe l’attenzione del potenziale cliente.
L’altra cosa che risalta è una marcata perdita di memoria non solo nelle persone anziane, ma anche nei giovani.
Quindi la conclusione è abbastanza scontata: l’uso dei dispositivi e media digitali influisce negativamente sulle varie forme di attenzione e quindi anche di apprendimento dei bambini.
Per quanto riguarda l’iperattività, il neuropsichiatra tedesco Manfred Spitzer ci spiega che da «diverso tempo è stato dimostrato che l’utilizzo dei media dotati di schermi è corresponsabile del manifestarsi di questo disturbo».
Stiamo parlando della Sindrome da iperattività (adhd), figuriamoci se ciò non è vero anche per tutti i disturbi di apprendimento.

Perché scegliere quando puoi avere tutto? L’Uomo moderno, la téchne e l’illusione della libertà

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Eurointelligence – Per il governo italiano è l’inizio della fine

DI CARMENTHESISTER - OTTOBRE 29, 2019
Il commento di Eurointelligence, prestigioso think tank sulle questioni europee diretto da Wolfgang Munchau, sulle elezioni regionali in Umbria. La preoccupazione dal loro punto di vista è che perdurando questo governo la situazione non potrà che degenerare e  il partito di Matteo Salvini continuare a rinforzarsi sino a conquistare la maggioranza assoluta. Le politiche di austerità sono sempre apparse miopi a questi sinora inascoltati custodi dell’europeismo e dell’euro, i quali ora si mostrano consapevoli che tirare ulteriormente la corda non potrà che consegnare definitivamente il paese alla coalizione euroscettica di centrodestra. Ed è inutile che i 5 Stelle cerchino di ancorarsi alle vecchie posizioni, senza una svolta coraggiosa il loro destino è segnato. 

Eurointelligence, 28 Ottobre 2019


Le elezioni regionali in Umbria, nell’Italia centrale, sono state assolutamente scioccanti per il Movimento 5 Stelle. Hanno ottenuto solo il 7,4% dei voti, dopo il precedente 27%. Luigi di Maio, il leader del partito, ha dichiarato in un’intervista al Corriere della Sera questa mattina che non vede più il senso di un’alleanza con il PD. Il governo potrà anche rimanere in carica per un po’, forse anche per un periodo abbastanza lungo. Peggio andranno le cose, maggiore sarà per loro l’incentivo a resistere. Ma per questa coalizione siamo chiaramente all’inizio della fine. D’ora in poi non sarà altro che il declino. La domanda è: a quale velocità.

Il risultato del PD, al 22,3%, è debole, ma rispettabile. I due grandi vincitori sono la Lega al 37% e soprattutto i Fratelli d’Italia, i suoi alleati fascisti (non si può qui non sottolineare l’utilizzo tendenzioso e  inappropriato del termine “fascismo” da parte dei media mainstream, ndt), che sono arrivati ​​al 10,4%. Il loro candidato comune ha vinto le elezioni senza alcuna difficoltà.

Non abbiamo mai condiviso l’ottimismo dei mercati finanziari per l’attuale governo e il sollievo per la fine di quello di Matteo Salvini. Salvini è più pericoloso fuori dal palazzo che dentro. Lo vediamo in corsa per la maggioranza assoluta, che gli permetterà di modificare la legge elettorale. Inoltre, non ci fidiamo della sua recente conversione a sostegno dell’euro, quando ha addirittura citato la famosa espressione di Mario Draghi sull’irreversibilità dell’euro  (Eurointelligence si riferisce qui alle interpretazioni false e tendenziose delle parole di Salvini da parte dei giornalisti nostrani, ndt).

Abbiamo sempre sostenuto che la politica del consenso centrista si è rivelata dannosa per l’Italia, perché ha persistentemente fallito nell’affrontare i problemi del Paese. L’Italia non ha praticamente avuto alcuna crescita della produttività da quando ha aderito all’euro. Ha solo attraversato brevissimi periodi di debole ripresa, prima di ricadere nell’attuale recessione, seguendo una politica fiscale conforme alle regole di Maastricht, ma economicamente non ottimale. Il primo ministro, Giuseppe Conte, è un tecnocrate in stile Monti senza affiliazioni di partito. Il PD ha ottenuto posizioni di importanza cruciale: il posto di commissario europeo e il ministero dell’Economia. Di Maio è il ministro degli Esteri, ma ai suoi elettori non interessa la diplomazia. Il 5 Stelle è un movimento di base interessato a una redistribuzione del reddito, una promessa che il partito è riuscito a mantenere solo in piccola parte durante la coalizione con la Lega. Nell’attuale coalizione, il 5 Stelle si sta trasformando in un altro partito dell’establishment.

Di Maio ha detto al Corriere che pensa ai 5 Stelle e al PD come a partiti alternativi, piuttosto che complementari. Un’analisi del voto suggerisce che la metà degli elettori dei 5 Stelle in Umbria non è andata alle urne a causa della coalizione con il PD. Il prossimo grande test elettorale saranno le elezioni regionali in Emilia Romagna, una regione posta nel cuore dell’Italia, con una popolazione cinque volte più grande di quella umbra.

Durante l’intervista Di Maio è sembrato esitante sul suo tentativo di uscire dalla coalizione. Ma con l’andar del tempo le pressioni per staccare la spina si intensificheranno. Non vi è alcun vantaggio elettorale per i 5 Stelle. Siamo assolutamente in disaccordo con la tesi secondo cui il governo può durare fino alla fine della legislatura sulla base del fatto che i deputati temono le elezioni anticipate. Se questo è un fattore reale, tuttavia i voti – come i corsi azionari – possono sempre diminuire della metà e poi ancora dimezzarsi. Tendiamo a considerare che se il Movimento 5 Stelle avesse optato per le elezioni anticipate, il 20-25% dei voti sarebbe stato un risultato realistico. Se portano avanti ad oltranza l’attuale mandato fino alla fine, potrebbero arrivare a un risultato elettorale a una cifra, come in Umbria.

Notiamo un parallelo tra i Cinque Stelle e il SPD tedesco: il risultato elettorale del 2017, a poco più del 20%, era visto allora come il punto più basso. Ma ora nei sondaggi il partito è dato al 14%, mentre i Verdi si sono decisamente affermati come il principale partito della sinistra. Altri due anni della grande coalizione, come sostenuto da Olaf Scholz, uno dei candidati alla leadership del partito, saranno tossici per loro come lo sarebbero per i Cinque Stelle altri due anni in una difficile coalizione con il PD. Occorre tenere a mente che anche un partito al 7% può sempre comunque perdere il 50% dei suoi elettori.