| Greta Thunberg e la manifestazione globale |

Com’è bello essere buoni? Ci fa sentire meglio, più distesi, dal respiro più ampio e rilassato, perfino più belli.
E chi non si sentirebbe più buono nell’aderire a una manifestazione globale, a reti unificate, per contrastare i cambiamenti climatici e salvaguardare la vita e l’ambiente sul questo nostro pianeta? Aggiungiamoci poi che a promuoverlo, a quanto appare, è una giovanissima attivista svedese, tale Greta Thunberg, emblema in carne e ossa della vigile coscienza e della forte sensibilità di queste nuove generazioni, e il gioco è fatto! Che dire? Chapeau!
E in effetti chi oggi non sarebbe d’accordo su tematiche così ampie e generali, come appunto quelle toccate nei giorni scorsi, o come la pace nel mondo, altro tema universale catalizzatore di innumerevoli manifestazioni, o ancora, perché no, l’amore universale.

| Dissociazione cognitiva di massa |

Trattasi di mera retorica, a partire da dozzinali generalizzazioni e belle parole di circostanza, che non vanno minimamente a scalfire il “Grande Manovratore” che sta dietro le quinte, anzi semmai ottengono l’effetto contrario, lavando le coscienze di coloro i quali, ingenuamente ed emotivamente coinvolti, una volta terminata la parata, torneranno placidamente al loro consueto stile di vita, quello stesso stile di vita responsabile proprio di ciò contro cui essi stessi si sono tanto indignati.
Questo fenomeno, in termini psicologici, si può definire “dissociazione” ed è estremamente comune nel genere umano, poiché tendenzialmente lo preserva dal guardare in faccia la realtà quando lo sguardo su di essa risulta intollerabile. Questi mega-eventi globali non fanno altro che acuire questa strategia di auto-preservazione psichico-esistenziale, favorendo una sorta di distorsione cognitiva che comporta però anche conseguenze molto gravi.
Anzitutto ci impedisce di analizzare con lucido distacco il problema, sempre che di reale problema si tratti, attraverso un’indagine accurata, la quale prevede un’ampia raccolta di informazioni e di dati.

| La multinazionali dell’inquinamento globale |

In seguito, una volta verificate le reali conseguenze del suddetto problema, ci obnubila la coscienza sulle possibili efficaci soluzioni da adottare per scongiurare il pericolo. Ora, al di là del dibattito tuttora aperto e nient’affatto pacifico tra i vari scienziati e i cosiddetti “esperti” intorno al surriscaldamento terrestre, è interessante notare come proprio le compagnie petrolifere, le “multinazionali dell’inquinamento globale”, ossia i principali responsabili di ciò che si sostiene essere la causa di questo surriscaldamento dalle conseguenze disastrose per la vita sulla Terra, risultino essere allo stesso tempo i principali investitori nella cosiddetta “energia green”, così come i principali finanziatori delle ricerche riguardanti fonti energetiche alternative e rinnovabili.
Sbaglio o qualcosa non quadra?
Non vi viene il sospetto che dietro questa spettacolare costruzione mediatica, sapientemente veicolata a reti unificate, con al centro la piccola Greta, novella Giovanna d’Arco, l’attuale sistema di potere globale stia semplicemente cambiando pelle come un serpente o meglio come un’idra dalle mille teste, per rinnovarsi sotto nuove forme e modalità, restando in sostanza lo stesso?
Ebbene, dal mio punto di vista ciò è altamente probabile e non sarebbe di certo la prima volta (il gattopardesco adagio “cambiare tutto per non cambiare nulla” è una storia vecchia come il mondo).

| Schiavi senza catene |

Chiediamoci allora, a questo punto, che cosa potrebbe rappresentare davvero un cambio di passo, che cosa potrebbe costituire un reale cambio di paradigmache possa incidere sulle nostre vite.
Dal mio punto di vista il vero discrimine non è rappresentato da “combustibili fossili sì”/“combustibili fossili no”. Siamo già oltre.
Chi governa le nostre vite dall’alto ha già deciso con cognizione di causa quale sarà il nostro futuro.
Il problema è proprio questo: vi concedono di fare tutte le manifestazioni che volete sulla pace e sul clima, anzi le caldeggiano e le promuovono, poiché sanno perfettamente che esse non potranno minimamente scalfire ciò che stato già deciso e programmato. C’è un problema (più o meno fabbricato ad hoc), c’è una reazione (e una conseguente richiesta), c’è una soluzione (già preconfezionata).  Attenzione, trattasi ovviamente della loro soluzione, che oltretutto viene fatta passare per libera e illuminante presa di coscienza collettiva.
L’illusione della libera scelta: non c’è più schiavo di colui che si crede libero senza minimamente esserlo.
Geniale, no?

| Una strada alternativa, insieme |

Dunque, dal mio punto di vista, il vero discrimine è un altro, ben più centrale e rilevante; la scelta tra:
• l’accettare supinamente il dettame tecno-capitalistico calato dall’alto, seppur indorato dalle paroline magiche “green”, “biologico”, “vegan”,
• e la ricerca consapevole di nuove possibili strade alternative che puntino su reti comunitarie e conviviali, atte a ri-valorizzare le diversità locali presenti all’interno di un certo territorio e di una certa cultura.
Centralizzazione e uniformità vs de-centralizzazione e molteplicità. Violenza dell’Identico vs Aperura all’Altro. Etero-Determinazione vs Auto-Determinazione.
La sfida è enorme, me ne rendo conto, ma credo valga la pena accoglierla, cominciando a costruire insieme una nuova visione del mondo che rimetta al centro non più il cieco riduzionismo dell’apparato tecnofinanziario globale, bensì l’essere umano nella sua inesauribile ricchezza e complessità, nella sua irriducibile tensione alla trascendenza.