La Ministra Grillo non sa di cosa parla
Il Ministro della Salute, Giulia Grillo, punta il dito contro i medici per la durata eccessiva delle liste d'attesa. Le accuse sono state rapidamente rispedite al mittente dai medici, i quali non sono in alcun modo responsabili - semmai vittime, tanto quanto i pazienti - delle disfunzioni del nostro sistema sanitario.
di Tiberio Muti - 18 Marzo 2019
Ho visto la luce! Come il mitico Jake Blues nei Blues Brothers, giuro, ho visto la luce! Per anni mi sono chiesto come potessi fare per ridurre le liste d’attesa dei miei pazienti, per anni ho cercato soluzioni, fino a quando ieri la Ministra Grillo mi ha finalmente dato la soluzione: la colpa è dei medici, che dedicano alla libera professione il tempo che andrebbe invece dedicato all’attività sanitaria pubblica. Caspita, ma come ho fatto a non pensarci prima! E dire che non sono nato ieri, avevo sentito negli anni ‘90 Cossutta, la Bindi e Bertinotti dire le stesse cose, ma avevo rimosso simili interventi. Oggi invece capisco: sono io il cattivo! E quindi, caduto da cavallo sulla via di Damasco, mi redimo immediatamente e cambio vita, da domani chiudo la mia attività libero-professionale intramoenia e, il tempo che prima le dedicavo, da domani lo rivolgerò completamente all’attività pubblica.
Tuttavia, a pensarci bene, ho sempre destinato alle visite private la stessa durata che riservo alle visite nel pubblico, un’ora a paziente. Quindi, i sei pazienti che ogni settimana non vedrò più in regime libero-professionale, chiederanno di essere visti in regime convenzionato pubblico, andandosi così ad aggiungere alle liste d’attesa. Cosa risolverei? Nulla. Se aumentano la domanda e l’offerta in pari modo, la lista d’attesa rimane identica, giusto? Così non va, devo trovare altre soluzioni.
Ho trovato! Se la domanda è costante, devo aumentare l’offerta. Ma come faccio? Le tabelle degli organici delle ASP e degli ospedali sono bloccate da anni. Se un medico va in pensione, un altro subentra dopo regolare concorso (che prende i suoi comodi tempi, durante i quali i colleghi devono lavorare anche per chi non c’è più). È inammissibile pensare di aumentare l’organico ma, al contempo, quest’ultimo invecchia inesorabilmente. La metà dei medici nella unità in cui lavoro hanno la 104e mica per fesserie! Chi ha dovuto mettere una protesi d’anca, chi due by-pass per infarto, chi porta il corsetto per uno schiacciamento vertebrale. Volessimo riepilogare, non solo non aumenta il numero dei medici sulla base della crescente domanda (dovuta ad una crescente povertà), ma quelli che ci sono non fanno nemmeno più le guardie e le reperibilità di notte perché hanno la 104. E hanno ragione, ve lo immaginate uno con la protesi d’anca correre alle tre di notte verso il pronto soccorso? È una scena che George Clooney girava vent’anni fa in E.R. quando era giovane, ma che adesso lui stesso si guarderebbe bene dal replicare.
E, cosa dire, sul modo in cui viene impiegato il tempo del medico in ambulatorio? I medici di famiglia e i pediatri di base in molte regioni non sono più tenuti a compilare le prescrizioni di visita specialistica, quindi la ricetta te la devi compilare tu – per la tua visita – e poi nuovamente in caso di prescrizione di farmaci. I sistemi informatici sono ridotti all’osso e, di conseguenza, le ricette informatizzate prendono cinque volte il tempo che prima prendeva compilare a penna la mitica ricetta rossa (quando fai la somma a fine giornata avresti potuto vedere, al netto del tempo perso, un paziente in più).La quantità di adempimenti burocratici è aumentata in modo esponenziale negli ultimi anni e anche questo è tempo che se ne va. Si dice che oggi il medico è gestional, un modo elegante per ammettere che i burocrati lo hanno trasformato, a sua volta, in un burocrate.
Che dire poi delle gare di appalto per le pulizie negli ospedali, che vengono fatte al ribasso senza soglia minima? Questo significa che gli ospedali sono sporchi perché si vince la gara facendo un’offerta più bassa delle altre, poco importa se tale offerta è assolutamente irrealistica rispetto alle necessità. Sembra una barzelletta, ma non è raro sentirsi dire “noi portiamo la carta igienica ai piani pari nelle settimane pari, ai piani dispari nelle settimane dispari”. La carta igienica, quello strano e tecnologico strumento che, proprio per le inadempienze delle imprese di pulizie, ci dobbiamo portare da casa (sapete com’è, è imbarazzante non far trovare ai nostri pazienti la carta igienica ed il sapone nei bagni nelle settimane “scoperte”). E che dire degli stipendi dei “ricchissimi” medici del sistema sanitario nazionale? Sono tra i più bassi d’Europa, tanto che quando dico ai miei colleghi francesi, spagnoli, olandesi quanto guadagno, pensano che sia la solita “bugia all’italiana” e scoppiano a ridere. Solo una volta, uno capì che era la verità e mi chiese “ma chi te lo fa fare?”. Giusto, chi ce lo fa fare? Ce lo fa fare che abbiamo una vocazione nella mente e nel cuore, ce lo fa fare che amiamo il nostro lavoro, ce lo fa fare che abbiamo un’etica. Noi non lavoriamo dal martedì al giovedì, stringendo mani per il resto della settimana come i parlamentari, ma sei giorni a settimana (sabato incluso) e, se ci sono pazienti che hanno bisogno, anche ben oltre il nostro orario di lavoro (inoltre, per i medici, il recupero dello straordinario non è previsto, come per tutti i lavoratori dello Stato).
E allora, di chi è la colpa delle liste d’attesa? Non certo dei medici, soprattutto se pensiamo che, da oltre trent’anni, l’Italia produce solo una politica che pensa a creare meccanismi di potere e di spartizione in primo luogo economici, invece di servire la comunità nazionale. Aggiungiamoci l’incapacità a gestire, e far crescere, l’economia e cosa otteniamo? Un sistema sanitario nazionale che si regge sul filo del collasso economico-gestionale e solo grazie al sacrificio di tanti operatori. Perciò non ci stupiamo se, gli stessi operatori, non riescono ad incidere più di tanto sulle liste d’attesa: ad impossibilia, nemo tenetur!
Avevo iniziato questo scritto pieno di entusiasmo e di felicità. Mi sentivo illuminato! Invece no, Sig.ra Ministra, ripensandoci bene la sua spiegazione così banale, trita e ritrita, irrispettosa e poco veritiera mi rattrista. Il ricordo dei mitici Blues Brothers svanisce e viene sostituito dalla ieratica figura di Franco Battiato, quando, compunto, cantava:
“Povera Patria, distrutta dagli abusi del potere,
la primavera intanto tarda ad arrivare”.
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