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martedì 10 luglio 2018

Vivi nel Presente, Vivi con Consapevolezza


Sii presente.
Anche solo per un momento.
Ascolta il suono del mondo intorno a te. Senti il tuo respiro entrare e uscire dal tuo corpo. Osserva i tuoi pensieri. Visualizza i dettagli di ciò che ti circonda.
Trova l’armonia nel rimanere presente, consapevole.
Azione, movimento e frenesia sono la condizione ordinaria intorno a noi.
Andiamo costantemente di fretta, abbiamo l’urgenza di fare cose, tenerci occupati, telefonare, parlare, leggere e inviare mail, navigare in rete da un link al successivo o trascorrere ore infinite davanti alla TV.
Siamo sempre accesi, sempre connessi, sempre pensanti.
Sembra non esserci tempo per rallentare ed entrare in noi stessi, in armonia con il nostro io più profondo.
Ci spaventa non aver nulla da fare, dobbiamo sempre essere occupati, una coda alla posta o un’attesa dal medico ci rendono nervosi e ansiosi.
Tutto ciò ha un prezzo: stiamo perdendo la possibilità e la capacità di dedicarci alla contemplazione, all’osservazione e all’ascolto.
Stiamo perdendo la pace e la serenità interiore.
Non puoi forse facilmente riscontrarlo intorno a te?


Prova ad essere presente e consapevole, ogni volta che puoi.
Non pensare a ciò che hai fatto e a ciò che dovrai fare.
Semplicemente, sii nel momento, qui e ora.
Prova a immaginarti in una vita con meno movimento, meno fretta, meno azione.
Immaginati in un’esistenza più armoniosa, più contemplativa, più centrata
Prova ad essere quella visione.
Prova a fare di meno ogni giorno.
Quando senti che ti stai muovendo in modo frenetico, respira e riportati gentilmente al presente.
Rallenta.
Sii consapevole.
Trova la felicità qui, ora, in questo istante, invece di aspettarla e cercarla altrove.
Assapora il presente, abbraccia il momento. E’ un tesoro prezioso, ed è a tua disposizione, sempre

fonte: 
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IL DOCUMENTO BILDERBERG DEL 1958 PER IL CONTROLLO DELLE DEMOCRAZIE CON I BILANCI – Domenico Moro


CHE COSA SI NASCONDE DIETRO AGLI INFLUENCER?

pubblicato il 27 Novembre 2017
Quando la maggior parte delle persone si imbatte nell’espressione “manipolazione di massa”, o “manipolazione sociale”, la prima immagine che le viene in mente è quella dei mass media che veicolano idee, suggestioni e contenuti. Di fatto, chi controlla le menti, controlla il potere, esercitando il proprio dominio sulla coscienza. Si deve penetrare cioè nell’immaginario, suggestionando e orientando l’opinione pubblica, creando un determinato “stato di spirito” a cui ci si uniformerà. Oggi si parla sempre più spesso di pensiero unico perché questa tendenza è divenuta ormai totalizzante.
Con l’avvento della moderna “società di massa”, infatti, il potere ha dovuto esercitarsi su un numero sempre maggiore di persone: l’arte del controllo, pertanto, ha finito per divenire una vera e propria “scienza” che non si limita più a esercitare una mera suggestione, ma che riesce e a influenzare comportamenti e modi di essere, a volte senza nemmeno dover fare uso della coercizione fisica.
Nella società democratica le opinioni, le abitudini e le scelte delle masse vengono cioè indirizzate, come spiegava nel lontano 1928 Edward Bernays – considerato il fondatore delle Pubbliche Relazioni −, da un «potere invisibile che dirige veramente il Paese». Secondo Bernays la propaganda è fondamentale per “dare forma al caos”. Le tecniche usate dal potere per plasmare l’opinione pubblica sono state inventate e sviluppate negli anni, spiegava Bernays, «via via che la società diventava più complessa e l’esigenza di un governo invisibile si rivelava sempre più necessaria».
Normalmente si pensa che questo potere sia concentrato nelle mani della televisione, ma quest’immagine è giusta solo parzialmente: la fase del “bombardamento massmediatico” è molto spesso solo l’ultimo anello di una catena invisibile dietro la quale si nasconde quella che potremmo definire la “fabbrica” della manipolazione vera e propria. Ciò perché i media non fanno altro che rimbalzare idee e contenuti che hanno già alle spalle una loro fase di elaborazione e che sono state pertanto studiate ed elaborate dai cosiddetti persuasori occulti che stanno ovviamente nelle retrovie.
Come spiegavamo ne La Fabbrica della manipolazione, il primo passaggio della manipolazione di massa, infatti, avviene manipolando i manipolatori: ovvero “creando le élite” destinate a loro volta a diffondere un certo tipo di messaggio: artisti, scrittori, musicisti, star, opinion makers e persino studiosi e scienziati, i quali, per interesse o per personale convinzione, inducono con la loro opera uno “stato di spirito” nella masse, cioè un “clima” culturale e spirituale fabbricabile dalle élite attraverso influssi specifici volti a allo creare una certa “tendenza” nelle masse. Spesso non vi è nessuno scrupolo etico in questo processo (non si intende cioè migliorare la società o orientare l’opinione pubblica per il suo bene), anzi. Alle volte questo processo è addirittura pagamento. E gli opinion makers diventano dei meri mercenari…
L’interesse a manipolare o a orientare le informazioni che arrivano ai media, pur essendo cosa nota e ben documentata, è un argomento di frontiera, tanto scomodo quanto delicato. Dall’altra alla gente non piace nemmeno sentirsi dire che è vittima di manipolazione: proverà a ribellarsi, accettando con fatica questa verità. E, rimanendo in terra di confine, in tutto questo processo rientrano anche i servizi segreti.
Diversi ricercatori hanno mostrato in passato come i servizi segreti, per attuare le loro campagne di disinformazione, si servano di fonti aperte, ossia di giornali, tv e radio. Se una volta i “profeti” di un certo pensiero, come anticipato, erano gli intellettuali, che in virtù anche del principio di autorità potevano canalizzare e orientare meglio l’opinione pubblica, oggi si parla sempre più spesso di opinion leader o di influencer e la loro posizione si diffonde anche e soprattutto sul web. Attraverso i social network, inoltre è più facile raggiungere nel più breve tempo possibile il più alto numero di persone e dall’altra “schedare” gli utenti.
Si tratta di pura speculazione? Un articolo pubblicato il 16 novembre scorso su «Il Sole 24 Ore» a firma di Nicola Borzi, evidentemente passato in sordina sebbene meritasse molto più spazio e attenzione (http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2017-11-15/la-popolare-vicenza-e-conti-servizi-segreti-212138.shtml?uuid=AEL9ZFCD), ha svelato la presunta esistenza di molti conti bancari dei servizi segreti – l’Aisi in questo caso – dentro la Banca Popolare di Vicenza. «Ci sono giovani autori e registi di fortunatissimi programmi di infotainment di tv nazionali private, conduttori di trasmissioni di successo sulla radio pubblica, fumettisti vicini al mondo dei centri sociali». Stiamo citando non una fonte “alternativa”, ma come ricorda Federico Rucco, «un giornale propriamente padronale, nel senso che il suo azionista di riferimento è Confindustria, ossia l’associazione dei “padroni”» (http://contropiano.org/news/politica-news/2017/11/23/soldi-dei-servizi-segreti-pagare-linfluenza-dei-sui-mass-media-097983).
Si conferma così l’attenzione dei servizi segreti verso soggetti che hanno la capacità di “influenzare” l’opinione pubblica. L’inchiesta del «Sole 24 Ore» non rivela i nomi di questi influencer, ma la loro funzione e quindi il loro identikit emerge in modo piuttosto esplicito per chi sappia leggere tra le righe.
Nulla di nuovo. Lo storico Aldo Giannuli aveva già trattato ampiamente questa tematica e curato un libro-inchiesta per analizzare con quali tecniche l’intelligence filtra, influenza e interpreta l’informazione e, dall’altra, in che modo i servizi segreti utilizzano le fonti aperte per ottenere a loro volta informazioni da e su i cittadini.
Se nella piramide del potere decisionale i servizi non sono al vertice, secondo Giannuli «dal punto di vista della gerarchia informativa lo sono. E sanno farsi valere». I servizi si muovono cioè su un doppio fronte, difensivo e offensivo e nel settore della comunicazione la loro linea guida è «indurre gli altri a fare quello che si vuole che facciano. E cioè che gli avversari facciano il maggior numero possibile di errori e, possibilmente, si combattano tra loro, che i neutrali scivolino dalla parte del soggetto e gli amici degli avversari se ne distacchino, che gli alleati sopportino il massimo dei costi della battaglia, ecc.».
Di fatto, non interessa in questa sede conoscere o provare a fare i nomi dei personaggi coinvolti, quanto invitare il lettore a emanciparsi dal pensiero manipolatorio di massa, comprendendo come il pensiero unico non sia una forma di progresso quanto semmai una sofisticata forma di manipolazione volta a orientare le masse a pensare, desiderare e fare ciò che il potere ha in serbo per loro. Parafrasando Aldous Huxley, il potere vuole che i cittadini diano fastidio il meno possibile e per farlo, essendo considerati alla stregua di individui minorenni che vanno educati e orientati, è necessario esercitare la manipolazione, la sorveglianza e il controllo.
Esiste uno schema semplice, persino banale, che viene reiterato di continuo dietro i meccanismi della manipolazione sociale. Imparare a conoscere tali meccanismi può aiutare a riconoscerli e a vaccinarsi da essi…
E. Perucchietti

venerdì 6 luglio 2018

Tito Boeri: deliri in libertà

Per il secondo anno consecutivo , nonostante qualche briciola di buonsenso sembra inizi ad albergare nel Paese, siamo costretti a sorbirci le farneticazioni di Tito Boeri che in qualità di Presidente dell'Inps e dimentico dell'antico detto “errare humanum est perseverare autem diabolicum" biascica frasi sconnesse riguardo alla situazione italiana…..
 Servono più immigrati per pagarci le pensioni, anche se come possano riuscire a farlo senza lavorare continua a restare un mistero, l'occupazione è tornata a salire senza che ce fossimo accorti, anche se per merito dei contratti a tempo determinato (molti dei quali aggiungiamo noi durano un giorno o una settimana), gli anziani che vanno in pensione oggi (ad un'età sempre più vicina alla data della dipartita) percepiscono pensioni più sostanziose.
E poi la perla finale, a due anni dall'introduzione del Job Act oltre l'88% dei lavoratori del settore privato è tutelato in caso di disoccupazione. Tutelato come, con quali cifre, per quanto tempo? Può comprarsi le sigarette o può mantenere la famiglia? Perché la cosa mi sembra basilare e non si tratta di un distinguo da poco.
L'unica speranza per evitare che anche il prossimo anno il buon Tito torni nuovamente a dispensarci le sue cazzate è quella che un immigrato di buon cuore (magari fra quelli di Rosarno che raccolgono pomodori in nero a tre euro l'ora) si decida a pagargli la pensione, naturalmente di quelle che danno adesso, così sostanziose che più sostanziose non si può.

Marco Cedolin