netparade

martedì 26 febbraio 2019

Gent.ma Sig.ra Emma Marrone...

Gent.ma Sig.ra Emma Marrone, mi sento di scriverle queste due righe che - evidentemente - lei non leggerà mai, ma rappresentano il mio pensiero.
In Italia c’è libertà di parola quindi lei - nei limiti delle leggi - può dire, come chiunque, ciò che pensa.
Ora però la inviterei ad alcune riflessioni:
1- è probabile che lei ce l’abbia con i c.d. “populisti”, mi dica, cosa c’è di più populista del suo gesto?
2- lei grida “aprite i porti”. Io la inviterei ad informarsi. Questo Governo tiene aperti addirittura gli aeroporti e va a prelevare con aerei militari chi veramente scappa da guerre.
3- i porti sono chiusi per evitare le malefatte di scafisti, di falsi buoni come le ONG e soprattutto per insegnare che in Italia si può essere accolti ma solo rispettando le regole.
4- aprire i porti, come grida lei, porterebbe ad una nuova stagione di stragi in mare che i provvedimenti di questo Governo hanno scongiurata (si vada a leggere i dati).
5- con quei famigerati barconi abbiamo importato delinquenti di tutti i tipi (per esempio lei sa che la c.d. mafia nigeriana è la detentrice del cartello della vendita illegale di organi)? Che brutto vero? Ma già forse dal suo attico o dal giardino della villa che lei si è potuta permettere essendo una - credo - brava cantante tutto questo non si vede.
6- come donna cos’ha provato quando le due ragazzine che le fanno compagnia in foto sono state stuprate, uccise e fatte a pezzi?
Quindi - se lei mi leggesse - le rammenterei un fattore: il pubblico che frequenta i suoi concerti è trasversale come lo è il denaro che versa nelle sue tasche così da permetterle una vita agiata.
Allora - da donna e da cittadina italiana - la prossima volta che salirà su di un palco abbia il coraggio di gridare qualcosa d’altro.
Potrei suggerire:
- GIUSTIZIA PER DESIRÈE E PAMELA!!!
- FUORI I DELINQUENTI DALL’ITALIA PERCHÉ FANNO IL MALE DEGLI IMMIGRATI CHE RISPETTANO LE REGOLE E SI COMPORTANO BENE!!!
Mi creda farebbe un figurone.

Roberto Rettore
http://altrarealta.blogspot.it/

Bisogna vaccinare i bambini volontari”: parola di Pierluigi Lopalco

di Marcello Pamio

Pierluigi Lopalco (epidemiologo dell’Università di Pisa): “Per mettere in commercio un vaccino servono da 8 a 10 anni di ricerca, questo significa che bisogna vaccinare i bambini volontari e bisogna vedere quanto il vaccino sia sicuro e quanto sia efficace”.

L’8 febbraio scorso all’Università di Modena e Reggio Emilia si è tenuta una giornata dal titolo “VacciniaMO”, un incontro rivolto agli studenti degli Istituti superiori di Modena. Si tratta del secondo appuntamento organizzato dalla facoltà di medicina e chirurgia Unimore, d’altronde per il Sistema risulta d’importanza vitale indottrinare le giovani coscienze e plasmare i loro freschi cervelli sul tema vaccinale. Voglio impedire che diventino esseri senzienti e soprattutto pensanti…
Ospiti: Maria Santoro che ha aperto le danze, poi a seguire il dott. Stefano Zona, infettivologo di Unimore, il prof. Francesco Galassi, paleopatologo dell’Università di Zurigo e Flinders University, e la dott.ssa Elena Varotto, antropologa forense dell’Università di Catania. Poi è stata la volta del prof.  Pier Luigi Lopalco, epidemiologo dell’Università di Pisa, del prof. David Galbraith, biologo vegetale dell’Università di Tucson in Arizona, del prof. Marcello Pinti, immunologo di Unimore e infine del prof. Andrea Cossarizza, patologo generale sempre di Unimore.
Libri e varie...
MALATI DI FARMACI
Perchè l'industria farmaceutica vende farmaci dannosi, inventa malattie e specula sul cancro
di Mauro Di Leo
LA FALSITà SULL'AIDS
Ancora imbrogliati dalla scienza?
di Domenico Mastrangelo
CANCRO SPA
Il business intoccabile: le cose da sapere che possono salvarti la vita - Prefazione di Giuseppe Di Bella
di Marcello Pamio
LA SALUTE DALLA FARMACIA DEL SIGNORE
Versione nuova
di Maria Treben
ERBE OFFICINALI DEL GIARDINO DEL SIGNORE
Il mio erbario: consigli utili per la salute e il benessere
di Maria Treben
MEDICINA RIBELLE
Prima la salute, poi il profitto
di Andrea Bertaglio
Due parole sull’esimio Lopalco sono d’obbligo, visto che gira un video sul suo intervento. L’epidemiologo dopo aver ironizzato su coloro che mettono in discussione la sicurezza dei vaccini, parte con pseudospiegazione scientifica, per cercare di fare luce sul problema.
Per mettere in commercio un vaccino servono da 8 a 10 anni di ricerca, questo significa che bisogna vaccinare i bambini volontari e bisogna vedere quanto il vaccino sia sicuro e quanto sia efficace. Dopo tutta questa fase di ricerca, il vaccino viene commercializzato. Cioè, il test sui vaccini, si fa su decine di migliaia di bambini.Dopodiché viene commercializzato e si fa quella fase che si chiama farmacovigilanza, cioè si guarda anche dopo la commercializzazione, se questo vaccino causa, per esempio, effetti collaterali che non avevamo osservato negli studi clinici“.
Secondo l’esperto, quindi, decine di migliaia tra bambini e neonati, “volontariamente”, si sono fatti inoculare, dopo ovviamente aver firmato col dito intriso nel latte materno, il foglio del consenso informato. Il termine “volontari” al posto di “cavie umane” ha un impatto decisamente diverso sulla psiche degli studenti presenti.
Lui si difende: “I test sui minori sono imposti dalla legge come ultimo passo. Ma sono i genitori a decidere“. Ora è tutto più chiaro! La legge lo impone, ma è solo l’ultima spiaggia, anche se non sappiamo bene cosa ci sia prima, però alla fine sono i genitori che decidono.Ricapitolando: i bambini sono volontari, ma è la legge che lo impone, però sono i genitori che decidono! Forse, il dottore dovrebbe farsi visitare da uno bravo!
Quanti genitori presterebbero alla Scienza il corpo del proprio figliuolo, per testare un farmaco di cui non si conosce nulla? Purtroppo questo avviene inconsapevolmente ogni giorno nelle ASL… Come spiega benissimo il dottor Stefano Montanari “per controllare l’efficacia di un vaccino occorre una popolazione enorme“, questo perché non si tratta solo di verificare se i soggetti siano guariti con la somministrazione del farmaco, ma anche verificare se non si sono ammalati di qualcosa.
Forse Lopalco non sa o fa finta di non sapere, che l’attuale farmacovigilanza, come viene praticata è in grado di riscontrare una frazione miserrima degli effetti avversi, il tutto per minimizzare la loro pericolosità oggettiva.
La verità è che non esistono studi randomizzati a doppio cieco, sulla sicurezza ed efficacia dei vaccini:servirebbe seguire per lunghissimo tempo due gruppi di “cavie”, l’uno vaccinato l’altro no, e verificarne lo stato di salute nel tempo e l’eventuale protezione offerta dal vaccino contro le malattie per le quali si è vaccinato. Questo non è mai avvenuto, per ovvi motivi. Pertanto quanto detto da Lopalco non ha alcun senso.
Una sperimentazione del genere – continua Montanari – comporterebbe tempi lunghissimi e nessuna, assolutamente nessuna azienda farmaceutica lo fa, né mai avrebbe intenzione di farlo“. Anche in questo caso, il Lopalco di turno, esattamente come la cricca ipervaccinista-a-prescindere, non ha esibito nessun documento ufficiale, nessuno studio di sicurezza che comprovi le sue e le altre esternazioni pubbliche. Dovrebbe far riflettere…
Un’altra cosa che dovrebbe far pensare, è che il dottor Lopalco figura sulla busta paga della GlaxoSmithKline, la principale azienda produttrice di vaccini! Inoltre, la maggior parte dei soldi che le lobbies elargiscono a medici, professori, istituti, università e centri di ricerca potrebbe essere sommersa…
Con questo non si sta dicendo che un medico e/o ricercatore non possa prendere soldi dai produttori di farmaci, ma è un diritto per le persone e per gli studenti che ascoltano l’oratore, venire a conoscenza che colui che sta parlando di vaccini, è pagato dal principale produttore degli stessi vaccini!
Articolo di Marcello Pamio
Rivisto da Conoscenzealconfine.it

mercoledì 20 febbraio 2019

UNA PREZIOSA LEZIONE BUDDHISTA: NON PROVARE A CAMBIARE GLI ALTRI, CAMBIA TE STESSO

written by Gianluca Gotto
Photo by Peter Hershey
Per quanto l’essere umano possa migliorare le proprie condizioni di vita attraverso il progresso tecnologico, ci saranno sempre degli ambiti della vita in cui solo l’introspezione e la pratica introspettiva quotidiana sono in grado di fare la differenza.
È questo il caso della crescita personale: puoi possedere tutti gli oggetti che vuoi, puoi avere un’automobile potente e costosa in garage, l’ultimo modello di smartphone e vestiti inaccessibili alla maggior parte delle persone ma tutto questo non ti aiuterà a diventare una persona migliore o a trovare lo scopo della tua vita.
Personalmente, come spiego in più parti del mio libro, credo che il materialismo non ti possa neanche aiutare a raggiungere la vera felicità, perché si tratta di un processo che ognuno di noi deve affrontare con le proprie forze. Non ci sono scorciatoie per la felicità.
Il discorso è molto simile anche per un altro aspetto della vita che da sempre genera infelicità nell’essere umano: il rapporto con le persone.

È giusto cambiare gli altri?

In questo caso la tecnologia ha reso tutto ancora più difficile, perché la diffusione degli smartphone e la conseguente dipendenza che hanno creato hanno isolato le persone, rendendole incapaci di parlare serenamente, passare del tempo di qualità e vivere esperienze positive con gli altri.
Per questo motivo, è aumentato il numero di individui che si sentono soli contro il mondo. Incompresi, abbattuti e senza alcuna fiducia nel prossimo, sono ormai rassegnati al fatto che le persone non cambieranno mai e continueranno a ferirli e a renderli infelici.
Come si rivolve questa situazione? Molti pensano che l’unica soluzione sia cambiare le persone. Modellarne il carattere, le idee e il comportamento per fare in modo che smettessero di ferirci.
Ma è davvero possibile? E soprattutto, è giusto cambiare le persone? 
Sono domande difficili e scomode, a cui il buddhismo dà una risposta che reputo molto interessante: se le persone che hai al tuo fianco ti deludono costantemente, ti fanno stare male e rendono miserabile la tua vita, non dovresti provare a cambiarle. Il segreto è imparare a cambiare noi stessi.

La lezione buddhista di Thich Nhat Hanh

Thich Nhat Hanh è uno dei maestri buddhisti più amati al mondo (ne avevo già parlato in questo articolo). L’anziano vietnamita vive da tanti anni in Francia, dove ha fondato il Plum Village, una sorta di santuario dove ha formato innumerevoli monaci buddhisti e dal quale diffonde la sua visione della vita.
Alcuni anni fa, un ragazzino presente a uno dei suoi discorsi gli chiese come potesse risolvere i problemi con suo padre, un uomo scorbutico e incapace di dargli alcun affetto. La risposta più scontata nel nostro mondo occidentale sarebbe di non vederlo più, chiudere tutti i ponti e far morire immediatamente il rapporto.
La risposta di Thich Nhat Hanh fu invece completamente diversa. Iniziò con questo ragionamento:
Secondo il monaco buddhista, quando conosciamo una persona e la frequentiamo, essa diventa parte della nostra interiorità. Attraverso i ricordi, le sensazioni, le esperienze e i pensieri, entra a far parte di noi per sempre. Secondo questa filosofia buddhista, l’errore più grande che possiamo fare per risolvere un problema relazionale che abbiamo con una persona, è pensare che essa esista solo fuori da noi.
Thich Nhat Hanh dice che ci sono due passi da seguire per cambiare il rapporto che abbiamo con una persona: il primo è interrompere il Samsara, il ciclo vitale; il secondo è cambiare dentro di noi senza provare a cambiare gli altri.

Samsara, il ciclo di vita, morte e rinascita

A proposito del bambino che ha un rapporto difficile con il padre, Thich Nhat Hanh disse:

Il secondo passo: cambia te stesso e gli altri cambieranno di conseguenza

Il secondo passo, che forse è anche il più difficile, è imparare a cambiare. Non a cambiare gli altri ma cambiare se stessi. Se ci riesci, se riesci a farlo senza secondi fini, anche le persone che fanno parte della tua vita cambieranno.
Secondo Thich Nhat Hanh, quindi, il segreto per migliorare il proprio rapporto con gli altri è interrompere il ciclo del Samsara per evitare di diventare chi disprezziamo. Successivamente, dovremmo sforzarci di cambiare dentro.
Può sembrare un atteggiamento di debolezza e molti potrebbero pensare: “Ma come? C’è quella persona che mi ferisce continuamente e devo essere io a cambiare?
È proprio così: se vuoi che una persona cambi, devi cambiare i tuoi comportamenti, il tuo modo di vivere, il tuo modo di rapportarti con essa. È la stessa filosofia che hanno adottato molti grandi pensatori pacifisti: invece di imporre con violenza le loro idee agli altri, si sono limitati a cambiare il loro modo di comportarsi.

Le persone non vanno cambiate con la forza

Questo comportamento, funziona anche nei rapporti tra le persone: il tuo partner non ti dà le attenzioni che vorresti? Non pretenderle, non chiedergli continuamente di cambiare ma cambia te stessa e comportati in modo tale da risvegliare la sua coscienza. Se cambi il tuo modo di interagire, parlargli, vivere e affrontare la quotidianità, capirà i tuoi bisogni. Funziona meglio di un milione di parole urlate.
C’è una persona nella tua vita che ti maltratta psicologicamente e fa leva sulle tue debolezze? Non chiedergli in lacrime di smetterla ma cambia dentro e comportati in maniera totalmente diversa. Anche questa persona si adatterà di conseguenza e cambierà.
Hai un figlio adolescente che non ti ascolta? Non provare a cambiarlo ma cambia tu in primis; noterà la tua mutazione e si comporteà di conseguenza.
Il buddhismo ci insegna che le persone non vanno cambiate con la forza. Non servirebbe a nulla, se non a perderle giorno dopo giorno, mentre ci annuiscono e ci mostrano un sorriso falso.
Tu hai il diritto di cambiare una sola persona: te stesso. Se ci riesci, attraverso un allenamento quotidiano e un grande impegno, le persone che hai intorno cambieranno di conseguenza e di loro spontanea volontà. Così troverai una felicità genuina nel relazionarti con loro.

RENZI, LE IDI DI MARZO

di Giorgio Morganti
Triste spettacolo vedere i senatori del PD inveire contro i deputati 5 stelle a reclamare, sbraitando, l’autorizzazione a procedere per Salvini. Immaginate che farsa l’idea di giustizia(lismo) e garantismo che ha la sinistra. Per Mimmo Lucano, un criminale che orchestra finti matrimoni tra vecchietti nelle case di riposo e puttane negre per far prendere loro la cittadinanza, i deputati della sinistra hanno manifestato, in stuolo, sotto la casa in cui stava scontando gli arresti domiciliari delegittimando, di fatto, l’operato della magistratura. Per Salvini, che potrà non piacere per via dell’esiguo spessore intellettuale ma che opera nell’ambito delle mansioni proprie di un Ministro della Repubblica, pretendono la forca. Giustizia a doppio binario, quindi, indice della faziosità e della pericolosità di certi soggetti, obnubilati dall’odio e intrisi di ipocrisia, i quali vorrebbero abbattere i loro nemici coattivamente benché godano del consenso della stragrande maggioranza della popolazione. Oggi Grasso s’è persino auspicato l’applicazione di una fattispecie di reato che prevede 25-30 anni di carcere per Salvini sul caso Diciotti. Sostanzialmente questa gentaglia, se potesse, lo condannerebbe a morte per il solo fatto di avere finalmente assecondato la volontà popolare, che per loro non conta nulla quando non in accordo con le loro farneticazioni. Gli episodi di questi mesi dovrebbero far riflettere sulla necessità dell’istituto dell’immunità parlamentare, previsto dai padri costituenti proprio per evitare sconfinamenti tra poteri, come oramai avviene da anni. L’impianto costituzionale prevede che il parlamentare debba rispondere solo e esclusivamente di fronte al Popolo Sovrano. Oggi, invece, è stata svenduta e bistrattata, la sovranità popolare, attribuendo a parte della Magistratura la facoltà di decidere, a colpi di sentenze, indagini e avvisi di garanzia, scelte e linee politiche che spetterebbero solo ed esclusivamente alla popolazione. Anche il caso dei genitori di Renzi è emblematico. Io personalmente me ne rammarico poiché vederlo gironzolare (il figlio) per le trasmissioni televisive era garanzia di affossamento e distruzione inesorabile del PD. Sospetto, infatti, per questo, che la trama che ha portato all’arresto dei suoi genitori sia stata ordita proprio negli ambienti della Magistratura legati al PD. In effetti ultimamente era debordante, antipatico e distruttivo per la sua stessa area politica e all’interno della sua accolita non sapevano come liberarselo. C’ha pensato qualcuno arrestandogli i genitori, così si leva dalle scatole una volta per tutte (purtroppo). La risposta scomposta, poi, che ha dato ieri è veramente divertente. Dice di credere e avere fiducia nella giustizia, salvo poi scrivere che il provvedimento è “così assurdo e sproporzionato”. Ancora. Scrive che “vedremo se questi due cittadini settantenni, incensurati, sono davvero i pericolosi criminali che meritano – oggi, casualmente proprio oggi – questo provvedimento”, sconfessando di fatto l’operato dei magistrati che hanno applicato le misure cautelari, secondo lui non necessarie e a “orologeria”. Ma continua a avere “fiducia” e invita tutti a “credere nella giustizia”, poi, dicendo che se egli non avesse fatto politica, la sua famiglia non sarebbe stata sommersa dal fango e se non avesse cercato di cambiare questo paese (qui siamo al delirio puro) i suoi sarebbero tranquillamente in pensione. Sostanzialmente, qui denuncia quella che, secondo lui, è una vera e propria persecuzione politica ai suoi danni da parte della Magistratura. Lo dice esplicitamente più sotto, ammonendo solennemente: “Se qualcuno pensa che si possa utilizzare la strategia giudiziaria per eliminare un avversario dalla competizione politica, sappia che sta sbagliando persona”. Ma lui “crede nella giustizia”. Fermamente. Ricapitolando, quindi, Renzi spara a zero sulla Magistratura utilizzando gli stessi argomenti e persino le stesse parole usate in passato da Berlusconi, oramai in tutto e per tutto suo padre putativo. Questo pischello è arrivato al capolinea, come era ampiamente previsto. La sua insipienza, dabbenaggine e indolenza stanno dando i frutti meritati. Egli dovrebbe riflettere sulla sua situazione drammatica, su come giorno dopo giorno venga lasciato sempre più solo e, al di là degli attestati di solidarietà di facciata, su come si sia ridotto a avere meno sostenitori di un semianalfabeta funzionale come Mimmo Lucano, galeotto tra vecchi e puttane.
Giorgio Morganti

giovedì 14 febbraio 2019

HANNO UCCISO OSHO, OSHO E' VIVO

Osho venne sottoposto a «una serie di procedimenti illegali», e tenuto in stato di arresto per molti giorni in più rispetto a quella che sarebbe stata la normale procedura, senza che i suoi avvocati fossero avvisati dell’arresto. Venne trasferito in 12 giorni prigioni diverse, «senza motivo e senza una regolare procedura». In un carcere fu registrato col falso nome di David Washington: perché?

Fu tradotto in un penitenziario di contea e non nel carcere federale, dove per giunta rimase 4 notti anziché una, come previsto in genere per i prigionieri in transito. Leggendo la sua biografia, e il libro che alcuni suoi discepoli hanno scritto sulla sua morte, saltano agli occhi poi alcune cose.

Anzitutto la testimonianza di un detenuto in carcere per omicidio, Jonh Wayne Hearu, che al processo dichiarò di essere stato avvicinato per gettare una bomba sulla comunità di Osho.
Furono addirittura insabbiate le testimonianze di alcuni agenti federali, che dichiararono che stavano indagando su un’altra bomba, destinata non alla comunità di Osho ma al carcere nel quale il leader spirituale era stato tradotto. Gli uomini dell’Fbi fecero capire che si trattava di «telefonate partite da centri istituzionali», ma «l’inchiesta su questa vicenda venne insabbiata e il funzionario che stava indagando venne trasferito».


Il giorno dell’arresto, continua Franceschetti, erano pronti centinaia di militari che avevano circondato la comunità di Osho.

Erano «in assetto da guerra e con elicotteri da combattimento».

Il leader spirituale però «fu avvertito della cosa e quel giorno si fece trovare a casa di una sua seguace, dove si consegnò pacificamente».

Per giunta, da giorni, i suoi legali chiedevano notizie circa l’eventuale possibile arresto di Osho «il quale, nell’eventualità, voleva consegnarsi spontanemente».

Le autorità americane rassicuravano gli avvocati, ripetendo che non dovevano temere nulla. Eppure, «l’arresto fu effettuato a sorpresa e con la preparazione di un vero esercito».


Motivo? «A mio parere – dice Franceschetti – avevano preparato una strage, che fu sventata dall’allontanamento di Osho dalla comunità». Probabilmente, «per il governo la cosa migliore sarebbe stato provocare un incidente per poter uccidere Osho direttamente il giorno dell’arresto».

Giornali e televisione, che avevano sempre creato problemi alla comunità dipingendola come un covo di satanisti orgiastici, avrebbero liquidato l’eventuale Discepoli di Osho a Raineeshpurammassacro come l’inevitabile esito di un atto di ribellione da parte di fanatici fondamentalisti, una rivolta «repressa con le armi dall’eroico esercito americano».

Altro fatto inspiegabile: Osho disse di essere stato in carcere per 11 giorni, quando invece i giorni erano stati 12. «In altre parole, per un giorno Osho perse la memoria. Non fu mai chiarito il perché e il come». Resta il fatto che al guru fu riscontrato un avvelenamento da tallioche lo portò alla morte in pochi anni.

«Nei giorni successivi all’arresto, Osho fu trattenuto in carcere più del dovuto perché doveva prepararsi l’avvelenamento da tallio», che avvenne probabilmente «spargendo la sostanza nel letto dove Osho dormì». Era solito dormire su un fianco, e la parte del corpo che risultò agli esami maggiormente contaminata era proprio quella dove Osho aveva dormito. Una morte così sospetta, da mettere in allarme politici e intellettuali anche in Italia, firmatari di una denuncia scritta. Tra questi Lorenzo Strik Lievers, Luigi Manconi, Marco Taradash, Michele Serra, Giorgio Gaber, Lidia Ravera, Giovanna Melandri, Gabriele La Porta. «Il quadro dei fatti è impressionante», scrissero, «e gravissimi sono gli interrogativi che ne escono».

Per cui, «se coloro cui spetta non vorranno o non sapranno dare risposte persuasive, saranno essi a legittimare come fondata la denuncia dei discepoli di Osho». I firmatari chiesero l’apertura di un’inchiesta internazionale, per «far luce su questa pagina oscura», e per sapere «se, ancora una volta nella storia, il “diverso” sia stato prima demonizzato e poi eliminato nell’indifferenza generale».

Perché fu ucciso, Osho Rajneesh?
I suoi allievi accusarono «i fondamentalisti cristiani, che vedono Satana in tutto ciò che non è cristiano». Secondo Franceschetti, erano completamente fuori strada. Tanto per cominciare, «Bush padre, come il figlio e come Reagan (presidente al tempo dell’arresto di Osho) non sono cristiani nel senso “cristiano” del termine». Il cristiano vero «dovrebbe essere tollerante e amorevole verso tutti, e non dovrebbe per nessun motivo uccidere».

Loro? «Sono cristiani nel senso “rosacrociano”; fanno parte cioè di quel ramo dei Rosacroce deviato, l’Ordine della Rosa Rossa e della Croce d’Oro», e quando parlano di Dio e di Cristo «intendono questi termini in senso esattamente opposto al senso cristiano: non a caso in nome di Dio scatenano guerre uccidendo milioni di persone».

Bush ha spesso ha ripetuto che “Dio è con lui”. Già, ma «il Dio in nome del quale scatenano la guerra è il loro dio, Horus, non il Dio dei cristiani». Bush quindi «non è un cristiano», mentre Reagan e BushOsho «è più cristiano di molti “cattolici”, in quanto seguiva alla lettera i principi di amore e tolleranza che sono scritti nei 4 Vangeli».

Franceschetti indaga il profilo spirituale del crimine e la sua traduzione politica: «La comprensione e l’interiorizzazione dei principi su cui si basa la filosofia di Osho è idonea a scardinare proprio quei capisaldi su cui la massoneria rosacrociana basa la sua forza: ovvero il concetto della morte e il concetto del denaro».

Di fatto, con i suoi scritti, «Osho incita a non temere la morte, e a viverla come uno stato di passaggio, in cui addirittura si vivrà meglio che nel corpo fisico».

Quanto ai soldi, «nonostante girasse in Rolls Royce, non era attaccato al denaro: da giovane insegnava all’università ma rifiutò una promozione perché, disse, non voleva regalare ancora più soldi allo Stato con le tasse». Non si preoccupò mai del denaro, «perché sosteneva che nell’universo arriva sempre esattamente ciò di cui hai bisogno, nel momento giusto».

Le Rolls Royce?
«Arrivarono perché la sua comunità attirava anche gente ricca, e ciascuno metteva in comune ciò che aveva: gli avvocati gestivano gratis i problemi della comunità, i muratori costruivano, i medici curavano, i docenti di varie discipline insegnavano e, ovviamente, chi aveva soldi, donava soldi».

Secondo Osho, «il denaro e il lusso sono un mezzo come un altro, possono esserci o meno, ma non devono intaccare la serenità interiore, che invece si acquista con altri mezzi». Insegnava ad amare la vita, ma non ne era attaccato. Lo dimostrano le testimonianze dei seguaci che raccontano la sua ultima notte: rifiutò l’assistenza del medico personale.

«E’ il momento che me ne vada», disse. «Inutile forzare ancora le cose. Ormai soffro troppo, in questo corpo».

Per Franceschetti, dunque, «Osho faceva paura perché il sistema massonico in cui viviamo si basa su due fondamenti, la paura della morte e la paura della perdita economica». 

Senza queste paure, il potere, che vive di minacce dirette o indirette (se ti opponi perderai il lavoro, perderai la vita, perderai l’onore perché ti infagheremo) non potrebbe resistere. 

Senza la paura della morte (tua e dei tuoi cari) svanisce anche il ricatto familiare che si riassume nella frase: non ti opporre al sistema, se tieni alla tua famiglia.
A questo sistema la comunità Franceschetti di Osho contrapponeva un modello alternativo, basato sul mutuo aiuto: baratto e libero scambio di beni e competenze quotidiane, senza mercificazione.

«Anche dal punto di vista religioso, Osho poteva far paura», conclude Franceschetti. «Non ha fondato una sua religione, né si ispirava ad una religione particolare. Nei suoi libri e nei suoi discorsi utilizzava il Vangelo quando parlava a persone cattoliche, i Sutra buddisti quando parlava a buddisti, i Veda indiani quando parlava a induisti, e attingeva da fonti ebraiche, sufi e chassidiche».

Tra i tanti libri, scrisse anche “Le lacrime della Rosa mistica”, quella a cui si ispirano i Rosacroce. «Si possono leggere i suoi scritti, quindi, pur restando buddisti, cristiani, o ebrei. Ma dava una lettura dei testi sacri più moderna e al passo coi tempi, il che poteva far paura a coloro che ancora ragionano con schemi che risalgono a migliaia di anni fa, e che usano la religione come uno strumento per tenere sotto controllo le menti degli adepti».
Osho, in altre parole, «fu ucciso per lo stesso motivo per cui furono uccisi altri leader spirituali famosi, come Gandhi e Martin Luther King».

Soprattutto, «fu ucciso per la stessa ragione per cui vengono uccisi tutti quelli che si ribellano al sistema denunciandolo fin nelle fondamenta, dai cantanti, agli scrittori, ai registi, ai magistrati, ai giornalisti».

Il potere aveva ragione di temerlo: «La diffusione delle idee di Osho poteva contribuire a scardinare il sistema».

Se non altro, il suo pensiero non è andato perduto: lo testimonia la continua ristampa dei suoi libri, sempre più diffusi. «Per certi versi, Osho è più vivo che mai».

Fonte: http://www.libreidee.org/2015/05/insegnava-a-non-avere-paura-per-questo-osho-fu-ucciso/

http://altrarealta.blogspot.it/
http://altrarealta.blogspot.it/

L’arte di dominare le folle: da Le Bon a Chomsky

Lunga è la storia della manipolazione psicologica sociale dalla pubblicazione nel 1895 di “Psicologia delle folle”, opera di Gustave Le Bon, considerato il padre fondatore della psicologia sociale, della “folla” come fenomeno sociale che diventa di interesse universale fino alla lista delle 10 strategie di manipolazione attraverso i mass media, attribuita al linguista americano Noam Chomsky.
Il francese Gustave Le Bon, medico etnologo e psicologo, è considerato il primo ad avere studiato scientificamente il comportamento delle “folle”, dopo essere stato testimone di tre grandi eventi di massa della società francese contemporanea: la Comune di Parigi, l’ascesa di Georges Ernest Boulanger e l’affare Deyfus. Le sue opere che proponevano le tecniche adatte per guidare e controllare le folle furono lette e studiate dai dittatori totalitari del Novecento, i quali basarono il proprio potere sulla capacità di controllare e manipolare le masse. Ebbe molto seguito la concezione di Le Bon della massa come “collettività incosciente”, in cui si annullano le attitudini intellettuali degli uomini, e di conseguenza le loro individualità, in cui l’eterogeneo si dissolve nell’omogeneo e i caratteri inconsci predominano.
Da allora le folle sono diventate oggetto di studio di varie scienze. Oggi gli studi di psicologi e sociologi si accentrano sulla manipolazione mediatica e sui cambiamenti che il web ha determinato nella manipolazione della comunicazione. Secondo il sociologo Vance Packard, molti di noi vengono oggi influenzati più di quanto non sospettino, e la nostra esistenza quotidiana è sottoposta a continue manipolazioni di cui non ci rendiamo conto. Sono all’opera su vasta scala forze che si propongono e spesso con successi sbalorditivi, di convogliare le nostre abitudini inconsce, le nostre preferenze di consumatori, i nostri meccanismi mentali, ricorrendo a metodi presi in prestito da psichiatria e dalle scienze sociali. E’ significativo che tali forze cerchino di agire su di noi a nostra insaputa, sì che i fili che ci fanno muovere sono spesso, in un certo senso occulti. Come difenderci da questi fili occulti? Noam Chomsky, padre della creatività del linguaggio, definito dal New York Times “il più grande intellettuale vivente”, spiega attraverso dieci regole come sia possibile mistificare la realtà.
La necessaria premessa è che i più grandi mezzi di comunicazione sono nelle mani dei grandi potentati economico-finanziari, interessati a filtrare solo determinati messaggi.

Le 10 strategie della manipolazione attraverso i mass media di Noam Chomsky

1 – La strategia della distrazioneL’elemento primordiale del controllo sociale è la strategia della distrazione che consiste nel deviare l’attenzione del pubblico dai problemi importanti e dei cambiamenti decisi dalle élites politiche ed economiche, attraverso la tecnica del diluvio o inondazioni di continue distrazioni e di informazioni insignificanti.
2 – Creare problemi e poi offrire le soluzioniQuesto metodo è anche chiamato “problema-reazione-soluzione”. Si crea un problema, una “situazione” prevista per causare una certa reazione da parte del pubblico, con lo scopo che sia questo il mandante delle misure che si desiderano far accettare. Ad esempio: lasciare che si dilaghi o si intensifichi la violenza urbana, od organizzare attentati sanguinosi, con lo scopo che sia il pubblico a richiedere le leggi sulla sicurezza e le politiche a discapito della libertà. O anche: creare una crisi economica per far accettare come un male necessario la retrocessione dei diritti sociali e lo smantellamento dei servizi pubblici.
3 – La strategia della gradualità 
Per far accettare una misura inaccettabile, basta applicarla gradualmente, a contagocce, per anni consecutivi. E’ in questo modo che condizioni socioeconomiche radicalmente nuove (neoliberismo) furono imposte durante i decenni degli anni ‘80 e ‘90: stato minimo, privatizzazioni, precarietà, flessibilità, disoccupazione in massa, salari che non garantivano più redditi dignitosi, tanti cambiamenti che avrebbero provocato una rivoluzione se fossero stati applicati in una sola volta.
4 – La strategia del differimento 
Un altro modo per far accettare una decisione impopolare è quella di presentarla come “dolorosa e necessaria”, ottenendo l’accettazione pubblica, nel momento, per un’applicazione futura.
5 – Rivolgersi al pubblico come ai bambiniLa maggior parte della pubblicità diretta al gran pubblico, usa discorsi, argomenti, personaggi e una intonazione particolarmente infantile, molte volte vicino alla debolezza, come se lo spettatore fosse una creatura di pochi anni o un deficiente mentale.
6 – Usare l’aspetto emotivo molto più della riflessioneSfruttate l’emozione è una tecnica classica per provocare un corto circuito su un’analisi razionale e, infine, il senso critico dell’individuo.
7 – Mantenere il pubblico nell’ignoranza e nella mediocrità Far sì che il pubblico sia incapace di comprendere le tecnologie ed i metodi usati per il suo controllo e la sua schiavitù.
8 – Stimolare il pubblico ad essere compiacente con la mediocritàSpingere il pubblico a ritenere che è di moda essere stupidi, volgari e ignoranti.
9 – Rafforzare l’auto-colpevolezzaFar credere all’individuo che è soltanto lui il colpevole della sua disgrazia, per causa della sua insufficiente intelligenza, delle sue capacità o dei suoi sforzi.
10 – Conoscere gli individui meglio di quanto loro stessi si conosconoNegli ultimi 50 anni, i rapidi progressi della scienza hanno generato un divario crescente tra le conoscenze del pubblico e quelle possedute e utilizzate dalle élites dominanti. Grazie alla biologia, la neurobiologia, e la psicologia applicata, il “sistema” ha goduto di una conoscenza avanzata dell’essere umano, sia nella sua forma fisica che psichica. Il sistema è riuscito a conoscere meglio l’individuo comune di quanto egli stesso si conosca. Questo significa che, nella maggior parte dei casi, il sistema esercita un controllo maggiore ed un gran potere sugli individui, maggiore di quello che lo stesso individuo esercita su se stesso.
di Cristina Amoroso