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martedì 24 dicembre 2019

BIG DATA: IL PIÙ GRANDE NEMICO DELL’UMANITÀ

DIETRO LE QUINTE DI BIG DATA: IL PIÙ GRANDE NEMICO DELL’UMANITÀ
Dietro le Quinte di Big DataNel nuovo libro Dietro le Quinte (Bizzocchi, Pamio, Perucchietti, in uscita a Novembre per Uno Editori) uno dei temi più importanti e a cui dedichiamo adeguata attenzione è una delle forme di potere e controllo delle masse più subdole ed invasive, quella che va sotto il nome di Big Data. Il termine è di recentissimo conio (2014) e in ogni caso non viene mai troppo utilizzato dai media mainstream. Scrivo questo perché quando di una cosa che ha ricadute enormi sulle nostre vite, non si parla, o si parla poco, occorre subito pensar male. Se dunque non si fa pubblicità alla cosa con tutta probabilità vi sono dei motivi validi. Vediamo quali.Il Sistema che controlla il pianetaPartiamo anzitutto dall’osservazione che il “Sistema” che nel suo insieme ci controlla è un essere proteiforme e mutante. In realtà è più che mutante, è continuamente mutante, cosicché risulta estremamente difficile, quantomeno per la persona media, coglierne le mille sfaccettature e conseguenti pericolosità.Noi oggi viviamo in una società globalizzata che misura tutto in termini di flusso di informazioni e Big Data rappresenta esattamente questo: la raccolta in presa diretta e senza sosta di tutti i dati che disseminiamo costantemente dietro di noi quando navighiamo, telefoniamo, mandiamo email, usiamo whatsapp, pubblichiamo post, foto, commenti, acquistiamo con le carte di credito, ci registriamo in qualche sito e così via.Chi raccoglie i Big Data?Tutti questi dati vengono tracciati e raccolti. Ma chi è che li raccoglie?
Perlopiù i megacolossi del web conosciuti anche come The Big Four (Amazon, Facebook, Google, Apple)
Perlopiù i megacolossi del web conosciuti anche come The Big Four (Amazon, Facebook, Google, Apple)Perlopiù i megacolossi del web conosciuti anche come The Big Four (Amazon, Facebook, Google, Apple)Perlopiù i megacolossi del web conosciuti anche come The Big Four (Amazon, Facebook, Google, Apple)Perlopiù i megacolossi del web conosciuti anche come The Big Four (Amazon, Facebook, Google, Apple) e poi Uber, AirBnB e così via. Tutti questi dati vengono raccolti, catalogati, interpretati e infine, ovviamente, utilizzati. Big Data costruisce così, in tempo reale, un enorme data base che fornisce un quadro precisissimo del profilo psicologico, emozionale, sociale di tutti noi. I servizi che queste aziende ci offrono sono in stragrande maggioranza gratuiti ma è facilmente intuibile che se il servizio è gratuito allora la merce siamo noi, o, meglio ancora, la nostra anima.La profilazione dell’individuoQuesta raccolta ed elaborazione di dati e la creazione del profilo di ognuno di noi si chiama appunto profilazione, un altro termine che solo recentemente è entrato a far parte del vocabolario comune. Lo si sente usare ma pochi sanno cosa significa veramente. La profilazione non è altro che la raccolta ed elaborazione di tutti i dati raccolti su ogni singolo individuo ed il loro utilizzo, almeno in prima battuta, è per scopi puramente commerciali.Grazie alla profilazione una azienda può procedere dunque con un marketing mirato. Potremmo anzi ben dire che la profilazione è lo strumento principe del marketing mirato.Anche se l’accaparramento di questi dati e la loro elaborazione viene definito profiling, più correttamente lo dovremmo definire spionaggio. Provate a pensare che tutto ciò che fate, dite, scrivete, ecc., viene tracciato, registrato e conservato in un file a vostro nome in un qualche server sperduto chissà dove. Più che di realtà aumentata qui occorre parlare di libertà diminuita.Il Data MiningCome vengono profilati gli utenti? Attraverso il data mining, ovvero l’estrazione, tra tutti i dati raccolti, di quelle informazioni reputate di interesse grazie al lavoro continuo di algoritmi potentissimi (si stima che mediamente un algoritmo raddoppi la propria potenza di calcolo ed elaborazione ogni 18 mesi) che ci profilano come detto senza sosta e in tempo reale. Questi algoritmi, confrontando continuamente tutti i nostri dati, scartano ciò che secondo i loro parametri non conta, e traducono in profili efficaci (e vendibili) il nostro quadro.Come scriviamo in Dietro Le Quinte, sembra che il maggior acquirente di profilazioni dai colossi del web è l’industria farmaceutica e questo dovrebbe davvero farci riflettere molto.L’industria farmaceutica, ma così tutte le industrie, acquistano dunque dati per questioni commerciali, cioè per venderci qualcosa (merci o servizi che siano), ma occorre poi pensare che ci sono anche e soprattutto in ballo questioni di controllo sociale.Controllo sociale delle masse, dittatura dolce e governo invisibile.Già nel 1928 Edward Bernays, il nipote di Freud, universalmente riconosciuto come il fondatoredelle Relazioni Pubbliche e padre degli attuali spin doctors, scriveva nel suo testo fondamentale Propaganda che, “nella società democratica le opinioni, le abitudini e le scelte delle masse vengono indirizzate da un «potere invisibile che dirige veramente il Paese» (si riferiva agli Stati Uniti ovviamente).Bernays dunque, quasi 100 anni fa e con tecniche limitatissime se paragonate a quelle odierne, aveva già indicato chiaramente come tutti noi viviamo in una sorta di dittatura democratica in cui la gente, immersa nella propaganda sin dalla nascita, viene costantemente manipolata ed eterodiretta, ed in definitiva spiata e controllata.Il dramma, rispetto ai tempi di Bernays, è che lo sviluppo tecnologico, con l’esplosione che ha conosciuto anche solo negli ultimi dieci anni (cioè dall’avvento degli smart-phone per essere chiari), permette oggi una tracciatura, ovvero un controllo, costante e infallibile. Di tutti noi. Per di più lo fa con il nostro tacito benestare.Smart-Phone: uno strumento di spionaggioPer capire le cose, soprattutto nel mondo-Matrix che abitiamo, occorre sempre fare lo sforzo di pensare al contrario. Nel nostro caso occorre dunque operare un ribaltamento di concetto per capire che cosa è e cosa rappresenta davvero un banale (ma non innocuo) smart-phone, strumento che secondo alcune stime ha raggiunto, tra la popolazione italiana, una penetrazione pari all’incirca al 75%: e cioè un controllore invisibile e infallibile e non un allegro dispensatore di servizi perlopiù gratuiti che ci fanno divertire e/o ci rendono la vita più facile.Gli smart-phone (ma anche tutto il resto) non sono oggetti creati per renderci la vita più piacevole e facile (semmai per distrarci, che è un’altra cosa) bensì per controllarci.Le caratteristiche malefiche dello strumento di spionaggio chiamato smart-phone.Mi concentro sullo smart-phone non in quanto intrinsecamente peggiore di altri strumenti di controllo e manipolazione delle masse, quanto perché riunisce in sé, in pochi centimetri quadrati, caratteristiche che vanno a determinare la situazione, che oserei definire panottica, in cui ci troviamo a vivere.Che cos’è davvero uno smart-phone?Vi invito dunque a riflettere su cosa è davvero uno smart-phone:1) Uno strumento che si muove sempre con noi e registra tutto ciò che diciamo, scriviamo, ecc.2) Uno strumento che è sempre acceso, e se non lo è, cioè quando è in stand-by, bippa di continuo per una nuova notifica (e come sapete c’è sempre una nuova notifica).3) Uno strumento dotato di telecamere e microfoni che registrano (e filmano e fotografano) anche da spenti.4) Uno strumento che teniamo sempre con noi e quindi, grazie al ricevitore gps che ha in dotazione, comunica continuamente dove siamo. Ma non basta. Si connette con tutti i telefoni nelle vicinanza e quindi sa anche (e comunica) con chi siamo in ogni momento.5) Uno strumento personale, cioè legalmente intestato ad ognuno di noi (così come un automobile ad esempio). Ne consegue che tutto ciò che viene filmato, registrato, scritto, ecc., è attribuile a noi stessi. Con tutte le eventuali conseguenze del caso.7) Uno strumento che funziona non con un normale software (come quelli del computer) ma con software definiti doppi.Software doppio…Cosa significa software doppio? Significa che da un lato è installato sul nostro telefono per espletare una determinata funzione o garantire un dato servizio, ma al tempo stesso lo è anche (installato) nel server del fornitore del servizio in questione. Perché sono anche nel server del fornitore del servizio? Perché in tal modo tutti i dati captati su di noi (spese, opinioni, conversazioni, abitudini, gusti di vario genere, ecc.) possono essere trasmessi, recepiti, elaborati, profilati. Siamo tornati a Big Data. Se pensiamo che gli smart-phone sono praticamente sempre accesi (lo sono anche quando sono spenti), ecco che questi fanno il lavoro per cui sono stati concepiti (strumento di spionaggio) 24 ore al giorno. Mi viene da sorridere quando sento qualcuno dire il mio telefono. Lo strumento sarà anche il tuo perché lo hai pagato (magari indebitandoti, ma i dati, che rappresentano il vero valore del telefono non sono certamente i tuoi. Come si dice, cornuto e mazziato.Infine ci sarebbe da aggiungere che attraverso la teoria della gradualità noi abbiamo passo passo accettato tutto questo senza batter ciglio (anzi, perlopiù con entusiasmo) e con ciò abbiamo totalmente interiorizzato di cedere la nostra privacy (è ovvio che non c’è sia mai stata nessuna privacy a proteggerci). Il tutto senza renderci minimamente conto delle conseguenze di questo processo.Big Data (e gli strumenti che utilizza) sono il primo nemico dell’umanitàArrivati a questo punto spero sia sufficientemente chiaro ciò che Big Data rappresenta veramente:e cioè in prima battuta un enorme pericolo sociale visto l’enorme mole di dati di cui è in possesso e che utilizza non solo per scopi commerciali ma anche di controllo sociale(per proteggerci dal terrorismo magari. Sic!). Ma è anche un pericolo economico perché cannibalizza sempre più l’economia reale di servizi e merci (Amazon ha dichiarato già qualche anno fa l’obiettivo di diventare l’unico negozio al mondo online e non), di conseguenza rappresenta un pericolo da un punto di vista del lavoro (l’industria di Big Data fa scomparire lavori a vista d’occhio. Non c’è nemmeno bisogno delle statistiche per capirlo) e infine, last but not least, un pericolo ambientale, visto che tutto questo “traffico”, direttamente o indirettamente, serve in prima battuta a promuovere un consumismo sempre più becero, quindi fine a se stesso e in definitiva del tutto inutile, ma dalle conseguenze ambientali enormi in termini di inquinamento ed esaurimento delle risorse (con buona pace di Greta Thunberg e dei suoi sostenitori).Dichiaro dunque Big Data, nelle sue molteplici e multiformi espressioni, il primo e più grande nemico dell’umanità.https://www.andreabizzocchi.it/dietro-le-quinte-di-big-data-il-piu-grande-nemico-dellumanita/Gli altri articoli di Andrea su Compressa-Mente

Sorpresa! La BioPic di Greta Thunberg rivela che le telecamere l’hanno ripresa fin dal primo giorno della sua ascesa “virale”

DI MALACHIA PAPEROGA 
Non stupisce affatto scoprire che il personaggio di Greta Thunberg, simbolo dell’ambientalismo contemporaneo, è stato meticolosamente costruito fin dal primo giorno. Mentre si consuma il rito squallido di una sedicenne che impartisce lezioni nei contesti più variegati – dagli asili ai prestigiosi summit scientifici – i potenti della terra vengono spinti a dichiarare improbabili “emergenze climatiche” a fronte delle quali prendono provvedimenti ridicoli, che spesso si traducono nel versare un inutile, quindi dannoso obolo alle autorità climatiche internazionali. 


Di Helen Buyniski, 17 dicembre 2019


L’adolescente attivista ambientalista Greta Thunberg sarà oggetto di un prossimo documentario – realizzato da una troupe che l’ha seguita fin dai primi giorni del suo sciopero scolastico. Credete ancora che la sua ascesa alla fama sia stata un caso?

La Thunberg, eletta di recente “Personaggio dell’anno” dalla rivista Time, può aggiungere al suo florido curriculum il fatto di essere stata oggetto di un documentario. Il film, provvisoriamente intitolato “Greta”, è stato annunciato da “Deadline” lunedì, per una prima uscita nel 2020. Il direttore Nathan Grossman ha seguito la giovane climatica prodigio ai confini della terra, dal suo sciopero scolastico sul marciapiede di fronte al parlamento svedese, fino all’alto mare a bordo di un yacht da 4 milioni di dollari, il Malizia II. Sulla piattaforma IMDB, l’unico altro lavoro di Grossman ad oggi è un film svedese intitolato “Köttets lustar” (o “La concupiscenza della carne”) che, anche se sembra il titolo di un film porno, è la storia di un uomo che “guarda indietro alla sua vita di carnivoro”.

Ci si potrebbe chiedere perché, se l’irresistibile ascesa della Thunberg – dalla protesta solitaria su un marciapiede fino a strapazzare i potenti della terra per averle rubato il futuro – era spontanea come viene presentata, una troupe per il documentario fosse presente per filmarla mentre sedeva da sola sul marciapiede. Non è che i suoi genitori abbiano cercato di renderla una celebrità fin da quando aveva 12 anni, salvo vedere la loro proposta di spettacolo televisivo strumentale respinta dall’emittente svedese SVT? Oh, scusate, in effetti tutto questo è successo davvero.

I genitori della Thunberg, la cantante d’opera Malena Ernman e l’attore Svante Thunberg, sono anche loro entrambi famosi, e non si fa fatica a capire come le loro conoscenze abbiano facilitato il processo attraverso il quale la Thunberg è diventata il simbolo ubiquo del cambiamento climatico. La sua ascesa è stata meticolosamente programmata, i suoi scioperi scolastici sono stati resi famosi fin dal primo giorno da Ingmar Rentzhog, del social network sul cambiamento climatico “Non abbiamo tempo”. Rentzhog, già amico dei genitori della Thunberg, è già stato ccusato di usare l’immagine della ragazza per raccogliere milioni di dollari a vantaggio della sua attività – rendendola nel frattempo un nome noto a tutti.

Un anno dopo, la sua gigantesca immagine abbellisce un enorme muro di San Francisco, le caffetterie di Tel Aviv (dove il suo sguardo inquisitore dovrebbe far vergognare i clienti di utilizzare posate di plastica) e la piazza di Trafalgar Square a Londra, dove una scultura di ghiaccio con le sue sembianze è stata eretta in ottobre come anteprima di quella che un trio di “creativi” spera possa diventare una statua permanente dell’eroina della crociata climatica.

Preparazione del gigantesco murales di Greta a San Francisco

Una sua statua colossale a cavallo della Manica non si farà attendere.

Tuttavia, ci sono già segnali che nel mondo della Thunberg non va tutto bene. Benché centinaia di migliaia di persone abbiano preso parte allo sciopero scolastico a Madrid per segnalare la sua apparizione a una conferenza sul clima, e l’UE abbia dichiarato il mese scorso lo stato di emergenza climatica, le soluzioni al problema sono molto indietro rispetto alla sua portata.

La stessa Thunberg si è lamentata che un anno di scioperi scolastici non ha essenzialmente ottenuto nulla, dal punto di vista delle emissioni – il pianeta non è più lontano dalla catastrofe certa di quanto lo fosse prima che lei iniziasse la sua campagna incredibilmente efficace per mettere in imbarazzo i leader del mondo in modo che si occupassero del problema. In realtà, mentre sempre più paesi vengono spinti a dichiarare l’”emergenza climatica” e la volontà di “fare qualcosa (non si sa bene cosa)” per ridurre a zero le emissioni già da ieri, senza soluzioni concrete presentate, è molto improbabile che saranno capaci di produrre i tagli desiderati.

Si rifugiano invece nel pensiero magico – compensazioni di carbonio, limiti al carbonio, scambi di carbonio, tasse sul carbonio, e altri schemi e truffe che equivalgono essenzialmente a corrompere il clima in modo che questo non combini disastri – o più precisamente, corrompere le autorità climatiche perché si girino dall’altra parte mentre l’inquinamento continua. Farsi prendere dal panico non porta mai a decisioni sagge (non Urge! – NdVdE), ma le autorità globali stanno prendendosi a cuore i suggerimenti di Greta Thunberg al punto da agire come se fossero in una casa in fiamme. Se non stanno attenti, saranno loro a darle fuoco.

ACCOGLIENZA ... IL PREZZO DA PAGARE sara' MOLTO CARO

Cosa accade quando gli immigrati superano un certo numero di presenze all'interno di un paese?

Gli immigrati portano con sé la propria cultura che spesso concerne chiusure mentali, rigidità, dogmatismi, mancanze di istruzione.

La maggior parte degli immigrati non ha alcuna intenzione di amalgamarsi con gli abitanti del paese ospitante. Solo pochi di loro sono ben lieti di acquisire ciò che di utile ha da proporre l'occidente: da una maggiore emancipazione della donna a una visione meno estremista della religione.

In molti vi è un generale rifiuto ideologico nei confronti della civiltà che li ospita e ciò è estremamente pericoloso. Quando gli Italiani emigrarono in America vi era una totale apertura del popolo italiano verso il sogno americano, a differenza delle attuali popolazioni migranti che in massima parte rifiutano la cultura dell'Occidente.

Ogni paragone con l'emigrazione Italiana avvenuta nel secolo scorso, quindi , in particolare verso gli Usa e la Germania, è completamente fuori luogo. In quel caso la cultura degli Italiani era piuttosto simile alla cultura del paese ospitante. Inoltre gli Italiani andavano a integrarsi, non a colonizzare. Andavano ad apprendere nuovi modi di vivere, non a esportare un dogma religioso.

Gli Italiani partivano con il dolore nel cuore, ma non si sarebbero mai sognati di incolpare le nazioni in cui viaggiavano per la loro condizione di povertà che li costringeva a emigrare.

Il problema nasce quando gli Immigrati appartengono a una religione che , laddove viene interpretata in maniera deviata, fomenta l'odio per la cultura ospitante, così come per tutta la civiltà occidentale, in quanto ritiene che tale civiltà sia costituita non di uomini, ma di "cani infedeli" da far saltare in aria.

Fra gli Immigrati più integralisti è sempre stata radicata l'idea che noi siamo la causa dei loro mali, per cui lo scopo della loro emigrazione diventa lo sfruttamento delle occasioni lavorative e formative concesse dal paese ospitante, in vista della sua conquista.

Questo non è certamente un modo di pensare che appartiene alla maggior parte dei migranti, ma un certo grado di diffidenza verso le nostre conquiste sociali e un mancato impegno in direzione dell'integrazione sono caratteristiche che accomunano molti di loro.

Migliaia di immigrati non vengono qui con un animo ben disposto, per aprirsi, amalgamarsi, apprendere, adattarsi, condividere, scambiare... ma per replicare in un'altra nazione il loro mondo fatto di credenze dogmatiche e prevaricazione del maschio sulla femmina.

La domanda iniziale era: cosa accade quando gli immigrati superano un certo numero all'interno di un Paese?

Accade questo: la nazione ospitante viene snaturata e perde progressivamente le sue conquiste sociali. Fino a quando il numero degli immigrati non supera una certa soglia, ci sono vantaggi sia per chi ospita che per chi viene ospitato, ma se tale soglia viene superata il popolo ospitato prende il sopravvento, acquisisce il diritto di voto e i suoi esponenti cominciano a ricoprire cariche decisionali.

In questo modo i popoli ospitanti iniziano a subire la cultura dei popoli ospitati che come abbiamo detto poc'anzi, è più rigida, dogmatica e chiusa.

Se il fenomeno dell'immigrazione prenderà il sopravvento, allora c'è il pericolo in futuro di vedere nascere nuove leggi che faranno sparire i crocifissi, finanzieranno la costruzione delle moschee, ridurranno i diritti delle donne impedendo loro di fare sport o mettere il bikini, limiteranno l'ascolto di un certo genere di musica e la produzione di un certo tipo di arte, renderanno illegale ogni forma di pensiero non dogmatico.

Qualcuno penserà che non è possibile che accada una cosa del genere , ma fenomeni come il Nazismo e il Fascismo sono un esempio che si può peggiorare in poco tempo, ed il pericolo non è una politica di Fermezza dell'Italia, ma il suo contrario .. ossia permettere una immigrazione incontrollata.

Oggi ci sono quartieri in Italia totalmente in mano agli immigrati. Si aprono nuove Moschee ovunque. Gli Imam presenti in tutte le città italiane lanciano messaggi politici molto chiari durante le loro prediche.

L'invasione dell'Occidente attraverso l'infusione di individui appartenenti a culture meno aperte non si sta svolgendo in maniera occulta, ma di fronte a telecamere. Anche l'espansione del Nazismo avvenne sotto gli occhi di tutti e questo è forse il modo più sicuro perché nessuno si accorga di niente.

I volti inferociti delle folle islamiche che gridano "Morte all'Occidente, Allah-akbar bruciando la bandiera americana di fronte alle televisioni o segando le teste dei prigionieri davanti alle telecamere, li abbiamo visti e li vediamo tutti.

Questo è il nuovo Nazismo. Quanto deve essere addormentata la coscienza occidentale per non percepire il pericolo incombente???

Iraq, Afghanistan, Marocco, Egitto, Yemen, Malesia, Pakistan, Sudan, Somalia, Senegal, Kenia, Libia, Nigeria ... non stiamo parlando di frange estremiste, ma di milioni di individui presenti in tutte queste nazioni , condizionati fin da piccoli a odiare l'occidente e a pensare che la causa dei loro mali risieda nel nostro modo di vivere ... e che la soluzione ai loro mali risieda nella nostra morte.

L'Europa, e l'Italia in particolare, sta dormendo, esattamente come è già caduto durante l'ascesa di Hitler.

Le leggi sull'immigrazione devono diventare severissime o la situazione ci sfuggirà di mano.

Quando versiamo del sale in un bicchiere d'acqua, all'inizio il sale si scioglie, ma più ne aggiungiamo più fatica a sciogliersi, infine il livello di saturazione diviene tale per cui il sale non si scioglie più: l'acqua è sparita ed è rimasto unicamente il sale.

Ci accorgeremo della gravità del pericolo solo quando saremo oltre il "punto di non ritorno"?

Tutti gli immigrati che vengono condannati per un reato devono essere immediatamente accompagnati in aeroporto dalle forze dell'ordine. Se tornano vanno nuovamente accompagnati ... e ancora .. e ancora.

Bisogna far capire in maniera inequivocabile che l'Italia ha intrapreso la via dell'intransigenza verso il crimine.

Bisogna avere compassione per il prossimo , ma ciò non implica lasciare che il prossimo trasformi a suo piacimento la nostra nazione, impiantando qui i suoi dogmi religiosi e comportamentali.

L'emigrante può restare solo se si adegua alla società di cui è ospite ed entro certi limiti.

Concludendo

ATTENZIONE ALL'ACCOGLIENZA A TUTTI I COSTI... IL PREZZO DA PAGARE POTREBBE ESSERE IN FUTURO MOLTO CARO

BASTA incolpare di "Razzista" chi ha il sentore che far entrate troppi immigrati possano non essere le scelte più intelligenti per l'amministrazione del nostro paese!!!


A buon intenditor... bastano queste parole!!!

Testo tratto da "Rifare l'Italia" di Salvatore Brizzi

http://altrarealta.blogspot.it/ 

Diego Fusaro

Un banchiere è uno che vi presta l’ombrello quando c’è il sole e lo rivuole indietro appena incomincia a piovere”

 (Mark Twain)

mercoledì 18 dicembre 2019

SARDINE UTILI IDIOTI IN PIAZZA

SOTTO IL SIMBOLO DEMENZIALE DELLE SARDINE C'E' SOLO IL VUOTO DELLE IDEE, L'AMBIGUITA' E L'IGNORANZA. BASTANO LE PRESENZE DI PERSONAGGI POLITICAMENTE SQUALLIDI COME SANTORO, SAVIANO E COMPAGNI PER BOLLARLE A FUOCO.
SONO LA TESTIMONIANZA DEL DECLINO IRREVERSIBILE DELLA SINISTRA, CHE MENTRE DA UNA PARTE ESEGUE GLI ORDINI DELLA CUPOLA FINANZIARIA, DALL'ALTRA INCITA ALL'ODIO SOCIALE E AL DISORDINE.
Un movimento burlesco che non ha il coraggio di esprimere apertamente le proprie idee politiche, che cerca di nascondere stupidamente la propria radice comunistoide, nell'illusione di convogliare voti ai candidati del PD nelle prossime elezioni regionali, a partire dall'Emilia Romagna.
Gli esponenti di questo movimento hanno solo balbettato parole banali, luoghi comuni, appelli insignificanti all'amore e contro l'odio di cui sono invece portatori. Un movimento che predica il superamento dell'odio attaccando il "populismo", il "sovranismo" e l'opposizione politica ad un governo di opportunisti e manipolatori che non rappresenta la maggioranza democratica dell'Italia.
Si prodigano nella solita cantilena demenziale di "bella ciao" senza neanche comprenderne il significato, con la presenza di un' ANPI petulante e odiosa, si riempiono la bocca di fascismo e razzismo puntando ad attaccare Salvini che è il leader del primo partito italiano e del centrodestra, insultandolo sul piano personale. Osannano la criminale Rackete e sparano idiozie sull'immigrazione (clandestina), prendendo le difese delle Ong.
L'Italia sta subendo colpi mortali sul fronte della produzione e del lavoro, con decine di migliaia di licenziamenti in atto e nell'immediato... e questi buffoni osano schierarsi con il governo degli incapaci.
L'amore delle Sardine è un amore nauseabondo, privo di alcun significato reale e del tutto distante dai valori della democrazia.
Un fuoco di paglia.

http://altrarealta.blogspot.it/

DIETRO LE SARDINE CI SONO DE BENEDETTI E GLI AGNELLI CON LA BENEDIZIONE DI MONTI, FORNERO E PRODI

In vista delle elezioni regionali in Emilia-Romagna, scrive per Energia, una rivista trimestrale di divulgazione scientifica curata dalla società di ricerca Rie-Ricerche Industriali ed Energetiche, (RIE) fondata dall’ex ministro Alberto Clò e dall’ex premier Romano Prodi. È sufficiente farsi un giro sul sito della rivista Energia per trovare il nome di Mattia Santori nella redazione.
Romano Prodi, con Clò, di cui risulta garante insieme a Sabino Cassese, ex giudice costituzionale.
Clo’ è tutt’oggi membro del CdA della GeDi, società editrice di De Benedetti e degli Agnelli.
Ricordiamo che GeDi è il maggior gruppo editoriale in Italia e controlla tra i tanti quotidiani e canali radio: Repubblica, La Stampa, SecoloXIX, Huffpost, L’espresso per un totale di 25 testate, presenti in tutte le TV e telegiornali e social network che lanciano le Sardine, con appoggio diretto dei Cigl per organizzare e giovanile del PD e esponenti di +Europa in tutte le piazze d'Italia manifestazioni. Un dirigente nazionale del Cigl " si stanno organizzando per venire qui. .... Ci vuole il tanta-persone..., i bagni chimici, la security, l'antincendio per le vie di fuga, il servizio d' ordine. La cosa è: mettere a disposizione intanto le competenze di sede su Roma.
Ecco svelato il trucco della grande risonanza mediatica. Le sardine sono spinte dalle due famiglie più ricche e potenti d’Italia: De Benedetti e Agnelli. L'obiettivo di bloccare l'avanzata di Salvini e Meloni, ma non solo sono contro tutti i movimenti che difendono la sovranità nazionale perché in italia nessuno deve arrivare a 51% nelle elezioni, il potere deve sempre divisa per fare i governi di coalizione per non cambiare mai niente di importante.
LE SARDINE; UN MOVIMENTO REAZIONARIO CONFEZIONATO A TAVOLINO CONTRO IL POPOLO E LA SOVRANITÀ' NAZIONALE

Voxitalia Terni

Perché il Mes è una trappola perfetta per l’Italia

InsideOver
Inside the news, Over the world
Economia /
Federico Giuliani
16 dicembre 2019
La riforma del Mes ha avuto lo strano effetto di riunire in una battaglia comune europeisti convinti ed euroscettici. Entrambi, seppur per motivi diversi, sono convinti che la revisione del trattato riguardante il Meccanismo europeo di stabilità rappresenti una disgrazia sia per l’Europa che la maggior parte degli Stati membri. Il punto in comune ai due schieramenti è che la revisione del Fondo salva-Stati non risolverà in alcun modo i problemi esistenti, anzi: contribuirà a peggiorarli. E questo vale a maggior ragione per l’Italia, aggravata da un debito pubblico elevato e particolarmente esposta agli umori dei mercati.

L’Italia nel mirino

Una delle minacce più grandi insite nel Mes è la ristrutturazione del debito pubblico che lo stesso meccanismo potrà imporre a quei governi in difficoltà economica che dovessero rivolgersi a Bruxelles per chiedere un aiuto finanziario. Certo, non essendoci alcun automatismo, rivolgersi al Fondo salva-Stati non comporterà l’automatica ristrutturazione del debito da parte del richiedente. Eppure, come sottolineano esperti ed analisti, la riforma della quale tanto si è tanto parlato nelle settimane scorse renderà lo spauracchio della ristrutturazione non più una circostanza eccezionale ma un evento più probabile. La conferma arriva anche da Sergio Cesaratto, professore di economia politica dell’Università di Siena (nonché uno dei 32 docenti universitari firmatari dell’appello anti Mes) intervistato dal quotidiano La Verità: “In una situazione grave, una richiesta di ristrutturazione verrebbe avanzata, e probabilmente imposta dallo stesso Mes (anche se l’ ultima parola è alla Commissione). La probabilità di questo evento aumenta, e non è un buon segnale”.

Investitori e mercato

Un altro effetto nefasto della riforma del Mes è quello di cambiare le prospettive degli investitori. Dal momento che il Fondo salva-Stati suddividerà gli Stati in Paesi di serie A e di serie B in base alle condizioni di salute dei rispettivi sistemi economici, è evidente che gli stessi investitori chiederanno rendimenti molto elevati per i titoli degli appartenenti alla seconda categoria. Il motivo è
semplice: nel caso in cui dovesse avvicinarsi una crisi, e sapendo che il nuovo Mes faciliterà la ristrutturazione del debito pubblico di quei governi con i conti più “traballanti”, gli investitori vogliono evitare di rimetterci. E l’unico modo, per loro, è chiedere rendimenti altissimi sui titoli di Stato. Un’altra logica insita nel Mes, tra l’altro, sembrerebbe essere quella di costringere l’Italia a mettere in pratica politiche restrittive: le stesse che il nostro Paese non può più permettersi. Certo, poi si potrebbe aprire una parentesi a livello generale per riflettere sul funzionamento dell’Unione Europea.
In sottofondo, da Maastricht in poi, c’è una complessità che rende pressoché impossibile capire le varie misure, anche per gli stessi addetti ai lavori. Di fronte a un problema di sistema, Bruxelles non si ingegna per semplificarlo: fa l’esatto contrario introducendo “toppe” che aggiungono confusione alla confusione.

Paesi di serie A e serie B

Tornando all’Italia, appare altresì assurdo che un Paese dell’Eurozona debba accettare di pagare una somma colossale (125,40 miliardi di euro, 14,33 dei quali già versati) per alimentare una sorta di cassa comune alla quale non potrà mai attingere. Prima abbiamo parlato di Paesi di serie A e di serie B. Roma fa parte della seconda categoria, e a causa del suo debito pubblico elevatissimo, anche se volesse, non avrebbe alcuna possibilità di aggrapparsi a questo salvagente. Il Mes offre infatti due procedure per ottenere il prestito: una linea di credito per chi ha un rapporto debito/Pil sotto il 60% e una per coloro i quali sfondano il tetto del 60%. Non potendo rispettare i parametri stabiliti, l’Italia dovrebbe utilizzare la seconda strada, a meno di non dare una bella sforbiciata al suo rapporto. In entrambi i casi, per il nostro Paese finirebbe “a lacrime e sangue”.

Chi ha paura della grande vittoria-Brexit di Johnson?

DI MALACHIA PAPEROGA - DICEMBRE 17, 2019 
Tom Luongo analizza il risultato delle ultime elezioni politiche britanniche. Gli inglesi hanno dato un chiaro mandato ai conservatori di portare a compimento la Brexit, punendo i politici che in questi tre anni l’hanno ostacolata, facendo il gioco dell’Unione Europea. Luongo auspica che il Regno Unito prenda le distanze al più presto dal disastroso progetto europeo, sempre più chiaramente avviato al fallimento.


Di Tom Luongo, 14 dicembre 2019


Boris Johnson ha finalmente tagliato il nodo gordiano della politica britannica. Con una vittoria schiacciante nelle elezioni di giovedì, Johnson si è assicurato che il suo Trattato per il Ritiro (dalla UE, NdvdE) passerà indenne dalla Camera dei Comuni e produrrà una qualche versione della Brexit in futuro.

La vittoria è stata così larga da risultare imbarazzante per coloro che hanno ostacolato la Brexit negli ultimi tre anni. È stato particolarmente soddisfacente vedere Jo Swinson, leader dei Liberali Democratici, perdere il proprio seggio dopo avere scommesso il futuro del proprio partito sulla revoca dell’articolo 50.

Questo singolo fatto è più emblematico di qualsiasi altro della bolla intorno a Westminster in cui vivono i politici del Regno Unito. La Swinson ha sottostimato due cose.

Prima di tutto, c’è stata la determinazione del popolo britannico di far sentire la propria voce attraverso le urne.

In secondo luogo, l’acume politico di Nigel Farage, leader del partito Brexit. Farage ha ritirato i suoi candidati nei seggi conquistati dai Conservatori (il partito di Johnson, NdvdE) nel 2017, per assicurarsi che la Swinson e il suo manifesto traditore finissero in ginocchio.

La Swinson è passata dal cercare di diventare Primo Ministro alle notizie di ieri nel giro di sei settimane. Davvero un bel risultato.

Questo risultato ha anche messo in guardia l’intero establishment politico britannico sul fatto che le bugie che hanno raccontato su quanto sarebbe stata terribile la Brexit erano irrilevanti.

I Laburisti si sono messi da soli all’angolo, spingendo il loro leader Jeremy Corbyn a una svolta marxista nel suo manifesto. Penso che l’ala Blairiana dei laburisti sapesse che quest’elezione era persa, e ha permesso a Corbyn di impiccarsi da solo con le sue sciocchezze riguardo il sistema sanitario, il pollo al cloro e Donald Trump, in modo da liberarsi di lui una volta per tutte.

È stato un colpo da maestro di strangolamento politico, sferrato sia dai Conservatori sia dai globalisti Laburisti, che volevano neutralizzare tutte le minacce al loro potere reale, mentre Johnson si assicurava la maggioranza che proteggerà il nucleo del loro potere per i prossimi cinque anni.

Ma per il popolo queste elezioni riguardavano la loro dignità e quella di coloro che sono stati lasciati indietro da due generazioni di politici che li hanno venduti a Bruxelles. Il popolo non si fida di Johnson più di quanto faccia io.

Ma sapevano che ci doveva essere un chiaro segnale, anche se il beneficiario del segnale non era perfetto. Quindi, mentre Nigel Farage potrà non aver vinto alcun seggio in queste elezioni, continua a vincere spiritualmente la competizione.

Perché “leave” significa “leave”.

La Brexit potrebbe causare tempi duri. Potrà essere difficile. E con questo? La campagna paternalistica e condiscendente tenuta dalla folla del Remain è stata così disgustosa da indurre coloro che votarono nel referendum del 2016 a sfidarli di nuovo.

Chiunque abbia mezzo cervello poteva accorgersi della doppiezza e viltà di persone come Chukka Amuna e Anna Soubry (e il resto della folla ChangeUK), che cambiavano partito come noi ci cambiamo la biancheria intima, ma si rifiutavano di presentarsi a elezioni anticipate per confermare i loro seggi. E hanno anche perso tutti i loro seggi.

Anche i Conservatori che hanno negoziato apertamente con le potenze straniere per tradire la volontà del popolo se ne sono andati. Un’intera generazione di politici inetti e riprovevoli sono stati messi alla porta, per non aver sostenuto nuove elezioni perché sapevano quale fosse il reale sentimento della nazione, mentre loro lavoravano alacremente per sovvertirlo.

Che piaccia o no, i politici non possono governare senza il consenso del popolo. E il popolo ha appena detto loro: se ci deve essere qualche inconveniente, che così sia. Non illudiamoci, la battaglia non è ancora finita, ma questa è la prima vittoria definitiva della saga-Brexit.

Il progetto Europeo ha subito un duro colpo da questi risultati. Anche se io non mi fido di Boris Johnson e delle intenzioni dei conservatori. Le elezioni non riguardavano quello che Johnson farà col suo mandato.

Il loro obiettivo era sbarazzarsi del cancro che c’è nel cuore del sistema politico britannico.

Quindi, prima le cose importanti, sbarazzarsi di tutti gli azzeccagarbugli i politici in carriera e mettere la Brexit sul cammino della sua attuazione.

Riformare la Camera dei Lord, la Corte Suprema e tutte le altre cose, può aspettare. Penso che questi risultati abbiano chiarito anche questo punto.

Johnson lo ha menzionato nel suo discorso introduttivo, sapendo che molte persone gli hanno prestato il volto. Sa che questa vittoria può essere fugace.

Johnson deve procedere non solo con l’attuare la Brexit. Deve realizzare un cambiamento reale e sostanziale delle politiche della UE che hanno spinto nel fango l’economia del Regno Unito.

Deve separare realmente il Regno Unito dalla crisi che ribolle nel continente, perché se lui tradisce su questo stabilendo come Theresa May una “relazione prossima e speciale” con la UE finirà molto rapidamente nel caos.


Il fatto che Johnson abbia un mandato elettorale così forte per “compiere la Brexit” gli darà anche una posizione negoziale di forza con l’Unione Europea quando i negoziati ricominceranno a gennaio. Si è liberato con successo del peggio degli elementi “Remain” del partito conservatore e questo mette in guardia Bruxelles, che non potrà più mettere una fazione di Westminster contro l’altra.

Per più di tre anni l’establishment politico del Regno Unito e dell’Europa hanno attaccato il voto originale sulla Brexit. Questa opposizione ha fatto emergere e aggravato le divisioni all’interno della società britannica, schierando le sottoculture del Regno Unito l’una contro l’altra.

Il grande dubbio è se lui negozierà con Barnier da vincitore o, come Theresa May, da uno che chiede la pace dopo essere stato raso al suolo dai bombardamenti.

Si tratta forse della questione più importante che pende ancora sul Regno Unito e sulla Brexit.

Barnier e i suoi amici pensano ancora di avere le migliori carte in mano. Giocheranno ancora il loro gioco duro di non negoziare fino all’ultimo momento, cercando di imporre una soluzione ai britannici ribelli che sia umiliante e punitiva.

Penso che anche solo per questa ragione, i britannici hanno votato come hanno fatto, giovedì. Era chiaro che il loro parlamento non solo non faceva i loro interessi e li trattava come bambini arroganti, ma anche la UE li guardava con sdegno e ostilità appena nascosta.

O, nel caso di Donald Tusk e Guy Verhofstadt, ostilità palese.

L’arroganza del pensiero coloniale europeo è stata in bella vista negli ultimi tre anni. Non finirà con questo voto, né arretrerà anche solo di poco.

I leader UE stabiliranno nuovi termini di negoziazione per un accordo di libero scambio con il Regno Unito per sterilizzare ogni “vittoria” che Johnson ha ottenuto nel suo nuovo e luminoso Trattato per il Ritiro.

Charles Michel, il nuovo Presidente del Consiglio Europeo, sta già parlando in questi termini. Lo stesso vale per il Presidente francese Emmanuel Macron. Il nuovo slogan dell’UE sarà “campo da gioco livellato”.

Questo prende il posto dell’”allineamento normativo”. E se vedete Johnson usare quella frase, Farage scatterà come una molla, e giustamente.

Per il momento, Johnson ha il vento in poppa. Ha rafforzato i Conservatori, ha neutralizzato l’ERG, sconfitto Corbyn e rimesso Farage nella sua lampada. La Brexit ci sarà.

Questa vittoria attirerà una folla di investitori nel Regno Unito e li farà riflettere severamente su quanto sta succedendo nella UE. Anche se penso che l’obiettivo di Johnson sia di ottenere alla fine una BRINO – Brexit solo di facciata – un collasso del sistema bancario europeo potrebbe forzarlo politicamente a tenere le distanze mentre si verifica il disastro.

Perché questo fa parte di quanto la gente ha rifiutato col voto di giovedì. Dopo la Brexit, i debiti europei non sono un problema del Regno Unito, nella loro testa.

Questo è ciò di cui dovrebbero aver paura i leader UE. E, dal modo in cui stanno giocando le loro carte con il Regno Unito, è chiaro che ne hanno paura.


Se volete dare un’occhiata seria alla storia su come l’Unione Europea sia diventata la mostruosità che è oggi, procuratevi una copia del libro di Bernard Connolly Il Cuore Malato dell’Europa.

Francia. Manomessa la rete elettrica. La rivoluzioni sta iniziando.

Giuseppe Sandro Mela.

2019-12-18.

Ivan Iv. Il Terribile. 001

I tiranni e le relative tirannie si abbattono solo con le armi e le rivoluzioni.

E Mr Macron si comporta da tiranno fin dai primi momenti della sua elezione.

L’enigma della bega Macron – Pierre de Villiers.

«Il capo di Stato maggiore dell’esercito, il generale Pierre de Villiers, ha presentato le sue dimissioni al presidente Macron. Lo scorso 12 luglio de Villiers aveva duramente criticato le proposte sul bilancio della Difesa annunciate dal governo.»

Gilets Jaunes. È calato l’omertoso silenzio dei media liberal. Ma erano 84,000 ….

«Il coro generale è:

«Macron: vattene!»

La rivolta, che era iniziata per protestare con l’aumento delle tasse sui carburanti ed altri provvedimenti analoghi, si è trasformata nel tempo, molto rapidamente, in una generalizzata protesta con il regime di Mr Macron, che ha dovuto rimangiarsi tutti i provvedimenti presi ed indire degli stati generali.»

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Francia. Tutti uniti contro il Governo, contro Macron.

«Il 5 è iniziato un lungo percorso di proteste nel paese transalpino a causa della riforma delle pensioni e anche i poliziotti sono pronti a scendere in piazza … E’ cominciato il «dicembre nero» francese. Sarà molto probabilmente un mese (e forse più) di scioperi, manifestazioni, incidenti, polemiche e vita dura per tutti quanti»

«L’uscita di scena di Delevoye porta a 16 il numero delle persone che hanno lasciato il governo dall’inizio del quinquennio di Macron, un record. L’Eliseo assicura che verrà sostituito al più presto.»

Tutto quello che c’è da sapere sul dossier Benalla che inguaia Macron

«L’ex collaboratore del presidente francese è in detenzione provvisoria. Secondo i giudici la scorsa estate non ha rispettato i vincoli, incontrando il suo ex collega Vincent Crase»

Macron perde un altro pezzo: se ne va anche Ismaël Emelien

«Il consigliere speciale faceva parte del giglio magico del presidente francese. L’addio sarebbe legato al suo coinvolgimento nell’affaire Benalla»

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«Oggi nuova manifestazione. Si dimette ‘Monsieur Pensioni’ Premier convoca sindacati mercoledì»

«Si inasprisce il conflitto sociale in Francia, dove al tredicesimo giorno di paralisi dei trasporti 90.000 case sono rimaste senza luce a causa di azioni volontarie commesse da esponenti del sindacato CGT nella rete elettrica di Lione e della regione della Gironda (RTE).»

«La direzione del gestore della rete ha denunciato “atti ostili” legati al “movimento sociale” contro la riforma delle pensioni. Subito dopo, le azioni sono state rivendicate dalla CGT della RTE»

«Ancora una volta, come successo per Sylvie Goulard proposta da Macron alla Commissione europea, i riflettori hanno inquadrato zone d’ombra e il prescelto ha dovuto rinunciare»

«Intanto, l’esasperazione si sta facendo strada, a poco più di una settimana da Natale e con il Paese bloccato»

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Già.

Più il tempo passa e più i francesi diventano violenti: sono esasperati.

Ivan IV era un vero dittatore a tutti gli effetti, e ben si era meritato l’appellativo di ‘Terribile’, ma era intelligente, furbo e scaltro. E non tradiva gli amici.

Mr Macron è la caricatura del dittatore, non volitivo, bensì testardo come tutti gli ex-maschi effemminati.

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Pensioni: Francia nel caos. Manomessa rete, blackout 90.000 case

Oggi nuova manifestazione. Si dimette ‘Monsieur Pensioni’ Premier convoca sindacati mercoledì

Si inasprisce il conflitto sociale in Francia, dove al tredicesimo giorno di paralisi dei trasporti 90.000 case sono rimaste senza luce a causa di azioni volontarie commesse da esponenti del sindacato CGT nella rete elettrica di Lione e della regione della Gironda (RTE). La direzione del gestore della rete ha denunciato “atti ostili” legati al “movimento sociale” contro la riforma delle pensioni. Subito dopo, le azioni sono state rivendicate dalla CGT della RTE. Al momento di massima incidenza dell’azione di protesta, sono state 50.000 le case rimaste senza elettricità.

Intanto duro colpo per il governo di una Francia paralizzata da ormai 12 giorni per lo sciopero dei trasporti contro la riforma delle pensioni: si è dimesso, dopo giorni di polemiche, l’artefice del progetto voluto da Emmanuel Macron, il “Monsieur pensioni” Jean-Paul Delevoye.

Ancora una volta, come successo per Sylvie Goulard proposta da Macron alla Commissione europea, i riflettori hanno inquadrato zone d’ombra e il prescelto ha dovuto rinunciare.

Intanto, l’esasperazione si sta facendo strada, a poco più di una settimana da Natale e con il Paese bloccato.

Per le famiglie, venerdì – giorno della fine delle scuole – sarebbe stato l’inizio delle vacanze, degli spostamenti che spesso riuniscono le famiglie almeno per una volta all’anno.

Il 55% degli intervistati in un sondaggio definisce “inaccettabile” che si blocchi il paese durante le festività di fine anno ma la prospettiva sembra ora dopo ora farsi più concreta. La settimana scorsa si era parlato di un tavolo con i sindacati, invitati dal premier Edouard Philippe, per la giornata di ieri: nulla è invece accaduto e forse l’enorme grana delle dimissioni di Delevoye, arrivata alla vigilia della quarta giornata di manifestazioni, ha spinto il governo a soprassedere.

L’uomo di fiducia di Macron, che lo aveva nominato due anni fa per disegnare la riforma delle pensioni, ha parlato di “attacchi violenti” e “falsità” contro di lui ma con l’obiettivo reale di “colpire un progetto essenziale per la Francia”.

L’Eliseo ha incassato il colpo annunciando subito che “al più presto” Delevoye sarà sostituito. L’ideatore della riforma ha ammesso di aver “dimenticato” di dichiarare la sua carica di amministratore a titolo gratuito in un istituto legato alle assicurazioni. Ma sull’onda di questa scoperta, è finito sotto i riflettori ed è stato costretto ad ammettere che le “dimenticanze” erano state ben 13, pur se in gran parte senza scopo di lucro. Ha, per giunta, ricoperto la funzione governativa pur essendo presidente di un think-tank sull’educazione, una situazione imbarazzante al punto che l’interessato si è subito impegnato a restituire quanto percepito dagli incarichi non autorizzati.

Se l’opposizione più radicale ha cantato vittoria per questo smacco al governo, alcuni, come il responsabile dei sindacati autonomi dell’Unsa, Laurent Escure, ha ammesso che “ormai i negoziati e il dialogo si fanno con l’Eliseo e il governo”. Oggi, intanto, nuova manifestazione, la quarta se si conta quella praticamente passata inosservata di giovedì scorso.

Di fatto si tratta del terzo appuntamento, sul quale il sindacato punta per mostrare i muscoli alla vigilia della possibile apertura di un tavolo cruciale. Con Laurent Berger, il leader del sindacato riformista CFDT, apertamente contrario allo sciopero ad oltranza durante le feste.