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martedì 10 dicembre 2019

Boom autismo: dal 2006 ad oggi le diagnosi cresciute del 645%

Come uno tsunami. Un’onda anomala di grandi dimensioni seguita da altre, fino ad assumere le proporzioni devastanti a cui la cronaca ci ha abituati. Così l’autismo. Una sindrome passata dalle 22 nuove diagnosi nel 2006 alle attuali 164, con 1440 persone autistiche in totale. Di queste, trecento hanno più di diciotto anni.
E se per i minori ci sono interventi mirati – in gergo «presa in carico» – sebbene frenati da lunghissime liste d’attesa, per gli adulti non si può parlare di deserto, ma ci si avvicina molto. Uscite dalla «tutela» e dalla progettualità della scuola e dai servizi specialistici, con una famiglia che invecchia, queste persone vengono incluse nella generica categoria della «disabilità», senza progetti che tengano conto della specificità del disturbo.
In questo quadro si inserisce il «balzo in avanti» della risoluzione, di cui è stata relatrice Simona Tironi, vicepresidente della Commissione Sanità della Regione, approvata da tutte le forze politiche prima in Commissione, poi in Consiglio regionale. Il testo contenente le «determinazioni in ordine all’autismo» è frutto di un percorso che ha impegnato la Commissione per nove mesi durante i quali sono state ascoltati operatori, famiglie e associazioni.
I contenuti sono stati illustrati nella sede dell’Ufficio territoriale regionale dalla stessa consigliera Tironi insieme al direttore generale di Ats, Claudio Sileo e ai direttori generale e sociosanitario dell’Asst Spedali Civili, rispettivamente Marco Trivelli e Annamaria Indelicato e a Maria Villa Allegri, vicepresidente Anffas Brescia.
«La risoluzione prevede, tra l’altro, una presa in carico della persona dalla diagnosi alla vecchiaia, con un monitoraggio costante degli interventi e l’ampliamento delle misure di sostegno, assicurando la piena inclusione scolastica in collaborazione con l’Ufficio scolastico provinciale – ha spiegato Tironi . Impegna, anche, la Giunta ad attivare un tavolo di lavoro interassessorile che individui le priorità d’azione. Tra queste, certamente l’attenzione affinché la diagnosi sia il più precoce possibile ma, anche, che la transizione dalla minore età a quella adulta non penalizzi intensità e qualità degli interventi. Il tutto, garantendo una formazione continua a tutti gli operatori che lavorano a fianco delle persone con autismo e delle loro famiglie con un adeguato stanziamento di risorse».
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Maggiori le vaccinazioni, maggiore la mortalità infantile: Lo studio di Miller e Goldman

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In questo studio si correla la vaccinazione con l’indice di mortalità infantile ( IMR ).
Nonostante gli USA siano la nazione con la più alta percentuale di vaccinati, con 26 dosi di vaccino nei neonati prima dell’anno di vita, sono al 34° posta nella classifica per quanto riguarda la mortalità infantile.
Gli autori concludono affermando che “un esame più attento delle correlazioni tra dosi di vaccino , tossicità biochimica o sinergica e IMRs è essenziale.”
(Per  l’originale inglese dello studio, qui:

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