La disuguaglianza sociale nuoce gravemente alla salute
In tutto il mondo i problemi sociali e sanitariaumentano quando nelle società crescono le disparità di reddito.
Traendo dati da fonti come la Banca Mondiale, l’Organizzazione Mondiale per la Sanità, le Nazioni Unite e l’Ocse, gli epidemiologi Richard Wilkinson e Kate Pickett hanno dimostrato il collegamento nel libro “La misura dell’anima” (2009).
Un testo fondamentale per capire, essenzialmente, due cose: come siamo arrivati a questo punto e come se ne può uscire.
Disuguaglianza e salute
I due autori hanno lavorato per anni alla ricerca di correlazioni forti tra problemi sanitari e sociali di varia natura e dati relativi al reddito dei Paesi di volta in volta considerati.
Wilkinson e Pickett hanno stabilito una graduatoria tra i paesi usando un indicatore delle Nazioni Unite chiamato rapporto 20:20, che paragona quanto sia più ricco il primo 20% della popolazione rispetto all’ultimo 20%.
Quando il divario si allarga, un indice cumulativo (basato su aspettativa di vita, mortalità infantile, malattie mentali, obesità e altri problemi) peggiora. Il reddito medio in questi paesi non spiega questa tendenza.
Economie mediamente più povere, ma con la ricchezza distribuita più equamente, godono di un maggior benessere rispetto ad economie mediamente più benestanti.
Per esempio, le aspettative di vita di una persona, a parità di reddito, sono più alte in paesi dove c’è meno sperequazione dei redditi, come Finlandia e Giappone, piuttosto che negli Stati Uniti, paese in assoluto dove esistono più disuguaglianze (più di un terzo degli americani a basso reddito evita le cure mediche a causa dei costi proibitivi).
Negli Stati federali degli Stati Uniti i ricercatori hanno trovato un effetto simile: hanno stabilito una graduatoria usando il coefficiente di Gini, che confronta i redditi di tutta la popolazione, non solo quelli di gruppi specifici, e anche in questo caso la tendenza degli effetti negativi sulla salute segue la disuguaglianza e non si può spiegare con il reddito medio di uno Stato.
In soldoni l’1% più ricco vive fino a 15 anni in più rispetto all’1% più povero della popolazione e lo stesso divario nell’aspettativa di vita si è ampliato negli ultimi decenni, rendendo la povertà un potente indicatore della morte.
Contro la disuguaglianza
Non intervenendo sulla diseguaglianza dei redditi, secondo gli autori del libro, i governi sono condannati a girare a vuoto sprecando risorse: investono in strutture che intervengono nell’affrontare problemi sanitari e sociali che il contesto di diseguaglianza inevitabilmente riproduce.
Sono temi, insieme alla questione climatica, che il mondo non può più posticipare. Sono temi che determinano non solo il nostro futuro, ma già il nostro presente.
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