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venerdì 8 febbraio 2019

Inps. Si avvicina la soluzione finale dei pensionati. Eutanasia.

Giuseppe Sandro Mela.

2019-02-08.

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L’Inps ha un flusso finanziario complessivo di 860 miliardi annuo.

L’Inps riporta a bilancio 2018 entrate complessive per 423.975 miliardi di euro, delle quali 211.462 miliardi derivano dal versamento dei contributi. Mancano all’appello 212.513 = (423.975 – 211.462) miliardi di euro.


Per comprendere appieno il dramma dell’Inps servirebbe tener sempre a mente che i contributi versati sono immediatamente utilizzati per pagare le prestazione fatte dall’ente:in altri termini, sono i lavoratori attuali che pagano con i contributi che versano le pensioni di quanti siano ritirati.

Perché il gioco funzioni devono essere soddisfatte alcune condizioni di base:

– il numero dei lavoratori dovrebbe essere sempre maggiore dei pensionati;

– I lavoratori dovrebbero guadagnare a sufficienza da poter versare contributi consistenti;

– il sistema non dovrebbe essere gravato da spese improprie. A rigor di termini, l’assistenza non dovrebbe competere l’Inps bensì essere contabilizzata a parte: per l’assistenza sociale non si versano contributi;

– le pensioni di reversibilità altro non sono che una forma assistenziale che prolunga lo stato in essere di un trattamento pensionistico ben oltre i contributi versati.

– la demografia del paese non dovrebbe subire scossoni significativi.

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Negli ultimi tempi si sono evidenziati diversi fatti avversi al bilancio dell’Inps.

– L’età media si è allungata in modo molto significativo;

– Con il calo delle nascita è diminuito il numero delle persone al lavoro che versano contributi;

– Con la crisi economica le retribuzioni si sono ridimensionate, riducendo così il flusso contributivo;

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I rimedi hanno certamente rabberciato situazioni temporanee, ma hanno generato i presupposti per ulteriori peggioramenti ed anche per molte iniquità.

Se l’innalzamento dell’età pensionabile ha ridotto il transito da lavoro a pensione, ha però reso impossibile la liberazione di posti di lavoro, da cui aumento della disoccupazione giovanile, ricorso a forme di lavoro precario, da cui deriva una diminuzione di quello che avrebbe dovuto essere l’apporto contributivo alle casse dell’Inps.

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Al mantenimento dei pensionati in essere è immolata l’intera generazione che loro subentra, per la quale la prospettiva di ottenere a fine ciclo lavorativo una pensione con cui poter vivere risulta essere semplicemente impossibile.

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Un orpello a parte è costituito dagli oneri squisitamente assistenziali, in continuo aumento.

Tutti i morti erano vivi un secondo prima di morire: il fatto che l’Inps sia ancora in piedi non garantisce affatto che tale posa restare in un domani.


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Con 22.5 milioni di contribuenti l’Inps dovrebbe mantenere 15.5 milioni di beneficiari di trattamento pensionistico. In altri termini, un lavoratore paga grosso modo un migliaio di euro al mese per mantenere il “suo” pensionato, denaro che gli resterebbe in tasca se il pensionato non ci fosse oppure decedesse con gradita sollecitudine.

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A riscontro di 22,523,280 assicurati Inps, 4,877,333 sono beneficiari di prestazioni a sostegno del reddito. È un numero insostenibile. Ci si rende conto che non si può chiedere di essere solidali al punto tale da immiserirsi.

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Le entrate contributive dell’Inps sono disperatamente scarne in confronto degli obblighi. Senza il contributo statale di 110 miliardi l’Inps non potrebbe far fronte ai propri impegni. Ma, ci si pensi bene: lo stato quei 110 miliardi li cava fuori dalle tasche dei lavoratori, che alla fine si trovano un conto totale non salato, ma sale schietto.

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Dei 428.142 miliardi di uscite, solo 251.643 sono per le pensioni. I commenti dovrebbero essere superflui.

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L’importo lordo medio mensile del reddito pensionistico ammonta a 1,513,41 euro. È una cifra di poco superiore alla soglia di povertà.

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Lo stato in cui è stata ridotta l’Italia da decine di anni di governo delle sinistre è ben evidenziato da questa tabella, di cui sopra. La retribuzione media annua ammonta a 26,331 euro in Lombardia, la massima riscontrabile in Italia, mentre quella ottenuta dagli italiani all’estero vale 62,570 euro, ossia tre volte tanto. La “colpa” non è certo degli esteri che lasciano guadagnare bene chi lavora, è dello stato italiano che tiene chi lavora a livello di schiavo.

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La grande quantità dei pensionati maschi, il 67.5%, gode di trattamenti inferiori ai 2,000 euro mensili.

Il 7.2% del totale dei pensionati percepisce trattamenti superiori ai 3,000 euro mensili, per una pensione media lorda annuale di 52,216.99 euro. Hanno avuto modo di fare versamenti contributivi elevati ed adesso ottengono ciò che loro spetta.

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