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giovedì 28 marzo 2019

I soldi devoluti all’Unicef, finiscono quasi tutti in stipendi faraonici, mega-ville, alberghi di lusso e super-campagne pubblicitarie. E ai bambini… solo le briciole!

I dati che ci arrivano sono davvero spaventosi, e se confermati, potremmo quasi osare dire di trovarci davanti ad una vera e propria truffa! In Italia, solo per gli stipendi e le campagne promozionali si brucia quasi la metà dei soldi raccolti. Per non parlare dei costi delle strutture, che proprio in Italia sono tra i più elevati, basti pensare solo alle megaville che Unicef possiede a Roma.
Altra stranezza riguarda il fatto che, in Italia, l’Unicef non destini nemmeno un euro dei suoi doldi ai piccoli profughi che giungono sulle nostre coste. Eppure, in altri parti del Mondo l’Unicef è molto attivo in tal senso. Il punto è che i soldi di Unicef Italia finiscono quasi tutti bruciati tra costi dell’associazione e burocrazia.
Libri e varie...
L'ITALIA NON C'è PIù
Come eravamo, come siamo
di Giampaolo Pansa
LA VIA DEL DENARO
La Banca d'Italia, il Signoraggio e il Nuovo Ordine Mondiale
di Salvatore Tamburro
L'ETà DELL'INGANNO
La forza del dialogo contro l'ipocrisia delle nazioni
di Mohamed El Baradei
GUERRA INFINITA, GUERRA ECOLOGICA
I danni delle nuove guerre all'uomo e all'ambiente
di Massimo Zucchetti
LA DEMOCRAZIA DEI CORROTTI
Come si combatte il malaffare italiano
di Walter Mapelli, Gianni Santucci
ITALIA USA E GETTA —
I nostri mari: discarica americana per ordigni nucleari
di Gianni Lannes
Senza dimenticare che il comitato centrale di Ginevra gestisce quest’associazione mondiale senza darne conto a nessuno, senza lasciare libertà di scelta ai singoli comitati nazionali. Basti pensare che, un paio di anni fa, alcuni consiglieri Unicef proposero a Ginevra di destinare almeno il 5% dei soldi raccolti ai bambini indigenti italiani. Ma da Ginevra non è mai giunta nessuna risposta! In pratica, la filiale italiana viene semplicemente usata come “cassa”, alla quale attingere per finanziare i progetti nel Terzo Mondo. E intanto i donatori italiani continuano a subire una vera e propria truffa! (Tratto da: https://www.facebook.com/246094578895061/photos/a.314720288699156.%201073743393.246094578895061/664801260357722/)

Unicef: fondi destinati a campagne pubblicitarie, ville e stipendi dei dirigenti

La filiale italiana dell’Unicef viene usata dai vertici di Ginevra come se fosse un bancomat. Si prelevano soldi per la realizzazione di vari e svariati progetti, ovunque, tranne che in Italia.
Non si è mai vista una bandiera Unicef in nessuno tra le migliaia di sbarchi in Sicilia, Calabria e Sardegna. Oltre mezzo milione di bambini, spesso non accompagnati, accolti dai volontari e da altre associazioni non governative. Dov’è l’Unicef così attivo in qualsiasi emergenza umanitaria in qualsiasi parte del mondo? Dagli anni ’70 ad oggi, sono stati raccolti dal Comitato italiano Unicef, oltre 2 miliardi di euro, ma per l’assistenza ai bambini italiani o ai figli degli immigrati sbarcati sulle nostre coste, non è stato speso neanche un centesimo.
Tra l’altro, la povera Italia non ha neanche mai alzato la cresta, né preteso alcunché dai vertici Ginevra. Per paura di vedersi revocato lo status, forse, ma comunque si è sempre limitata ad eseguire gli ordini senza partecipare ai comitati e senza proporre propri progetti. Perciò, solo raccolta fondi senza alcun benefit, questo fa la sede italiana!
Ma allora i soldi dove vanno a finire? Negli stra-stipendi, nelle mega-ville e nelle super-campagne. Sì, superlativi, perché superlative sono le somme di denaro di cui stiamo parlando. Nel 2015, sono stati spesi in campagne promozionali e strutture circa 20 milioni di euro, su 55 ricavati.
La sede centrale di Roma è un complesso di due enormi ville collegate tra loro da un ponticello pedonale, con una tecnologicissima sala conferenze e dei sotterranei, con tanto di scavi archeologici dell’età imperiale annessi e connessi. L’analisi della dinastia dei presidenti del comitato italiano di certo non giova alla situazione. A predisporre il restauro fu il Presidente Giovanni Micali, costretto alle dimissioni poco dopo per una strana manovra di Palazzo. A lui subentrò Antonio Sclavi, consigliere del Monte dei Paschi di Siena e proprietario di varie panetterie in Toscana. Poi ci fu Vincenzo Spadafora, pupillo di Micali, poi quello che era stato vice presidente amministrativo dell’ente, Giacomo Guerrera (foto sotto), detto lo “sparagnino”, eletto per il rotto della cuffia.
A Guerrera piace così tanto la poltrona, che ha fatto di tutto per allungare il suo mandato di un anno, modificando uno statuto considerato intoccabile fino ad oggi. Che in quest’anno in più riesca a destinare qualche soldo ai bambini che muoiono di fame sul nostro territorio, oppure vogliamo fare altri lavori alla villa?

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