Leadership e Smart Power: il segreto dei potenti
Autore Michele Putrino
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| Leadership, Hard Power e Soft Power | Coloro che si trovano in una posizione di comando normalmente applicano uno di questi due metodi per esercitare la propria leadership: • o fanno capire – seppure in modo indiretto – che se non si obbedisce alle loro direttive si subiranno delle pesanti conseguenze (metodo “tradizionale” per […]
| Leadership, Hard Power e Soft Power |
Coloro che si trovano in una posizione di comando normalmente applicano uno di questi due metodi per esercitare la propria leadership:
• o fanno capire – seppure in modo indiretto – che se non si obbedisce alle loro direttive si subiranno delle pesanti conseguenze (metodo “tradizionale” per affermare il proprio potere, soprattutto attraverso metodi militari ed economici),
• oppure persuadono e manipolano con delle specifiche tecniche fino a quando non saranno i loro stessi sottoposti a “voler” fare quello che gli viene richiesto (questo secondo metodo è quello che oggi va per la maggiore).
Nel primo caso si parla di Hard Power, mentre nel secondo di Soft Power.
In realtà i grandi leader non applicano mai uno soltanto di questi approcci bensì li utilizzano tutt’e due, dosandoli in modo accurato a seconda delle circostanze. Quando ciò accade abbiamo a che fare con un leader che sta applicando lo Smart Power.
| Lo Smart Power |
Il termine “Smart Power” – che in inglese significa letteralmente “Potere Intelligente” – è stato coniato da Joseph S. Nye, uno dei più grandi esperti di “giochi di potere” al mondo.
In realtà Nye non ha fatto altro che ridefinire in modo più moderno un concetto antico quanto l’uomo, e cioè quello del “bastone e la carota”.
Potremmo dire, per semplificare all’estremo, che Hard Power e Soft Power sono i due estremi dello Smart Power.
Se, infatti, l’utilizzo esclusivo dell’approccio Hard Power indica che “si ragiona con gli ormoni” e, allo stesso tempo, che si sta riducendo al minimo indispensabile l’uso della materia grigia, con il Soft Power si intellettualizza troppo, talmente tanto che si finisce con il dare più peso e importanza alle teorie rispetto alla realtà; realtà che, quasi sempre, è molto più semplice di come viene vista dai “grandi intellettuali”.
Inoltre, ponendosi troppo spesso in modo soft, alla lunga si perde la forza e la voglia di lottare, diventando sempre più paurosi; e visto che tutti i leader sono costantemente chiamati a combattere delle battaglie, questo modo di porsi troppo “morbido” diventa un grave deficit perché si va a perdere quella grinta naturale che – come spiego nel mio libro Manuale di Resistenza al Potere – deriva dal retaggio più arcaico e che porta l’uomo a provare anche un certo piacere nel lottare, piacere che spinge a procedere e a non mollare.
E questo, ovviamente, i potenti lo sanno molto bene.
Insomma, per la gestione del Potere i veri potenti sanno bene che bisogna essere “Smart”, cioè “intelligenti”, dove questa parola non ha niente a che fare con quanti libri si leggono, quanti titoli si posseggono o quali circoli esclusivi si frequentano, bensì significa essere gente pratica e realista che sa districarsi bene tra i meandri di quell’enorme gioco del potere a cui i potenti giocano costantemente giacché, come disse Napoleone, per essere dei buoni capi bisogna avere
«pugni di ferro in guanti di velluto».
E tutti i potenti hanno pugni di ferro sotto i loro eleganti vestiti di alta moda.