Greta e il “Deep State” verde
cluborlov.blogspot.com
In queste ultime settimane il fenomeno Greta Thunberg – l’attivista di 15 anni che milita per il cambiamento climatico – ha spazzato l’emisfero occidentale per culminare con il suo appassionato discorso davanti all’ONU. Il resto del mondo, compreso il paese che ha la più grande emissione di gas a effetto serra del mondo (la Cina), ha valutato che fosse indegno reagire di fronte a una ragazzina stressata e psichiatricamente anormale che sembra sia stata manipolata da loschi oligarchi che perseguono un programma globalista.
Alcuni sono arrivati a qualificare questo fenomeno come “pedofilia politica” e a chiedere che le persone che l’hanno manipolata siano incriminate. Ma l’occidente, dove attualmente c’è una grande carenza di dignità, ha visto delle grandi manifestazioni di giovani: in 156 città con 100.000 persone che hanno sfilato a Berlino, 60.000 a New York, per un totale complessivo di 4 milioni. Questi manifestanti hanno invitato ad un “Green New Deal” (Nuovo accordo verde -N.d.T.) che eliminerebbe l’uso di tutti i combustibili fossili entro il 2030. Credo che si tratti di una sorta di stupidità che cerca di imporre forzosamente delle soluzioni semplici ed irrealizzabili a problemi complessi e non risolti.
Alcuni sono arrivati a qualificare questo fenomeno come “pedofilia politica” e a chiedere che le persone che l’hanno manipolata siano incriminate. Ma l’occidente, dove attualmente c’è una grande carenza di dignità, ha visto delle grandi manifestazioni di giovani: in 156 città con 100.000 persone che hanno sfilato a Berlino, 60.000 a New York, per un totale complessivo di 4 milioni. Questi manifestanti hanno invitato ad un “Green New Deal” (Nuovo accordo verde -N.d.T.) che eliminerebbe l’uso di tutti i combustibili fossili entro il 2030. Credo che si tratti di una sorta di stupidità che cerca di imporre forzosamente delle soluzioni semplici ed irrealizzabili a problemi complessi e non risolti.
Non so se devo replicare al fenomeno Greta. Dopotutto non è che una ragazzina in una lunga serie di altri che hanno sfilato davanti ai mezzi di comunicazione nel quadro di uno stratagemma politico. C’è stata, per esempio, Severn Cullis- Suzuki, la figlia di David Suzuki che all’età di 12 anni ha parlato del pericolo dei buchi nello strato di ozono nel corso di una conferenza delle Nazioni Unite sul clima a Rio nel 1992. Da allora lo strato di ozono è rimasto più o meno lo stesso e nessuno può provare che questo abbia qualche cosa che vedere col Protocollo di Montreal (1). Severn ha continuato i suoi studi a Yale, poi ha fatto carriera nell’attivismo ambientale e nel giornalismo, e dunque tutto è bene ciò che finisce bene, nonostante i buchi nell’ozono. Può darsi che anche a Greta andrà tutto bene, a dispetto delle emissioni di anidride carbonica e del riscaldamento climatico. Dopotutto, la sua natìa Svezia è piuttosto ben isolata rispetto alle oscillazioni del clima. L’inizio della prossima Era Glaciale (che deve cominciare all’alba del prossimo millennio) la renderà invivibile per decine di migliaia di anni, ma non è motivo di grandi inquietudini dato che interesserà i pro-pro-pro-pro-nipoti di Greta.
Ma poi ho pensato che non tutto vada veramente bene per Greta, che sembrava sconvolta, per non dire colpita da una turba emotiva, nella sua concentrazione monomaniaca circa un problema che non capisce (perché nessuno lo capisce). Questo tipo di ossessione è contagioso se non è governato e potrebbe far nascere una psicosi di massa tra i giovani. Quelli di noi che hanno raggiunto un minimo di saggezza e di obiettività hanno la responsabilità di parlare ai giovani e di cercare di contrastare le influenze isteriche di quelli che vorrebbero portarli fuori strada per i loro obiettivi politici privati. Ho dunque deciso di scrivere una lettera aperta a Greta (aperta tutti i membri del Club Orlov e ovviamente a Greta, se volesse unirsi a noi).
Cara Greta, complimenti per questa traversata dell’Atlantico a vela. Ho spesso sognato di poterla fare. Ma non ho mai avuto l’opportunità di salire su uno yacht di 4.000.000 € in fibra di carbonio, né mai ho avuto i 40.000 € necessari per comprare la traversata dell’Atlantico (in barca a vela – N.d.T.) e poi i biglietti d’aereo per il mio equipaggio e per me per tornare a casa. (siete tornati in aereo non è vero?). E anche se io avessi avuto tutto ciò, mi sarei preoccupato per tutti i danni ambientali causati dall’enorme quantità di energia fossile contenuta nello scafo in fibra di carbonio, nelle vele in Kevlar e in tutta l’attrezzatura di alta tecnologia di un’imbarcazione come quella. Se lei avesse fatto il conto (lei studia matematica vero?), avrebbe constatato che avrebbe potuto ridurre di molto le emissioni di anidride carbonica ed anche altri danni ambientali se avesse preso l’aereo da Stoccolma a New York e ritorno.
Ma lasciamo da parte per un po’ l’ambiente. Lei ha fatto un viaggio eccezionale vero? Ebbene è una cosa di cui lei può veramente essere riconoscente. Ben pochi ragazzi di 15 anni hanno il diritto di mettersi in viaggio in quel modo. Lei è sulla buona strada e probabilmente farà una carriera illustre nell’attivismo ambientale come ha fatto il suo predecessore Severn Cullis-Suzuki con l’allarme sullo strato di ozono. Lei si dovrebbe divertire come non mai, ma ascoltando il suo discorso all’ONU ho avuto l’impressione che lei sia amareggiata e incollerita piuttosto che felice e spensierata. Conosco un po’ gli Asperger e il disturbo ossessivo-compulsivo.
Le persone che ne sono affette hanno tendenza ad essere serie e sincere, quindi non penso che lei facesse la commedia. Però tutte queste emozioni negative sono veramente insane, e dunque io penso che valga la pena di indagare perché lei è così tanto in collera.
Nel suo discorso all’ONU, lei ha detto “Da più di 30 anni la scienza è chiara come l’acqua di sorgente”. Suppongo che lei parlasse della scienza del clima. Ma 30 anni è veramente un periodo breve per fare una media. Ecco che cos’è il clima: una media su un lungo periodo di tempo. I più grandi cambiamenti climatici sono osservabili su intervalli di tempo molto più lunghi, un secolo e anche di più. Prevedere il clima (futuro – N.d.T.), è un po’ come fare le Previsioni del tempo, ma è molto più difficile! E come ha potuto decidere lei che la scienza sia stata “limpida” per un periodo più lungo di quello in cui lei è stata in vita? Io sono vivo da molto più tempo, e mi ricordo di un’epoca, nel corso degli ultimi 30 anni, in cui i climatologi si occupavano dell’indebolimento della Corrente del Golfo e predicevano che sarebbe cominciata un’altra era glaciale. Ma la moda scientifica è cambiata e tutti sono saltati sul treno del riscaldamento climatico.
E quando lei dice che la scienza è stata chiara come acqua di sorgente, suppongo che voglia dire che i climatologi hanno tendenza a essere d’accordo gli uni con gli altri. Ma è più un effetto sociale che scientifico. Guardi come gli scienziati che fanno delle predizioni allarmanti hanno tendenza a fare più rumore e ad attirare finanziamenti, ed è l’accesso ai finanziamenti che determina quale genere di scienza viene studiato e quale invece viene ignorato.
I climatologi che credono che sia impossibile predire il clima perché è troppo complicato non ottengono alcun finanziamento e abbandonano completamente la ricerca sul clima. Invece, quando un gruppo di Scienziati sono d’accordo gli uni con gli altri, si ha ciò che si chiama un “pensiero di gruppo”, e questo non vuol dire niente. L’unica cosa significativa in qualunque ramo della scienza, è se i risultati sperimentali sono in accordo con la teoria, e quando si tratta della teoria del clima, l’esperienza richiederà qualche migliaio di anni per avere significato.
Il termine “limpido”, implica che la scienza che accompagna le teorie del cambiamento climatico sia una materia consolidata. Ma questo è contraddetto dai fatti: tra il 1980 e 2014 sono stati pubblicati 222.060 articoli sull’argomento. Facciamo il paragone con la scienza che sta dietro agli interruttori della luce: nel corso dello stesso periodo non c’è nessun articolo scientifico pubblicato sull’argomento. Ecco a che cosa assomiglia una conoscenza consolidata: non c’è da scriverci su niente. Tutti gli scienziati, dovunque siano, diranno sempre che “è necessaria un’ulteriore ricerca” finché ci sono delle sovvenzioni da racimolare, ma se si tratta di interruttori della luce è troppo difficile metterli in discussione. La sfera di cristallo della climatologia invece sembra ancora un po’ opaca.
Nel suo discorso lei ha parlato della riduzione delle emissioni derivanti dalla combustione dei combustibili fossili come di un mezzo per ”rimanere al di sotto di 1,5 gradi celsius, e del rischio di dare origine a reazioni a catena irreversibili fuori dal controllo umano”.
Questo probabilmente è basato su qualcosa che le ha suggerito un adulto, detesto doverglielo dire,ma questo non mi sembra corretto. In primo luogo le reazioni a catena non si producono se non all’interno dei reattori nucleari e sono tutte irreversibili, mentre invece i climatologi parlano di retroazioni positive e di retroazioni negative. Il circuito di retroazione positiva fa esplodere le cose; i circuiti di retroazione negativa le impediscono.
E poi che cos’è quel numero di 1,5 gradi Celsius? È probabilmente la stima dell’aumento medio della temperatura mondiale rispetto ai livelli preindustriali. Quali erano questi livelli?Onestamente, non se ne sa nulla. Da una quarantina di anni abbiamo incominciato a ricevere dati dai satelliti che rilevano tutto il pianeta, ma prima di questa data avevamo delle osservazioni da termometri che non coprivano che certe zone, principalmente in Europa, in America del Nord e in qualche regione dell’Asia. Sulla base di informazioni così limitate, ci vorrà molto tempo per arrivare a una stima globale delle temperature preindustriali e non dovremmo neanche obbligatoriamente fidarcene. Per quelle parti del mondo circa le quali noi abbiamo dei dati che risalgono indietro nel tempo, come l’Europa del Nord, constatiamo che il XII secolo era molto più caldo di oggi, poi vi è stata una mini era glaciale, e questi due periodi erano chiaramente preindustriali. Dunque, quale di queste due temperature non si deve superare di più di 1,5 celsius, la “temperatura globale preindustriale ” che era più alta di quella attuale o quella che era più bassa? Forse dovremmo tirare a testa o croce.
Una domanda ancora più importante è la seguente: come possiamo noi sapere quale sarà l’ampiezza del riscaldamento del pianeta? Le stime (perché è questo che sono), sono basate su modelli climatici che sono essenzialmente dei giocattoli climatici costruiti in un elaboratore. Sono dei giocattoli perché per rappresentare tutti i sistemi per nei minimi dettagli ci vorrebbe un computer della grandezza di metà del nostro pianeta e ci vorrebbero secoli per avere una risposta, e dunque la soluzione è di avvicinarsi il più possibile alla realtà. Questi modelli climatici sono certamente utili per testare diverse teorie circa il funzionamento del clima, ma possiamo sostenere che possono servire come base per predire i cambiamenti climatici a lungo termine? I metereologi non possono darci delle previsioni precise con 5 giorni di anticipo e invece i climatologi pretendono di conoscere le decadi e i secoli futuri; è serio questo?
Sembra strano fare tanto affidamento sui modelli climatici, considerato che siamo scadenti per qualunque altro tipo di previsione. Tanto più che sappiamo che i climatologi truccano la realtà. Lo ammettono essi stessi. Per esempio le nuvole sono molto difficili da introdurre in un modello con precisione perché molte cose dipendono da ciò che avviene in scala microscopica. Se la sommità di una nuvola è composta da goccioline di acqua, queste agiscono come dei piccolissimi specchi e riflettono la luce del sole nello spazio, raffreddando in questo modo il pianeta, ma se si compongono di cristalli di ghiaccio, agiscono come dei minuscoli prismi che disperdono l’energia nella nuvola, riscaldando l’aria. A volte, la nuvola si scalda a sufficienza per far fondere i cristalli di ghiaccio e farli agire come dei piccolissimi specchi, il che innesca una retroazione negativa.
I climatologi cominciano appena a capire quanto tutto ciò sia complicato, e per adesso non fanno altro che liberare (dagli sterpi) dalla confusione ciò che chiamiamo “fudge factors/ fattori fuorvianti” (lett. “Fattori coprimozzo o copricerchione”). Modificano i loro modelli fino a che questi smettono di essere instabili e cominciano a prevedere ciò che essi vogliono che prevedano. Ecco un altro esempio: le correnti oceaniche sono estremamente importanti per determinare il clima. Con la loro azione redistribuiscono il calore dall’Equatore verso i Poli, mantenendo al caldo il pianeta. Ma quando si fermano, si formano intorno ai poli delle calotte glaciali e dei ghiacciai. Questi riflettono nello spazio molta luce del sole e noi viviamo allora un’era glaciale. Guardando indietro di migliaia di anni, osserviamo una tendenza a lunghi periodi glaciali e a brevi periodi interglaciali. Stiamo andando verso la fine di un periodo interglaciale. Sebbene questa non sia che un’altra teoria, ciò che sembra dare origine all’inizio delle glaciazioni è il riscaldamento climatico: il pianeta si riscalda abbastanza per far fondere rapidamente la calotta glaciale della Groenlandia e questo fa scorrere dell’acqua dolce dentro l’Atlantico del Nord, impedendo alla corrente del Golfo di inabissarsi e questo ferma tutto il tappeto mobile. Che cosa dicono i modelli climatici? Ebbene si constata che le grandi correnti come la Corrente del Golfo sono tanto importanti quanto le piccole correnti e le interazioni a piccolissima scala che determinano il rimescolamento dell’acqua salata calda e dell’ acqua dolce fredda. È troppo complicato da rappresentare con un modello (matematico N.d.T.) e si tratta dunque di un altro fattore fuorviante.
L’ultimo dei fattori fuorvianti sulla nostra lista è la luce del sole stessa. I modelli di rappresentazione del clima considerano come costante la produzione solare, anche se sappiamo che essa fluttua. Il sole sembra che abbia un suo ritmo, ma noi non ne conosciamo la causa e neanche fino a che punto ci si possa fare affidamento. Tutto ciò che sappiamo, è che non possiamo prevedere la produzione solare, ma che essa ha un impatto importante sul clima.
Neppure possiamo prevedere le eruzioni vulcaniche che possono emettere enormi quantità di gas a effetto serra, una grande eruzione può proiettare nella stratosfera abbastanza polvere da far scomparire il sole e causare delle estati che rassomigliano a inverni, con dei cattivi raccolti ed una carestia generalizzata. L’eruzione di Salamas (2) nel 1257 avrebbe dato inizio alla mini glaciazione medioevale. Ma noi non possiamo predire avvenimenti del genere, e tutti i modelli climatici dovrebbero dunque avere un’avvertenza: “a condizione che non vi siano eruzioni vulcaniche massicce”.
Perciò, dato che le nuvole, le correnti oceaniche, l’attività solare, le eruzioni vulcaniche sono troppo difficili da rappresentare con un modello, i climatologi si sono impadroniti di un elemento che possono sia misurare, sia far entrare in un modello matematico: l’anidride carbonica. Si pensa che sìa la causa del riscaldamento del pianeta, anche se ci sono due modi diversi di interpretarla. Si può pensare che l’aumento della concentrazione di anidride carbonica in atmosfera provochi il riscaldamento del pianeta imprigionando i raggi solari. Si potrebbe anche pensare che il riscaldamento del pianeta provochi un aumento delle concentrazioni di anidride carbonica in atmosfera, ed anche di altri gas in tracce che riscaldano il clima, come il metano, l’ossido nitrico ed il vapor d’acqua. Non dimentichiamo che questi gas in tracce sono molto più potenti come gas a effetto serra dell’anidride carbonica. Ma è difficile capire da dove vengono, ed è ancora più difficile capire chi ne è responsabile, mentre invece con l’anidride carbonica possiamo incolpare l’umanità che brucia
i combustibili fossili.
i combustibili fossili.
Ecco quello che sembra essere il piano: criticare la gente perché brucia i combustibili fossili e cercare di farla smettere o almeno di farla sentire colpevole al riguardo e investire molto denaro pubblico nelle tecnologie verdi come l’eolico e il solare. Ovviamente questi ultimi producono elettricità solo perché sono disponibili i carburanti liquidi a base di petrolio necessari ai trasporti ma l’elettricità che producono è intermittente ovvero poco affidabile.
Dunque se non avete che sole e vento, avrete delle interruzioni senza fine e la società smetterà di funzionare. Perché funzioni, bisogna anche conservare delle centrali a gas, tante quante che servirebbero senza vento e senza sole. Queste per la maggior parte del tempo gireranno quasi a vuoto, ma saranno sempre pronte a produrre dell’energia, quando farà notte o quando mancherà il vento.
Dunque se non avete che sole e vento, avrete delle interruzioni senza fine e la società smetterà di funzionare. Perché funzioni, bisogna anche conservare delle centrali a gas, tante quante che servirebbero senza vento e senza sole. Queste per la maggior parte del tempo gireranno quasi a vuoto, ma saranno sempre pronte a produrre dell’energia, quando farà notte o quando mancherà il vento.
Le centrali a gas possono farlo (ovvero andare a pieno regime in brevissimo tempo – N.d.T.), contrariamente alle centrali nucleari o a quelle a carbone che hanno bisogno di molto tempo per mettersi in funzione. Ma si tratta di un tipo di funzionamento con un rendimento molto basso e dunque molto costoso, tanto costoso che qualunque Nazione che andrà in questa direzione si troverà con dei costi dell’Elettricità così elevati che non potrà permettersi di fabbricare gran parte di qualunque cosa, siano pannelli solari, generatori eolici o turbine a gas. E che cosa bisogna fare per i trasporti? Tutte le navi, le locomotive e i camion di lunga percorrenza hanno bisogno di diesel, e non vi è un’altra tecnologia disponibile per sostituirli. Ma non è tutto. Tutta questa “nuova tecnologia verde “ probabilmente è solo il tentativo di dipingere una maschera allegra su una situazione triste, considerato che si stanno esaurendo i combustibili fossili. Il carbone ancora disponibile è di qualità sempre più mediocre; la produzione di petrolio convenzionale facile da reperire, ha toccato il suo picco nel 2005/2006; il gas naturale restante, che è preferito perché brucia senza inquinare e produce 3 volte di meno anidride carbonica del carbone per ogni unità di energia, si trova soprattutto in tre paesi: la Russia, l’Iran e il Qatar. La conclusione inevitabile è che ci sarà molto meno energia a disposizione, provvedimenti climatici o no.
È lì che interviene lei, Greta. Consideri che i suoi sponsor e simpatizzanti, che comprendono degli anziani uomini politici americani come Barack Obama e Al Gore, degli oligarchi come George Soros e il Clan bancario Rotschild (lo yacht che le ha fatto attraversare l’oceano in origine si chiamava “Edmond de Rotschild”), Hanno un problema. Tenuto conto dell’insieme dei loro insuccessi, hanno ben poco da offrire ai giovani. Già le due generazioni precedenti hanno visto diminuire le loro prospettive di avere una vita normale. Per esempio, molti giovani del suo paese sono stati obbligati a vivere presso i loro genitori invece di sposarsi, di trasferirsi e fondare una famiglia. La situazione non farà che peggiorare via via che la crisi energetica si svilupperà.
Dunque come spiegare ai giovani che non potranno condurre una vita normale ma che vivranno piuttosto su una branda in un alveare di coabitazione e di lavori condivisi malpagati, senza famiglia, senza figli e senza animali di compagnia? Come fare in modo che accettino questo progetto di buon grado e che non si ribellino, e che non rovescino gli oligarchi e i dirigenti che sono all’origine di questo fiasco dello sviluppo? Ebbene, Greta, e lì che lei interviene: il suo lavoro è di farli sentire sufficientemente colpevoli nei confronti dell’ambiente e del riscaldamento climatico perché sopportino questi cattivi trattamenti e non si lamentino. In effetti, se lei farà bene il suo lavoro, si sentiranno soddisfatti e virtuosi anche se la loro vita intiera sarà ridotta allo schermo luminoso dei loro ammennicoli collegati a Internet (finché la rete elettrica reggerà). La sua idea di disertare le lezioni il venerdì per l’ambiente in effetti è geniale! È molto più facile convincere la gente a smettere di fare qualcosa che non vuole fare, piuttosto che convincerla a fare qualcosa, per esempio piantare degli alberi.
Ma lei non permetta a tutto questo di intristirla. Dopo tutto, il suo lavoro consiste nel fare in modo che le persone la cui vita sarà inevitabilmente triste si sentano meglio nella loro pelle.
In apparenza, contrariamente alla maggior parte dei suoi coetanei, lei avrà un avvenire felice e prospero, pieno di avventure marinare ed apparizioni pubbliche, circondata da fanatici ammiratori. Non permetta che niente di serio faccia presa su di lei. Si goda la vita e il resto della sua gioventù e non si preoccupi troppo per la Terra, che esiste da 4,5 miliardi di anni, che sono molti di più dei suoi quindici. Sì riguardi e lasci che la Terra si prenda cura di se stessa in questo periodo interglaciale tanto dolce.
08/10/2019
Traduzione da lesakerfrancophone.fr per www.comedonchisciotte.org da GIAKKI49
Note del traduttore:
(1) Il Protocollo di Montreal è lo strumento operativo dell’UNEP, il Programma Ambientale delle Nazioni Unite, per l’attuazione della Convenzione di Vienna “a favore della protezione dell’ozono stratosferico”. Entrato in vigore nel gennaio 1989, ad oggi, è stato ratificato da 197 Paesi tra i quali l’Italia (dicembre 1988)
(2) Eruzione di Salamas Un antico manoscritto giavanese ha permesso di identificare il vulcano Samalas, in Indonesia, come responsabile di un’eruzione catastrofica verificatasi nel 1257, le cui ceneri in atmosfera hanno indotto in Europa un anno senza estate, con alluvioni e carestie, provocando decine di migliaia di morti(…) A scoprire che all’origine di quella catastrofe ci fu il vulcano Samalas, situato sull’isola di Lombok, che fa parte del complesso vulcanico del Monte Rinjani, in Indonesia, è stato un gruppo di ricercatori dell’Université Paris1, che firmano un articolo pubblicato sui “Proceedings of the National Academy of Sciences”. (da Le Scienze)
(2) Eruzione di Salamas Un antico manoscritto giavanese ha permesso di identificare il vulcano Samalas, in Indonesia, come responsabile di un’eruzione catastrofica verificatasi nel 1257, le cui ceneri in atmosfera hanno indotto in Europa un anno senza estate, con alluvioni e carestie, provocando decine di migliaia di morti(…) A scoprire che all’origine di quella catastrofe ci fu il vulcano Samalas, situato sull’isola di Lombok, che fa parte del complesso vulcanico del Monte Rinjani, in Indonesia, è stato un gruppo di ricercatori dell’Université Paris1, che firmano un articolo pubblicato sui “Proceedings of the National Academy of Sciences”. (da Le Scienze)
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