Il fenomeno Greta è facilmente inquadrabile in una linea mediatica che è la stessa delle rivoluzioni colorate di cui è l’ultimo episodio.
E probabilmente anche quello finale.
Se ha la stessa preparazione mediatica delle rivoluzioni colorate, lo stesso modus operandi fatto di accuse generiche, lo stesso fine di muovere delle masse e si identifica con un colore, allora è una rivoluzione colorata.
Il testimonial della rivoluzione, l’adolescente Greta Thunberg, è manifestamente non credibile nella sua pretesa spontaneità, ma a farlo notare si va incontro all’accusa certa di negazionismo e “hate speech”, anche se di parole ad personam non si pronunciano.
Il 18 giugno 2018 su CS in “Global warming antropico: la fine di un fenomeno mediatico e di spin?” segnalavo un articolo del Wall Street Journal in cui si dichiarava mediaticamente fallito il tentativo di porre l’emergenza climatica all’attenzione dell’opinione pubblica e dell’agenda politica, dopo circa due mesi la risposta giungeva con il lancio del personaggio Greta. Come commento nel video “chi ci vuol credere ci creda”, ma di questo si tratta, di creduloneria da una parte e di un credo dall’altra, l’ambientalismo è una fede e già si vedono numerosi i suoi fanatici.