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giovedì 17 ottobre 2019



Facciate ridenti

DI ANDREA ZHOK

Antefatto: Quando due mesi fa si discuteva di dare vita al presente governo, molti amici avevano pronosticato che sarebbe stato un vicolo cieco. Da parte mia, pur con molta diffidenza, credevo che forse fosse davvero in qualche modo ‘mutata l’aria in Europa’ e che valesse la pena di dare fiducia all’ircocervo M5S-PD.
Dopo tutto le difficoltà della Germania, il rallentamento complessivo dell’economia mondiale, la mancata ripartenza dell’inflazione, la ripresa del QE, e l’evidente sollievo dei partner europei per l’uscita di scena di Salvini potevano far sperare nella disponibilità a sostenere una volontà politica di cambiamento.
Tecnicamente, anche restando nella cornice dei trattati e degli accordi, era possibile ottenere un’apertura di credito sufficiente a proporre un intervento di svolta, un’operazione rivolta a grandi investimenti pubblici e al ripristino del potere d’acquisto della popolazione, con rivitalizzazione del mercato interno.
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Ieri sera è stata definita la manovra economica 2020. I giornali riportavano di grandi tensioni, baruffe, minacce di far saltare tutto, tali da far credere che magari si litigasse su iniziative audaci e ambiziose.
Stamattina apprendiamo l’esito della “estenuante trattativa” degli ultimi giorni.
Salvo l’operazione contabile (perché di questo si tratta) della salvaguardia dell’IVA, il resto è il nulla farcito di niente.
Qualche mancia sul cuneo fiscale e in ‘aiuti per le famiglie’, una pioggerella di microtasse ‘verdi’ e ‘salutiste’, investimenti non pervenuti.
Però c’è il “bonus facciate”.
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Intanto sono venute fuori le stime internazionali sulla crescita, che mostrano, surprise surprise, che l’Italia è all’ultimo posto in Europa, a rischio recessione.
Coerentemente con questa collocazione, diversi fogli economici internazionali tornano a sollevare dubbi circa la sostenibilità del debito pubblico. Infatti tutti (tranne chi prende la parola sulla scena pubblica italiana) sanno che il debito pubblico italiano non è in nessun modo sostenibile senza una robusta crescita.
Si tratta di una questione banale: se devi rifinanziare il capitale e gli interessi, quegli interessi li paghi o con ricavi dalla crescita o contraendo le spese. Ma se contrai le spese, erodi il tuo mercato interno (già asfittico) e con ciò la tua base fiscale futura. Ergo senza una svolta decisa in termini di crescita l’avvitamento del debito pubblico in un gorgo senza scampo è inevitabile.
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Alla luce delle esigenze del paese, quanto proposto dal governo è una spanna al di sotto della più pessimistica previsione. In presenza del famoso ‘cambiamento d’aria in Europa’ e di propositi internazionali di grandi piani di rilancio della spesa pubblica, la manovra su consumi e investimenti presenta encefalogramma piatto.
Gracidii in uno stagno autunnale, fatti passare per un grande risultato che sottoponiamo tremebondi al giudizio della Commissione Europea.
E in questo contesto il Ministro dell’Economia Roberto Gualtieri dichiara le propria soddisfazione, assicurandoci che “le coperture sono solide, i numeri particolarmente robusti”, e il premier Conte riesce a dire che “la manovra è espansiva.”
Qui del bonus facciate se ne sono già giovati per dipingere un palazzo di cartapesta, davanti a un monolocale sfitto.
A questo punto mi spiace molto dover ammettere che lo scetticismo degli amici di due mesi fa era fondato.
La ‘visione politica’ che promana dal presente esecutivo è: “Galleggiare a vista, tenendo duro 27 del mese dopo 27 del mese.”
Si tratta insomma di un Dead Government Walking, un governo che percorre, strascicando i piedi, il corridoio che lo porta ad un’ingloriosa fine.
E la luce che vediamo in fondo al tunnel è il treno che porta al governo Salvini e Meloni (la Flat Tax in romanesco).

Andrea Zhok
Fonte: www.facebook.com
Link: https://www.facebook.com/andrea.zhok.5/posts/1339651562882906
16.10.2019

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