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giovedì 31 ottobre 2019

Bill Gates e il mito INTERESSATO della sovrappopolazione

Chi ha limitato le nascite, preghi il Signore che, il giorno in cui ne avrà bisogno, incontri sulla sua strada i figli di chi NON lo ha fatto”
(Ettore Gotti Tedeschi)
Bill Gates and the Myth of Overpopulation
(Jacob Levich, 26 aprile 2019; trad. it. Gog&Magog)
L’ideologia del controllo delle nascite comprende due correnti molto diverse. Mentre le femministe in generale hanno sostenuto la contraccezione e l’aborto come mezzo per migliorare la salute e la libertà delle donne, le élite capitaliste hanno cercato di sfruttare il controllo delle nascite per disciplinare i trend demografici, specialmente nel sud del mondo. Le femministe marxiste hanno avvertito sin dagli anni ’60- ’70 che “l’ingresso di figure professionalmente pagate aveva radicalmente cambiato le finalità del movimento per il controllo delle nascite: una campagna per aumentare l’area di autodeterminazione delle donne e di tutti i lavoratori era stata trasformata in una campagna infusa di valori elitari e gestita in modo elitario. Questi “professionisti” erano principalmente di due gruppi: medici ed eugenisti” (Gordon 1977:10).
Questa trasformazione è stata sponsorizzata con entusiasmo da fondazioni e governi occidentali. La Rockefeller Foundation ha investito nella ricerca sull’eugenetica a partire dai primi anni ’20 e ha contribuito a fondare il programma tedesco di eugenetica alla base delle teorie razziali naziste (Black 2003).
Dopo un breve periodo durante il quale il senso di orrore diffuso nei confronti delle atrocità naziste aveva costretto sottotraccia la teoria eugenetica  —  se ne doleva il giurista Richard Posner: Hitler aveva dato all’eugenetica “una  cattiva fama” (Posner 1992: 430)  —  un certo numero di potenti, in particolare John D. Rockefeller III, divenne ossessionato dalla “fertilità differenziale”. Prendendo atto dell’aumento del tasso di natalità nei Paesi poveri, alcuni immaginavano un futuro dominato da masse affamate e indisciplinate, persone che avrebbero inevitabilmente chiesto cibo e giustizia, facendo valere la loro volontà attraverso il crudo peso dei numeri.
Rockefeller organizzò il Population Council nel 1953, prevedendo una “crisi malthusiana” nei Paesi in via di sviluppo e finanziando estensivi esperimenti di controllo della popolazione. Questi interventi erano bene accolti dai governi Usa, poiché, si riteneva, “i problemi demografici dei paesi in via di sviluppo, specialmente in aree di cultura non occidentale, rendono queste nazioni più vulnerabili alla propaganda filo-comunismo” (Critchlow 1995: 85).
In India, tradizionalmente un laboratorio prediletto della sperimentazione demografica occidentale, la Ford Foundation ha lavorato con USAID [l’agenzia collegata al Dipartimento di Stato USA, ndr] per stabilire un legame necessario fra la fornitura di aiuti e gli “obiettivi di accettazione contraccettivi”, cioè quote numeriche. Il denaro della Ford Foundation, appaiato alle pressioni del Population Council e dell’USAID, portò ad un periodo in cui vi fu una aggressione sfrenata nell’ambito della cosiddetta “pianificazione familiare” sponsorizzata dal governo, e incentivò una brutale campagna di sterilizzazione che costrinse a vasectomizzare 6,2 milioni di uomini, con almeno 1.774 morti durante gli anni ’70 (Biswas 2014). In seguito, l’India ha reindirizzato i suoi sforzi verso le donne, utilizzando un approccio “mirato” che ha portato ad altre migliaia di morti e innumerevoli procedure coercitive, spesso condotte in campi progettati per sterilizzazioni di massa. Il diffuso disgusto per queste politiche ha ispirato la Conferenza internazionale sulla popolazione e lo sviluppo (ICPD) del 1994 al Cairo, che ha pubblicato un programma d’azione diventato noto come il Cairo Consensus.
L’ICPD condannò la coercizione e ripudiò le quote di sterilizzazione; tuttavia, gran parte del Programma ICPD rifletteva i valori e gli imperativi del capitalismo di mercato, enfatizzando soprattutto i “diritti individuali” che avrebbero permesso “scelte individuali e decisioni responsabili”. Allo stesso tempo, le critiche dell’ICPD nei confronti delle istituzioni di carattere statale si sono convenientemente intrecciate con una parte fondamentale della rinnovata agenda imperialista: la proliferazione degli interventi degli attori non governativi occidentali, se non proprio delle aziende private. L’Ufficio sulla Popolazione ha dichiarato con soddisfazione che “le ONG, i leader religiosi e comunitari e il settore privato (quella che l’ONU chiama ‘società civile’) sono ora partner attivi con i governi nelle decisioni sulle nuove politiche e programmi” (Population Reference Bureau 2004).
La Conferenza del Cairo ha così posto le basi per il London Family Planning Summit 2012, durante il quale i rappresentanti di oltre 70 governi, ONG e aziende private hanno annunciato i loro impegni finanziari per un programma di controllo della popolazione straordinariamente ambizioso. A differenza dell’ICPD, che aveva fatto qualche passo verso l’inclusione delle femministe del Sud globale, questo summit è stato esclusivamente interno alla classe dirigente, essendo organizzato e orchestrato dalla Fondazione di Bill e Melinda Gates (BMGF). Melinda Gates, che si è esposta come la testimonial più in vista per l’accesso alla contraccezione, ha rivelato che la BMGF intende donare 1 miliardo di dollari per fornire il controllo delle nascite a 120 milioni di donne e prevenire 110 milioni di gravidanze indesiderate entro il 2020 (Goldberg 2012); altri 3,6 miliardi di dollari sono stati promessi da organizzazioni che vanno da Planned Parenthood alle fondazioni di Michael Bloomberg e la Hewlett-Packard. Con un brillante colpo di mano, BMGF ha messo la contraccezione in cima all’agenda globale della sanità pubblica.
L’urgenza (presunta) caratterizzante il progetto è, a dir poco, sconcertante. In realtà, infatti, il tasso di crescita della popolazione mondiale è in forte declino da oltre quattro decenni. Dal picco del 2,1% del 1971, il tasso è sceso all’1,17%, il più basso dal dopoguerra, nell’anno del Summit di Londra (Banca Mondiale 2017).
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