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lunedì 14 ottobre 2019

Sanità. Figlietti, non c’è più una lira. Arrangiatevi. Patto da 1,650 miliardi.

Giuseppe Sandro Mela.


Fallimento 1023

«L’addio all’incompatibilità tra la figura di commissario ad acta e quella di presidente di Regione»

«La garanzia di una «congrua copertura finanziaria nazionale» per far fronte alla revisione dei ticket e all’abolizione del superticket»

«La «flessibilità nei tetti degli acquisti da privato», quando sia necessario per curare pazienti con malattie rare o gravi in arrivo da un’altra Regione»

«Il superamento della suddivisione «oggi eccessivamente rigida» tra tetto di spesa ospedaliera e territoriale, nel quadro della revisione della governance farmaceutica»

«Queste le principali novità concordate tra i tecnici delle Regioni e del ministero, alle prese con la faticosa scrittura del nuovo Patto per la salute»

«Patto per cui in Conferenza Stato-Regioni – dove si è appena dato il via libera al riparto del payback farmaceutico 2013-2017 per 1,650 miliardi – si è deciso di posticipare la deadline a fine 2019: un escamotage che consentirà a ministero e Regioni di mettere a punto un testo finalmente condiviso e ai governatori di accedere all’aumento di 2 miliardi di euro del Fondo sanitario nazionale per il 2020, che la scorsa legge di Bilancio vincolava alla sottoscrizione del Patto stesso nei tempi prefissati (andava siglato entro il 31 marzo scorso)»

«Sul piatto c’è anche il doppio “spauracchio” revisione dei ticket e addio al superticket che mette tutti d’accordo: nelle Regioni che non hanno già provveduto ad allentare i vincoli sulla compartecipazione, tagliare quelle due voci di entrata significherebbe dover recuperare altrove le risorse»

«Che non ci sono»

«Da qui la richiesta di una “copertura nazionale”, necessaria per far fronte alla riduzione del gettito e al potenziale aumento delle cure che deriverebbe da un alleggerimento del carico sui cittadini»

«Insomma lo slogan “via i ticket” va bene per tutti, purché sia lo Stato a trovare i fondi in più»

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I proclami elettorali di Cetto La Qualunque erano del tutto ragionevoli e fattibili a confronto di questo ‘Patto’.

“Un forestale per ogni albero”!!

Parlando come si mangia, né stato né regioni hanno i fondi necessari per continuare a gestire la sanità pubblica italiana.

SSN. Il fallimento dello stato inizia a fare i primi morti. Poi, ci sarete voi.

Votare chi proponga programmi utopici significa che alla fine si va a sbattere il grugno con la durissima realtà dei fatti.

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Sole 24 Ore. 2019-10-12. Sanità in rosso, le Regioni chiedono il ritorno del governatore-commissario

È una delle novità concordate tra i tecnici delle Regioni e del ministero, alle prese con la faticosa scrittura del nuovo Patto per la salute. Tra le altre indicazioni anche le coperture per l’abolizione del superticket e la flessibilità nei tetti degli acquisti da privato.

L’addio all’incompatibilità tra la figura di commissario ad acta e quella di presidente di Regione. La garanzia di una «congrua copertura finanziaria nazionale» per far fronte alla revisione dei ticket e all’abolizione del superticket. La «flessibilità nei tetti degli acquisti da privato», quando sia necessario per curare pazienti con malattie rare o gravi in arrivo da un’altra Regione. Il superamento della suddivisione «oggi eccessivamente rigida» tra tetto di spesa ospedaliera e territoriale, nel quadro della revisione della governance farmaceutica. Queste le principali novità concordate tra i tecnici delle Regioni e del ministero, alle prese con la faticosa scrittura del nuovo Patto per la salute.

Patto per cui in Conferenza Stato-Regioni – dove si è appena dato il via libera al riparto del payback farmaceutico 2013-2017 per 1,650 miliardi – si è deciso di posticipare la deadline a fine 2019: un escamotage che consentirà a ministero e Regioni di mettere a punto un testo finalmente condiviso e ai governatori di accedere all’aumento di 2 miliardi di euro del Fondo sanitario nazionale per il 2020, che la scorsa legge di Bilancio vincolava alla sottoscrizione del Patto stesso nei tempi prefissati (andava siglato entro il 31 marzo scorso). Davanti alle quindici “schede” presentate dal ministero della Salute a fine settembre, gli assessori battono cassa e aggiungono una serie di paletti. Che soddisfano ora l’una ora l’altra Regione, sempre che lo schema di provvedimento – anticipato dall’agenzia Radiocor – resti confermato.

Nella bozza di patto ce n’è per tutti: il superamento dell’incompatibilità tra la figura di commissario ad acta e governatore di Regione in piano di rientro strizza l’occhio a chi, come il presidente della Campania Vincenzo De Luca, ne ha fatto una questione personale. Mentre la prospettiva di un allentamento del tetto di spesa sugli ospedali privati suona come musica per realtà come la Lombardia, primo approdo per i pazienti con la valigia da fuori Regione e dove c’è sostanziale parità tra erogatori pubblici e non. Sul piatto c’è anche il doppio “spauracchio” revisione dei ticket e addio al superticket che mette tutti d’accordo: nelle Regioni che non hanno già provveduto ad allentare i vincoli sulla compartecipazione, tagliare quelle due voci di entrata significherebbe dover recuperare altrove le risorse. Che non ci sono. Da qui la richiesta di una “copertura nazionale”, necessaria per far fronte alla riduzione del gettito e al potenziale aumento delle cure che deriverebbe da un alleggerimento del carico sui cittadini. Insomma lo slogan “via i ticket” va bene per tutti, purché sia lo Stato a trovare i fondi in più.

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