ALTRO CHE “ANALYTICA” – CHI MANIPOLA DAVVERO IL VOTO USA.
Mentre i media montano (con qualche fatica) la panna della Cambridge Analytica, allo scopo di dimostrare che i milioni che hanno votato Trump, o Brexit o Salvini l’hanno fatto perché i loro cervelli sono stati manipolati da “oscure tecniche psicometriche”, la cosa più ridicola è che si tratti di un caso unico di alterazione della democrazia attraverso tecniche di persuasione occulta di tipo pubblicitario.
Niente di più ingenuo. Cambridge Analytica scompare davanti alla prima e immensa ditta che notoriamente pratica la manipolazione psichica degli elettorati in Usa: la “i360 Themis”.
Se cercate questo nome, scoprire facilmente che la i360, sul suo sito, dichiara di essere una ditta di “analisi dei dati che mantiene un database di oltre 230 milioni di americani dall’età di 18 anni in su, fra cui i 190 milioni che sono registrati per il voto”; dati personali ricavati da “molteplici compilatori di dati riguardanti i consumatori”.
Devono essere davvero multipli, se la strana ditta ha 230 milioni di profili di cittadini-consumatori americani. Essa è la fusione di due entità: la i360, azienda fondata da Michael Palmer, il tecnologo-capo della campagna presidenziale 2008 di John McCain, fusasi poi con la Themis, fondazione senza scopo di lucro appartenente ai fratelli Koch. Padroni di un colossale conglomerato “solido” (petrolchimica, fertilizzanti eccetera) i due fratelli Charles e David Koch sono ideologicamente “di destra” ma “libertari”, ossia hanno sostenuto tutte le cause della “sinistra dei costumi”, aborto libero, droga legale, diritti LGBT, immigrazione senza limiti – posizione quest’ultima che li ha resi nemici ferocissimi di Donald Trump. I Koch hanno finanziato invece le campagne elettorali di gente come Ted Cruz, Mike Pence e Mike Pompeo (ora passato dalla Cia agli Esteri), gli avversari di Trump interni al Partito Repubblicano.
Come opera la i360? Tracciando “dinamicamente” i 230 milioni di adulti americani in base a “1800 comportamenti” che li identifica nelle loro abitudini e idee con una precisione fulminante. Come spiega Mark Swedlung, uno dei maggiori tecnici del marketing diretto, “essi sanno quando è l’ultima volta che hai scaricato un pornovideo e se hai ordinato cibo cinese prima di votare. Il che è inquietante”.
E’ il meno che si possa dire. I dati sulla vostra privata persona e le vostre preferenze e idiosincrasie che voi stessi esibite, o ingenui narcisi, sui vostri profili Facebook, sono ben poca cosa per questi mostri: essi conoscono per quali acquisti avete usato le vostre carte di credito, a quale tv cavo siete abbonati, quale specifica pornografia preferite, quali informazioni cercate, o quale fede avete o quali dolcetti sgranocchiate davanti alla tv.
E non si creda che la i360 sia la sola a fare questo. Il suo primo concorrente che fa lo stesso, si chiama Data Trust: e a gestire quest’altro mostro troviamo Karl Rove, il mago della propaganda politica e persuasione occulta al servizio dei Bush, o meglio, il creatore di Bush jr. presidente – quello sotto cui doveva accadere l’11 Settembre. In pratica, si può dire che Bush jr. sia stato una sua creatura. Infatti Rove fu prima “senior advisor” e poi vice-capo dello staff alla Casa Bianca, di fatto lo stregone-illusionista di quella presidenza che ha lanciato la “lunga guerra al terrorismo”.
Rove è noto per aver detto allo scrittore Ron Suskind, dopo l’11 Settembre: “Adesso siamo un impero, e quando agiamo, noi creiamo la nostra realtà. E mentre voi studiare questa realtà, con molto giudizio come fate sempre voi realisti, noi agiamo ancora, creando altre realtà, e anche quelle potrete studiare – noi siamo gli attori della storia….e a voi, voi tutti, non resta che studiare quello che noi facciamo”.
E adesso il mago Rove (che preferì lasciare la Casa Bianca piuttosto che farsi interrogare dal Senato su una certa questione) è a capo di Data Trust, mostro della raccolta e profilazione dei consumatori ed elettori. E anche il Data Trust ha il suo miliardario di riferimento. Nel caso, è Paul Singer, ebreo, detto the Vulture , perché ha fondato e dirige il massimo hedge fund speculativo Elliott Management Corporation (EMC), fondo-avvoltoio per eccellenza, specializzato nell’acquistare per un boccone di pane i debiti di paesi ed imprese fallite, e strizzarne gli ultimi profitti per sé da questi miserabili falliti. Insomma è l’Usuraio nella sua forma più pura. Ovviamente è filantropo- fa ampie donazioni alle cause di Israele, specie quelle estreme – e finanzia anche lui la lotta per i diritti LGBT.
Questi due mostri non hanno bisogno di rubare i milioni di profili Facebook, come si dice abbia fatto Computer Analytica con una app che fingeva di essere (o era) un test psicologico. Basta aver risposto ad un qualunque questionario online, e ti hanno in pugno. Legalmente. Una serie di algoritmi che operano infaticabili controlli incrociati forniscono ai partiti politici Usa quel che serve loro. E cosa serve loro?
Per esempio, contestare i diritti di voto di elettori neri o ispanici selezionandoli in base ai cognomi. Questo mister Iwobi, questo senor Garcia non sono americani! Dato il caos delle identità in molte circoscrizioni elettorali USA, dove talora non si richiede nemmeno di mostrare un documento d’identità, alle macchine dei partiti è facile ricorrere con successo presso i comitati elettorali per far cancellare questi “stranieri”, impedirne la registrazione.
Lo si sa perché s’è scoperto che Kris Kobach, segretario di Stato dello Stato del Kansas e trumpiano, usando un algoritmo elaborato dal suo tecnico Jessie Richman, ha fatto cancellare dalle liste un certo “Carlos Murguja” come probabile straniero senza diritto di voto. Il guaio è che Carlos Murguja è risultato essere un giudice distrettuale, per giunta nato in Kansas nel 1957. E’ seguita causa, e scandalo.
Ma secondo il giornalista investigativo Greg Palast, questo algoritmo “crosscheck” ha consentito al partito repubblicano di bloccare la registrazione al voto ad un nuovo votante (ossia giovane) su sette nello stato del Kansas. Se Kobach vince la causa, il metodo sarà certo adottato anche dagli altri stati dove domina il partito conservatore. Non abbiamo dubbi che il partito democratico non abbia i suoi algoritmi.
Come si vede, questi fanno – e da decenni – ben altro che tempestare gli elettori con sottili messaggi mirati ad personam per sedurli a votare come desiderano, ciò che viene addebitato a Cambridge Analytica; questi ripuliscono direttamente le liste elettorali di votanti potenzialmente ostili, purgandole a titolo preventivo di neri, sudamericani, giovani.
Ciò fa emergere un dubbio: che uno degli scopi della montatura a freddo dello scandalo di Cambridge Analytica sia anche di far abbassare la cresta a Marc Zuckerberg – è noto che il ragazzino stava coltivando l’ambizione di correre per la Casa Bianca nel 2020 – e attraverso la sua rovina economica a quei rampanti, tipo Elon Musk, Jeff Bezos – e le centinaia di arrivisti in carriera che scalpitano alle loro spalle, trentenni spesso gay come Chris Hughes (co-fondatore di Facebook) e suo “marito” Sean Eldredge, desiderosi di salire anche loro sull’ascensore dei miliardari alla Steve Jobs e Bill Gates, i loro modelli in rapacità.
Bezos, Zuckerberg, Musk hanno creato imperi di bolle di sapone, leggerissime strutture basate su algoritmi e “idee”; Wall Street li ha resi miliardari dando a quelle bolle valori astronomici; ora Wall Street li ha avvertiti che sono in mano sua. State in riga, bambini che avete ancora la bocca sporca di latte. In un certo senso, può essere l’avvertimento che la generazione dei Fratelli Koch e i Paul Singer il Vulture (ultrasettantenni) rivolge a questi ragazzini da 100 miliardi di dollari.
Quanto siano ancora ingenui, lo dimostra Chris Wylie, il finocchietto dai capelli rosa che ha spifferato al Guardian le malefatte che Cambridge Analytica ha commesso per far vincere Trump e il Brexit.
“Se vuoi cambiare il modo in cui una persona vota”, dice alla giornalista, “devi cambiare la cultura dentro cui questa persona vive – e per cambiare la cultura, devi sfasciare quella esistente, impadronirti dei pezzi e riplasmarli nella forma che vuoi che la cultura abbia”.
O che scoperta, possono deridere Singer the Vulture e i Koch Brothers: ma questo è quello che facciamo da sempre! Dai pellerossa al Giappone e Montecassino, dall’arte informale creata dalla Cia contro il “realismo” socialista
fino al mondo dei sogni in scatola che Hollywood fornisce al mondo con le sue epiche false, dalla TV allo LSD rock-pop, giù fino allo scrigno di storia chiamato Siria bombardata, noi non facciamo altro che sfasciare antiche culture – non metaforicamente, anche a forza di bombe – per riplasmarle e omologarle alla nostra, e ai nostri”valori” dell’eterno presente, dell’individualismo pseudo-eroico, del successo misurato in miliari di dollari, dei mercati. Ne avete di cose da imparare, voi ragazzini
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