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giovedì 15 marzo 2018

La tecnologia ci “diminuisce”?

di Otto Lanzavecchia

Come la tecnologia ci influenza, secondo Jonathan Safran Foer e Marshall McLuhan.

“Vi siete mai sorpresi a sospendere la chiamata con un vostro caro, per accettarne una da un numero sconosciuto? Avete mai confuso solitudine e isolamento? […] Volete accettare quella chiamata, volete avere una email a cui poter rispondere, volete – o addirittura desiderate – il suono di un messaggio insignificante?”Così lo scrittore Jonathan Safran Foer, ci invita a riflettere sul nostro rapporto con la tecnologia.
Non è una novità che il piccolo schermo degli smartphone sia una parte ormai insostituibile delle nostre vite. Come non è strano che, all’alba della diffusione di nuove tecnologie, vi sia una resistenza collettiva, frutto della paura dell’ignoto. È successo con la tivù, con i videogiochi, con i social, e a distanza di qualche anno pare che la nevrosi si sia estinta. Negli Stati Uniti, la culla di questa tecnologia, l’82 per cento delle persone ha uno smartphone, e le stime globali puntano al 44%. L’aspetto davvero preoccupante, però, è l’analisi sul lungo termine: in che modo siamo cambiati? Il cambiamento ci ha peggiorati?
Libri e varie...
NUOVI ADOLESCENTI, NUOVI DISAGI
Dai social network ai videogames, allo shopping compulsivo: quando l'abitudine diventa dipendenza
di Rosanna Schiralli, Ulisse Mariani

Cosa sta succedendo ai figli del terzo millennio? Un'enorme quantità di dati indica la diffusione sempre maggiore di stili di vita segnati da dipendenze e comportamenti patologici: assunzione di droghe e alcol, bulimia e anoressia. Ma anche dipendenze nuove: abuso di Internet, videogiochi e social network, amore per l'azzardo, shopping compulsivo, atteggiamenti di "love addiction" sempre più precoci. Fenomeni spesso sottovalutati dai genitori ma in realtà tanto diffusi quanto pericolosi per lo sviluppo di una personalità equilibrata.
Come intervenire? Mariani e Schiralli, ricorrendo alle più recenti scoperte delle neuroscienze e alla loro lunga esperienza di psicologi, guidano i genitori a riconoscere i segni del pericolo e ad affrontare le situazioni di disagio dei propri figli grazie al recupero di quelle "sostanze stupefacenti naturali" che ognuno di noi possiede: le emozioni, uniche armi in grado di contrastare tutte le dipendenze patologiche. Vecchie, nuove e nuovissime....
GENITORI AL CONTRARIO
Guarda attraverso gli occhi dei tuoi figli ed esprimi il meglio di te come genitore
di Daniela Barra, Federico Parena

Genitori al contrario non è un libro sull'educazione dei bambini. Questo libro focalizza l'attenzione su di te, è un libretto di istruzioni per conoscere meglio te stesso e poi agire di conseguenza, con tutti i tuoi pregi e tutti quelli che al momento sembrano dei difetti, ma che in realtà sono punti di appoggio dai quali partire per migliorare.
I "Genitori al contrario" sono persone amorevoli e curiose, sempre alla ricerca del perché delle cose, che si impegnano a vedere la vita nel suo insieme e da diversi punti di vista. Persone che vogliono vedere oltre il comune modo di pensare della società in cui vivono.
I nostri figli sono specchi limpidi attraverso i quali si riflettono le parti nascoste e inespresse di noi.
Il cambiamento può partire da te adesso.
Grazie all'osservazione dei tuoi figli, che ti fanno da specchio e che riflettono parti di te che ancora non conosci, potrai esprimerti al meglio come genitore e nella vita.
Attraverso la lettura del libro scoprirai l'importanza per te di:
- guardare attraverso gli occhi dei tuoi figli per conoscere te stesso più profondamente;
- mettere in contatto il cuore con la mente ed avere un rapporto amorevole con i tuoi figli;
- osservarti e portare l'attenzione verso i tuoi comportamenti quotidiani;
- superare le tue credenze limitanti e guardare verso il futuro che hai sempre desiderato.

All'interno troverai gli strumenti e le strategie per ottenere tutto questo.
"I geni dei vostri figli riflettono soltanto il loro potenziale, non il loro destino. Sta a voi creare un ambiente che consenta di svilupparsi fino al massimo del loro potenziale"
Dr. Bruce Lipton Phd...
TROPPO CONNESSI?
Cellulari, smartphone, WiFi, dispositivi elettrici
di Martin Blank

Le verità scientifiche sui pericoli delle radiazioni elettromagnetiche per la nostra salute.
Cellulari e smartphone sono diventati dispositivi onnipresenti nella vita del ventunesimo secolo – fusi con le nostre orecchie e incollati alle nostre tasche. Sarà poi vero che questi strumenti tecnologici causano il cancro?
Nel 2011 l'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha sconvolto la comunità internazionale confermando che le radiazioni emesse dai telefoni cellulari possono essere cancerogene per l'uomo.
Questo libro, con uno stile scientifico ma divulgativo, ci aiuta a comprendere gli effetti sulla nostra salute delle radiazioni elettromagnetiche. Esse non provengono solo dai telefoni cellulari, ma anche da molti altri dispositivi che utilizziamo nelle nostre case e in ufficio ogni giorno: wifi, computer, asciugacapelli e forni a microonde. Ogni volta che attacchiamo una spina alla presa ci esponiamo, dunque, a radiazioni elettromagnetiche. È ormai generalmente accettato che venga posto un limite all'esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici, ma le aziende produttrici esercitano grandi pressioni.
Martin Blank, professore universitario ed esperto del settore, ci indica le giuste precauzioni da adottare e ci illustra ciò che possiamo fare nel nostro quotidiano per ridurre l'esposizione.
Questo libro provvidenziale ci fornisce le informazioni necessarie per proteggere noi e le nostre famiglie e per fare in modo che il mondo sia in futuro un luogo più sicuro.
Con un capitolo speciale dedicato ai bambini perché sono quelli sottoposti a rischio maggiore....
NARCISISMO E SPIRITUALITà
di Laura Boggio Gilot

Poche persone raggiungono la piena espressione di sé stessi, che qualifica l'autorealizzazione. I più stazionano nel limbo dell'identità separata dal tutto e identificata con l'io storico, adattata ai suoi condizionamenti e alla sua lotta per i problemi dell'esistenza.
Anche in assenza di sintomi, molti vivono, spesso inconsapevolmente, in una condizione di profondo disagio, in cui si realizza solo una parte delle proprie possibilità di intelligenza, creatività, maturità ed energia.
Una condizione che costringe in uno spazio ristretto della propria totalità, e che è da tempo nota come "psicopatologia della normalità".
Il narcisismo è una patologia emblematica dei tempi moderni, specchio delle aberrazioni della cultura materialistica. È dunque sembrato opportuno dedicare a questo tema il presente volume, con una riedizione degli atti di una giornata di studio dell'Aipt, a suo tempo svoltasi a Roma sotto il titolo di "Narcisismo e Spiritualità".
L'Aipt è stata fondata da Laura Boggio Gilot con l'ispirazione e il sostegno di Raphael, il Maestro della Filosofia Perenne alla cui opera si devono, tra l'altro, le edizioni dei testi sapienziali della collana editoriale Àsram Vidyà. L' Aipt deve il suo funzionamento all'attività di un gruppo del Servizio, che opera senza compenso aderendo a discipline meditative.
Questo modo di essere e fare intende testimoniare una spiritualità impegnata a livello sociale nella diffusione di un modello terapeutico teso a sviluppare persone sagge e mature, nella convinzione che operare in questa direzione per sé e per gli altri sia oggi un imperativo urgente per l'umanità e un significativo contributo da offrire all'esistenza....
IL NARCISISMO
L'identità rinnegata
di Alexander Lowen

Il narcisismo è da alcuni anni uno dei temi privilegiati delle discipline psicologiche. Inoltre, il "narcisismo" è diventato una delle parole chiave in vari tentativi di comprendere non solo la psicologia individuale, ma anche la cultura delle società in cui viviamo.
Con questa ricerca Alexander Lowen, lo psicoanalista che ha proseguito con più precisione e autorevolezza il cammino aperto da Wilhelm Reich, da un contributo originale e illuminante alla comprensione di quello che sta diventando, a giudizio di molti, il male più diffuso e allarmante dell'uomo contemporaneo.
Attraverso una serie di "storie di casi", di esempi che permettono una comprensione agevole anche al non specialista, l'autore mette a fuoco la figura del narcisista e mostra come le terapie bioenergetiche si applichino con efficacia ai disturbi narcisistici. Vittima e al tempo stesso capace di infliggere terribili sofferenze, il narcisista è, nell'analisi di Lowen, innanzitutto caratterizzato da un'ostinata negazione dei sentimenti che lo condanna a desolanti rapporti manipolatori e inautentici.
Di particolare interesse è l'attenta ricognizione di quel "linguaggio del corpo" che nel narcisista anticipa e trascende l'espressione verbale....
TECNICHE DI RESISTENZA INTERIORE
Come sopravvivere alla crisi della nostra società
di Pietro Trabucchi

In questo libro agile e intelligente, che è an­che un interessante excursus sulle princi­pali conquiste cognitive dell'essere umano nell'arco della sua straordinaria evoluzione - e solo all'apparenza un manuale self-help - l'autore ci insegna a decifrare i segnali più chiari e allarmanti della nostra attuale "de­cadenza" ma anche le tecniche per recupe­rare e allenare quello straordinario patrimo­nio di risorse psicologiche che chiamiamo "resilienza".
 Prima ancora che economica, la crisi da cui tutti ci sentiamo attraversati si sta rivelando, essenzialmente, interiore. Nella nostra so­cietà, caratterizzata dal venir meno dei tradi­zionali vincoli di fiducia e di responsabilità, assistiamo infatti a un progressivo indebo­limento delle forze mentali e motivazionali degli individui.
 Se, come sembra, il dominio incontrastato della tecnologia ha tracciato l'unico orizzonte possibile di futuro, non vale più nemmeno la pena chiedersi se Inter­net ci renda stupidi o intelligenti. La rispo­sta c'è già: essere sempre connessi con un al­trove, "condividere" ogni esperienza per la paura di non percepirla come davvero reale, ci sta trasformando in persone disattente, di­stratte, dissociate.
 Se non utilizzate in maniera consapevole, le tecnologie digitali - computer, social network, smartphone - riducono la capacità di rimane­re concentrati anche per pochi istanti su di un obiettivo, minano le nostre fondamenta cor­poree e percettive.
 Sono tanti i fattori educa­tivi e culturali legati allo stile di vita che de­terminano un simile scenario: crediamo che ogni minima difficoltà possa essere affron­tata e superata per mezzo di pillole o aiuti esterni; ci sentiamo demotivati quando la no­stra volontà individuale è ostacolata perché in antitesi con la propensione al consumo; miti come "il talento" o le "capacità innate" - sup­portati dal ricorso a una genetica non di rado fraintesa - erodono la fiducia nelle capacità personali del soggetto di raggiungere il suc­cesso grazie alla fatica e all'impegno.
 Ma non tutto è perduto. Attingendo alla sua esperienza di preparatore mentale di cam­pioni, come a quella di docente universitario e ricercatore, Trabucchi sostiene che possiamo ancora farcela, se non staremo fermi ad aspet­tare che siano le riforme politiche o ammini­strative a salvarci, se ciascuno di noi comin­cerà a lavorare per primo sulle proprie risorse interiori....
Safran Foer riflette sugli studi psicologici che evidenziano il tempo necessario perchè il cervello processi la dimensione psicologica e morale di una data situazione; a differenza di un dolore fisico, a cui rispondiamo praticamente all’istante, ci mettiamo un bel po’ per afferrare che cosa succede a livello morale. Conseguenza: tanto più diventiamo distratti, preferendo la velocità a spese della profondità, tanto meno possiamo interessarci a qualcosa, e tanto meno diventiamo capaci di farlo.
Che significa? A livello pratico, quando un testo si riduce a qualche riga e quache emoticon su uno schermo, stiamo gradualmente perdendo la possibilità di affrontare la profondità di una questione, le implicazioni che questa può comportare, il cuore di un problema. Il tempo e la concentrazione che dedichiamo al testo si riducono a dismisura.
La messaggistica istantanea ha portato una facilità di comunicazione senza precedenti nella storia, ma il rovescio della medaglia è la densità, la qualità del messaggio comunicato. In un mondo interconnesso, sempre più rapido, la comunicazione si riduce a schegge di informazione, e queste non ci danno nemmeno la possibilità di fermarci a riflettere sul contenuto, a sua volta scarnificato. Alla lunga, la capacità di analisi – quella vera, che deriva da un confronto lungo e indisturbato con un testo complesso – viene meno.
Marshall McLuhan, studioso di comunicazione e filosofo, analizzò negli anni Sessanta un fenomeno comparabile, ossia l’avvento della televisione di massa. Formulò il celebre aforisma “the medium is the message“, traducibile con “il mezzo di comunicazione è esso stesso il messaggio”. Nella fattispecie, McLuhan credeva che il formato del mezzo di comunicazione in questione influenzasse la società molto più che i contenuti proposti, perchè da esso dipende la modalità di fruizione di detto contenuto. Un passaggio di un libro, per esempio, può essere riletto a piacere; uno spezzone di un film o una notizia di un telegiornale scivolano via,non lasciano il tempo per indugiare e dissezionare, e se ci si volesse concentrare su una parte individuale si dovrebbe riguardare il tutto dall’inizio.
La televisione, insomma, abituava a una comunicazione diversa, un flusso di informazioni su cui il fruitore non poteva esercitare reale controllo e continuamente disturbato da interferenze (l’esempio per eccellenza è la pubblicità). Allo stesso modo, un messaggio istantaneo ci priva della possibilità di entrare nel merito di una questione proprio in virtù della sua forma: superficiale, immediata, parcellizzata. Carente.
Lo smartphone, più che un mezzo di comunicazione, è diventato un’esperienza. Ne ammiriamo l’estetica, lo accendiamo anche senza uno scopo preciso, ci cazzeggiamo quando siamo annoiati, reagiamo immediatamente a una notifica, a prescindere da cosa ci rappresenta. Quante volte abbiamo interrotto il lavoro, lo studio, o la lettura di un libro per il trillo di un messaggio, e quante volte quel messaggio valeva davvero l’interruzione?
Articolo di Otto Lanzavecchia

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