Perché tanti soldi sono stati investiti per far eleggere il candidato Emma Bonino? 

Perché si tratta di un simbolo che può unire quello che sarebbe impossibile unire: M5S e pezzi dell’ex PD.

Si poteva fermare solo con un voto tattico l’elezione di Emma Boninol’appello lanciato su queste pagine nasceva come presa di coscienza che la massiccia campagna pubblicitaria a suo favore indicava in lei un soggetto che qualcuno con molti mezzi intendeva difendere a qualsiasi prezzo. Ma a posteriori quella di batterla si rivelava un’impresa praticamente impossibile. Bonino era stata inclusa in un collegio blindato e la campagna di Avaaz, denunciata da questo sito il giorno 8 febbraio, era poco più che un fuoco di sbarramento per rafforzare un posizione già vincente e preservarla da possibili sorprese, infatti le cifre dimostreranno che tra il più pericoloso avversario, Federico Iadicicco della coalizione del centro destra, e la Bonino c’era un muro invalicabile di circa 20.000 voti:
Per poter insidiare la fondatrice della lista senza sottoscrittori denominata +Europa sarebbe stato necessario che la metà degli elettori del M5S decidesse di non votare il proprio partito, il che sarebbe stato chiedere veramente troppo. E così abbiamo avuto il paradosso di una candidata che non è riuscita a raccogliere 25.000 firme in tutta Italia ma che ha ottenuto 111.113 voti in un solo collegio elettorale.
Rimandare a casa Emma Bonino sarebbe stata certamente una sconfitta simbolica, uno “schiaffo” Soros,  ma molti facevano notare che la vera pedina della Open Society Foundations era proprio il M5S col quale era stato scritto congiuntamente il piano sui migranti. Che il M5S a prescindere dalla buona fede dei suoi sostenitori, o meglio, nato proprio per carpirla, fosse uno strumento in mano a chi non voleva perdere il controllo della situazione per via del nascere di inevitabili movimenti di protesta contro un’Europa che impoveriva era stato detto ancora una volta su queste pagine ben sei anni fa in una serie di articoli conclusasi con quello dell’otto settembre 2012 in cui si riferivano le parole di un fuori onda sulla 7 dove il consigliere regionale Giovanni Favia diceva:
Non hanno capito che c’e’ una mente freddissima molto acculturata e molto intelligente dietro, che di organizzazione, di dinamiche umane, di politica se ne intende…”
I sospetti del 2012 sono poi apparsi più che fondati e molto altro si è capito sul Movimento grazie al lavoro meticoloso di Federico Dezzani che sul suo blog pubblicava nel 2015 un approfondito articolo intitolato “M5S, la stampella del potere“.
La legge elettorale rende adesso impossibile a ciascuno dei soggetti principali di governare senza il voto di rappresentanti di altri partiti non appartenenti ad una propria coalizione, escluso un accordo Lega 5S resta una sola possibilità, e cioè quella che il M5S possa avere la maggioranza attingendo a voti della coalizione di sinistra ormai impossibilitata a governare.
Ecco qui il ruolo chiave di Emma Bonino.
Una figura messa forzatamente in parlamento in un collegio blindato e sostenuta con fiumi di denaro (sulla cui provenienza nessun magistrato indagherà) ha senso solo se in una prevedibile situazione di stallo  questa può essere la persona “garante” per l’appoggio di un gruppo di parlamentari di area PD-LeU che offrirebbero il loro appoggio ai 5S per “salvare” il Paese dall’ingovernabilità e dalla minaccia dei mercati.
Così le due teste della Open Society Foundations in Italia sarebbero organiche ad una manovra che garantirebbe quella maggioranza che altrimenti non sarebbe stata possibile.
Emma Bonino sarebbe dunque una figura sostanzialmente imposta con la forzatura dei meccanismi democratici per farla apparire al momento giusto come la “salvatrice della Patria” al fine reale di continuare l’opera di colonizzazione del Paese e di definitivo assoggettamento alla logica globalista sottraendo alle forze sovraniste il ruolo di guida che la maggioranza relativa conquistata sul campo conferirebbe loro. Sarebbe dunque una diversa via per ripetere quello che fu fatto con il Governo Monti imposto come Senatore a Vita dal Presidente Napolitano e poi presentato come salvatore della Patria nel momento in cui l’arma dello spread veniva puntata contro il Paese.
Un Monti rivisitato, una versione 2.0. Dopo il golpe Monti arriverebbe per noi non una rivoluzione colorata ma ancora un colpo di stato, “colorato” se vogliamo, come il simbolo di +Europa.