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domenica 4 marzo 2018

"Amare gli Animali prima ancora degli Umani?" 





di Federico Bellini



Coloro che antepongono l'Amore per gli Animali, prima ancora degli Esseri Umani, hanno un irrisolto con la Natura e con Sé stessi. Le persone credono di amare un animale, quando invece non di rado disprezzano il genere umano. In realtà quell'amore è solo illusorio, è semplicemente un bisogno, la necessità di riempire un vuoto, un vuoto che coincide nella mancanza di amare sé stessi, essendo il riflesso di una Umanità tanto disprezzata. Se prima non ami te stesso non potrai amare nessun'altro, nemmeno un animale, perché si continuerà a scambiare l'amore per una mera necessità. L'animale è un animale, non potrà mai vivere la condizione umana, così come l'uomo non dovrebbe mai obbligarlo alla sua visione umano-centrista. Sovente si scambia anche quell'amore con il possesso, non di rado sento persone dirmi "io possiedo un cane", come se la Natura, tra l'altro si possa realmente "possedere", avendo persino la presunzione, non rara, di poter istruire i propri animali domestici, in qualche modo "umanizzandoli"; tipico atteggiamento dell'uomo che tende ad "umanizzare" tutto, Natura compresa (ed i propri animali, ovviamente, creandogli persino un guardaroba...) Del resto è risaputo che i felini e ancor più i cani, originariamente erano animali selvaggi che per mere questioni di sopravvivenza, si sono adattati gli uni agli altri per un ben preciso mutuo scambio, arrivando poi l'Uomo, ad incrociarli e a modificarli creandone una quantità di razze solo per un aspetto edonistico e di classe. Se si pensa che gli Animali possano imparare da noi qualcosa, è proprio lì che cade uno dei più grandi nostri errori, perché è vero proprio il contrario, dato che essi ci precedono nella scala evolutiva di milioni di anni; semmai siamo noi che abbiamo molto da imparare da loro!

Questo è amore, accettare la Natura o gli Animali per ciò che sono, e non per quello che vorremmo che fossero, senza dimenticarci che anche la sofferenza è un aspetto insito della natura, ed affrontarla ci rende o consapevoli o schiavi di essa: la scelta è solo nostra. La differenza sta tutta lì, la scelta è solo di chi ha compreso certe dinamiche, non da chi ne sfugge perché è solo spinto dal desiderio, anche inconscio, di riempire un vuoto esistenziale, sostituendo un uomo con un animale. Le persone (che tra l'altro si ritengono "consapevoli") hanno paura della sofferenza, e quella condizione la sommergono di illusioni, tra cui l'amore incondizionato o di una realtà fittizia dove il mondo estraneo a quello umano viene vissuto come persino "angelico" o perfetto, quando in realtà non è così. Le stelle creano la vita e la tolgono distruggendo ogni cosa, perché da questo processo si formano altre opportunità. Questo è l'Universo di cui siamo parte, e non comprenderlo non ci renderà consapevoli, ma schiavi solo della nostra paura.

Gli animali per sopravvivere si nutrono di altri animali, uccidendoli. Ci sono gli uccellini nei nidi che gettano di sotto i loro fratellini per avere il cibo dai genitori e crescere più forti. La "spietatezza" in natura non è così "angelica" come si possa immaginare. Gli animali sono animali, non angeli, e vederli come quest'ultimi è solo un ulteriore orpello umano nel vedere qualcosa che non c'è. Nel mondo animale, ci sono persino specie che uccidono per molto meno, proprio come gli umani, anche per puro divertimento o allenamento, ma tutto questo fa parte dei cicli della Natura, così come degli stessi esseri umani. Capisco che giustificare queste azioni, "omicidi" veri e propri, per istinto di sopravvivenza e inconsapevolezza li rendi un gradino al di sotto di ciò che noi reputiamo essere consapevoli, ma intanto però li uccidono ugualmente e se anche ne fossero coscienti, non potrebbero fare diversamente. L'uomo, rispetto all'animale, ha solo l'aggravante di essere consapevole quando commette tali efferati atti, ma siamo poi veramente sicuri che anche noi umani lo siamo davvero? Premeditare e mettere in atto nel minimo dettaglio un crimine non significa essere consapevoli, ma automi, meccanici. Per farlo occorre intelligenza, ma non sempre, averne, significa anche esserne coscienti; la consapevolezza è un'altra cosa, perché se lo sei non avresti nemmeno il bisogno di fare del Male ad un tuo simile o alla Natura.

Che ci sia gente malata di testa lo sappiamo, non è un problema spirituale "umano", ma patologico. Anche Hitler amava alla follia il suo cane, più degli umani che non pensava due volte a far sterminare. Il problema non è amare o meno gli animali, il problema è saper amare nel senso più universale del termine, nonostante tutto. Coloro che mi "scrivono io amo di più il mio cane rispetto al mio vicino di casa che odio profondamente", cercheranno solo di sfuggire da un problema, perché l'animale accetterà comunque, per il suo livello, quel tipo di amore ricevuto, non potrebbe fare altrimenti, nemmeno ribellarsi, non ne avrebbe la Coscienza per farlo (se non per istinto, come non di rado accade), e subirebbe un amore a volte nemmeno richiesto. Comportarsi in questo modo crea un irrisolto, un irretimento, e di conseguenza un conflitto interiore e che se non sarà risolto, ci distoglierà a tal punto da trovare qualcuno (e di silenzioso) che possa colmare quella mancanza. E' solo imparando ad amare anche il vicino di casa, e prima ancora ad amare sé stessi, che si potrà finalmente comprendere cosa realmente significhi amare la Natura; perché anche noi Umani, che vi piaccia o no, ne facciamo parte integrante!

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