Decisioni difficiliMarco Cedolin
Supponiamo per un attimo che il virus con il quale stiamo iniziando a fare i conti, quello che in una decina di giorni ha prodotto almeno 3000 contagi, 107 decessi, portato 300 persone in rianimazione ed un altro migliaio dentro ad un letto di ospedale sia realmente un virus estremamente pericoloso. A causa della sua estrema contagiosità, del fatto che non lo conosciamo e allo stato attuale delle cose non esiste una cura e della consapevolezza che il nostro sistema sanitario dilaniato da decenni di tagli si regge in piedi con le stampelle.
Certamente come molti credono potrebbe anche trattarsi di una banale influenza enfatizzata ad hoc per inocularci un vaccino, di un esperimento sociale per portarci nel panico, di una manovra finalizzata a dare economicamente il colpo di grazia all'Italia, di un laboratorio sperimentale delle teorie malthusiane e di molto altro ancora.
Ma torniamo all’ipotesi primigenia, supponendo che ci si trovi davvero di fronte ad un virus estremamente pericoloso, potenzialmente in grado di farci molto male, non solo economicamente ma anche dal punto di vista della salute pubblica. Un virus che a causa di scelte politiche sbagliate, supponenza e pressapochismo è stato finora lasciato libero di proliferare nel Paese….
Giunti a questo punto, considerato che non è questo il momento adatto per sindacare sulle colpe che ci hanno condotto qui, sostanzialmente le strade percorribili sono solamente due, entrambe in salita ed entrambe accidentate.
La prima consiste nell’imitare (sia pur tardivamente) quanto fatto dalla Cina fin dall'inizio dell’epidemia. Bloccare qualsiasi attività non strettamente indispensabile all’interno del Paese, relegare letteralmente 60 milioni di persone nelle proprie abitazioni (come accaduto nel distretto di Wuhan che ha pressappoco lo stesso numero di abitanti) per un mese o forse anche due, destinare ogni risorsa disponibile alla sanità e creare una rete efficiente di gestione della crisi che sia in grado di supportare la popolazione, consentendole di sopravvivere economicamente e fattivamente in una situazione di questo genere.
Una decisione che richiederebbe enorme coraggio da parte della politica e sacrifici notevoli da parte degli Italiani, ma potrebbe portarci a superare l’epidemia con danni relativamente contenuti sotto il punto di vista della salute pubblica, a fronte di danni ben più rilevanti nell’ambito economico. Danni che però una popolazione sopravvissuta allo “tsunami” dovrebbe essere in grado di affrontare con la giusta grinta, ovviamente se supportata adeguatamente dalla politica.
La seconda consiste nel proseguire sulla falsariga di quanto fatto fino ad oggi, continuando ad inseguire il virus restando sempre un passo dietro a lui. Chiudere le scuole senza preoccuparsi delle altre attività, raccomandare distanze di sicurezza e comportamenti particolari pur sapendo che non sono attuabili nell’ambito della vita di tutti i giorni, eliminare alcune occasioni di aggregazione pur permettendone altre, raccomandare una limitazione degli spostamenti, con la consapevolezza che il lavoro e le commissioni li rendono comunque necessari e così via.
Una decisione timida, assunta con lo sguardo pavido di chi teme di diventare impopolare, che rischia di non arrivare a nulla e nel caso peggiore di condurci giocoforza all'interno della prima strada, non per scelta consapevole ma a causa del precipitare degli eventi. Nel caso, a causa dello scarso contrasto, l’epidemia avesse modo di espandersi in maniera esponenziale, potrebbe essere il virus a chiudere le fabbriche, le attività ed i trasporti, così come potrebbe essere il virus a relegarci all'interno delle nostre case, con la sanità collassata e nessun supporto dello Stato alla popolazione.
Le conseguenze economiche rischierebbero di essere ancora più gravi rispetto all'ipotesi precedente e dal punto di vista sanitario si profilerebbe una vera catastrofe, con il risultato di un Paese in preda al caos, totalmente incapace di rialzarsi anche una volta esauritasi l'epidemia.
Senza dubbio non si tratta di una scelta facile, ma non sempre le mezze misure rappresentano il mezzo migliore per affrontare una crisi, soprattutto una crisi di questo genere.Ovviamente supponendo che il Coronavirus sia davvero qualcosa di estremamente pericoloso, in caso contrario ci sarà solo da preoccuparsi di qualche danno economico e delle limitazioni subite in questo brutto periodo, che hanno stravolto la nostra vita di sempre, per compiacere qualche losco intrigo ordito alle nostre spalle.
giovedì 5 marzo 2020
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