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martedì 31 marzo 2020

L’Europa è all’ultimo appello

Tra laumento delle vittime e la crescente rabbia per la gestione della pandemia da Coronavirus, sono esplose aspre divergenze tra gli Stati membri e gli organismidellUnione Europea su come finanziare gli enormi salvataggi di imprese, i sostegni ai lavoratori autonomi, i sussidi ai disoccupatiL’ultimo vertice dei capi di Governo è fallito dopo che i “rigoristi” del nord – tedeschi e olandesi su tutti – hanno rigettato le istanze dei Paesi del Mediterraneo di ricorrere ai mercati mediante emissioni comuni di titoli. Non sono state per ora accolte le proposte di Berlino circa l’utilizzo dell’European Stability Mechanism(ESM), il fondo che ha già imposto lausterità draconiana alla Grecia dopo il 2008 come condizione per ottenerne i prestiti. Lo sfilacciamento dell’Unione, in mancanza di una vera guida politica e a causa dei gretti contrasti, spingerà nuovamente l’attenzione verso la questione tedesca, unitamente al rischio conseguente di debolezza, divisione e assoggettamento a potenze extraeuropee.
Napoleone Bonaparte nutriva una particolare stima per la Nazione tedesca. Quando ebbe costituito la Confederazione del Reno, i sovrani che ne facevano parte, pensando che volesseripristinare l’etichetta del Sacro Romano Impero appena cadutoaffollavano le sale delle Tuileriesdandosi premura di entrare nel seguito della corte. I soldati francesi erano rimasti compiaciutidallo spirito dospitalità che caratterizzava il contadino tedesco, benché le usanze fosserodiverse. Larmate rivoluzionarie proclamavano di essere giunte non per la conquista, né per apportare cambiamenti alla religione, agli usi e ai costumi; erano amiche di tutte le Nazionispecialmente dei bravi popoli tedeschi, venute per consolidare i princìpi della sovranità del popolo, della libertà, dell’uguaglianzaIl nazionalismo della rivoluzione francese avevadichiarato che la più alta dignità del cittadino risiedeva nell’azione politica e nella completa dedizione allo Stato. Nella prima metà del XIX secolo, la fede nella Dichiarazione dell’ ’89 erariuscita a prevenirnla degenerazione in un credo autoritario e totalitario. Il pericolo di una tale alterazione, tuttavia, era insito nella passione sfrenata per laffermazione nazionale e per lefficienza di una deleteria centralizzazione politico-amministrativa. Unpseudo-religione laica minacciava di rompere le dighe istituite dal cristianesimo e dal giusnaturalismo classico a tutela della libertà dei singoli. E fu ciò che avvenne: il nazionalismo mutò in unesclusivismo aggressivo e omologante. La catastrofe del 1806 – la sconfitta militare del Regno di Prussia a Jena – fu la prima scintilla che accese il nazionalismo tedesco, dal carattere nuovo. Con Napoleone Bonaparte imperatore era parso, invece, che la causa del secolo fosse stata vinta e la rivoluzione compiuta; non si trattava che di conciliarla con tutto quanto essa non aveva ancora distrutto. Era questa la sua opera sublime: fare dell’Europa una Patria comune, con gli stessi princìpi, un codice europeo, una corte di giustizia europea, una stessa moneta, gli stessi pesi e misure; sarebbe stato concesso sognare, per la grande famiglia europea, una federazione come quella degli Stati Uniti o delle antiche leghe ellenicheQuale prospettiva, allora, di forza, di grandezza, di prosperità! Quale spettacolo grande e magnifico! Ma la ristrettezza degli intelletti e gli interessi particolari portarono alla rovinaper finire con i disastri del XX secolo.
LUnione Europea e i suoi organismi non incarnano, oggi, quegli ideali di convergenza e concordia. Piuttosto, rappresentano le convenienze delle grandi imprese esportatrici della finanza priva di scrupoli e barriere, che depredano i popoli in una forma sempre più avanzata. In condizioni di profonda crisi, ciò conduce inevitabilmente ai conflitti sociali, alle contese fra Nazioni, alla lotta per la sopravvivenza, al riaffacciarsi di vecchie contrapposizioniGià Bonaparte,nel suo sdegno, aveva qualificato gli speculatori di borsa “un flagello ed una lebbra”  causa di disordini e intrighi con loro potenza plutocratica. Cessato l’impeto e l’entusiasmo della Rivoluzione, avevano screditato il Direttorio e pretendevano di dirigere il Consolato, forti delle loro alte relazioni e abili nello strappar favori – “sicuri di riuscire per la preminenza che si erano acquistati nel rilassamento generale e nella corruzione dei pubblici poteri”. Uno dei più notevoli fatti del mio Consolato –diceva l’Imperatore – fu la lotta intrapresa contro questa nuova aristocrazia del denaro, che ritenevo spregevole. Quante analogie e corrispondenze. Ora, l’Europa è all’ultimo appello.
fonte : https://www.lintellettualedissidente.it/cartucce/unione-europea-e-ultimo-appello-napoleone-mes-coronavirus/


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