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sabato 14 marzo 2020

LA GERMANIA SI CONSENTE TUTTO CIO’ CHE LA UE VIETA


La Germania ci fa passare di meraviglia in meraviglia.
Di colpo, stanzia  550 miliardi di euro (MILIARDI)  per il sostegno della sua economia.
Lo fa attraverso la banca pubblica KfW   – Kreditanstalt für Wiederaufbau:     ossia con “aiuti di Stato”, demonizzati se anche solo li prospettiamo noi, e puniti con multe se  proviamo a realizzarli.
Lo fa con estrema rapidità, senza passare per le lungaggini i dubbi e le regole che a noi impone la UE. “Stiamo mettendo tutte le nostre armi sul tavolo in una volta”,   ha dichiarato il ministro delle finanze Olaf Scholz.
Aggiungendo chiaramente che, se occorre,  saranno anche più dei 550 MILIARDI. Non esiste un limite massimo alla quantità di credito KfW può garantire ”.
Ma come! Da dove prende i soldi la KfW?  Pensa che essi vengano creati dal nulla?  E le coperture?  E la  ferrea volontà  di giungere allo Zero Null,ossia bilancio in pareggio senza nemmeno un euro di emissione di debito? Soprattutto:  e dove  va  a finire  il sacro “freno all’indebitamento”  per cui il governo germanico non può contrarre nuovi debiti se non entro il limite dello 0,35% della crescita economica,    che  il paese intero ha voluto scolpire nel marmo della Costituzione, per renderlo stabile  e inamovibile ed eterno come le Piramidi?
Scholz,  facendo spallucce: “Non si deve puntare a risparmiare,  in una crisi”. Peter Altmaier, ministro dell’economia: “Abbiamo promesso che questo (piano) non fallirà per  mancanza di denaro o della mancanza di volontà politica: Non esiste un limite massimo alla quantità di credito KfW può garantire ”.
Trasecoliamo. Tutte le misure che sono malviste, ostacolate, ritenute  sospette  a Bruxelles e alla BCE,  come sintomi di maleodorante ed eversivo sovranismo, quando non della volontà di”vivere sopra i propri mezzi” dei meridios,  di  colpo  vengono adottate da Berlino – in blocco e  senza consultare i membri della zona monetaria – e sono linde, belle, utili e profumate di bucato.

Nazionalizzare si può!?

E le sorprese sono  forse finite qui?  Trasecolate:
Altmaier dice allo Spiegel che le  aziende d’importanza strategica andrebbero nazionalizzate – e rilocalizzate in patria: la crisi del coronavirus  ci ha insegnato che le nostre farmaceutiche dipendono troppo dalle importazioni dall’Asia  dei componenti principali; bisogna riportare i loro  siti di produzione in Europa: “L’idea giusta è ridurre al minimo le dipendenze unilaterali, per riconquistare la sovranità nazionale nelle aree sensibili”.
Ha detto proprio “riconquistare la sovranità!”. Ha usato la parola sporca, condannata da El  Papa Bergoglio! Da Repubblica! Da Mattarella e Cirinnà!   E adesso, anche la meravigliosa de-localizzazione, il prestigioso out-surcing nei paesi dove le paghe sono basse,  non sembra più indiscutibile. Scandalo! Protezionista! Sospetto di fascismo.
Cosa dirà la UE di questo progetto protezionista, nazionalizzazioni e ri-localizzazioni in patria , un insulto alla libertà mondiale dei mercati?  Cosa diranno Ursula Van Der Leyen?  Tuonerà Gentiloni,  farà pesare  il suo biasimo David Sassoli? Non risulta che sino stati consultati.  L’elenco delle industrie “strategiche” e quindi nazionalizzabili non sarà lasciato a Bruxelles.  Lo decide Berlino per sé.
Bruno Le Maire, il ministro francese dell’economia, ha una lista: bisogna riconsiderare tutte le  catene del valore strategiche –   nell’aeronautica, nello spaziale, nell’auto, nella  farmaceutica e vedere a qual livello dipendiamo dall’approvvigionamento estero”; ha detto. “Se  scopriamo che per certe filiere dipendiamo per il 70-80 per cento dall’estero, bisogna rimpatriarne un certo numero  o crearne queste attività sul nostro territorio”. Dice che vuole diminuire la dipendenza della Francia dalla Cina…
E no, e qui noi sbalorditi  troviamo il coraggio di reagire:  ben istruiti, sappiamo che la ri-localizzazione  della farmaceutica di base dalle Cina sarebbe anti-economica, avremmo prodotti che costerebbero di più; sarebbe uno spreco di  capitale e di  denaro pubblico. No,  ministro Le Maire,  noi  sappiamo che  è il capitale alla ricerca del profitto che meglio alloca le risorse, e sfrutta i vantaggi  competitivi.  Ce lo hanno spiegato per decenni  tutti i columnist liberisti dei grandi giornali, della tv e della radio, abbiamo ben appreso la lezione.
Ché poi non crediate, voi sovranisti e populisti italiani dal cattivo odore, che le regole nuove   che si sono dati i berlinesi –  a cominciare dalla banca di stato che apre un credito illimitato alle  imprese a scopo di protezionismo  –  valgano adesso per gli altri europei. Valgono solo per chi ha  poco debito pubblico e grandi avanzi, come la Germania.
Loro possono permettersi  statalismo, protezionismo, nazionalismo economico. Noi no. Lo ha detto chiaro Dombrovskis: “Non stiamo sospendendo il Patto di stabilità e di crescita,semplicemente  usiamo tutta la flessibilità che prevede”.

Il Patto orwellianamente chiamato di Stabilità e Crescita, impedisce di fare ad uno stato indebitato  tutto ciò che sta facendo adesso la Germania: iniezione di liquidità al sistema economico per mezzo di una banca di Stato,  e in misura illimitata.  Ci lasciano solo spendacchiare 24 miliardi, soldi nostri, promettendo di non calcolare le spese per l’emergenza virus ai fini del saldo strutturale di bilancio: questa è la “flessibilità” che ci consentono. Con cui dobbiamo affrontare un crollo del Pil dell’ordine del -10  o -15% e più.   Perché noi siamo europeisti e anti-sovranisti, quindi obbediamo a Dombrovskis .
Noi crediamo che i confini ormai non abbiano più senso. Dalle ultime notizie, la Danimarca ha chiuso i suoi confini “agli stranieri”. In ciò,  anticipata dalla Polonia e dalla Cechia e dalla Slovenia. E dall’Austria che chiude in confini agli italiani.  Gli italiani incastrati all’estero non riescono a tornare, perché mancano i voli diretti e i treni si fermano prima delle frontiere.
Una bella notizia.  La nostra polizia, insieme a quella polacca, sta ai confini della Grecia a contrastare l’ondata dei falsi profughi falsi-siriani.  Ossia  la nostra polizia fà in Grecia ciò che le è vietato fare in Italia:

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