Feyerabend o Burioni?
DI TONGUESSY
comedonchisciotte.org
Siamo stati abituati da decenni a rifugiarci nell’individualismo. Il sistema ci ha coccolato in tutti i modi affinché credessimo che abbandonare una certa forma di aggregazione che non fosse la Curva Sud era segno di civiltà e progresso. La lady di ferro (M. Thatcher) ci ha ripetuto fino alla nausea che “la società non esiste, ci sono solo individui” dando così valore all’idea che anche le classi sociali fossero categorie obsolete. Va da sé che avendo ridicolizzato l’esistenza delle classi, anche le ideologie cui facevano riferimento diventano pezzi da museo, lotta di classe in primis. L’hanno capito per primi i minatori inglesi. D’altronde qualcosa di vero in tutto questo c’è, dato che ormai non c’è più differenza tra padroni e salariati, armati come sono entrambi di smartphone di ultima generazione. L’individuo sfodera in fascino della propria personalità attraverso una serie di libertà prima impensabili, quali il tipo di abbonamento alla pay-tv.
Uno dei dogmi della società neoliberista, nata per contrastare la caduta del saggio di profitto, è la libertà di circolazione di merci, capitali e uomini. Chiunque deve essere libero di andare lì dove il capitale (o in subordine la propria inclinazione) chiama. Le imprese delocalizzano lì dove la manodopera è più economica, ed i capitali se ne vanno lì dove la tassazione è minore. Tutto semplice, tutto splendido.
Poi succede qualcosa. Mentre ormai la gente ha perso ogni contatto sociale che non sia virtuale ed il ricordo delle manifestazioni oceaniche che facevano saltare i governi sono ricordi ormai troppo sbiaditi, quello stesso sistema che ci ha convinto che le libertà sono prioritarie, tanto per gli imprenditori che per per i cittadini, ci impone una restrizione molto simile al coprifuoco.
Fino al 3 Aprile (poi si vedrà) a tutti gli abitanti del Belpaese viene imposto l’obbligo di giustificare alle forze dell’ordine le ragioni di eventuali spostamenti. Pesanti multe e mesi di galera per chi esce di casa senza giusta ragione. Sia chiaro che alla base del recente decreto c’è una problematica sanitaria. Ma tale problematica è legata al metodo di valutazione e alle soluzioni possibili.
Secondo Walter Ricciardi, membro del comitato esecutivo dell’Oms “le linee guida dell’ Organizzazione mondiale della sanità, riprese dall’ordinanza del ministro della Salute del 21 febbraio, non sono state applicate». Il risultato è stato «generare confusione e allarme sociale». I test disponibili nel mondo non sono perfetti dal punto di vista della sensibilità quindi «c’è un’ampia possibilità di sovrastimare le positività».[1] L’altro aspetto che viene messo in luce da più fonti è la politica di progressiva diminuzione delle capacità di gestire i problemi da parte della sanità pubblica, da parecchi anni oggetto di costanti tagli di bilancio e quindi di disponibilità e servizi.
Secondo un rapporto pubblicato a settembre 2019 dalla Fondazione Gimbe (che si occupa di attività di formazione e ricerca in ambito sanitario), negli ultimi 10 anni i mancati aumenti al finanziamento del Ssn a carico dello Stato hanno un valore pari a circa 37 miliardi di euro.
In base ai dati Eurostat e Ocse, tra il 2000 e il 2017 (ultimo anno disponibile) nel nostro Paese il numero dei posti letto pro capite negli ospedali è calato di circa il 30 per cento, arrivando appunto a 3,2 ogni 1.000 abitanti, mentre la media dell’Unione europea è vicina a 5 ogni 1.000 abitanti.[2] Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 1980 l’Italia vantava 922 posti letto di terapia intensiva ogni 100mila abitanti e nel 2013 erano scesi ad appena 275. [3] Come stiamo messi nel 2020 non è dato sapere, ma estrapolando i dati OCSE possiamo ipotizzare che nel 2020 ci sia stato un calo di almeno il 20%, cioè circa 220 posti per 100mila abitanti.
L’attuale emergenza sanitaria è quindi legata alle politiche di progressivo svuotamento delle capacità del SSN e alla approssimativa capacità diagnostica dei tamponi, che hanno “potenziato” il virus.
Fino al 3 Aprile (poi si vedrà) a tutti gli abitanti del Belpaese viene imposto l’obbligo di giustificare alle forze dell’ordine le ragioni di eventuali spostamenti. Pesanti multe e mesi di galera per chi esce di casa senza giusta ragione. Sia chiaro che alla base del recente decreto c’è una problematica sanitaria. Ma tale problematica è legata al metodo di valutazione e alle soluzioni possibili.
Secondo Walter Ricciardi, membro del comitato esecutivo dell’Oms “le linee guida dell’ Organizzazione mondiale della sanità, riprese dall’ordinanza del ministro della Salute del 21 febbraio, non sono state applicate». Il risultato è stato «generare confusione e allarme sociale». I test disponibili nel mondo non sono perfetti dal punto di vista della sensibilità quindi «c’è un’ampia possibilità di sovrastimare le positività».[1] L’altro aspetto che viene messo in luce da più fonti è la politica di progressiva diminuzione delle capacità di gestire i problemi da parte della sanità pubblica, da parecchi anni oggetto di costanti tagli di bilancio e quindi di disponibilità e servizi.
Secondo un rapporto pubblicato a settembre 2019 dalla Fondazione Gimbe (che si occupa di attività di formazione e ricerca in ambito sanitario), negli ultimi 10 anni i mancati aumenti al finanziamento del Ssn a carico dello Stato hanno un valore pari a circa 37 miliardi di euro.
In base ai dati Eurostat e Ocse, tra il 2000 e il 2017 (ultimo anno disponibile) nel nostro Paese il numero dei posti letto pro capite negli ospedali è calato di circa il 30 per cento, arrivando appunto a 3,2 ogni 1.000 abitanti, mentre la media dell’Unione europea è vicina a 5 ogni 1.000 abitanti.[2] Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 1980 l’Italia vantava 922 posti letto di terapia intensiva ogni 100mila abitanti e nel 2013 erano scesi ad appena 275. [3] Come stiamo messi nel 2020 non è dato sapere, ma estrapolando i dati OCSE possiamo ipotizzare che nel 2020 ci sia stato un calo di almeno il 20%, cioè circa 220 posti per 100mila abitanti.
L’attuale emergenza sanitaria è quindi legata alle politiche di progressivo svuotamento delle capacità del SSN e alla approssimativa capacità diagnostica dei tamponi, che hanno “potenziato” il virus.
Torniamo alle libertà. Fino a ieri quelli che hanno sottoscritto il decreto avevano parole pesanti contro le limitazioni delle libertà individuali dei paesi comunisti. Oggi si prodigano a fare lo stesso. Certo, esiste un problema. Ma forse esisteva anche nei paesi comunisti. Come la storia del muro di Berlino, costruito per evitare la fuga dei cervelli (quella cosa esaltante che oggi da noi comincia con Erasmus). E che Kennedy dichiarava essere incompatibile con il sistema capitalista. Così incompatibile che oggi non serve neanche erigerlo: basta descriverlo in un decreto. Oh, certo, a casa c’è Netflix e Sky che ci deliziano, ed il divano oggi è più comodo che mai. Eppoi c’è la chiamata video. Tutta roba che i comunisti si sognavano.
Questa storia mi fa tornare in mente Paul K. Feyerabend. Nel suo splendido saggio dal titolo profetico “How to Defend Society Against Science” (Come difendere la società dalla scienza) [4] parla dello strapotere della scienza nei confronti dei popoli. Secondo il filosofo della scienza “deve esistere una separazione formale tra Stato e scienza proprio come esiste oggi una separazione tra Stato e chiesa. La scienza può influenzare la società ma quanto un qualsiasi altro gruppo politico o di potere. Gli scienziati posso essere consultati su questioni importanti ma la decisione finale deve spettare agli organi di consultazione democraticamente eletti. E questi organi devono consistere principalmente di gente comune.”
Ovviamente non è della stessa opinione Roberto Burioni, virologo del San Raffaele, che non ha dubbi: “la scienza non è democratica”, dato che è insensato “discutere anche con chi ritiene che la terra sia piatta.”[5] Poco importa che poi sia lui a dover pagare i conti.
Ovviamente non è della stessa opinione Roberto Burioni, virologo del San Raffaele, che non ha dubbi: “la scienza non è democratica”, dato che è insensato “discutere anche con chi ritiene che la terra sia piatta.”[5] Poco importa che poi sia lui a dover pagare i conti.
Le ragioni della crisi attuale sono qui: la questione viene decisa da sistemi di governo che valutano prioritarie delle proiezioni mediche che si basano su sistemi di valutazione giudicati poco affidabili e che sono negativamente influenzate da troppi anni di depotenziamento del SSN allo scopo di rispettare il pareggio di bilancio e contemporaneamente favorire la sanità privata. Alla gente comune non vengono spiegate le ragioni (sono terrapiattisti) ma viene detto di indossare la mascherina e pagare il conto: crollo del PIL, disoccupazione, interi settori a picco.
Ma anche nel caso in cui i modelli matematici fossero corretti, per Feyerabend esiste una soluzione: “Non è vero che abbiamo l’obbligo di seguire la Verità. La vita umana è guidata da molte idee. La Verità è una di esse. Se la Verità, così come concepita da alcuni ideologi, entra in conflitto con la Libertà, abbiamo una possibilità di scelta: possiamo abbandonare la Libertà. Ma possiamo anche abbandonare la Verità”.
La realtà odierna ci dice che si vuole mantenere ad ogni costo la Verità. Quella decisa da tutti tranne che da “organi di gente comune” come auspicava Feyerabend. D’altronde viviamo nell’epoca della post-verità, dove la verifica non si rende più necessaria. Burioni ed il terrapiattista, in quanto individui, godono degli stessi diritti nominali. Questo è stato deciso dal sistema per una serie di convenienze. La Libertà, nella postdemocrazia attuale, è diventato un argomento poco interessante dato che il crollo del muro di Berlino ha reso impossibile il confronto con i regimi comunisti. Per definizione lì si stava male e invece qui si è sempre stati bene. Oggi più che mai. Anche con il coprifuoco, dato che l’intera penisola è stata dichiarata zona rossa.
Individualismo senza libertà a causa di un virus apparso dall’altra parte del mondo, un dramma postmoderno. Ecco l’effetto farfalla che scatena la tempesta perfetta. Più che Kafka tutto questo mi ricorda Beckett: “Ho provato, ho fallito. Non importa, riproverò. Fallirò ancora. Fallirò meglio.”
Tonguessy
Fonte: www,comedonchisciotte.org
11.03.2020
NOTE
[1]https://www.ilgazzettino.it/nordest/primopiano/coronavirus_polemica_ricciardi_zaia_tamponi-5078554.html[2]https://www.globalist.it/news/2020/03/06/quanti-sono-i-posti-letto-disponibili-negli-ospedali-italiani-2054070.html
[3]https://www.fanpage.it/attualita/coronavirus-quanti-posti-letto-per-la-terapia-intensiva-ci-sono-in-italia-e-a-cosa-serve/
[4]https://anarcosurrealisti.noblogs.org/files/2010/10/Feyerabend-Paul-How-to-defend-society-against-science.pdf
[5]http://temi.repubblica.it/micromega-online/burioni-la-scienza-non-e-democratica-ognuno-parli-di-quel-che-sa/?refresh_ce
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