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domenica 15 marzo 2020

CORONAVIRUS E MES!


di Gianni Lannes

Il nuovo virus in circolazione è una perfetta distrazione di massa. Ecco lo Stivale a sovranità zero: dopo la libertà gli italiani perderanno anche i loro risparmi. Per la cronaca documentata: il popolo tricolore ha smarrito da tempo anche la riserva nazionale dell'oro dopo la truffa istituzionalizzata dell'euro, grazie ai politicanti italidioti venduti al peggior offerente straniero. In tutta fretta mentre in Italia la tecnocrazia ha scalzato la democrazia incompiuta, grazie ad un esecutivo eterodiretto dall'estero, l'Unione Europea ha calendarizzato l’approvazione finale del Meccanismo europeo di stabilità per il prossimo 16 marzo. Se i ministri daranno l’approvazione come è certo e prestabilito da tempo, saranno poi i rappresentanti dei Governi a firmare (si fa per dire, sic!) il nuovo Trattato (preconfezionato dagli interessi speculativi a danno della collettività) in una riunione successiva. 

La decisione presa dal Consiglio Ecofin dopo l'arrivo preannunciato del nuovo coronavirus (brevettato in forma attenuata negli USA dal Pirbright Institute), di anticipare la firma della riforma da aprile a marzo, è inquietante, anche perché non è giustificata da alcuna reale urgenza, visto che il Trattato è comunque operativo, grazie anche all'approvazione italiana. In tal modo si escludono dal circuito decisionale i Parlamenti nazionali, fortemente limitati dall'emergenza sanitaria, in totale spregio della democrazia sia pure virtuale o se preferite, di carta straccia. In ogni caso il Governo tricolore si era impegnato a far esprimere il Parlamento sul testo di questa grave decisione a danno della popolazione, ormai reclusa con la misura degli arresti domiciliari, imposta dai decreti incostituzionali, confusi e contraddittori lanciati dal Conte bis.

Qualcuno intende approfittare dello stato di emergenza per prendere a proprio vantaggio decisioni non urgenti in un momento in cui le priorità sono ben altre.

La cosiddetta riforma del fonda salva-Stati implica un aumento delle possibilità di default di uno Stato ormai non più sovrano, appunto come l'Italia. Ci sarebbe, infatti, una ristrutturazione automatica del debito, con il conseguente accesso ai risparmi privati dei cittadini per sostenere il pagamento del debito nei confronti di credito nazionali ed esteri. Quanto al prelievo forzoso, c'è un illustre precedente: infatti nella notte fra il 9 e 10 luglio, 1992, l'allora primo ministro Giuliano Amato, mise le mani sui conti correnti degli ignari italiani. Agli innumerevoli smemorati, ai tanti scettici, ai negazionisti ad oltranza e a quache minus habens del belpaese, raccomando la disamina del decreto legge numero 333 dell'11 luglio 1992, convertito nella legge 8 agosto 1992, numero 359, nonché lo studio approfondito del famigerato Trattato di Lisbona (introdotto in Italia in virtù della firma di Prodi e D'Alema, ed il beneplacito di sua emittenza Berlusconi). A proposito: i grullini ormai stravaccati su poltrone e cadreghini di Roma - che una volta minacciavano fuoco e fiamme contro l'iniquo sistema di potere - giacciono sempre in crasso letargo governativo? 


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