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martedì 27 febbraio 2018

Un nuovo Salvini e un nuovo Di Maio: comunque vada, l’Italia è in mano loro

DI MARCELLO FOA
Il cuore del Mondo
Da qualche anno le elezioni si decidono allo sprint finale, nell’ultima settimana, confidando negli umori del cosiddetto “elettore liquido”ovvero quella parte dell’elettorato che è decisa ad andare alle urne ma non è motivata da convinzioni profonde. L’altro giorno, ad esempio, in un bar di Milano sentivo due giovani , seduti di fianco a me, che erano indecisi se votare Salvini o la Bonino. Com’è possibile? Direte voi. L’alternativa è estrema e profondamente contraddittoria ma plausibile in quella parte dell’elettorato che non segue costantemente la politica ma matura i giudizi orecchiandoli qui e là e che alla fine, senza ammetterlo pubblicamente e men che meno a se stesso, vota in maniera istintiva e subliminale, convinta dalla personalità del leader politico, più che dalle sue idee, dalla capacità di riconoscersi in lui o da un solo aspetto del suo programma.
Sia chiaro: la maggior parte degli italiani a questo punto ha già deciso ed è signficativo che i sondaggi da settimane registrino oscillazioni minime; però proprio perché l’esito sembra scontato, saranno proprio gli elettori liquidi a determinare le grandi svolte di queste elezioni, quattro in particolare:
– Il Movimento 5 Stelle finirà sopra il 28%?
– Il Pd chiuderà sotto il 20%
– Il centrodestra otterrà la maggioranza assoluta o solo quella relativa?
– Chi finirà in testa, la Lega o Forza Italia?
Difficile fare previsioni, però alcune tendenze mi sembrano chiare. Innanzitutto: mentre nel 2013 l’unico partito che riusciva a portare in piazza migliaia di italiani era il Movimento, oggi a mostrare questa capacità è stata anche la Lega di Salvini, che in queste settimane ha tenuto comizi affollatissimi dappertutto, fino a quello di sabato in Piazza Duomo a Milano, le cui immagini (peraltro censurate in tv ma non è una sorpresa) sono impressionanti: la piazza, come sappiamo, è enorme ed era gremita di persone. Il segnale è inequivocabile: Salvini beneficia di un consenso senza precedenti, soprattutto al Nord ma non solo. Nessun partito storico oggi può vantare la sua capacità di mobilitazione.
Il Movimento 5 Stelle è in piena metamorfosi: dai vaffa di Grillo agli abiti grigi di Di Maio, da movimento di rottura a partito che vuole accreditarsi con le istituzioni italiane, quelle europee e persino con un tempo odiatissimi banchieri di Londra. La retorica del cambiamento è la stessa, la realtà dei programmi e delle intenzioni però è un’altra. Verosimilmente la maggior parte degli attivisti non si è resa conto dell’evoluzione e la loro fede è così forte da risultare impermeabile agli scandali esplosi in questi giorni. Il Movimento è in corsa grazie alla fiducia dei “vecchi” simpatizzanti, domani lo sarà soprattutto ai nuovi.
Allungando lo sguardo, infatti, non è difficile immaginare un’Italia post Forza Italia e post Pd. Diciamolo: un Berlusconi al 15-17%  rappresenta un successo straordinario ma di brevissimo periodo, perché Forza Italia si regge sul richiamo del leader storico, che però ha 81 anni, e dietro di lui c’è il vuoto. Come vuoto è anche il futuro del Pd: le devastazioni di Renzi lasceranno tracce profonde e il Partito democratico rischia di fare la (brutta) fine di tutti i socialisti europei, ridotto a una forza di circostanza, complementare.
Sostituito da chi? E se fosse il Movimento 5 Stelle in versione “macroniana”? Sopresi? Non dovreste. A questo, secondo me, punta Di Maio: un partito non più populista ma progressista e trasversale, gradito anche all’establishment. Molto diverso da quello delle origini  (e forse per questo Beppe Grillo si è allontanato) ma altrettanto forte politicamente, proprio perché capace di intercettare il pubblico disilluso della sinistra moderata. Quella che si profila è una sostituzione storica.
Così com’è chiaro il disegno di Salvini, la cui maturazione evolve verso un Partito sovranista e italiano ma autorevole, teso ad occupare tutto il centrodestra e dunque ad assorbire anche gran parte del pubblico di Forza Italia post Berlusconi. Un’altra svolta storica a cui nessuno, pochi anni fa, avrebbe creduto.
Che Italia soprendente si profila, polarizzata non più fra Forza Italia e Pd, ma tra la Lega e il Movimento 5 Stelle, fra la nuova rispettabile destra sovranista e la nuova rassicurante sinistra europeista. Quelle del 4 marzo rischiano di essere, davvero, elezioni storiche.

Marcello Foa
Fonte: http://blog.ilgiornale.it

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