Steven Pinker e il declino della violenza
Steven Pinker, docente di psicologia alla Harvard University ed autore di opere di divulgazione scientifica, ha completamente sovvertito il concetto di violenza cosi come lo abbiamo reso nostro.
Nonostante noi abbiamo la percezione opposta, i dati indicano che la quantità di conflitti armati e morti in guerra, di esecuzioni capitali, tortura, riduzione in schiavitù e omicidi è in calo.
Pinker illustra il declino dell’uso della violenza dai tempi biblici al presente e sostiene che, per quanto possa sembrare illogico ed indecente da affermare nei tempi dell’Iraq del terrorismo e del Darfur, stiamo vivendo il periodo più pacifico nell’esistenza della nostra specie.
Viviamo nell’epoca più pacifica della storia dell’umanità
“Il XX secolo è stato il più sanguinoso della storia è un luogo comune cui si è fatto ricorso per mettere sotto accusa un’ampia gamma di demoni, fra cui l’ateismo, Darwin, il governo, la scienza, il capitalismo, il comunismo, l’ideale del progresso e il genere maschile. Ma è vero?”. Scrive lo scienziato nel suo libro “Il declino della violenza”.
“Chi nasce oggi ha una probabilità cinquanta volte inferiore di essere ucciso rispetto all’ uomo del Medio Evo” dichiara Pinker. E la minaccia del terrorismo? “Spaventosa, non si può certo abbassare la guardia. Fa notizia, ma dal punto di vista dei numeri è poco significativa. E c’è un motivo: l’obiettivo del terrorista è quello di diffondere il massimo livello di paura per ogni unità uccisa“.
Lo Stato più sanguinario della storia? “Gli aztechi in Messico. Sotto il loro regime si arrivò a un 5 per cento della popolazione eliminato con la violenza. Per contro in Europa, anche nei periodi più sanguinosi, il XVII secolo e la Seconda guerra mondiale, i morti nei conflitti non sono mai andati oltre il 3 per cento della popolazione”.
E l’Europa di oggi, scossa da una crisi economica senza precedenti, piena di debiti e di disoccupati?Per Pinker è un’isola felice: “L’Europa occidentale non è solo il posto più sicuro in cui oggi si può vivere, ma è anche il luogo più pacifico dell’ intera storia dell’umanità”.
Infatti, nonostante i Paesi occidentali hanno registrato un marcato aumento degli attentati terroristici, il numero degli episodi di violenza di natura terroristica per questi Paesi rappresenta meno del 3% degli attacchi terroristici a livello globale.
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Violenza, perché la nostra percezione non corrisponde al vero?
L’idea che la violenza nel tempo attuale sia molto diffusa nel corpo sociale mondiale è fortemente radicata. Ed è l’idea che sta alla base delle proposte politiche che fanno leva sulla paura. È l’epoca della paura della paura o fobofobia.
È più facile che entrino nelle nostre case e s’imprimano a fuoco nella nostra mente scene di massacri piuttosto che di persone che muoiono di vecchiaia. Amplificati da televisione, giornali e social media, gli atti di violenza di questi ultimi alimentano paure e isterismi in tutti noi.
La percezione non è la realtà, ma lo diventa quando si supera un limite: “Non importa quanto la percentuale di morti violente possa essere bassa. In termini assoluti ce ne saranno sempre abbastanza da riempire i telegiornali, con il risultato che le impressioni della gente sulla violenza non hanno alcun rapporto con le sue proporzioni reali”.
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