di Gianni Lannes
Accade in Puglia a Locorotondo, dalle parti del feudo elettorale del consigliere regionale Amati, già propugnatore di una proposta di legge nel 2016 per l'obbligatorietà vaccinale dei minori. I soliti vaccinisti ad oltranza del piddì pretendono addirittura di impedire la realizzazione di un convegno sul tema della vaccinazione forzata in Italia, coadiuvati dagli analfabeti funzionali locali del foglio la repubblica, e da qualche camice sbiancato sul libro paga di chi fabbrica i vaccini. Insomma, l'ennesima farsa negazionista.
Nella teoria dell'argomentazione si chiama "avvelenamento del pozzo" la procedura di delegittimazione che investe tutto ciò che una persona afferma (Argumentum ad hominem). E' solo una delle innumerevoli forme di fallacia, ossia di mossa argomentativa corretta solo in apparenza che occulta l'erroneità logica dei negazionisti prezzolati e non, allo scopo di ingannare le persone.
La fabbrica del falso: ecco gli analfabeti funzionali al sistema di potere, assoldati dal ministero della verità assoluta.
Etichettando a livello sociale come “folle” l’argomento della guerra ambientale o dell’opposizione critica all’inoculazione forzata di tanti vaccini ai piccini, si emargina, si negativizza e si liquida un fatto drammatico accertabile da chiunque alzando semplicemente lo sguardo al cielo o esaminando i fatti. Non a caso mister Renzi alla Rai (trasmissione Ballarò) ha minacciato di trattamento sanitario obbligatorio gli iscritti del piddì che osano parlare di scie belliche. La legge 962 del 1980, ancora in vigore - ratifica della convenzione Enmod dell'ONU, che vieta la guerra ambientale almeno sulla carta - porta la firma del presidente della Repubblica Sandro Pertini.
Il lessico parla chiaro: il complottista è colui che realizza i cosiddetti complotti, non chi li analizza. La negazione ostinata ed illogica delle straripanti irrorazioni belliche che hanno reso il cielo ormai plumbeo, e conseguentemente un pericolo per la salute di ogni essere vivente, non è un’affermazione scientifica, ma una mera opinione personale, a differenza delle prove oculari quotidiane del tragico fenomeno. Un'evidenza accessibile anche ai non vedenti che vantano un buon olfatto.
Il terreno su cui si combatte la guerra contro la verità imbarazzante per i governi telecomandati dal complesso militar-industriale, è quello del linguaggio. Si tratti di convincere l’opinione pubblica dell’utilità di una guerra di conquista sotto mentite spoglie, oppure di tranquillizzarla con la falsità del surriscaldamento della terra: il potere delle parole è decisivo per la costruzione e il consolidamento del consenso. Esistono, non a caso, luoghi comuni e parole-chiave. Esse presuppongono che la realtà debba essere occultata. Comprendere significa “prendere assieme”, ovvero “considerare un evento nel suo contesto”.
L’altra faccia della messa in scena è per l’appunto ciò che viene spinto fuori scena. Fotografare significa inquadrare, e inquadrare vuol dire escludere, selezionare a monte. Le chemtrails (termine coniato dall'US Air Force) come il controllo totale del corpo umano attraverso l’imposizione vaccinale sono soltanto l'aspetto palese della guerra ambientale scatenata non solo per modificare il clima, ma soprattutto per sottomettere definitivamente e globalmente il genere umano. Quindi, un nuovo sistema di controllo sociale con ricadute sanitarie e ambientali. A una verità gridata e messa in scena corrisponde sempre una verità taciuta e rimossa. L’importanza di un riflettore non dipende da ciò che illumina, ma da quello che decide di lasciare al buio. Siamo all’estetica dell’occultamento e della rimozione. Verità rimossa sta per verità negata, però le prove esistono. Negare la verità significa sempre negare dei fatti, rimuoverne l’esistenza. Perché? La verità può venire coperta in senso tutt’altro che metaforico. Come sapeva Adorno, “appartiene al meccanismo del potere vietare la conoscenza del dolore che produce”. La rimozione pura e semplice della verità è un atteggiamento che può ritorcersi contro chi lo mette in atto. Ciò è evidente nel caso estremo della censura che se scoperta ha il difetto di rivelare cose molto più importanti e significative di quante ne avrebbe rivelato la notizia censurata. Anziché censurare una notizia, si può ottenere lo stesso effetto limitandosi a distorcerla. Per questa strada si può giungere agevolmente sino a capovolgere completamente la verità dei fatti. Questa tecnica è il metodo della sineddoche indebita. Si tratta di una figura retorica antica usata dai mass media in Italia, ma non solo. E consiste nel trascegliere all’interno di una fenomeno complesso (modificazioni artificiali del clima o controllo sanitario dle genere umano) un elemento irrilevante e comunque non caratterizzante e utilizzarlo quale elemento qualificante per descrivere e definire tutto quel fenomeno.
Non è necessario che la verità non esista, basta cambiarle i connotati. In questo caso lo strumento più diffuso è l’eufemismo, espressione di una delle malattie politico-morali più diffuse attualmente: l’ipocrisia. Gran parte degli eufemismi comporta una semplice riformulazione tranquillizzante e rassicurante attraverso il quale il fenomeno viene addomesticato e reso apparentemente innocuo, ossia non più in grado di suscitare reazioni ostili, ossia indignazione e protesta. E’ fin troppo evidente, allora, l’importanza che assume il dominio del linguaggio.
Il nuovo approccio nordamericano al controllo sociale non consiste tanto nel controllo di ciò che pensiamo, bensì nel controllo di ciò a cui pensiamo. La verità messa in scena ha il suo doppio necessario nella verità rimossa. In alcuni casi essa non è necessaria. La verità può essere semplicemente ignorata: quando l’informazione mediatica si riduce a intrattenimento, chiacchiericcio, quando l’agenda politica getta sul proscenio il pupazzo multiuso della guerra al terrorismo ricacciando indietro i cruciali problemi ambientali e sociali. Con questa mossa la gente pensa ad altro. Le persone hanno smesso di guardare il cielo o di esaminare la realtà, infatti avanzano a testa china.
Il campionario delle menzogne istituzionali e dei silenzi che circondano la guerra ambientale o il bombardamento di vaccini è impressionante. Non abbiamo a che fare con una singola menzogna o serie di menzogne. Siamo dinanzi a una strategia complessa, a un’autentica politica istituzionale della menzogna di Stati, multinazionali, università e centri di ricerca cooptati con fiumi straripanti di finanziamenti. Su ognuno di questi aspetti esistono alla portata di tutti, cioè di chi vuol vedere e capire, ormai prove e testimonianze addirittura sovrabbondanti.
L’avvelenamento del pozzo è un strategia retorica attualmente in uso contro chi svela fatti destabilizzanti come il genocidio in atto per stravolgere il clima: si delegittima in anticipo qualunque cosa un avversario possa dire, insinua od il sospetto circa la sua cattiva fede, o scarsa correttezza, o scarsa credibilità; l’eventuale verità proposta in seguito dalla persona scomoda sarà pubblicamente ignorata, considerata priva di rilevanza, o decisamente accolta come falsità. In tal modo qualsiasi verità risulta fin da principio contaminata da uno sfondo di preliminare sospetto. I negazionisti non argomentano, ma urlano, inveiscono, intimidiscono, usano la violenza verbale sulla base di un’irrazionalità di fondo. L’analisi dell’argomentazione è legata alla logica (teoria del ragionamento), alla retorica (teoria della persuasione), alla filosofia (teoria della verità).
Chi e come ha messo in scena le menzogne che circondano l’aerosolchemioterapia bellica alla stregua del trattamento sanitario obbligatorio per i vaccini agitando il pretesto della sicurezza sanitaria contro i popoli dell’Europa? In apparenza lo schema è lineare: il regista è rappresentato dagli interessi delle multinazionali belliche USA, l’attore principale è la politica ammaestrata, lo strumento l’informazione. In realtà regista e attore sono una cosa sola, come dimostra il fatto che gran parte dei membri più importanti dei governi a stelle e strisce ha svolto ruoli di comando nelle industrie militari.
La cosiddetta informazione è attualmente l’amplificatore dell’ideologia dominante. Essa si basa sui luoghi comuni e sui cliché dominanti, sulle metafore influenti. Questo insieme di luoghi comuni, di cliché e frasi fatte, di pregiudizi e metafore rappresentano le griglie concettuali entro cui si collocano le singole informazioni di cui ogni individuo viene in possesso. Sono queste cornici che strutturano l’esperienza umana sia pure in una realtà ormai virtuale. E sovente, quando i fatti non si adattano a questi schemi, sono questi ultimi a prevalere e i fatti vengono ignorati. Schemi falsi di lettura della realtà hanno conseguenze durature dell’affermare cose non vere su un singolo avvenimento. Un punto di vista sbagliato non si cambia con la stessa facilità con cui si individua la falsità di un singolo fatto; inoltre, un punto di vista errato fa intravedere una serie di fatti e di eventi in modo distorto. Il dubbio è il movente della civiltà umana, non la cieca obbedienza alle autorità. Comunque, il peggio deve ancora arrivare con il ministero della verità assoluta di prossima istituzione. La storia è fatta dalle minoranze attive. Alla repressione segue la ribellione.
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