MARCO TOSATTI
L’usuale serie di rimbrotti che il Pontefice regnante rivolge alla Curia romana quest’anno è stato scandito da una scelta di tempo – causale, o voluta, non sappiamo – particolarmente infelice. Infatti proprio mentre il sovrano vaticano parlava della “riforma in corso” e diceva: “Parlando della riforma mi viene in mente l’espressione simpatica e significativa di mons. Frédéric-François-Xavier De Mérode: “Fare le riforme a Roma è come pulire la Sfinge d’Egitto con uno spazzolino da denti” Emiliano Fittipaldi rivelava che uno degli uomini più vicini al Pontefice, il cardinale Oscar Maradiaga, campione della Chiesa povera per i poveri, è immerso in vicende finanziarie molto discutibili per milioni di euro.
Ora Oscar Maradiaga è uno dei principali consiglieri del Papa; suo strenuo difensore; ed è il coordinatore del famoso gruppo di nove cardinali (il C9) che ormai da anni sta lavorando alla riforma della Curia, che finora ha partorito il topolino dell’accorpamento di alcuni pontifici consigli in carrozzoni più grandi, e una riforma dei mezzi di comunicazione che definire chiara – almeno in questa fase – sarebbe eccessivo.
Ma il Pontefice si scagliava ne suo discorso contro altri: “Permettetemi qui di spendere due parole su un altro pericolo, ossia quello dei traditori di fiducia o degli approfittatori della maternità della Chiesa, ossia le persone che vengono selezionate accuratamente per dare maggior vigore al corpo e alla riforma, ma – non comprendendo l’elevatezza della loro responsabilità – si lasciano corrompere dall’ambizione o dalla vanagloria e, quando vengono delicatamente allontanate, si auto-dichiarano erroneamente martiri del sistema, del “Papa non informato”, della “vecchia guardia”…, invece di recitare il “mea culpa”. Accanto a queste persone ve ne sono poi altre che ancora operano nella Curia, alle quali si dà tutto il tempo per riprendere la giusta via, nella speranza che trovino nella pazienza della Chiesa un’opportunità per convertirsi e non per approfittarsene. Questo certamente senza dimenticare la stragrande maggioranza di persone fedeli che vi lavorano con lodevole impegno, fedeltà, competenza, dedizione e anche tanta santità”.
“Delicatamente” è l’avverbio che papa Bergoglio ha usato senza remore; per definire i licenziamenti senza motivo, le pressioni più o meno chiare esercitate sulle persone PER spingerle ad andare via, se no…per definire le dimissioni estorte con la leva dell’obbedienza e via prevaricando. Delicatamente!
Tutto questo mentre il livello di controllo sulle mail, sui telefoni fissi, e – mi dicono – adesso anche su alcune categorie di cellulari sta raggiungendo livelli invidiabili da parte di una qualsiasi Corea del Nord. Dire che le parole del Pontefice appaiono minacciose (“alle quali si da tutto il tempo per riprendere la giusta via…”) è dire poco; non sarebbero diverse se pronunciate negli anni ’70 da un segretario del Partito Comunista cinese. Sono anche però un segnale evidente che il livello di disagio nella Curia, a parte ovviamente i vertici dei dicasteri, ormai quasi completamente nominati da papa Bergoglio o omologati al suo regime, cresce, e si deve ricorrere a minacce esplicite, certamente mai udite sulla bocca di un Vicario di Cristo, per rispondervi.
Buon Natale.
fonte :https://www.maurizioblondet.it
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