Non si rendono conto costoro di essere meri corifei del nichilismo trionfante? Non si avvedono codesti pecoroni cosmopoliti che il rispetto delle altrui culture non deve implicare la cancellazione della propria?
Non arrivano a capire, codesti signori dalla coscienza mondializzata e integralmente postmodernizzata, che il rispetto dell’altro deve necessariamente passare per il riconoscimento del proprio? Non sono neppure in grado di intendere che si possono rispettare le culture e le identità altrui se e solo se si dispone di una propria cultura e di una propria identità?
Non mi stancherò di ribadirlo. A un antico greco non sarebbe mai passato per la testa di rapportarsi con lo xenos, lo "straniero", negando la propria cultura: il dialogo è tra le culture, ciò che presuppone che esse esistano e non si neghino. Ché altrimenti, come oggi accade, il dialogo è tra vuoti che non hanno nulla da dirsi. La globalizzazione sans frontières del mercato finge di voler valorizzare le culture: chiede irresponsabilmente a ciascun popolo di rinunciare alla propria per aprirsi alle altre; e, così, ottiene l’inconfessabile obiettivo dell’annullamento delle culture in quanto tali.
Esse sono sostituite en bloc dal vuoto nichilistico della sottocultura del consumo.
Il Capitale, infatti, mira alla desimbolizzazione integrale, al laicismo assoluto: così opera affinché resti uno spazio vuoto senza alto né basso, senza bene né male, senza alcun limite simbolico e valoriale all'estensione onnilaterale e all'allargamento nichilistico della forma merce. La chiamano società multiculturale: in realtà, è la società della monocultura del mercato o, come avrebbe detto Hegel, del "monocromatismo assoluto".
D. Fusarofonte : http://interessenazionale.net
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