La macellazione choc degli agnelli: Ecco cosa succede in un macello italiano
Nuova investigazione di Animal Equality, l’organizzazione internazionale per la protezione animale. Gli attivisti sotto copertura raccolgono le immagini all’interno di un macello di ovini e caprini in provincia di Viterbo.
Il macello in questione è una delle 200 strutture italiane in cui, su specifica deroga, è permesso macellare gli animali senza previo stordimento, una pratica crudele che ogni anno viene riservata a centinaia di migliaia di animali.
Il macello è stato chiuso nei mesi scorsi a causa del fallimento dell’azienda che lo gestiva. Animal Equality ha proceduto tuttavia a sporgere denuncia ai responsabili dei maltrattamenti ritratti nel video.
Animali macellati da coscienti e gonfiati con un compressore
Le immagini, ottenute tramite l’installazione di telecamere nascoste, mostrano come gli operatori infrangano sistematicamente la maggior parte delle prescrizioni igienico-sanitarie, nonché qualunque norma minima per la protezione degli animali, sottoponendo deliberatamente agnelli, pecore e capre ad atroci torture sia fisiche sia psicologiche.
Alcuni degli atti di crudeltà documentati nel video:
- operatori che sgozzano in modo sistematico animali completamente coscienti
- operatori che gonfiano con un compressore animali ancora vivi
- animali lasciati ad agonizzare per interi minuti
- operatori che prendono a calci gli animali senza motivo
- operatori che strattonano gli animali per una sola zampa o per la coda, con il rischio di spezzargliela
- operatori che lanciano bruscamente in aria agnelli e capretti, ammassandoli l’uno sull’altro
- operatori che trascinano le capre afferrandole violentemente per le corna
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La denuncia di Animal Equality
La macellazione senza stordimento è ancor oggi permessa da un regolamento europeo (CE 1099/2009) che prevede una deroga allo stordimento per i metodi prescritti da riti religiosi. Risulta però evidente come i macelli a cui è concessa tale deroga tendano ad abusarne in modo scellerato, causando agli animali inutili e protratte sofferenze.
Questo atteggiamento disumano è incentivato sia dall’assenza di controlli severi, sia dalla mancanza di conseguenze penali concrete per maltrattamento animale: al momento esistono solo sanzioni amministrative per chi viola le prescrizioni sulle procedure di macellazione, che nei casi più gravi prevedono una pena pecuniaria del tutto irrisoria di € 6.000.
Con questa inchiesta Animal Equality Italia lancia una petizione su scala nazionale rivolta al Parlamento italiano, in particolare ai Ministri Maurizio Martina e Beatrice Lorenzin, affinché siano introdotte al più presto norme incriminatrici per il maltrattamento degli animali durante le fasi di stordimento e abbattimento e perché venga rinforzato il sistema di controlli atti a identificare e denunciare qualunque forma di violazione. A tal fine, viene richiesta anche l’installazione obbligatoria di telecamere a circuito chiuso in tutte le strutture di macellazione.
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Le campagne di sensibilizzazione
La petizione domanda inoltre che venga abolita, in via graduale ma definitiva, qualunque forma di deroga allo stordimento, seguendo l’esempio di Stati membri come Svezia, Danimarca, Polonia e Belgio.
“Anche nei macelli che operano a norma, la paura e la sofferenza provate da un animale vanno oltre ogni immaginazione” dichiara Matteo Cupi, direttore esecutivo di Animal Equality Italia.
“Se si vuole aiutare concretamente gli animali, è necessario evitare il consumo di carne o quantomeno ridurlo. Tuttavia, è inammissibile che in una società civile non esistano leggi che puniscano severamente chi tortura gli animali di proposito e senza alcuna necessità. Sulla pagina web dedicata è possibile firmare la petizione per sollecitare i decisori politici a prendere misure concrete volte a prevenire le atrocità che avvengono ogni giorno nei mattatoi italiani”.
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