Sull’hashtag #TestamentoBiologico molti i commenti entusiastici per l’imminente approvazione della legge sul fine vita, un’altra “conquista di civiltà”: una conquista della civiltà del mercato dove ogni cosa è, e sarà sempre più, merce.
La facoltà di determinare anticipatamente le terapie e le cure a cui essere sottoposti in caso di necessità viene in questo momento salutata come una conquista sociale, è significativo che sempre più spesso le conquiste siano quelle di morte, dall’aborto alla selezione degli embrioni nella fecondazione assistita alle disposizioni testamento biologico all’eutanasia propriamente detta.
L’Ultimo Uomo nietzschiano nella sua condizione di esule dalla civiltà precedente ma non approdato alla condizione sognata di oltre uomo va oltre gli ideali di libertà sulla vita nascente non riconosciuta come tale e su quella malata non riconosciuta “degna” e assume gli ideali del personaggio dostoevskjano Kirillov che reclama come somma libertà quella al suicidio:
“Io sono obbligato a uccidermi, perché il momento piú alto del mio arbitrio è uccidere me stesso.”“Ma non siete mica il solo a uccidervi: ci son molti suicidi.”“Con una ragione. Ma senza alcuna ragione, ma solo per l’arbitrio, sono l’unico.”“Non s’ucciderà”, balenò di nuovo nella mente di Pjotr Stepanovic.“Sapete,” osservò con irritazione, “io al vostro posto, per mostrar l’arbitrio, avrei ammazzato qualcun altro, e non me stesso. Potreste essere utile. Vi indicherò chi, se non vi spaventerete. Allora, magari, non sparatevi nemmeno, oggi. Possiamo metterci d’accordo.”“Uccidere un altro sarà il momento piú basso del mio arbitrio, e in ciò sei tutto tu. Io non sono te: io voglio il momento piú alto e ucciderò me stesso.”
Decidere in anticipo su una ipotetica condizione futura si avvicina all’ideale di Kirillov, ma quando il suicidio passa attraverso l’obbligo di attuazione da parte del medico succede qualcosa di più, è ancora un passo verso la delega ad autorità terze del diritto di vita o di morte, un medico privato della propria decisionalità è un esecutore che prima o poi diventa attuatore passivo di disposizioni che non verranno dal testamento del paziente ma da tecnici delegati dall’autorità competente.
Se ne caso di Charlie Gard di cui si è attuata l’espropriazione dell’autorità genitoriale, con le disposizioni di fine vita si attua l’espropriazione della discrezionalità del medico, unendo le due tendenze otteniamo in tempi più brevi di quel che si possa pensare la possibilità che un’autorità delegata possa decidere la soppressione di una persona ritenuta per la sua malattia troppo onerosa da mantenere e non più produttiva, senza possibilità di obiezione da parte medica.
Si tratta di una conquista di civiltà solo tenendo conto che si tratta di una delle “civiltà” pensabili, quella della distopia huxleyana del “Mondo nuovo”, di fatto siamo assistendo ad uno scontro di civiltà, uno scontro che contrariamente a quel che pensava Huntington è tutto interno all’Occidente.
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