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giovedì 16 aprile 2020

Il dibattito sul MES ha trasceso la questione economica, ed è preoccupante un Presidente del Consiglio che manca di una chiara visione politica.

di Flaminia Camilletti - 16 Aprile 2020
Dopo le strillate in diretta nazionale, dopo i pugni puntati sul tavolo per dire no al MES e le promesse fatte agli italiani, il Presidente del Consiglio ha deciso di ritrattare. Improvvisamente il Meccanismo Europeo di Stabilità potrebbe andare bene, dipende tutto dalle condizionalità che verranno applicate. Al Parlamento spetterà l’ultima parola. 
Quando vuole Giuseppe Conte non decide, fa l’ambasciatore che non porta pena e se ne lava le mani. Il Decreto di aprile intanto è fermo perché non è chiaro se verranno inseriti i 36 miliardi di prestito del Fondo Salva Stati. All’interno della maggioranza, ad opporsi al MES ci sono solo i grillini, mentre l’ex patto del Nazareno, dal Pd di Franceschini a Berlusconi, spinge affinché si utilizzino quei fondi previsti dall’Europa, a prescindere da quali condizioni verranno applicate e quindi richieste. 
La questione del MES è diventata prima di tutto un affare politico, che ormai ha poco a che vedere con l’economia nazionale. Rifiutare l’utilizzo del Meccanismo Europeo di Stabilità vorrebbe dire strappare con l’Europa e, soprattutto, mettersi contro i nostri industriali. Confindustria infatti non ha nascosto il proprio favore nei confronti del Fondo salva Stati, come hanno fatto in precedenza già Romano Prodi, Matteo Renzi e adesso anche Forza Italia con Berlusconi e Tajani. Quest’ultimo ha infatti chiesto che si sfrutti il MES per evitare che l’alternativa divenga una tassa patrimoniale, ed ha infine aggiunto: “Bene l’appello di Confindustria alla politica”. 
Che Confindustria muova le intenzioni politiche di molti da destra a sinistra non è una novità ed è anche giusto che vengano ascoltate le istanze degli imprenditori. Ciò che deve preoccupare è l’instabilità politica di Giuseppe Conte che, senza avere una base da ascoltare, né un pensiero politico coerente, si affida alle circostanze e agli interessi per assumere delle decisioni. Al di là della comunicazione politica, tutt’altro che istituzionale, la Presidenza del Consiglio non sembra avere una chiara strategia, né una visione. Lo dimostra il fatto di essersi circondato di esperti, consulenti e task force, il tutto per delegare responsabilità e decisioni. 
Quando Berlusconi avverte che non sfruttare i mezzi europei vorrebbe dire fare da soli, come dice Draghi, e quindi mettersi nelle mani dei mercati, fa il suo. Dice esattamente ciò che ci si aspettache dicaOgni misura contiene la sua insidia, ne abbiamo scritto abbondantemente. Quello che risulta inaccettabile è l’inadeguatezza di una classe politica che non sa come e dove collocarsi. Il mezzo passo indietro di Conte si deve al timore di perdere il proprio ruolo, dalla paura di sbagliare, quando il suo unico obiettivo è quello di rimanere in gioco
Esistere politicamente anche alla fine di questa esperienza, che prima o poi vedrà una fine. Sminuire il problema MES, rinviare l’affare Europa e, soprattutto, abbassare i toni del dibattito, serve a salvare la testa. Opporsi al MES mettendosi contro tutti, tranne i 5 stelle e gli odiati Meloni e Salvini, non avendo alternative facili, è troppo per il nostro piccolo Churchill. Allora meglio far decidere ad altri, arrivando addirittura a coinvolgere le Camere.

fonte :https://www.lintellettualedissidente.it/cartucce/tenere-i-piedi-in-due-staffe-livello-conte-mes-berlusconi-pd/

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