Nuovi studi contraddicono il livello di mortalità finora accertato per il Coronavirus. Ma ciò non cancella il dramma sociale ed economico che stiamo vivendo, dal quale bisognerà ripartire per fare in modo che tutto ciò non possa ripetersi.
di Davide Viscusi - 18 Aprile 2020
Mentre la civiltà occidentale dibatte su quale nazione sia sufficientemente meritevole da poter ottenere un nuovo debito per finanziare un’economia già a debito, John Ioannidis, professore di Medicina, di Ricerca e Politica della Salute e Biomedical Data Science della Stanford University, polemizza sul blocco dell’economia e invita alla ragionevolezza. I numeri sulla base dei quali i governi occidentali hanno giustificato il lockdown delle nostre vite ed economie provengono dall’ Organizzazione Mondiale della Sanità, la quale, i primi di marzo, aveva stimato al 3,5% la mortalità media del Codvid-19. Numeri gonfiati secondo il professor Ioannidis, il quale, basandosi sull’episodio della Diamond Princess, rileva che solo un 19% risultò a conti fatti contagiato, e di questi morì solo l’1%. Applicando questo modello alla popolazione americana è possibile ricalcolare la mortalità tra lo 0.05% e l’1%, e questi numeri, secondo il professore, dovrebbero portare i Governi ad ammorbidire le politiche di quarantena, tracciando una migliore strategia di uscita.
“Le scelte si fanno sui dati certi” tuona il professore. E come dargli torto? A giudicare dai numeri divulgati dal Center for System Science and Engineering i numeri reali, sebbene poco omogenei, sembrano essere più vicini alle stime del professore. Ma i nostri governi sono occupati nelle prove generali di genuflessione alla finanza, in ossequio al sacro dogma del debito eterno. Difficile trovare il tempo di studiare i dati reali. Tuttavia, il parere di chi scrive è che non valga la pena addentrarsi in territorio accademico per determinare con certezza assoluta numeri che, per quanto accurati possano essere, non cambiano l’inferno che sta vivendo la sanità nell’Occidente, dopo almeno 3 decenni di austerità a senso unico. Che la mortalità sia allo 0.05% o al 3.5%, si tratta comunque di centinaia di migliaia di vite. I Numeri dunque, non cambiano l’entità del dramma, non cambiano il dolore sociale, non cambiano le difficoltà economiche, e non cambiano nemmeno la frustrazione e la rabbia che va montando presso i popoli a fronte di distorsioni che si riflettono drammaticamente in una lotta orizzontale per la vita.
I numeri sono entità molto astratte, che dipendono direttamente da cosa si decide di guardare e cosa no. I numeri del contagio, in assenza di uno screening virale giornaliero di tutta la popolazione mondiale, sono solo statistica. E la statistica non è verità, non è scienza, ma è approssimazione. Occorre dunque spostare l’attenzione dai numeri, che non cambiano la situazione, alle vere cause del dramma. Poiché, lavorando collettivamente sulle vere cause del tracollo della società occidentale, potremmo uscirne tutti rafforzati. Ripartiamo dunque come popolo, libero e sovrano nel proprio Stato-nazione, in solidale amicizia con gli altri popoli, libero da debiti contrari all’interesse nazionale, libero da vincoli esterni di bilancio, libero di ricostruire la base sociale a tutela della nostra salute, e libero da quell’abominevole selezione artificiale, indotta dall’aziendalizzazione dello Stato, che degrada la vita alla dimensione del mero consumo. Poiché la ripartenza, se sarà una restaurazione della situazione precedente, sarà uno schiaffo alla sofferenza sociale che stiamo tutti vivendo.
https://www.lintellettualedissidente.it/cartucce/i-dati-incerti-della-pandemia-coronavirus-covid-quarantena-mortalita/
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