FISIOLOGIA POLITICA CONTEMPORANEA – Marco Della
Chi tira i fila della borsa, tira i fili dei governi, dei parlamenti, dei tribunali e dei mass media.
Il controllo bancario sugli stati si è perfezionato col trasferimento-concentrazione di questo potere (la sovranità monetaria, il cartello del credito e del rating) in enti come BCE, BRI, FMI, che sono completamente irresponsabili delle loro azioni, stanno sopra gli stati e fuori dal controllo politico, amministrativo e giudiziario e persino godono del diritto di criptazione.
Sempre più decisamente, quindi, i grandi piani politici di riforme strategiche e di lungo termine sono elaborati e decisi da tali enti a porte chiuse e non sono modificabili dalla politica pubblica, né conoscibili al pubblico se non ex post, dai loro effetti non preannunciati (vedi il caso dell’Euro, ad esempio).
Sempre più chiaramente la ‘democrazia’ si riduce al produrre (usando la propaganda, la paura, la censura, l’inganno) consenso popolare alle decisioni che dall’alto vengono via via comunicate e implementate per realizzare i suddetti piani. La gente non decide e neppure sa dove andrà la nave e che cosa va a fare. Per cambiare la rotta o il capitano, contro il volere del cartello bancario, un paese dovrebbe essere internamente unito, avere la sovranità della propria moneta, una sostanziale autosufficienza energetica e nelle materie prime, un’industria e una capacità tecnologiche avanzate, una potente forza militare con capacità di interdizione nucleare. Pochissimi paesi al mondo soddisfano tali requisiti. Certo non l’Italia.
L’attività primaria dei partiti politici è di raccogliere e apportare a quelle decisioni il consenso e l’obbedienza dei vari settori della popolazione; i partiti (assieme ad altri soggetti operanti politicamente, come sindacati e chiese) sono aziende di produzione e fornitura di consenso e obbedienza; essi competono tra di loro in questo servizio verso il sistema di interessi e poteri costituiti; in cambio di tale servizio ricevono legittimazione e sostegno per governare e prendersi benefici economici per i loro dirigenti e sostenitori a spese delle nazioni.
In questo servizio essi si alternano perché quelli al governo finiscono sempre per deludere e creare dissenso, e ciò è inevitabile perché non servono gli interessi nazionali e sono sempre in mala fede; quando si bruciano, nuovi partiti o nuovo coalizioni sono già pronti e prendono il loro posto.
Per movimenti politici non disposti a collaborare in quanto sopra, movimenti che vogliono cambiare o persino discutere la rotta o il capitano, la via per il governo è preclusa.
Questa fisiologia è stata resa evidente dalle vicende degli ultimi anni in Italia.
Fase 1: Bruciatisi Monti e Letta, il bilderberghino filobancario osservante Renzi mancò alle sue promesse di dare peso all’Italia in Europa e cadde miseramente nel tentativo di riformare lo Stato in senso autocratico, superando la divisione dei poteri; ha poi preso sonore batoste elettorali, ed è uscito provvisoriamente dal palcoscenico.
Fase 2: Allora è stato rimpiazzato con un governo fatto di Lega e M5S, quest’ultimo creato per raccogliere in un primo tempo il dissenso sistemico e poi neutralizzarlo, al servizio del potere costituito. Questi due partiti, inizialmente a parole euroscettici e pronti a togliere l’Italia dall’Euro in caso di rifiuto di mutamento del modello economico-finanziario dell’UE, per andare al governo si sono allineati sull’Euro e sull’Europa, rinunciando a quasi tutto il loro messaggio antisistema e accettando un premier gesuitico.
Fase 3: Dopo la crisi di governo aperta da Salvini, i proprietari del M5S, sapendo che se si andasse al voto perderebbero quasi tutti i parlamentari, si rimangiano ogni giuramento di mai mettersi coll’abominevole PD (che definivano partito piovra, criminale, rovina d’Italia) e, tradendo i loro ingenui elettori, fanno il governo attuale; cosa analoga in fatto di contraddizione e incoerenza fa il PD; i capi dei due partiti così monetizzano, governando insieme per lottizzarsi le poltrone e qualche centinaio di enti e aziende di stato, e per fregare gli Italiani che vorrebbero andare al voto e liberarsi di loro – nel che è evidente il conflitto funzionale di interessi tra rappresentati e sedicenti rappresentati.
Fase 4: Renzi, professionista del rinnegare ogni impegno come nel rottamare gli altri riciclando sé stesso, caricato dal Bilderberg nella riunione del 30 Maggio ’19, dapprima fa nascere il governo PD-M5S, poi si stacca coi suoi dal PD e, pur restando nel governo attuale, si prepara a formare un nuovo centro per una maggioranza di un governo futuro, che succeda al presente quando questo si sarà bruciato, vuoi per divisioni interne, vuoi per una finanziaria impopolare, vuoi per ulteriori fallimenti nella gestione della recessione, dell’immigrazione e del rapporto con l’asse francotedesco.
Renzi, Zingaretti, Grillo, Di Maio, Di Battista non sono ciarlatani incoerenti e traditori – non lo sono perché la ciarlataneria, l’incoerenza, la menzogna, il tradimento, il sodomizzare i propri seguaci ed attivisti, sono il metodo, la tecnica, della politica di mestiere; e perché coloro che credono nei politici di mestiere sono necessariamente fessi, dunque è naturale e necessario per tali politici trattarli come tali, col basso machiavellismo.
In una cosa sono tutti coerenti: bisogna proteggere e mantenere in funzione, eleggendo ogni sette anni l’uomo giusto e insabbiando rapidamente gli scandali nella ‘giustizia’, quel macchinario, fatto di Quirinale, magistratura politica, media mainstream, finanza europea, che assicura che al governo, comunque gli Italiani votino, tornino sempre i fedeli servitori degli interessi bancari e francotedeschi.
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