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lunedì 16 settembre 2019

Dai piani quinquennali al QE (tradendo la Costituzione)



Il piano quinquennale fu lo strumento di pianificazione adottato dal 1928 alla dissoluzione dell'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche. Dal punto di vista macroeconomico, pur tra alterne vicende, questo strumento si rivelò alla lunga inadeguato, perché falliva nel risolvere un problema fondamentale: la determinazione dei prezzi relativi dei beni e servizi prodotti, oltre che le loro quantità. Il fallimento delle politiche macroeconomiche basate sulla completa pianificazione dell'economia spalancò le porte alla riscossa dell'ideologia liberale, secondo la quale solo il libero mercato è in grado di far emergere i prezzi reali dei beni e servizi, favorendo così una più corretta allocazione delle risorse.

Sull'onda del trionfo della visione liberale, in Europa se ne è affermata una visione estremista, che è stata denominata ordoliberismo. In sostanza l'ordoliberismo teorizza la necessità di normare il sistema economico, in ciò non allontanandosi da una prospettiva di natura pianificatrice, affinché sia lasciato campo libero al meccanismo di determinazione dei prezzi relativi ad opera delle sole forze del mercato. Il perno di questa visione è la moneta unica, che abolisce sia gli aggiustamenti di mercato dei prezzi relativi delle monete nell'ambito dell'eurozona, sia una loro gestione politica, come avveniva con il vecchio Sistema Monetario Europeo (SME).

Alla base di questa visione ordoliberista è stato posto un nuovo assioma, quello delle aspettative razionali degli investitori. Anche questo assioma, come quello assunto dai pianificatori dell'Unione Sovietica, si è rivelato una pia illusione. Le aspettative razionali degli investitori, cioè la convinzione che costoro siano disposti a valutare le opportunità di investimento su un arco temporale di medio-lungo termine, si sono rivelate fallaci, mentre hanno prevalso i comportamenti irrazionali, di natura speculativa a breve termine. I ripetuti interventi di Quantitative Easing messi in campo dalla BCE richiamano così alla mente i piani quinquennali della vecchia Unione Sovietica.

I nostri Padri costituenti, consapevoli dei limiti dell'approccio liberale come dei difetti della pianificazione, e anche tenendo conto delle naturali aspirazioni del popolo alla valorizzazione del lavoro e al desiderio di tutelare il risparmio delle famiglie, realizzarono una mirabile sintesi, frutto del genio italico, che venne fissata nella Costituzione del 1948. Questa aveva un solo difetto, quello di scontentare tutti: sia i comunisti che desideravano costruire una società collettivista, sia i liberali, fanatici del libero mercato.

Il crollo dell'Unione Sovietica aprì le porte al revanchismo dei liberali. Ricordo, tra i numerosi cambi di casacca, pari per numero solo a quelli cui assistemmo dopo  il crollo del fascismo, l'incredibile abiura del filosofo Lucio Colletti. Chi ha qualche anno, come me, ricorda bene quella vicenda, prodromica di moltissime altre.

La Costituzione del 1948 è stata riscoperta da un esiguo numero di patrioti, dei quali faccio parte, che hanno ricominciato a farla conoscere. Eravamo e siamo pochi, ma siamo titolari di una narrazione che è estremamente potente, ed è proprio per questa ragione che essa è stata infiltrata e deformata fino a deturparla. I principali responsabili di questa oscena operazione sono stati il M5S e la Lega, mentre possiamo riconoscere al PD, e agli altri partiti ordoliberisti rappresentati in Parlamento, almeno il merito della coerenza. Sebbene, per quanto riguarda il PD, questa coerenza è figlia del tradimento che ha dato inizio alla seconda repubblica.

La battaglia per la riconquista della sovranità popolare oggi coincide con la difesa e il ripristino della Costituzione del 1948 al vertice del nostro ordinamento, e questo implica necessariamente l'uscita dall'euro e dall'Unione Europea. Qualunque sia il costo che dovremo pagare, esso sarà inferiore al perseverare nell'errore ordoliberista, e comunque di molti ordini di grandezza meno grave della perdita del diritto alla libertà e all'autodeterminazione del popolo italiano.

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