Anche sul sito americano The Week, si sottolinea come la manovra economica proposta dal Governo Italiano sia perfettamente ragionevole e in linea sia con la volontà di abbandonare le fallimentari politiche di austerità, sia con il notissimo parametro del 3% (deficit/PIL) imposto da Bruxelles. La BCE dovrebbe sostenere le politiche nazionali di aiuto alle economie in difficoltà, fino a quando non si raggiunge la piena occupazione e l’inflazione non minaccia di salire eccessivamente. Invece, gli euroburocrati stanno dichiarando guerra al Governo Italiano, col probabile risultato di far ripiombare l’intera eurozona in una crisi esistenziale.



Di Jeff Spross, 25 ottobre 2018



L’Italia e l’Unione europea si avviano verso uno scontro frontale. Il nuovo governo italiano vuole aiutare i suoi cittadini, dopo anni di pesante impoverimento economico. Ma l’UE è determinata a fermarlo, nel nome della disciplina fiscale neoliberista.

Si tratta di uno spettacolo incredibile, che mette a nudo la sconfinata stupidità e l’autodistruttiva prepotenza della leadership UE.

L’Italia è stata colpita duramente dalla crisi economica globale del 2008 e dalla seguente crisi dell’eurozona. La disoccupazione italiana ha raggiunto il 13%, e dopo anni di sofferenza sotto le misure di austerità imposte dall’Europa, la disoccupazione si trova ancora intorno al 10%. Non sorprende quindi che gli Italiani si siano infine stancati dello status quo; in giugno, si sono ribellati votando un’improbabile coalizione di populisti di destra e di sinistra perché andasse al governo.

Questo nuovo governo ha prontamente proposto un ambizioso bilancio nazionale, che include un reddito minimo garantito, la cancellazione dei tagli effettuati in precedenza al sistema pensionistico, una serie di tagli della pressione fiscale, e altro. Non occorre dire che questo notevole pacchetto di spese, insieme alla riduzione delle entrate fiscali, richiederebbe l’aumento del deficit. L’Italia prevede una differenza tra entrate ed uscite fiscali del 2,4% del PIL nel 2019.

Perché farlo? Molto semplicemente, il governo italiano vuole ridurre la povertà e offrire ai suoi cittadini un po’ di aiuto mentre l’economia continua ad arrancare. Ma si tratta anche di una buona politica economica: con una disoccupazione del 10% e il PIL che è sceso – da quasi 2,4 miliardi di dollari nel 2008 a 1,9 miliardi di dollari oggi – l’Italia sta chiaramente soffrendo una grossa carenza di domanda aggregata. La maniera per risolvere la carenza è che il governo spenda più di quanto tassi; in particolare spenda in programmi che mettano soldi nelle tasche dei consumatori. Gli italiani di conseguenza spenderebbero questi soldi aggiuntivi, creando così nuovi posti di lavoro.

I Baroni tecnocrati dell’Unione Europea non sono a favore di questo piano, per usare un eufemismo.

La UE proibisce alle sue nazioni di avere deficit di bilancio superiori al 3% del PIL. Questa limitazione è già folle, ma tuttavia l’Italia la rispetta. La complicazione è questa: la Commissione Europea ha ottenuto nel 2013 il potere di porre il vetoai bilanci degli Stati membri della UE. Il debito pubblico italiano è già intorno al 132% del PIL. Inoltre, lo scorso luglio, il Consiglio dei Ministri UE ha emesso una raccomandazione vincolante all’Italia di tagliare il proprio deficit strutturale dello 0,6% del PIL (il deficit strutturale è il deficit di bilancio escludendo gli effetti del ciclo economico e altri eventi estemporanei). Al contrario, il bilancio proposto dall’Italia aumenterà il deficit strutturale dello 0,8% del PIL.

Tutto considerato, la Commissione Europea ha concluso che i progetti dell’Italia costituiscono una “grave inosservanza degli obblighi di politica di bilancio previsti dal Patto di Stabilità e Crescita”. La Commissione vuole che l’Italia riscriva il suo bilancio, altrimenti applicherà multe e sanzioni.

Il Consiglio dei Ministri UE è formato dai ministri degli Stati membri UE – in qualche modo è equivalente ai segretari di gabinetto negli Stati Uniti. La Commissione Europea invece, è un organo di governo i cui membri sono nominati dal Parlamento Europeo (è il Parlamento Europeo che opera nel modo classico degli organi legislativi, con i paesi membri UE che eleggono i loro rappresentanti). Per quale strano motivo, se non l’esistenza delle regole bizantine della UE, queste persone dovrebbero poter dire al governo italiano democraticamente eletto di affossare il proprio piano e imporre più austerità ai propri cittadini?

Come spesso in questi casi, la risposta sono i soldi.

Se il governo italiano controllasse la propria moneta, la sua banca centrale potrebbe semplicemente comprare il debito governativo creato dal suo deficit e tenere bassi i tassi di interesse. Ma l’Italia è un membro dell’Unione monetaria dell’eurozona. E la quantità di euro emessa è controllata dalla Banca centrale europea (BCE), che a sua volta ha la supervisione delle banche centrali nazionali dell’eurozona. Il sistema della BCE prevede ogni sorta di regole e limiti sui casi in cui può  acquistare i titoli di debito emessi dagli Stati membri dell’eurozona e sulla quantità che è possibile comprarne.

Perciò sono gli investitori privati a dare al Governo Italiano gli euro di cui ha bisogno per coprire il suo deficit. Non sorprende che i battibecchi politici li rendano scettici, quindi i tassi di interesse sul debito italiano stanno salendo.

Ma i tassi di interesse in salita dell’Italia sono il risultato di decisioni politiche arbitrarie che sono sia congenite alla struttura di governo della UE sia imposte dai tecnocrati al governo della UE. La BCE potrebbe semplicemente dare il mandatoalla Banca Centrale Italiana di iniziare a fornire euro freschi e usarli per comprare il debito italiano, sostenendo così la spesa a deficit del governo. L’unico vero limite economico a questo tipo di politica è il tasso di inflazione. Al momento, il tasso è intorno al 2%, che è il valore che piace alla BCE (in realtà l’ultimo valore registrato in Italia è addirittura dell’1,4%, ed in calo,  NdVdE). Ma perché l’aiuto monetario all’Italia inizi a far crescere l’inflazione, non solo la disoccupazione  italiana dovrebbe prima diminuire drasticamente, ma la disoccupazione dovrebbe diminuire drasticamente in tutta l’eurozona.

In breve, l’Unione europea e la BCE hanno entrambe uno spazio enorme di manovra per sostenere la spesa a deficit italiana, senza alcuna ripercussione economica. Il problema è solo che non vogliono farlo.

L’Italia, nel frattempo, sembra pronta a giocare duro contro i baroni UE. “Questi provvedimenti non servono a sfidare Bruxelles o i mercati, ma devono compensare il popolo italiano di molti torti” ha detto all’inizio di questo mese il Vice Primo Ministro Italiano Luigi Di Maio. “Non c’è un piano B perché non ci arrenderemo”.

In passato, la Commissione europea in realtà non si era mai spinta a rigettare il bilancio di uno Stato membro. Ha tempo fino al 29 ottobre per decidere se prendere questa decisione formale. Se lo fa, e la lotta conseguente finisce per distruggere le fondamenta del Progetto Europeo, i leader della UE non avranno altri da incolpare se non sé stessi.