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venerdì 23 novembre 2018

L’ultima cartuccia


Con la decisione odierna, l’Unione Europea ha preso la sua decisione nei confronti dell’Italia: sparare, fino all’ultima cartuccia, contro chi si oppone ad una distribuzione dei redditi verso il basso per incrementare l’economia aumentando i consumi. Sinceramente, di questi arzigogoli non m’interessa più di tanto, visto che entrambe le soluzioni (Keynes o Friedman) non prendono in considerazione il superamento del capitalismo come scelta etica, poiché il capitalismo non può che condurre all’accentramento del potere economico.

La scelta europea è, in realtà, una gravissima intromissione negli affari politici italiani, giacché la posposizione di una sorta di “scaletta” degli interventi sembra proprio pensata e studiata a tavolino per porre gli italiani sotto ricatto, ancor più che con la “strategia dello spread”.
Sono state decisioni pesanti, che condizioneranno la vita futura dell’Europa e dell’Italia, per generazioni: ricordiamo, per un misero 0,qualcosa in più od in meno sul rapporto deficit/PIL.

L’Unione dei Politici (banchieri) Europea, dopo aver deciso il pollice verso nei confronti dell’Italia, passerà la palla all’ECOFIN, ossia al consesso dell’Unione dei Banchieri (politici) dell’Unione Europea, che avrà a disposizione fino al 22 Gennaio prossimo per dare una risposta definitiva. Ossia, sanzioni economiche pesantissime:

1) Blocco dei finanziamenti della Banca Europea degli Investimenti;
2) Prelievo forzoso di un deposito infruttifero pari allo 0,2% del Pil (circa 3,5 miliardi di euro);
3) Trasformazione del prelievo infruttifero in sanzione, che aumenterebbe a circa 9-10 miliardi;
4) Possibile taglio del rating;
5) Possibile congelamento dei fondi strutturali.

Fa quasi sorridere: dopo tutto questo, c’è soltanto un attacco al Brennero.

Ciò che stupisce (ma non troppo) è la scansione temporale di questi “interventi”.
Il primo, ossia il verdetto dell’ECOFIN, avverrà prima del 22 Gennaio p.v. Ma guarda te che caso! Subito dopo l’approvazione della Finanziaria. Della serie: italiani, popolo di peccatori, siete ancora in tempo a ravvedervi! Ravvedetevi! E gli strali non saranno nemmeno forgiati!
Le sanzioni finanziarie sono più “spalmate” nel tempo: tarderanno più di sei mesi…ma che caso…proprio dopo le elezioni europee!

Insomma, italiani, popolo di malpensanti, se non butterete a mare questa accozzaglia di populisti ferocemente antieuropei, aspetteremo…avrete tutto il tempo di licenziarli, di “imparare a votare” (Günther Oettinger, Commissario europeo al bilancio, 30 Maggio 2018).
Se, entro il prossimo Autunno non vi sarete ravveduti…beh…allora…scateneremo tutta l’artiglieria a disposizione…vi faremo avere lo stesso rating del Burkina Faso, vi multeremo, mi distruggeremo fin quando, alla fame come la Grecia, salirete a leccare gli scalini della BCE, cospargendovi il capo di cenere.
Fin qui, era risaputo. La reazione?

Ce ne può essere una sola: l’altra, ossia l’accettazione del verdetto (sotto varie forme e con le più belle parole del vocabolario politichese), conduce solo allo status di Paese occupato, con la Trojka od un Gauleiter…scegliete voi la forma.

Secondo la nostra Costituzione, all’art. 1, “La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.”
Quindi, qualsiasi forma di imposizione sarebbe da considerare un’ingiunzione che cozza violentemente contro la Costituzione repubblicana e, chi si schierasse con queste volontà liberticide, sarebbe da considerare un traditore della Costituzione.
Non siamo così ingenui da non sapere chi si schiera con il diktat europeo: su Giorgia Meloni, Silvio Berlusconi, Matteo Renzi, Emma Bonino e Piero Grasso, non abbiamo dubbi. Devono ancora pervenire le risposte di Matteo Salvini e di Luigi di Maio.

Forse, i due si domandano come la pensino gli italiani e sicuramente sanno che l’ingresso in Europa ci fu chiesto con il referendum di indirizzo del 18 Giugno 1989:

“Ritenete voi che si debba procedere alla trasformazione delle Comunità europee in una effettiva Unione, dotata di un Governo responsabile di fronte al Parlamento, affidando allo stesso Parlamento europeo il mandato di redigere un progetto di Costituzione europea da sottoporre direttamente alla ratifica degli organi competenti degli Stati membri della Comunità?”

 Mi onoro d’esser stato fra quel 11,97% che votò NO.

Si potrebbe rifarlo, visto che non è stato onorato: la Costituzione non è stata né fatta e né approvata, e nemmeno quel “Governo responsabile di fronte al Parlamento” s’è mai visto. La procedura? Semplicissima: basta una comunissima legge parlamentare che si può fare in un mese, giacché il referendum di indirizzo non è previsto dall’ordinamento costituzionale. Fecero una innovazione nel 1989? Ragione di più per ripeterlo!

Il momento non sarebbe migliore: in una eventuale campagna elettorale per le elezioni europee (perché non abbinare anche il referendum?) l’UE non ci uscirebbe tanto bene, visto che promette nuova “austerità”, ci ha insultati più volte…e poi…la maggioranza degli italiani ha votato due partiti sinceramente eurofobi o no?

Se al referendum vincesse il Si per “Italexit”, si potrebbero fare un paio di cosucce così, tanto per non rompere del tutto il legame con l’UE:

1) Dal momento che l’Italia cesserà la sua adesione all’UE, cesserà anche il trattato di Shengen sulla libera circolazione delle persone e delle merci;
2) Tutte le merci che vogliono transitare sul territorio italiano, ma non dirette in Italia, potranno essere, a discrezione delle autorità italiane, sottoposte ad ispezione od a fermo amministrativo qualora l’ispezione abbia generato dubbi;
3) Allo stesso modo, in tutti i porti le merci in transito verso altri Paesi sarebbero sottoposte ad ispezioni, come nell’articolo precedente;
4) La massa monetaria in euro (il “circolante”) presente in Italia (circa 150 miliardi), visto che fu pagata con altrettanto valore in Lire, sarà cambiata con la Nuova Lira dalla Nuova Banca d’Italia che la incamererà e ne deciderà la destinazione.

Sogno ad occhi aperti? Può darsi, ma riflettiamoci un istante: la libera circolazione delle merci è uno dei capisaldi di questa strana unione, che la fa assomigliare ad un vero stato federale (accumulandone i vantaggi) senza averne minimamente la forma politica. Privata della libera circolazione delle merci – l’Italia è centrale in questo scacchiere – l’Unione Europea crollerebbe in breve tempo. Sta correndo, già così, sul filo del rasoio nel confronto con USA e Cina: non lo dico io, lo ha dichiarato lo stesso Prodi.

Cosa manca?
Il coraggio, certo: d’altro canto, i due partiti oggi al governo non hanno lesinato strali (in campagna elettorale) nei confronti dell’Europa. Per poi rimangiarsi tutto – ma proprio tutto! – appena saliti al governo. Si può comprendere: noi non siamo la Gran Bretagna, erede di un impero che copriva il 23% delle terre emerse, e si nota in questi giorni l’estrema difficoltà di liberarsi di questo carrozzone europeo.
Il nodo della contesa, ovviamente, non sono quei pochi decimali in più nel deficit, quando sanno benissimo che si tratterebbe di un deficit spending. Se vogliamo, una scommessa.
E’ proprio questo che li spaventa: una scommessa contro di loro. Se mai l’Italia la vincesse (impossibile, in queste condizioni) per la loro oligarchia finanziaria camuffata da democrazia “compassionevole” sarebbe la fine.

L’UE correrebbe il rischio oppure, le oligarchie al potere, considererebbero la posta troppo alta per giocarsela in una sola mano? Non dimentichiamo che, fra sei mesi circa, non sapremo più chi è Juncker, Moscovici…e tutto il resto: i rapporti politici interni saranno improntati all’incertezza che oggi vige in Francia e in Germania, ossia governi “pro-tempore” nell’attesa del miracolo. E, le decisioni così improvvise e belluine, potranno essere riprese in mano, riviste, edulcorate, soppresse…perché anche l’UE è giunta ad un punto di non ritorno: oramai tutti sanno che andranno a votare per un Parlamento inesistente, che non poggia su una costituzione, privato proprio dei poteri promessi nei preamboli, per affidarlo alla marea di lobbisti e di corruzione che regna a Bruxelles.

Cosa impedisce ai due alleati di governo di raccogliere il guanto della sfida?
Non i rispettivi elettorati, che mostrano ancora oggi un quoziente di fedeltà impressionante, nei confronti di un governo che non ha ancora realizzato quasi niente. Lo avesse Macron, o la Merkel, un simile elettorato così fedele! Si leccherebbero anche…
Ciò che pesa, è l’incomprensione reciproca, dovuta a differenze culturali profonde fra i due elettorati, non la solita questione destra/sinistra…questa non c’entra niente!
Semplificando, le “domande” di giustizia sociale dei due elettorati sono molto simili, ma diversamente poste, al punto da generare incomprensioni.

Salvini ha raccolto, intorno alla sua persona – non alla Lega, quello è un contenitore vuoto! – la parte meno ricca dell’elettorato berlusconiano: i grandi ricchi sono rimasti fedeli al dux di Arcore, che promette sogni a tutti, ma realizza soltanto certezze per la gente come lui.
Ma, Salvini, ha con sé la parte lavoratrice, produttiva…il popolo delle partite IVA e i piccoli imprenditori, che sono incazzati perché si chiedono: come mai, lavoro come un negro tutti i giorni, mi faccio un c…così per guadagnare 3-4000 euro il mese e devo darne la metà allo Stato, il quale è assente, non paga le commesse, non sa organizzare niente…e pretende!

Dall’altra, c’è un elettorato che si chiede: come cz…è che devo alzarmi tutti i giorni, prendere un treno di m…per mettere insieme 700 euro il mese? E non solo: ci sono anche persone che guadagnano di più, ma si rendono conto che il sistema non funziona più, che è dalla fine del pentapartito e della Banca d’Italia che non si vede più un dollaro bucato per divertirsi: sempre all’osso, sempre ad arrivare a fine mese con il cuore in gola…
E c’è anche chi un lavoro non lo trova perché non c’è, non esiste più: se lo sono “mangiato” le macchine! I loro padri ed i loro nonni salirono coraggiosamente al Nord, mezzo secolo fa, ma il lavoro c’era! L’elettorato dei 5S è più variegato, ma chiede soprattutto una politica intelligente, scelte nuove, più coraggiose e meno legate ai soliti carrozzoni di corrotti!

Il problema, oggi, è che l’UE ha lanciato una sfida mortale: o noi, o voi, non c’è altra soluzione.
Salvini sa che, se abbandona questo governo, si ritroverà a fare il cagnolino al guinzaglio di Berlusconi sempre che, nei rivolgimenti comatosi delle vecchie forze politiche, non si ritrovi al fianco anche Renzi! E perderà la partita, la Lega tornerà ad una sola cifra percentuale.
Di Maio non ha realizzato nulla del programma di governo ma, per lui, non cambia molto: si ritroverà con qualche voto in meno, ma con una forza quasi intatta con la quale potrà fare…niente! Il 51% è troppo lontano.

Se l’Europa ha giocato tutto, anche il governo dovrà giocare tutto in questa partita: altrimenti, sarà il disastro, sarà la Grecia, saranno le code per il pane, saranno gli ospedali senza medici, sarà la schiavitù eterna alla Germania ed alla sua titubante alleata, una Francia “in cerca d’autore”.
Provateci, almeno: solo i quaqquaraqquà avranno il cattivo gusto di chiedervi il conto del coraggio.

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