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mercoledì 14 novembre 2018

Scienziati hanno invertito gli effetti dell’invecchiamento nelle cellule umane

La capacità di fermare e invertire l’invecchiamento, è qualcosa che molte persone spererebbero di vedere nella loro vita.

Questo è ancora un sogno lontano dalla realtà, ma gli scienziati dell’Università di Exeter, nel Regno Unito, ritengono di aver scoperto quali fattori svolgono un ruolo chiave nel trasformare le cellule responsabili dell’invecchiamento.
L’invecchiamento può essere visto come il progressivo declino delle funzioni corporee, ed è collegato con la maggior parte delle comuni malattie croniche di cui soffrono gli esseri umani, come il cancro, il diabete o la demenza.

Cellule senescenti: la causa della vecchiaia

Ci sono molte ragioni per cui le nostre cellule e tessuti smettono di funzionare, ma ora sembra che l’accumulo di cellule “senescenti” nei tessuti e negli organi, rappresenti un fattore importante nel processo di invecchiamento. Le cellule senescenti sono cellule deteriorate più vecchie che non funzionano più come dovrebbero, e che comprometteno anche la funzione delle cellule che le circondano.
La rimozione di queste vecchie cellule disfunzionali, ha dimostrato di migliorare molte caratteristiche dell’invecchiamento negli animali, come l’insorgenza ritardata della cataratta. Recentemente gli scienziati dell’Università di Exeter, hanno condotto uno studio su cellule umane e sono riusciti a ridurre il numero di cellule senescenti del 50%, utilizzando un composto speciale che avevano sviluppato. “I composti sviluppati a Exeter hanno il potenziale per modificare i meccanismi con cui avviene questo invecchiamento delle cellule”, ha affermato la professoressa Lorna Harries, dell’Università di Exeter Medical School.
Pensavamo che le malattie legate all’età come il cancro, la demenza e il diabete avessero ciascuna una causa unica, ma in realtà riconducevano ad uno o due meccanismi comuni. Questa ricerca si concentra su uno di questi meccanismi e le scoperte con i nostri composti hanno potenzialmente aperto la strada a nuovi approcci terapeutici in futuro”.

La ricerca

I ricercatori hanno testato tre diversi composti, tutti sviluppati presso l’Università di Exeter, e hanno rilevato che ciascuno di essi produceva un calo del 40-50% nel numero di cellule senescenti dei vasi sanguigni. I composti in questione – AP39, AP123 e RT01 – sono stati progettati dal team di Exeter, per fornire selettivamente quantità minuscole di idrogeno solforato (H2S) ai mitocondri nelle cellule e aiutare le cellule vecchie o danneggiate a generare “l’energia” necessaria per la sopravvivenza e ridurre la senescenza.
L’idrogeno solforato è una molecola che si trova naturalmente nel nostro corpo e ha dimostrato di migliorare diverse caratteristiche delle malattie legate all’età negli animali. Il problema è che questa molecola può essere tossica in grandi quantità, per questo motivo i ricercatori hanno dovuto trovare un modo per “consegnare” l’idrogeno solfarato solo dove è necessario.
Usando uno speciale “codice postale molecolare” sono stati in grado di inserire la molecola direttamente ai mitocondri, ovvero le strutture che producono energia nelle cellule, utilizzando così piccole dosi, che hanno meno probabilità di causare effetti collaterali.
Siamo fiduciosi che nell’utilizzare strumenti molecolari come questo, saremo in grado di rimuovere alla fine le cellule senescenti nelle persone viventi, il che potrebbe consentirci di colpire più malattie legate all’età.
Questo è ancora in qualche modo un sogno per il futuro, ma almeno è un inizio entusiasmante.

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