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martedì 9 gennaio 2018

Un gran numero di ricerche dimostra che la malattia di Alzheimer sarebbe correlata anche con il consumo di carne e latticini.

Grandi titoli sono apparsi su una sola, isolata rivista delle Hawaii, relativi ad uno studio che pretendeva di suggerire la presenza di una correlazione tra il consumo di soia e la malattia di Alzheimer. Tutti si sono buttati su quella notizia nell’usuale stile scandalistico, mentre i pochi grossi “siti anti-soia”, hanno avuto l’occasione di parlare, finalmente, di qualcosa di sensazionale.
È oggi, invece, disponibile un cospicuo gruppo di ricerche che dimostra che la malattia di Alzheimer sarebbe correlata con il consumo di carne e latticini. Allora perché non è stata divulgata anche questa informazione? Una percentuale compresa tra il 6 e l’8 % della popolazione di età superiore ai 60 anni, è affetta da malattia di Alzheimer, e l’incidenza sta crescendo rapidamente.
È possibile intraprendere provvedimenti sul piano nutrizionale per cercare di influenzare le nostre probabilità di evitare questa malattia? Che cosa è noto dalla letteratura scientifica sui rapporti tra dieta ed Alzheimer?
Libri e varie...
LA DIETA DELLA LONGEVITà
Dallo scienziato che ha rivoluzionato la ricerca su staminali e invecchiamento, la dieta mima-digiuno per vivere sani fino a 110 anni
di Valter Longo

La Dieta Mima-Digiuno permette di evitare i rischi e le difficoltà di un digiuno vero e proprio, rendendolo compatibile con le esigenze di una vita attiva.
 Ispirata a una pratica antica e comune in tutte le culture, ma dimenticata dalla nostra società dell'abbondanza, è una delle più importanti scoperte scientifiche nel campo dell'alimentazione.
 Valter Longo ha dimostrato come prevenire e curare i mali del secolo. Con il suo regime alimentare tutti possono ritrovare e mantenere un corpo sano fino a 110 anni.
 Valter Longo è lo scienziato i cui studi rivoluzionari su genetica, alimentazione, staminali e longevità sono diventati il punto di riferimento imprescindibile per qualunque dieta smart. Rivoluzionari non solo perché dimostrano che e insita in noi, nel nostro corpo, la capacità di mantenerci giovani e, all'oceorrenza, rigenerarci, ma anche perché aprono una strada che va oltre la prevenzione per farsi vero e proprio strumento di cura.
 Basandosi su una strategia a cinque pilastri, Valter Longo ha dimostrato che curarsi con il cibo e possibile, anzi, è la strada giusta per ridurre il grasso addominale, rigenerare e ringiovanire il nostro corpo abbattendo in modo significativo il rischio di cancro, patologie cardiovascolari e autoimmuni, diabete e malattie neurodegenerative come l'Alzheimer.
 La Dieta della Longevità, semplice da adottare ogni giorno per chi già apprezza la tradizione mediterranea, va ad affiancarsi nel regime di Longo agli effetti straordinari della Dieta Mima-Digiuno messa a punto nel suo laboratorio.
 "La Dieta Mima-Digiuno abbassa i fattori di rischio associati all'invecchiamento, come ad esempio le malattie cardiovascolari, il diabete, l'obesità e il cancro. In pratica l'invecchiamento viene rallentato, assicurandoci dieci anni di vita in più".
Umberto Veronesi
 "Si fa purtroppo abuso della parola 'Scienza' quando si parla di longevità, invecchiamento e alimentazione. Finalmente Valter Longo ha dimostrato sulla base di dati sperimentali di laboratorio come le nostre cellule possano vivere in salute e più a lungo. Non è una formula magica ma il risultato di lunghi anni di ricerca".
Giovanni Caprara
 L'autore devolve tutti i proventi di questo libro alla Fondazione non profit Create Cures per promuovere e sponsorizzare la ricerca di terapie alternative e integrative a basso costo per l'invecchiamento, il cancro, l'Alzheimer, le malattie cardiovascolari, il diabete, la sclerosi multipla, il morbo di Crohn e altre malattie....
DIMENTICARE SE STESSI  - LIBRO
La Continuità del Sé nei Pazienti Alzheimer
di Emanuela Coppola, Mara C. Quattrini

Sono trascorsi ormai oltre 25 anni da quando iniziai a occuparmi di Demenza di Alzheimer nel Laboratorio di Neuropsicologia Clinica della Clinica Neurologica dell'Università di Catania.
Allora, facevo parte di uno sparuto gruppo di ricercatori che lavoravano sui meccanismi neurofisiologici e neuropsicologici del decadimen - to mentale nelle sindromi dementigene, con particolare attenzione alla demenza di Alzheimer. Pionieri, in Sicilia, della ricerca biomedica di grande innovatività terapeutica, sentivamo di aver imboccato un percorso di studi che risuonava con il più ampio panorama internazionale e che avrebbe condotto, di lì a poco, a scoprire cause e possibilità d'intervento per "questo campo della patologia umana così delicato, sotto il profilo scientifico, sociale ed emozionale"
 (Massarotti, 1986, p. 1).
Credevamo fermamente che una diagnostica attendibile, capace di cogliere e discriminare i segni della AD fosse il primo passo per contrastare in modo tempestivo il deterioramento mentale e, speranzosi, cercavamo gli strumenti farmacologici e neuropsicologici per rendere reversibile la progressione della patologia ( ibidem ). Sul primo punto ave - vamo ragione, sul secondo ci sbagliavamo. In tutti questi anni, l'unica certezza su cui la ricerca scientifica ha fatto luce è l'irre - versibilità della malattia, identificata come un processo cronico- degenerativo di morte neuronale.
Questo dato ha rappresentato un nuovo inizio per il lavoro clinico e neuropsicologico.
Sapere che di Alzheimer non si guarisce, inevitabilmente, ha condotto ad un ripensamento dei paradigmi di ricerca e di intervento fino ad allora impiegati, abbandonando l'ossessiva ricerca della molecola che potesse salvare il cervello dall'indementimento e finalizzando gli sforzi all'attenuazione del danno attraverso specifici trattamen - ti farmacologici. Tuttavia, anche percorrendo questa direzione le difficoltà non sono mancate. Sappiamo oggi che non tutti i pa - zienti rispondono allo stesso modo al trattamento farmacologico, così come l'insorgenza subdola della patologia non ha un esor - dio uniforme e può variare anche in relazione alle caratteristiche personologiche, biologiche e sociali del paziente.
Nel tempo si è scoperto che questa eterogeneità deriva in gran parte dalla feno - Prefazione Quattropani definitivo.indd 7 14/03/13 13:22 viii Prefazione menologia della manifestazione patologica che non si limita ad aggredire una zona circoscritta del cervello ma si presenta in modo diffuso e multifocale interagendo con la complessità funzionale e organica del cervello.
Ancora una volta, la ricerca sulla AD ha dovuto ripensarsi alla luce delle nuove conoscenze lottando con le reazionarie posizioni neopositiviste delle scienze dure.
Solo di recente sappiamo, infatti, quanto sia importante costruire profili cognitivi specifici per ciascun soggetto: solo attraverso un'accurata anamnesi della storia clinica e personale e un'attenta valutazio - ne neuropsicologica qualitativa, oltre che quantitativa, è possibi - le individuare i segni caratteristici della AD.
D'altra parte, è stato proprio grazie all'ampliarsi delle conoscenze sulle caratteristiche neoplastiche del cervello, quale espressione tangibile delle episte - mologie complesse di matrice filosofica, che è derivato un avanzamento conoscitivo capace di scalzare le logiche riduzionistiche e parcellizzanti impiegate nello studio segmentato del cervello, lasciando spazio agli approcci olistici, interdisciplinari e complessi in grado di cogliere più realisticamente l'essenza della mente come cervello, una mente radicata nel corpo, persino con una memoria somatica, che fa esperienza di sé, degli altri e del mondo. Sebbene tutto questo testimoni che la ricerca sul cervello e sulle sindromi dementigene non si è mai fermata, c'è un elemento importante che continua a suscitare in me un certo turbamento.
Nel 1987 pubblicammo un volume a cura di Bonaiuto e Amaducci dal titolo Le demenze: Epidemia silente degli anni futuri .
Titolo apparentemente profetico dal momento che, oggi, la Demenza di Alzheimer con - tinua ad essere definita una epidemia silenziosa. Dopo 25 anni, il futuro è diventato presente e l'AD è ancora silente, sappiamo come ma non sappiamo perché avviene la degenerazione cerebrale, non siamo ancora in grado di individuare con esattezza i segni preclini - ci della patologia e, nel frattempo, il termine epidemia è diventato il più calzante che si possa immaginare. Nel 1987 la definimmo così per la sua insorgenza subdola: ricordava vagamente le grandi epidemie che ricorsivamente, lungo l'arco temporale della storia, colpivano l'umanità e decimavano intere popolazioni.
Mai avremmo immaginato che quella definizione sarebbe stata ancora così attuale.
Nell'attesa che la ricerca neuroscientifica ci fornisca gli impor - tanti risultati che potrebbero emergere dagli studi sperimentali sul trapianto di neuroni e dai trial clinici sulle cellule staminali, la psicologia clinica non può sottrarsi dal contribuire alla preven - zione, alla diagnosi e trattamento dei disturbi. La fiducia riposta nell'applicabilità delle ricerche di derivazione neuroingegneristica e neuroinformatica non può tradursi, per coloro che operano in Quattropani definitivo.indd 8 14/03/13 13:22 ix Prefazione questo campo, nell'attesa messianica e deresponsabilizzata di una scoperta risolutiva.
Perseverare nell'individuazione dei segni pre - clinici dell'AD e nella formulazione accurata e precoce della dia - gnosi deve rappresentare il primo obiettivo del lavoro quotidiano per la psicologia clinica.
È noto a tutti che le acquisizioni scienti - fiche procedono più per piccoli cambiamenti che in seguito a ra - dicali rivoluzioni tanto che, anche queste ultime, sono il risultato sorprendente di microscopici e continui processi di conoscenza ap - parentemente trascurabili. Di conseguenza, ciò che può sembrare una strategia meno eccezionale potrebbe, invece, rappresentare una possibilità realistica di contrasto alla AD: le rilevazioni neu - ropsicologiche precliniche sono, infatti, gli unici strumenti, ad og - gi in nostro possesso, in grado di distinguere un invecchiamento cerebrale fisiologico da un invecchiamento patogeno che rischia di degenerare in AD.
Sarebbe, a tal proposito, utile predisporre cicli - camente sistemi di screening diagnostici sulla popolazione over 50.
Naturalmente, laddove la valutazione neuropsicologica dovesse riscontrare modificazioni cognitive patologiche sarebbe opportu - no procedere immediatamente sia a livello farmacologico, sia per mezzo di interventi psicologici olistici.
La demenza di Alzheimer, infatti, una volta diagnosticata non può avere alcuna remissione, le prognosi favorevoli riguardano esclusivamente, nel migliore dei casi, un cospicuo rallentamento della progressione patologica che, spesso, è proporzionale alla precocità dell'intervento. Siamo consapevoli che questa proposta non sia risolutiva della malattia ma, certamente, rappresenta una strategia possibile per migliorare la qualità della vita e l'adattamento alla patologia da parte dei pazienti e dei loro familiari. Intervenire tempestivamente attraverso trattamenti psicologici integrati (riattivazioni cognitive, psicoterapia di gruppo, riabilitazione sociale, musicoterapia) significa, altresì, dare dignità al paziente, il quale, attraverso l'ausilio di queste tecniche, acquisisce consapevolezza della malattia, lavora sulle proprie funzioni cognitive e competenze relazionali, condivide il dolore, consolida la padronanza di sé prima che la malattia lo aggredisca con più insistenza potendo così integrare l'esperienza della malattia con il proprio sé.
La persona che sviluppa una AD "è" un paziente AD non "ha" un AD.
La demenza di Alzheimer stravolge totalmente la vita della persona, trasforma la sua esperienza del mondo e come tale deve essere trattata, non come qual - cosa che si "ha" ma come un complesso stravolgimento di sé, della propria mente, del proprio corpo e della propria coscienza.
La continuità del sé non implica un mantenimento costante di una auto-rappresentazione ma una coerenza interna delle in - numerevoli trasformazioni che l'esistere comporta. Riteniamo che Quattropani definitivo.indd 9 14/03/13 13:22 x Prefazione ciò valga anche per il paziente AD.
Il suo modo di concepire il mondo, di rispondere alle richieste ambientali è cambiato; mentre il vecchio sé si sta smagliando il nuovo sé, spesso, non riesce a trovare spazio di espressione. Transitare tra queste due dimensioni dell'esperienza è difficile per il paziente e per il suo nucleo familia - re.
Il lavoro psicologico clinico deve mirare all'integrazione delle caratteristiche del sé tenendo conto degli aspetti interni, soggetti - vi, nonché degli aspetti ambientali della vita del paziente, al fine di favorire un riadattamento alla realtà che includa le sue nuove esigenze esistenziali.
Maria C. Quattropani
 
Indice
Capitolo 1 - Invecchiamento e demenza
- Il tabù dell'invecchiamento e la rimozione della demenza
- Invecchiamento e demenza: cenni demografici ed epidemiologici
- Demenza. L'epidemia silenziosa
- La Malattia di Alzheimer: caratteristiche generali
- Decorso e sintomi
- Diagnosi
- Terapie farmacologiche
- Terapie non farmacologiche
- Neuropsicologia clinica della demenza di Alzheimer
- L'assistenza intra-familiare: psicodinamica e clinica del fenomeno del caregiving

Capitolo 2 - Matrici intersoggettive del Sé
- Identità e temporalità
- La costruzione del Sé: dalle relazioni oggettuali all'intersoggettività. Tra psicanalisi e neuroscienze
- Sé e memoria autobiografica: la centralità del ricordo condiviso
- Memoria e discontinuità del Sé: le ricerche sulla Demenza di Alzheimer

Capitolo 3 - La ricerca
- La ricerca qualitativa in psicologia clinica
- Metodi di ricerca qualitativa in psicologia clinica
- Metodi e software per l'analisi qualitativa dei testi

Presentazione del disegno di ricerca
- Introduzione
- Obiettivi
- Research question (ipotesi qualitative)
- Materiali e metodi
- Soggetti
- Selezione dei partecipanti
- Strumenti per la valutazione neuropsicologica
- Intervista clinica semi-strutturata
- Procedure
- Analisi qualitativa del testo: Atlas.ti
- Valutazione neuropsicologica: analisi statistica e analisi qualitativa delle prove
- Risultati delle interviste
- Codifica iniziale
- Codifica intermedia
- Codifica teorica
- Discussione dei risultati

Capitolo 4 - L'intervento multifattoriale con il paziente Alzheimer
- Prevenzione e presa in carico molteplice
- Gruppi di sostegno e di ascolto per la famiglia
- L'intervento basato sulla Mindfulness
- Le altre tecniche
- Gruppi ABC: l'Approccio Capacitante
- Gentle Care
- L'ambiente fisico
- Le persone
- I programmi
- Lo scenario attuale: oltre il trattamento farmacologico
- Alzheimer Caffè
- Il lavoro sul paziente Alzheimer: dal farmaco al contatto
- Il contatto corporeo nella relazione di cura
- La Ricerca-Intervento Con-tatto
- Procedura

Risultati e conclusioni
Postfazione
Bibliografia...
CLORELLA  - INTEGRATORE ALIMENTARE IN COMPRESSE
Aiuta le funzioni depurative dell'organismo

La clorella coadiuva le funzioni depurative dell'organismo.
È considerata un’alga utile per disintossicare l’organismo, favorisce l’espulsione delle scorie e contrasta l’accumulo di metalli pesanti.
È ricca di clorofilla, è alcalinizzante e contribuisce a mantenere l’organismo e il sistema immunitario sano.
Modo d'uso: si consiglia di assumere 1/2 compresse 3 volte al giorno con abbondante acqua o altra bevanda....
ZEOLITE ATTIVATA IN CAPSULE
Clinoptilolite attivata ultrafine - Purifica l'organismo dai metalli pesanti

Cos'è La Zeolite Attivata 
La Zeolite Attivata è un minerale di origine vulcanica, ottenuto in passato dall’incontro della lava e acqua minerale.
Nei giorni odierni possiamo trovare molti tipi di ZEOLITE direttamente estratta da giacimenti naturali.
La Zeolite, grazie alla sua struttura microporosa, viene utilizzata dall'uomo, sempre più spesso,  per disintossicare in modo naturale il nostro organismo dalle sostanze nocive, presenti a causa dell’alimentazione e dall’aria inquinata.
La Zeolite non è tossica, inoltre non viene assorbita dall’organismo, nel suo percorso assorbe tossine, micotossine, metalli pesanti e altre sostanze, dopo di che viene espulsa, ed è proprio per questo motivo è chiamata “lo spazzolino dell’organismo”.
Si presenta in polvere fine.
Ogni giorno il nostro organismo  viene a contatto con un enorme quantità di tossine presenti nell’aria, nell’acqua nella terra, ma anche e soprattutto nel cibo e nei farmaci ed è per questo che è fondamentale un’adeguata disintossicazione.
L’ambiente e di conseguenza tutti noi stessi, è contaminato dai prodotti chimici impiegati nell’agricoltura, dai gas di scarico, emissioni industriali, residui farmacologici, dagli additivi alimentari e tutto questo provoca un accumulo di scorie nel nostro organismo.
Il nostro corpo risponde con stanchezza e calo della prestanza fisica, debolezza ed invecchiamento precoce aumentando la suscettibilità delle infezioni.
Sostanze dannose per l'uomo
Le sostanze dannose per il nostro corpo possono essere: metalli pesanti (piombo, cadmio, mercurio, amianto), prodotti chimici come i solventi, pesticidi, erbicidi, residui di farmaci, e simili.
Le sostanze nocive sopra elencate si accumulano nel nostro corpo generando radicali liberi in alcune zone del nostro organismo: nel cervello, fegato, reni, intestino, provocando dei danni.
È estremamente importante fare una disintossicazione del corpo per mezzo di vari composti naturali.
La Zeolite Attivata depura il fegato, velocizzando la rigenerazione e rafforzando il sistema immunitario.
Vari studi scientifici hanno dimostrato che questo minerale naturale, la zeolite, è uno dei migliori disintossicanti naturali per il nostro corpo e contrasta la formazione di radicali liberi dimezzandone la formazione.
Struttura della Zeolite
La Clinoptilolite-Zeolite ha una forma unica, è composta da cristalli permettendo così di rilasciare sostanze al corpo e riassorbirne altre.
Si tratta di minuscoli canali dove sono custoditi i minerali che la Zeolite ha assorbito milioni di anni fa che può rilasciare con maggior facilità.
La sua struttura a forma di gabbia o reticolo cristallino, le permette di assorbire come una spugna i metalli pesanti (piombo, mercurio, cadmio, cloro), i residui di medicinali, batteri ed i funghi.
Ci sono 276 tipi di zeoliti naturali.
La Clinoptilolite-Zeolite
Nell’uso medico è utilizzata la forma cristallina della Zeolite , la Clinoptilolite-Zeolite.
Le zeoliti sono conosciute grazie alla loro capacità di decontaminare l’organismo.
La Zeolite-Clinoptilolite, è un minerale con carica negativa, ciò significa che si lega con le sostanze nocive “trascinandole” fuori dal nostro corpo.
Grazie alla carica negativa della Clinoptilolite si ha un efficace disintossicazione dell’organismo.
Aver carica negativa significa avere una grande capacità di scambio ionico, in modo da facilitare l’assorbimento di minerali utili come il magnesio, calcio, potassio, sodio e altre sostanze importanti.

La Zeolite Come fa a fermare i Radicali Liberi? 
Da un lato la ZEOLITE assorbe i radicali liberi e li espelle dal corpo, dall’altro incentiva la crescita di determinati enzimi presenti nel nostro corpo, la cui funzione principale è proprio quella a di distruggere i radicali liberi.
Può diminuire del 50% circa la formazione di radicali liberi.
Zeolite Benefici - Cosa Fà 
DISINTOSSICANTE
La Zeolite è un minerale di origine vulcanica utile a proteggere l’organismo umano ed animale dai danni dei radicali liberi grazie alle sue doti antiossidanti.
Viene utilizzata da molto tempo per aiutare le vittime di radiazioni atomiche: fu utilizzata ad Hiroshima e Nagasaki, in seguito a Chernobyl, e nel 2011 la Tepco l'ha utilizzata per ripulire il mare dalle radiazioni in seguito al disastro di Fukushima.
Questo minerale, la ZEOLITE pura:
- Favorisce la concentrazione;
- Diminuisce il senso di stanchezza;
- Aumenta la resistenza fisica e riduce l’acido lattico.

Utilizzato anche in caso di acne, pruriti, dermatiti, psoriasi e altre problematiche della pelle.
La Zeolite Attivata, è un minerale ricco di proprietà uniche:
- Depurante: assorbe tossine, e prodotti chimici, allontanandoli dall'organismo
- Assorbe ed elimina i metalli pesanti
- Antiossidante: neutralizza i radicali liberi
- Alcalinizzante: contribuisce attivamente al mantenimento dell'equilibrio fisiologico
- Migliora le prestazioni mentali, e fisiche
- É un alleato della pelle: allevia acne, psoriasi, eczemi, dermatiti e gonfiori
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Aumento delle difese immunitarie
- Supporto al tratto gastrointestinale: regola il metabolismo, migliora la digestione e contrasta gastriti e ulcere
- Atossica;
- Disintossicante e protettiva
- Contrasta efficacemente situazioni di dissenteria.

Chi Utilizza La Zeolite
Questo minerale di origine vulcanica conosciuto come Zeolite,  viene utilizzato per eliminare dall'organismo, i metalli pesanti, i pesticidi lo smog presente negli alimenti e nell'aria.
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Sportivi: le zeoliti attivate riducono l’acido lattico ed aumentare la resistenza ed il recupero.
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Imprenditori, Studenti, Lavoratori: aiuta ad aumentare la concentrazione (grazie al processo di riduzione di ioni ammonio nel corpo) inoltre riduce lo stress ossidativo e stanchezza.
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Anziani, persone in convalescenza, Situazioni di Stress: le zeoliti possono favorire la riduzione di stress e stanchezza aiutando a superare affaticamento e debolezza con risorse proprie e naturali....
CENTRIPURA DEPURATIVA - 6 BUSTINE
Estratti integrali da frutta e verdura - Con carciofo e zenzero

Nella sua formula Depurativa, con Carciofo e Zenzero, Centripura® è indicata in tutte quelle situazioni in cui stress o alimentazione scorretta determinano un accumulo di tossine, con situazioni di malessere a carico degli organi emuntori e conseguenze evidenti sulla pelle.
Centripura® Depurativa contiene: Carciofo, ad azione depurativa; Zucca, ricca di Carotenoidi e Kiwi, ad azione antiossidante; Limone, Mela e Zenzero favoriscono la digestione e il corretto transito intestinale; Spinaci, ad azione ricostituente. Con aggiunta di vitamine A, C ed E, ad azione antiossidante.
I centrifugati di frutta e verdura fresche sono un modo sano e gustoso di apportare alla propria dieta le vitamine, gli oligoelementi e i sali minerali indispensabili al nostro benessere. Ma non sempre c'è il tempo (o la voglia) di prepararle. Fortunatamente oggi con Centripura® il problema è risolto!
Centripura® è un concentrato di estratti integrali da frutta e verdura facilissimo da preparare, basta un bicchiere d'acqua. Buona come una centrifuga fresca, pronta in un attimo.
QUANDO USARLA: Centripura Depurativa® è indicata quando stress e alimentazione scorretta causano un accumulo di tossine e si ripercuotono in situazioni di malessere a carico degli organi emuntori e con conseguenze evidenti sulla pelle.
COME USARLA: Sciogliere 1 bustina in un grande bicchiere d'acqua (200 ml circa), mescolare, lasciare reidratare per un paio di minuti e bere.
COSA CONTIENE: Estratti integrali di Carciofo, Zenzero, Kiwi, Mela, Limone, Spinacio, Zucca e con Vitamine A, C, e E.
NOTE
- Senza lattosio
- Leggere le avvertenze riportate sulla confezione....
IL CIBO MEDICINA
di Alex Jack

Questo libro riassume i principali studi scientifici, le direttive mediche, le scoperte nel campo dell'alimentazione, i rapporti sull'agricoltura e l'ecologia che mettono in relazione i cibi naturali e integrali con la salute planetaria. Sono stati inclusi anche i risultati di alcuni studi che evidenziano gli effetti dannosi della farina raffinata, del riso raffinato, dei prodotti caseari, della carne e di altri prodotti di origine animale che potrebbero essere facilmente sostituiti da fonti alternative e salutari di carboidrati complessi, proteine vegetali, calcio, ferro ed altre sostanze nutritive.
 Per migliaia di anni l'uomo è vissuto senza malattie degenerative, in armonia con la natura. Nella società moderna nove persone su dieci muoiono a causa di malattie cardiache, cancro, diabete, per il morbo di Alzheimer, di AIDS ed altre malattie croniche. Queste sono principalmente il risultato del moderno stile di vita non equilibrato, in particolare dell'alimentazione ricca di grassi e zuccheri, con poche fibre e carica di additivi chimici.
 La scienza e la medicina riscoprono, oggi, la possibilità di mantenere uno stato di salute ottimale e la felicità per mezzo del cibo e tramite questo prevenire e curare le malattie. Si riconosce, oggi, anche che il nostro stile alimentare ha un profondo impatto sulla salute mentale e psicologica, sociale e ambientale....

Evitare l’Alluminio

La più importante correlazione trovata nel corso di una ricerca su Medline è l’associazione tra Alluminio e malattia di Alzheimer. La National Library of Medicine, individua 488 articoli pubblicati su altrettante riviste mediche, che trattano dei rapporti tra questo metallo e la malattia.
Già nel lontano 1978, alcuni ricercatori hanno riportato che i livelli ematici di Alluminio dei pazienti affetti da Alzheimer erano 1.4 volte più elevati di quelli dei soggetti sani [Trapp GA, Miner GD, Zimmerman RL, Mastri AR, Heston LL Aluminum levels in brain in Alzheimer’s disease, Biol Psychiatry 1978 Dec;13(6):709-18].
Studi successivi hanno dimostrato che le concentrazioni di Alluminio erano particolarmente elevate a livello di lesioni presenti all’interno dei neuroni, denominate placche neurofibrillari [Perl DP, Good PF Aluminium and the neurofibrillary tangle: results of tissue microprobe studies, Ciba Found Symp 1992;169:217-27; discussion 227-36].
Un altro studio ha riportato come i livelli ematici di alluminio erano più elevati di 3-4 volte in pazienti con demenza rispetto a volontari sani[Roberts NB, Clough A, Bellia JP, Kim JY Increased absorption of aluminium from a normal dietary intake in dementia, J Inorg Biochem 1998 Feb 15;69(3):171-6]; mentre un altro studio riportava che pazienti affetti da Alzheimer con frattura del femore, presentavano concentrazioni di alluminio nell’osso significativamente più elevate rispetto ai soggetti sani [Acta Orthop Scan 1997;68:511-512].
Questi sono solo pochi esempi delle centinaia di studi medici che mostrano come elevati livelli di alluminio contribuirebbero alla malattia di Alzheimer.
Il messaggio da cogliere? Non temporeggiare ed eliminare l’alluminio dalla dieta: non cucinare con pentolame di alluminio, evitare cibi preparati al forno con vaschette in alluminio, in particolare, cibi industriali, contenuti in alluminio da cuocere in forno. Inoltre, ridurre od eliminare le bevande contenute in lattine di alluminio e le gomme da masticare. Alcuni farmaci, particolarmente gli antiacidi, contengono significative quantità di alluminio, così come molti cosmetici. Una delle fonti di alluminio più largamente diffuse, sono gli antitraspiranti: evitare quindi i deodoranti che contengono come ingrediente attivo l’alluminio cloridrato.

Evitare le proteine animali

L’altro aspetto molto sorprendente che emerge da una rassegna di studi pubblicati nel corso degli ultimi due anni, getta una luce importante su un altro fattore di rischio centrale nell’Alzheimer: elevati livelli ematici di una sostanza denominata “Omocisteina”.
L’Omocisteina è un aminoacido e gli aminoacidi sono i mattoni per la sintesi delle Proteine. La fonte esclusiva di Omocisteina per l’utilizzo da parte del nostro organismo è la sintesi da parte del fegato, a seguito dell’assunzione di un altro aminoacido, la Metionina. La Metionina si trova nei cibi proteici, e le Proteine animali tengono da 2 a 3 volte la quantità di Metionina contenuta nelle Proteine vegetali.
Tra alcuni studi recenti che hanno investigato il significato di elevati livelli di Omocisteina nell’Alzheimer citiamo:
1. Miller JW Homocysteine and Alzheimer’s disease, Nutr Rev 1999 Apr;57(4):126-9. “In questo studio concernente una casistica di 164 pazienti con malattia di Alzheimer clinicamente diagnosticata, che includeva 76 pazienti con diagnosi di Alzheimer confermata postmortem, il livello medio di Omocisteina totale nel siero è risultato essere significativamente più elevato rispetto a quello di un gruppo di controllo formato da individui anziani senza evidenza di disturbi cognitivi.”
2. Clarke R, Smith AD, Jobst KA, Refsum H, Sutton L, Ueland PM Folate, Vitamin B12, and serum total homocysteine levels in confirmed Alzheimer disease, Arch Neurol 1998 Nov;55(11):1449-55. “Livelli elevati di Omocisteina erano associati alla malattia di Alzheimer.”
3. McCaddon A, Davies G, Hudson P, Tandy S, Cattell H Total serum homocysteine in senile dementia of Alzheimer type, Int J Geriatr Psychiatry 1998 Apr;13(4):235-9. “I pazienti con demenza senile di tipo Alzheimer hanno livelli di Omocisteina significativamente elevati”.
4. Gottfries CG, Lehmann W, Regland B Early diagnosis of cognitive impairment in the elderly with the focus on Alzheimer’s disease, J Neural Transm 1998;105(8-9):773-86. Abbiamo riscontrato che l’Omocisteina del siero è un precoce e sensibile marker di declino cognitivo.In pazienti affetti da modesta compromissione cognitiva, non meno del 39% presentava livelli patologici di Omocisteina sierica.”
Questo studio, condotto in Svezia, non solo ha dimostrato come alti livelli di Omocisteina plasmatica si correlino strettamente con la malattia di Alzheimer, ma ha anche indicato come sarebbero utili nel predire quali siano gli individui che poi potrebbero sviluppare la malattia di Alzheimer.
In un altro studio, presentato al Congresso Mondiale sull’Alzheimer nel luglio 2000, i ricercatori hanno analizzato 5.395 individui di età superiore ai 55 anni non affetti da demenza. Dopo avere esaminato questi soggetti nel 1993 e poi riesaminati nel 1999, i ricercatori hanno riportato le seguenti osservazioni: “In media, i soggetti che non hanno sviluppato alcun tipo di demenza avevano consumato più elevate quantità di beta-carotene, vitamina C, vitamina E ed alimenti vegetali, rispetto ai soggetti dello studio che hanno sviluppato la malattia di Alzheimer.”
I ricercatori hanno pure osservato che, in questo studio, la storia familiare o la presenza di un marcatore genetico denominato “Allele ApoE4” (entrambi considerati fattori di rischio per la malattia di Alzheimer) non influenzavano i risultati. In altre parole, un elevato consumo di cibi vegetali sembrerebbe annullare uno degli altri noti fattori di rischio di Alzheimer.

Come è possibile ridurre il rischio di sviluppare la malattia di Alzheimer?

Oltre ad evitare tutte le fonti di alluminio nella dieta e nei prodotti cosmetici, è importante mantenere bassi i livelli di Omocisteina, riducendo in modo significativo il consumo del precursore dell’Omocisteina, l’aminoacido Metionina, attraverso la riduzione o l’eliminazione di prodotti a base di carne e latticini.
Se state seguendo una di quelle assurde diete iperproteiche, sappiate che assieme ai chili di troppo che potrete perdere (solo temporaneamente!), potreste perdere anche il vostro cervello, preparandovi il terreno per diventare più tardi una vittima dell’Alzheimer.
Siamo già a conoscenza, grazie ad uno Studio del 1993, che i soggetti che hanno mangiato carne, compresa quella di pollame e pesce, hanno il triplo di probabilità di diventare dementi rispetto ai soggetti vegetariani[Giem P et al The incidence of dementia and intake of animal products: preliminary findings from the Adventist Health Study, Neuroepidemiology 1993;11:28-36].
Un altro studio recente, ha riportato come i soggetti che adottano una dieta vegana vedono crollare il loro livelli ematici di Omocisteina del 13-20 % in una sola settimana [DeRose DJ, Charles-Marcel ZL, Jamison JM, Muscat JE, Braman MA, McLane GD, Keith Mullen J Vegan diet-based lifestyle program rapidly lowers homocysteine levels, Prev Med 2000 Mar;30(3):225-33].
Altre recenti ricerche hanno riscontrato come le statine – farmaci che servono per ridurre i livelli ematici di Colesterolo – sembrano abbassare significativamente il rischio di sviluppare Alzheimer e demenza (di circa il 73%) [Wolozin B, Kellman W, Ruosseau P, Celesia GG, Siegel G Decreased prevalence of Alzheimer disease associated with 3-hydroxy-3-methyglutaryl coenzyme A reductase inhibitors, Arch Neurol 2000 Oct;57(10):1439-43].
Qual è, dunque, il messaggio che deve cogliere chi è preoccupato di contrarre l’Alzheimer? Evitare carne e latticini e assumere frutta e verdura in quantità.

Marcatori per la Cardiopatia

Alcuni studi molto vasti e ben pianificati hanno anche dimostrato una chiara associazione tra livelli di Omocisteina ed infarto miocardico e ictus. Non solo il consumo di carne e latticini eleva i livelli di Colesterolo, ma eleva anche i livelli di Omocisteina, che è oggi ampiamente riconosciuta come un fattore di rischio indipendente di malattia coronarica.
Le vitamine e gli integratori non sono così efficaci come la dieta nell’abbassare i livelli di Omocisteina. Questo ha fatto sì che l’American Heart Association abbia fatto recentemente la seguente dichiarazione: “Frutta e verdura fresca, piuttosto che supplementi vitaminici, sono la migliore linea di difesa nei confronti di un aumento dei livelli di Omocisteina, un fattore di rischio di cardiopatia.”

Aiutare a prevenire la Cardiopatia, il Cancro e l’Alzheimer attraverso la dieta

Rimaniamo in attesa di vedere se comparirà qualche ulteriore ricerca a conferma di quell’unico curioso studio che avrebbe la pretesa di dimostrare una correlazione tra Alzheimer e consumo di soia. Nel frattempo, i dati scientifici disponibili sono più che esaurienti nel dimostrare come sia possibile ridurre il rischio di diventare una vittima dell’Alzheimer, così come di contrarre alcuni tipi di tumore e la cardiopatia, semplicemente nutrendosi con una dieta sana basata su alimenti vegetali, ricca in frutta e verdura fresche, cereali integrali e legumi.
Riferimenti:
-Trapp GA, Miner GD, Zimmerman RL, Mastri AR, Heston LL Aluminum levels in brain in Alzheimer’s disease, Biol Psychiatry 1978 Dec;13(6):709-18.
-Perl DP, Good PF Aluminium and the neurofibrillary tangle: results of tissue microprobe studies, Ciba Found Symp 1992;169:217-27; discussion 227-36.
-Roberts NB, Clough A, Bellia JP, Kim JY Increased absorption of aluminium from a normal dietary intake in dementia, J Inorg Biochem 1998 Feb 15;69(3):171-6.
-Miller JW Homocysteine and Alzheimer’s disease, Nutr Rev 1999 Apr;57(4):126-9.
-Clarke R, Smith AD, Jobst KA, Refsum H, Sutton L, Ueland PM Folate, vitamin B12, and serum total homocysteine levels in confirmed Alzheimer disease, Arch Neurol 1998 Nov;55(11):1449-55.
-McCaddon A, Davies G, Hudson P, Tandy S, Cattell H Total serum homocysteine in senile dementia of Alzheimer type, Int J Geriatr Psychiatry 1998 Apr;13(4):235-9.
-Gottfries CG, Lehmann W, Regland B Early diagnosis of cognitive impairment in the elderly with the focus on Alzheimer’s disease, J Neural Transm 1998;105(8-9):773-86.
-Giem P et al The incidence of dementia and intake of animal products: preliminary findings from the Adventist Health Study, Neuroepidemiology 1993;11:28-36.
-DeRose DJ, Charles-Marcel ZL, Jamison JM, Muscat JE, Braman MA, McLane GD, Keith Mullen J Vegan diet-based lifestyle program rapidly lowers homocysteine levels, Prev Med 2000 Mar;30(3):225-33.
-Wolozin B, Kellman W, Ruosseau P, Celesia GG, Siegel G Decreased prevalence of Alzheimer disease associated with 3-hydroxy-3-methyglutaryl coenzyme A reductase inhibitors, Arch Neurol 2000 Oct;57(10):1439-43.
Articolo di Jeff Nelson (Published with permission of Jeff Nelson, Vegsource.com)
Traduzione: Luciana Baroni

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