Questa Europa è un Male, con buona pace di Prodi e dei suoi compari
Dimostra di avere un bel coraggio Romano Prodi, nel chiedere ai cittadini italiani di esporre una bandiera dell’Europa, che testimoni l’amore profondo che lega il nostro popolo alle fredde e ciniche istituzioni comunitarie di stanza a Bruxelles e a Francoforte.
È un po’ come chiedere ai curdi di sventolare la bandiera del partito di Erdogan, come chiedere a Boris Johnson di sfilare in compagnia di Tony Blair contro la “Brexit”, come chiedere ai gilet gialli di eleggere Macron quale legittimo nuovo portavoce della protesta. Insomma, più che una proposta quella di Prodi, è una vera e propria provocazione.
Da quando l’Italia si è intruppata (anche grazie a Prodi e ai suoi compari) dentro la moneta unica – grande “successo di civiltà” decantato dai progressisti di ogni risma – il Belpaese ha visto crescere in termini continui ed esponenziali il disagio sociale, la disoccupazione e la sotto-occupazione. Si contano oggi in Italia non meno di 5 milioni di poveri, gente disperata costretta a vivere con poco o niente, che potrebbe però in teoria viaggiare fino in Lettonia senza il fastidio di dover cambiare moneta. Non è fantastico?
Vi immaginate quanti padri di famiglia stanno in questo momento gioendo perché, anche se impossibilitati a pagare le bollette o a sfamare i propri figli, sarebbero in grado di raggiungere Londra a prezzi convenienti, per merito di quelle eccellenti “istituzioni multilaterali” che ci hanno regalato decenni di pace, aperture delle frontiere e libera circolazione di merci e persone?
Per cui, pur di difendere un mondo ipotetico e virtuale dove tutti sono potenzialmente in grado di condurre lo stesso stile di vita di George Soros, i nuovi servi della gleba usciti dal ventre putrido della globalizzazione dovrebbero – sempre secondo gli auspici del noto fondatore dell’Ulivo – difendere i propri carnefici e baciare le catene che li opprimono.
Io credo invece, che gli italiani vorrebbero cogliere su questi temi meno ambiguità, almeno da parte dei rappresentanti del nuovo governo “gialloverde”, partiti per demolire quelle miserabili istituzioni tecnocratiche che inquinano l’intero Vecchio Continente per mezzo delle manovre dei vari Juncker, Moscovici e Draghi, per poi adagiarsi intorno al comodo schema che prevede la sempiterna – quanto innocua e velleitaria – battaglia per riformare “l’Europa dall’interno”.
Ponendosi cioè più o meno consapevolmente nella condizione del cerbiatto che sta per essere sbranato dal pitone. Bisogna infine demistificare senza tentennamenti un tranello retorico che obnubila anche le menti di tanta gente in buona fede: non esiste nessuna “Europa unita”. Esistono solo delle organizzazioni sovranazionali, non legittimate dal voto di nessuno, i cui esponenti apicali sono selezionati con criteri opachi dentro i centri occulti di un potere parallelo e autoreferenziale, uomini inseriti dentro i gangli del potere pubblico, con l’obiettivo dissimulato di difendere inconfessabili interessi privati; uomini che, come l’ex presidente della commissione Ue, Barroso (uno fra tanti citato solo a titolo esemplificativo), vengono assunti a peso d’oro a fine mandato, dai soliti colossi bancari e finanziari (chissà come mai?). Qualcuno dica quindi a Prodi che il tempo dei raggiri è finito… Gli agnellini non hanno più voglia di festeggiare con largo anticipo l’arrivo della Pasqua.
Articolo di Francesco Maria Toscano
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