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giovedì 11 aprile 2019

DI COLPO, I “RICCHI DI STATO” PAIONO PIU’ SOLLEVATI

(copio e incollo, non ho voglia di spenderci energie mentali)

Luigi Di Maio sta con Angela Merkel

“LONTANI DA ORBAN”. Intervista a Die Welt del vicepremier in cui cerca la sponda della Merkel nei giorni in cui Salvini parla con l’Afd
“Il dibattito sul surplus commerciale tedesco non è la panacea di tutti i mali. Mi piacerebbe lavorare di più con la Germania nella politica industriale. Vorrei una maggiore collaborazione tra le due industrie automobilistiche, dovremmo lavorare insieme all’esportazione”.
Di Maio : <La forza politica che rappresento andrà a queste elezioni europee con l’obiettivo di far rivivere il sogno europeo, non di distruggerlo”.
E’ lo stesso individuo che qualche settimana fa ha   voluto incontrare i Gilet Gialli – che nnon lo avevano chiesto. Il movimento che grida Onestà Onestà sta esibendo la forma più bassa di disonestà, quella dei senza-principi.    Che strisciano.
Non c’è bisogno di spendere parole. Basta usare quelle del loro giornale di riferimento:

Sanità, l’apertura del M5S ai fondi privati per me è un tradimento politico 


“Se il M5S approverà le proposte della ministra Grillo, allora dovremmo ammettere che questo movimento ci ha truffati, intendendo distruggere la sanità pubblica e quindi l’articolo 32 della Costituzione, andando oltre il neoliberismo di Berlusconi e del Pd.”

#Conte, spending review per evitare aumento Iva

Spending review significa solo altri tagli ai servizi: Istruzione, Sanità, Infrastrutture, etc etc. #Governodelcambiamento sta terminando il lavoro di distruzione dello Stato avviato dal PD…
Avanzo primario (uguale austerità) confermato nonostante la contrazione dell’economia, privatizzazioni all’1% del Pil nel 2019 e per lo 0,3% nel 2020. Se tanto mi dà tanto, il Def poteva scriverlo direttamente Cottarelli.
Il governo populista, quello che minaccia da sempre di aprire l’Unione europea come una scatola di sardine (o di tonno), farà un bel regalo a Bruxelles.
Dal prossimo anno il contributo italiano alle istituzioni europee dovrebbe aumentare di circa 230 milioni” https://t.co/lMR5aIeYvr https://twitter.com/alexdelprete/status/1115919918212554752?s=17
(Sembra ieri)
I ricchi di Stato d’improvviso si sentono sollevati, più sereni:  passato il pericolo
Festa Grande al Grande Oriente. 
Applaudito Gianrico Carofiglio,   magistrato  nonché senatore PD









“Gran festa, al Palacongressi di Rimini, per l’annuale appuntamento con il Grande Oriente d’Italia, terminato con la “installazione” dei condottieri che guideranno il GOI per i prossimi anni, a partire dal riconfermato Gran Maestro Stefano Bisi.
Il quale nella sua allocuzione finale ha invitato la politica a lasciare in pace i 16 mila e passa affiliati al Goi, viste le turbolenze degli ultimi anni, dalle richieste di elenchi della precedente presidente dell’Antimafia Rosy Bindi, alle ricorrenti richieste dei 5 Stelle di non far accedere i massoni agli alti ranghi della pubblica amministrazione.
La kermesse di Rimini ha visto la partecipazione di non poche guest star: dall’astronauta Paolo Nespolial divulgatore tv Michele Mirabella, fino al magistrato e scrittore Gianrico Carofiglio, accolto con una vera ovazione.
Ecco alcune sue riflessioni e alcuni commenti riportati nel sito del Goi. Scrivono al Goi: “Le verità è una locuzione che ha 21 anagrammi di cui tre interessanti: evitarla, rivelata, relativa”.“Parole che corrispondono curiosamente ciascuna ad un differente approccio filosofico: allo scetticismo per il quale essa è irraggiungibile la prima; alla metafisica e alla religione che la impongono la seconda; alla pluralità dei punti di vista, che nulla ha a che fare con il relativismo, ma molto con la libertà di pensiero, la terza”.
Lo scrittore Gianrico Carofiglio ha introdotto così, con il racconto di questa sua scoperta fatta per gioco, il tema ‘ I mille volti della verità’ che ha affrontato nel suo intervento tenuto nel tempio aperto al pubblico durante la seconda giornata dei lavori della Gran Loggia di Rimini. Con la sua eloquenza logica e stringente e incalzato dalle domande del giornalista Claudio Giomini, ha letteralmente affascinato l’uditorio”.

Poteva mancare in questa  lieta  compagnia l’Osservatore Romano? No:

Per una Repubblica d’Europa

Sulla necessità di andare oltre gli Stati nazione
(dove si   lascia  intendere che  Anders Breivik,  il norvegese stragista di Utoya,  è il prototipo di tutti i sovranisti,  e “nel carcere norvegese, vede il suo progetto realizzarsi e gongola”. 

Per cominciare a prendere forma, la Repubblica d’Europa ha bisogno di un dialogo aperto fra tutti coloro che hanno veramente a cuore, senza infingimenti o strategie inficiate da interessi personali, le sorti della democrazia. Non hanno dubbi, al riguardo, gli autori di Isagor. La Repubblica d’Europa. Oltre gli Stati nazione (Torino, Add Editore, 2019, pagine 42, euro 9), un libro-manifesto che si configura al contempo come una sorta di grido di aiuto e di allarme rivolto alle coscienze, affinché comprendano l’esigenza di ripensare in maniera radicale lo schema sul quale modellare il continente europeo, nel segno di una nuova realtà politica, economica e culturale. Otto autori — economisti, giuristi, giornalisti, politici, formatori — affrontano i nodi principali per indicare la giusta via da percorrere, per poi felicemente approdare all’unico futuro possibile.
Anche la storia recente dell’Europa (per non citare anzitutto le due guerre mondiali) è segnata dal sangue degli innocenti. Luca Mariani, giornalista parlamentare, ricorda Anders Breivik, autore degli attentati, il 22 luglio 2011 in Norvegia, di un attentato che costò la vita a settantasette persone. «La Norvegia è incredula, e Breivik ha varcato il Rubicone del Male assoluto», scrive Mariani. Eppure, sebbene lo sdegno e la costernazione avvolsero come un manto le istituzioni e i governi europei, nel 2019 tutti ricordano le stragi matrice islamica del Bataclan, delle Torri Gemelle, di Nizza, di Londra, di Berlino: ma pochi hanno memoria del massacro di Utoya, rileva Mariani. E quei pochi si limitano dire: «Quel pazzo…». Sulla strage calò «un velo di calcolato silenzio», e pensare che per trovare qualcosa di così efferato in Europa occidentale bisogna risalire al nazismo, sottolinea il giornalista. E non si trattò di pazzia, ma di «crudeltà smisurata». Breivik fu dichiarato sano di mente e lui stesso al processo affermò che non avrebbe fatto appello se il Tribunale avesse riconosciuto il significato politico delle sue azioni.
La sentenza di primo grado, che lo condannò al massimo della pena, è definitiva. E sempre nel 2019 si parla prevalentemente di dazi commerciali, di invasione di migranti, di protezionismo e di come i russi possano o meno influenzare le elezioni nei Paesi occidentali, Stati Uniti compresi. «L’Unione Europea è passata di moda — denuncia Mariani —. Naviga in brutte acque e tenta con fatica di resistere agli attacchi di Trump e Putin. Steve Bannon, ex consigliere di Trump, gira come una trottola tutto il continente e ha già creato a Bruxelles The Movement per unire tutte le forze populiste e nazionaliste allo scopo di sfasciare l’Unione Europea». Ecco allora che Breivik, nel carcere norvegese, «vede il suo disegno realizzarsi e gongola».
Nel suo contributo Davide Mattiello, presidente della Fondazione “Benvenuti in Italia” esorta a trasformare la casa europea, ormai «abbrutita», in una Repubblica. Un processo che non sarà certo una «passeggiata», e che richiede la ferma consapevolezza del dovere di «stare dentro il conflitto», quello alimentato da chi lucra sulla paura e scommette sulla frantumazione definitiva dell’Europa. Il conflitto — sostiene Mattiello — sarà tra “squartatori” e “sarti”. Se vinceranno i primi, cioè i professionisti della paura alleati di coloro che vogliono un’Europa «boccheggiante», allora si aprirà una nuova stagione di segregazioni violente; se vinceranno i “sarti”, cioè i Repubblicani d’Europa, «avremo allora — scrive Mattiello — un grande popolo nutrito d diversità, capace quindi di cooperazione e convivenza». Ma è ancora il tempo per la rassicurante idea di un processo di integrazione europea a piccoli passi? Nel rispondere a questo importante interrogativo, Anna Mastromarino, professoressa di Diritto Pubblico comparato, tiene a precisare che tale domanda non è né retorica, né provocatoria, ma è quanto mai essenziale, fondandosi sulla consapevolezza che da anni si è aperta una grande fase di transizione che investe le forme e gli istituti del nostro vivere politico, arrivando a interessare l’idea stessa di Stato. Ed è una domanda doverosa, considerando che ci si trova a «vivere stretti in un paradosso apparentemente insuperabile». Da un lato, infatti, rileva Mastromarino, s’impone la necessità di ripensare l’idea stessa che lo Stato debba e possa fondarsi su un corpo sociale omogeneo che si riconosce nell’identità nazionale; dall’altro, si assiste, «quasi attoniti», a episodi di revival nazionalistico che, «seppur anacronistici, rivelano una certa capacità attrattiva». Nell’affrontare il tema del lavoro, Marco Omizzolo, dottore di ricerca in sociologia, afferma che la Repubblica d’Europa dovrebbe essere fondata su una Costituzione che, come quella italiana, fissa la centralità del lavoro e soprattutto del lavoro dignitoso, ottimo antidoto al pericoloso intreccio tra «sovranismo populismo e identitarismo», oggi una delle matrici, osserva Omizzolo, del potere conservatore dominante in molti singoli Paesi europei. È questo orizzonte di diritti e di valori che può «legittimare, dare senso e visione» alla Repubblica d’Europa.
In uno scenario che ambisce a incarnare il rispetto dei valori fondamentali, morali ed etici, e a configurarsi come un baluardo eretto a difesa del pluralismo, inteso come fertile convergenza di spunti e di caratteristiche precipue, non può non svolgere un ruolo cruciale l’informazione. Eppure su di essa grava la spada di Damocle di imposizioni e costrizioni, nonché di scoperte minacce, che rischiano di comprometterne gravemente la libertà. Su questo aspetto focalizza l’attenzione Francesca Rispoli, membro dell’ufficio di presidenza di “Libera”, la quale — nel denunciare appunto il clima intimidatorio a detrimento di forme di espressione svincolate da ceppi e pastoie — cita l’inquietante esempio rappresentato dal presidente della Repubblica Ceca, Milos Zeman che, nel 2017, durante una conferenza stampa, ha esibito un kalashnikov su cui campeggiava la scritta: “Per i giornalisti”. A fronte di questi estremismi, Francesca Rispoli auspica che nella agognata Repubblica d’Europa vengano promosse politiche volte alla diffusione dell’informazione libera. Per raggiungere tale obiettivo, «occorre uno Stato — scrive — dotato di strumenti capaci di rendere operativi i principi sanciti solo sulla carta».  […]
Guardate com’è umano Mario Draghi.

Come questi  qui sotto
uno più umano dell’altro , delle  precedenti propagande:
(devo dar ragione al leader di Casa Pound)
Simone Di Stefano
🇮🇹
‏ @distefanoTW
8 apr
Io non mi domando quanto durerà il governo, perché il governo è già finito. Mi domando chi verrà con me sotto al Quirinale quando 5Stelle e PD sosterranno un governo tecnico presieduto da Mario Draghi. Quello sarà un giorno in cui “l’Italia chiamerà”.

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