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martedì 2 aprile 2019

Importiamo Dequalificazione ed esportiamo Eccellenze

di Davide Mura

Persino il lavoro qualificato in Italia risponde alla logica della domanda esterna. Formiamo, a spese nostre, laureati e persone altamente qualificate che poi emigrano all’estero. In più nessuno ci paga per farlo. Politiche predatorie “allo stato puro”.

Il rovescio della medaglia è la massa di immigrati economici che arrivano dall’Africa; per lo più gente dequalificata, che finisce per ingrossare le fila della malavita straniera e italiana, e di quell’economia sommersa fatta di sfruttamento, disumanità e lavoro nero.
È un fenomeno questo che rende il nostro paese più povero, economicamente, culturalmente e professionalmente. Importiamo dequalificazione, decompetenze e consumatori di welfare, ed esportiamo eccellenze, professionalità e inventiva. E la domanda è: fin quanto potremo sopportarlo?
Libri e varie...
LA DEMOCRAZIA DEI CORROTTI
Tangenti ed evasione fiscale: le prime cause della nostra povertà. Il magistrato impegnato da vent'anni nella lotta alla corruzione racconta chi sono e come operano oggi gli imprenditori, i politici, i consulenti pubblici.
di Walter Mapelli, Gianni Santucci
VIVERE LA DEMOCRAZIA
di Elena Gallina
CIò CHE RESTA DELLA DEMOCRAZIA
di Geminello Preterossi
LA DEMOCRAZIA NON ESISTE
Critica matematica della ragione politica
di Piergiorgio Odifreddi
DEMOCRAZIA DEI CITTADINI
Gli esempi reali e di successo dove i cittadini decidono
di Paolo Michelotto
I VALORI DEMOCRATICI
La politica spirituale di Gandhi attraverso le parole del suo discepolo
di Vinoba Bhave
Non è facile dare una risposta. Ma è chiaro che le politiche migratorie, unite all’assenza di politiche per la natalità, sono informate per lo più a una concezione neoliberista e globalista dell’economia, che mira a rafforzare e perpetrare il processo di deflazione salariale e di demolizione dello Stato sociale.
L’emigrazione qualificata è una conseguenza (non casuale): in un paese sottoposto a un costante ma inesorabile processo di deindustrializzazione e di annichilimento delle aspettative professionali individuali, dove cresce l’offerta di lavoro dequalificato a basso costo e si restringe l’usufruibilità del welfare, l’unica soluzione è emigrare verso mercati migliori.L’alternativa è adattarsi a lavorare in mansioni sottoqualificate o con salari non adeguati al profilo professionale.
Qualcuno però potrebbe dire: siamo però capaci di esportare eccellenze; dunque vuol dire che facciamo un buon lavoro di formazione. Non è proprio così, ma anche lo fosse, questo gioco (piuttosto costoso) non potrà continuare a lungo, senza gravi ripercussioni sociali sulla spesa pubblica. E non è un caso che uno degli effetti-obiettivo dell’immigrazione economica di massa, è la demolizione del welfare per la sua progressiva insostenibilità. Sicché dal momento in cui l’istruzione pubblica – che ricomprendo nel welfare – verrà definitivamente “privatizzata” con un accesso selettivo e censuario, l’esportazione di eccellenze sarà sempre più rara e riguarderà per lo più i laureati provenienti dalle famiglie benestanti, dell’alta borghesia doppiamente ammanigliata al potere e al capitale finanziario. Gli altri, dovranno accontentarsi di un’istruzione basica, selettiva e minima per i lavori dequalificati.
In altre parole, il deflusso di eccellenze verso l’estero e verso i paesi che – guarda caso – sono i maggiori artefici della depressione economica italiana (grazie all’euro) e l’ingresso massificato di immigrazione dequalificata, sono destinati da una parte a demolire il welfare italiano, riducendo ulteriormente (ovvero azzerandoli) gli impegni costituzionali ex-artt. 3 e 4, e dall’altra, a renderci un paese incapace di innovare nei settori economici di particolare rilevanza come l’industria, la ricerca e la tecnologia. Diventeremo in questo modo semplicemente un serbatoio di manodopera dequalificata o sottoqualificata conto terzi.
Articolo di Davide Mura

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