“La manipolazione consapevole e intelligente, delle opinioni e delle abitudini delle masse svolge un ruolo importante in una società democratica, coloro i quali padroneggiano questo dispositivo sociale costituiscono un potere invisibile che dirige veramente il paese.”
Se state pensando che queste parole siano tratte da un romanzo distopico o da un qualche sito di “complottisti” vi sbagliate, e di molto. Queste sono le parole con cui inizia il libro Propagandadi Edward Louis Bernays, uno dei primi spin doctor della storia nonché uno dei tre padri delle Pubbliche Relazioni e tra i massimi sostenitori della propaganda moderna. Propaganda, attenzione, è un testo del 1928 (sic!) ed è stato tradotto per la prima volta in italiano soltanto ottant’anni dopo (da Fausto Lupetti Editore, edizione a cui farò riferimento qui).

| Edward Bernays, il padre delle Relazioni Pubbliche |

Giusto per avere un’idea più chiara di chi stiamo parlando dovete sapere che Bernays era nella commissione organizzata dal governo americano che aveva, come scopo, quella di convincere gli americani ad entrare in guerra nella Prima Guerra Mondiale. Era, per intenderci, la commissione che aveva prodotto il famoso poster che raffigurava lo Zio Sam con il dito puntato e con la scritta “I want you for U. S. Army”. Inoltre è stato colui che, attraverso una strategia pubblicitaria di massa e perfettamente organizzata, ha portato le donne ad amare le sigarette; questo, ovviamente, dietro la richiesta e il compenso della Compagnia Americana del Tabacco. È stato, inoltre, il responsabile di molte campagne pubblicitarie di aziende come General ElectricGeneral MotorsProcter & Gamble e naturalmente di molte altre.
Ovviamente era molto presente anche in ambito politico. Quando, nel 1954, il presidente del Guatemala cercò di nazionalizzare le terre della United Fruit Company (l’attuale Chiquita Brands International), Bernays organizzò, per conto di questa compagnia, una campagna contro il presidente guatemalese, dando inizio così a quella che sarà la sua destituzione. Per chiudere il quadretto di questo importante personaggio, riporto quanto descritto nella sezione “‘Propaganda’, l’autore e l’opera” dell’edizione italiana di Propaganda:
Un aneddoto che contribuisce a definire il personaggio Bernays riguarda il trattamento riservato al proprio autista, a completa disposizione per 24 ore, ma pagato solo 25 dollari la settimana e con mezza giornata di ferie ogni due settimane, e a chi gli faceva notare che era un’ingiustizia, rispondeva ironicamente: ‘Ma questo accadeva prima che le persone acquistassero una coscienza sociale’”.
Ci sarebbe poi da aggiungere il fatto che era nipote di Sigmund Freud (la madre ne era la sorella), che i suoi libri pare fossero letti da Joseph Goebbels, il Ministro della Propaganda del Terzo Reich e molte altre cose ancora. Ma quanto descritto finora penso possa bastare per far capire l’importanza di questo personaggio e, soprattutto, delle sue affermazioni. Detto questo, passiamo a comprendere cos’è la propaganda e perché funziona attraverso le parole di Bernays (e chi meglio di lui potrebbe chiarirci le idee?).

| In democrazia è necessaria la manipolazione per orientare le scelte |

“Noi siamo in gran parte governati da uomini di cui ignoriamo tutto, ma che sono in grado di plasmare la nostra mentalità, orientare i nostri gusti, suggerirci cosa pensare. Questa è la logica conseguenza di come è organizzata la nostra società democratica basata sulla cooperazione del maggior numero di persone, necessaria affinché possiamo convivere in un mondo il cui funzionamento è ben oliato.”
Così continua Bernays nel capitolo 1 del suo libro. Per lui non ci sono dubbi: se vogliamo continuare a vivere in un mondo democratico dobbiamo accettare che le nostre vite siano gestite da uomini di cui non sappiamo niente e che, attraverso quello che lui chiama “governo invisibile”, plasmano costantemente le nostre menti.
Giustifica questa sua convinzione in questo modo:
“In teoria ciascuno ha le sue idee per quanto concerne la vita pubblica e quella privata, in pratica se tutti i cittadini dovessero studiare per proprio conto tutto ciò che riguarda le informazioni astratte di ordine economico, politico e morale che entrano in gioco quando si affronta anche il minimo argomento, si renderebbero ben presto conto di non poter giungere a nessuna conclusione. Perciò abbiamo lasciato, volontariamente, a un governo invisibile il compito di passare al vaglio le informazioni per individuare il problema principale, e ricondurre la scelta a proporzioni realistiche. Accettiamo che i nostri dirigenti e gli organi di stampa da loro utilizzati, ci indichino le questioni considerate di interesse generale. Accettiamo che una guida morale, un pastore, uno studioso, o semplicemente un’opinione diffusa ci prescrivano un codice di comportamento sociale standardizzato al quale ci conformiamo per la maggior parte del tempo.”
Insomma, la democrazia, se funzionasse veramente così come tutti noi crediamo, ci porterebbe al caos e alla paralisi sociale. E così tutti noi accettiamo la presenza di un “governo invisibile” che ci dice cosa acquistare, come vivere, come pensare, cosa è vero e cosa è falso nonché cos’è giusto e cosa sbagliato. E tutto questo, secondo Bernays, lo vogliamo noiL’importante, ci sta dicendo Bernays, è che ci venga lasciata l’illusione che stiamo agendo secondo la nostra volontà. E che nessuno si sogni di eliminare manipolazioneindividualismo e altre nefandezze dalla nostra società. Infatti afferma:
“Si possono criticare certi fenomeni che ne derivano, in particolare la manipolazione delle informazioni, l’esaltazione dell’individualismo e tutto il battage pubblicitario intorno ai personaggi politici, ai prodotti commerciali o alle idee sociali. […] queste attività sono però necessarie per una vita ben ordinata. Le tecniche usate per inquadrare l’opinione pubblica sono state inventate e poi sviluppate via via che la società diventava più complessa e l’esigenza di un governo invisibile si rivelava sempre più necessaria.”
Quindi, senza manipolazione occulta di massa non è possibile la democrazia.

| Una élite controlla le masse da dietro le quinte |

“La macchina a vapore, la stampa e l’alfabetizzazione di massa […] hanno strappato il potere ai sovrani per consegnarlo al popolo che lo ha ricevuto in retaggio. […] Il suffragio universale e la generalizzazione dell’istruzione hanno in seguito rafforzato questo processo, al punto che a sua volta la borghesia incomincia a temere il popolo minuto, le masse che si ripromettono di giungere al potere. Oggi tuttavia si profila una reazione, la minoranza ha scoperto di poter influenzare la maggioranza in funzione dei suoi interessi, ormai è possibile plasmare l’opinione delle masse per convincerle a orientare nella direzione voluta la forza che hanno da poco acquisito. Un processo inevitabile, data la struttura attuale della società.”
E sì, sono tutte cose che, nel capitolo 2, Bernays ha scritto veramente. In pratica sta rassicurando le vecchie élite dicendo che il popolo può soltanto illudersi di poter arrivare al potere. In realtà, grazie alle nuove tecniche di propaganda e di manipolazione non solo è possibile tenerlo a bada ma, addirittura, si possono sfruttare i suoi impulsi libertari per incrementare ulteriormente i vantaggi dell’élite stessa. Come? Inculcando nella massa nuove credenze e nuove dottrine ovviamente. E qui giungiamo finalmente a comprendere, in modo definitivo, cos’è la propaganda attraverso le testuali parole di Bernays:
“La propaganda è l’organo esecutivo del governo invisibile.”

| In conclusione |

Ho volutamente riportato così tante citazioni del libro di Bernays per far vedere al lettore come la manipolazione delle menti non è né una fantasia da “complottisti” né, tantomeno, qualcosa che si sta cercando di mettere in pratica negli ultimi tempi.
Le élite esercitano il proprio comando attraverso la manipolazione da parecchio tempo, e con estrema competenza e lucidità mentale, come spego nel mio libro Manuale di resistenza al Potere (Uno Editori).