Chi scrive segue da sempre con simpatia la trasmissione “Report“, ammirando in Milena un coraggio che manca alla maggior parte dei giornalisti italiani. Non sempre sono stato d’accordo con lei e talvolta ho trovato non proprio corrette certe inchieste, ma ho sempre pensato che in un’epoca di conformismo imperante, le voci libere vanno difese e sostenute, anche quando sbagliano. A condizione che restino fedeli alla propria vocazione: quella di Report è, da sempre, il giornalismo d’inchiesta, è lo scavare tra le pieghe dell’attualità e in particolare dell’Italia, per raccontarci cosa non va (frequentemente) e cosa va (talvolta), con la profondità che solo i giornalisti non legati ai ritmi frenetici dell’attualità possono garantire.
Il suo ambito, però, non è quello del giornalismo d’opinione e men che meno dovrebbe essere quella della grande proposta politica. Ecco perché, poco fa, sono sobbalzato, vedendo questo tweet, sorretto da un promo video che definire sconcertante è riduttivo. 

Caro Sigfrido Ranucci, il giornalista che ha sostituito la Gabanelli alla testa della trasmissione, questo tipo di approccio è incompatibile con il giornalismo a cui vi appellate da sempre. Perché il messaggio che lanciate è inequivocabile e chiaramente propagandistico. Affermare che la soluzione ai mali italiani è la costituzione degli Stati Uniti d’Europa, non ha nulla dell’inchiesta, è opinione; e forte, molto forte. Che sia pane perun quotidiano come la Repubblica o il Fatto Quotidiano, ci sta, quelle tribune appropriate. Che lo facciate voi è inaccettabile.
Anche perché rischiate di convalidare un sospetto, quell’atroce sospetto, che alcuni commentatori vi rivolgono da tempo, secondo cui Report non sia affatto neutrale; ovvero che abbiate un’agenda politica. Un sospetto che induce a chiedersi se il vostro insistere sulla corruzione dei politici italiani, se la vostra instancabile denuncia di malefatte pubbliche e private italiane, e che tanta importanza hanno avuto nel fomentare nel pubblico il disgusto per la Casta e l’interiorizzazione di una forma di autorazzismo (“gli altri sono sempre più bravi e onesti”), non siano così innocenti e disinteressati.

Proprio un atroce sospetto, indegno del Report, che abbiamo apprezzato per tanti anni. O sbaglio, Ranucci?
Marcello Foa
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