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venerdì 5 luglio 2019

Lagarde e Von der Leyen: la Vittoria dell’Austerity franco-tedesca sull’Italia

di Paolo Annoni

Il Centro Franco-Tedesco ha vinto la partita delle nomine più importanti dell’Unione Europea. L’Italia esce a pezzi…

Il centro franco-tedesco ha vinto la partita delle nomine più importanti dell’Unione europea. L’Italia esce a pezzi. Il Presidente della Commissione europea sarà la tedesca Ursula von der Leyen, di cui si ricordano le prese di posizione ad agosto del 2011, quando proponeva che i “salvataggi europei” fossero garantiti da oro o partecipazioni industriali. Per calare nella realtà italiana, parleremmo di minuzie come Eni, Enel, Leonardo, ecc.
Il prossimo presidente della Bce, Christine Lagarde, invece, è ricordata per il suo ruolo nella gestione della crisi greca e per una lettera da lei scritta all’allora presidente francese Sarkozy e trovata in una perquisizione nel suo appartamento. In questa lettera, la neo presidente della Bce, scriveva a Sarkozy: “Sono al tuo fianco per servire te e i tuoi progetti per la Francia” e “Usami per il tempo che serve a te, alla tua azione e al tuo casting” e infine “Se mi usi, ho bisogno di te come guida e come sostegno: senza guida, rischio di essere inefficace; senza sostegno, rischio di essere poco credibile”.
Libri e varie...
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di Federico Rampini
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GLOBALIZZAZIONE: LA TERZA GUERRA
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L’Italia esce malissimo da questa tornata di nomine europee, non solo perché non ha influenzato la decisione finale, che ha dimostrato ancora un’Europa franco-tedesca, ma perché si trova con una presidente della Commissione europea decisamente pro-austerity e con un Presidente della Bce che si presume salvaguarderà gli interessi francesi.
L’austerity è il mezzo con cui, in un’Europa che ha un’applicazione delle regole asimmetrica, si drenano risorse dalla periferia al centro “carolingio” e che ha trasformato la periferia in una colonia di fatto, come si vede chiaramente dalle recenti nomine, ma ancora di più dal modo in cui sono arrivate. È un’Europa degli stati in cui le istituzioni europee e l’applicazione discrezionale delle regole sono un mezzo per fare la guerra a chi è rimasto fuori.
La Francia è quella nazione che bombarda la Libia, rispedisce indietro i migranti con le scarpe tagliate, e nel frattempo si è comprata l’Italia, anche perché a buon prezzo per la depressione economica, soprattutto in fasi complicate della crescita globale, indotta dall’impossibilità di politiche anticicliche, e perché l’appartenenza all’euro e al mercato comune impediscono qualsiasi difesa. Si tenga presente che oggi la Francia è il principale azionista di Renault e che fare affari in Francia è impossibile.
Dentro l’euro l’Italia è senza difese contro l’austerity e contro la colonizzazione. Dentro l’euro è facilissimo indurre crisi finanziarie perché l’Italia non controlla il suo cambio e non ha la banca centrale. Dentro l’euro quando si producono queste crisi finanziarie, si aprono intere praterie per Francia e Germania, che se ne approfittano a buonissimo mercatoGli incentivi a produrre queste crisi sono, quindi, letteralmente enormi e la loro applicazione facilissima, per via dell’impossibilità degli stati membri di opporre qualsiasi difesa di qualsiasi tipo. La democrazia ovviamente non esiste.
L’alternativa oggi sembra ancora più chiara di ieri. O l’uscita o la colonizzazione, dopo la rapina di qualsiasi cosa abbia valore. Dove stia la rendita in questo Paese è chiaro. Siamo messi molto, molto male. Il “partito dello spread” può stappare lo champagne e contare i giorni che mancano al ritorno in sella. Non abbiamo idea di quale livello di “cattiveria” potrà avere un’Europa attaccata dal rallentamento globale e dalla guerra commerciale.
Articolo di Paolo Annoni

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