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mercoledì 12 febbraio 2020

La Grande Bugia del benessere animale negli allevamenti

Non fatevi ingannare da coloro che dicono di allevare gli animali in modo etico (è solo un ossimoro): la produzione di latte uccide i vitelli ed abbrevia di moltissimo la vita della mamma mucca…

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Sempre più spesso si legge di allevamenti in cui si bada al benessere degli animali ed addirittura, che per la produzione di latte (dicono), il vitello non viene allontanato dalla mamma, permettendogli anche di fare le poppate… sì (se è vero…) ma solo finché non raggiunge il peso idoneo per essere macellato (circa 6 mesi).
Agli allevatori, piccoli o grandi che siano, non interessa il benessere animale, ma solo il guadagno che ne possono ricavaretuttavia, la Verità e le informazioni sull’ingiustizia di sfruttare ed uccidere altri esseri senzienti, stanno venendo fuori ed il forte calo delle vendite dei prodotti latteo-caseari ne è la conseguenza, ed è per questo, che tutti gli allevatori cercano di correre ai ripari, inventandosi la storiella dell’allevamento felice (pubblicità false dove si vedono gli animali felici all’aperto)… non credetegli, vi stanno ingannando!
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La Produzione di latte uccide vitelli e mucche

Spesso, chi diventa vegetariano per ragioni etiche, quindi per non uccidere animali, è convinto che la produzione di latte non comporti la morte di nessun animale.
Magari pensa che è vero che c’è dello sfruttamento dietro l’allevamento di mucche da latte, ma che il problema, allora, è cambiare i metodi di allevamento e come vengono trattati gli animali. In sostanza, non è la produzione in sé di latte (e uova, ma qui trattiamo solo la questione latte), il problema, ma il metodo. Quindi, in linea di principio, mangiare questi alimenti non è sbagliato, perché, comunque, non uccide.
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Così di solito si pensa. Va detto però che, anche fosse vero che il consumo di latte non uccide gli animali, questo ragionamento non sarebbe molto valido, perché occorre comunque dissociarsi e non contribuire allo sfruttamento, quando esiste. Purtroppo per gli animali, c’è un problema in più: non è “solo” una questione di sfruttamento, ma anhe di uccisione. Perché anche il consumo di latte implica, necessariamente, l’uccisione di animali, non degli stessi individui che producono questi “alimenti” (o almeno, non subito), ma dei loro figli, che devono morire affinché questa produzione sia possibile.
E’ matematicamente, statisticamente, economicamente impossibile produrre latte senza uccidere un altissimo numero di animali. Spieghiamo ora perché. Per cui, alla fine, chi ha scelto di essere vegetariano per non uccidere dovrebbe, per lo stesso motivo, diventare vegano.
Ci concentriamo sul fatto dell’uccisione proprio per questo: si trattasse solo di sfruttamento, uno potrebbe sempre scegliere di usare prodotti di allevamenti non intensivi (il che significherebbe comunque, se si è coerenti, limitare moltissimo il proprio consumo, renderlo minimale, perché gli allevamenti non intensivi non possono certo fornire prodotti a tutta la popolazione della Terra, nella quantità oggi considerata abituale), ma si tratta invece di morte. E, chi è vegetariano per motivi etici, è di sicuro già convinto che non sia lecito UCCIDERE gli animali.
Libri e varie...
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QUALCUNO LO CHIAMA BENESSERE
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Perché la produzione di latte comporta l’uccisione di animali (a parte le mucche da latte stesse, a fine carriera)?
Un esempio, dal mondo reale della produzione di mozzarella di bufala, una testimonianza di prima mano (apparsa in una mailing list a diffusione pubblica):
12 marzo 2002 – Tornando a casa, ho intravisto una grande macchia scura sul bordo della strada. Avvicinandomi, ho visto che “la cosa” era un bufalotto di alcuni giorni, ancora vivo. Devo dire che diverse volte negli anni mi è capitato di vedere carogne di bufalotti nei campi e lungo le strade, e ho sempre pensato che fossero morti di malattie perinatali. Ho segnalato il fatto all’autorità competente che è intervenuta per rimuovere la carcassa. Ma questa volta non si trattava di un cadavere, era un animale vivo. Un bufalotto maschio, senza marca nell’orecchio, senza padrone. L’ho caricato in macchina e l’ho portato a casa. Ho chiamato subito il Servizio Veterinario il cui responsabile ha detto che posso tenerlo per farlo crescere, perché probabilmente è stato abbandonato essendo un maschio. Allora i maschi vengono abbandonati? Si, mi è stato risposto, è l’abitudine in zona. Per legalizzarlo sono andata ai Carabinieri per fare la denuncia di “ritrovo”. Anche il Comandante “sapeva”: i maschi si uccidono, si lasciano lungo le strade, è “normale”, non servono, non danno latte. Si parlava di soffocarli buttando la paglia in gola..
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Con il Servizio Veterinario abbiamo fatto i calcoli: circa 15.000 bufalotti maschi all’anno “non nascono” ufficialmente. Ma devono essere nati, perché la natura procura l’equilibrio: nascono tanti maschi quante femmine. E se sono iscritti 40.000 bufali femmina devono essere minimo 15.000 i maschi che “spariscono”. Ho sentito di altri “metodi” di uccisione: la maggior parte degli allevatori semplicemente lascia morire di fame i neonati, li allontana dalla mamma subito dopo il parto e non viene più data loro attenzione. Muoiono! Basta! Ci sono quelli che li sotterrano vivi e ci sono quelli che li buttano nella fossa del letame. Qualche allevatore locale cresce i bufali maschi per la carne. Una percentuale molto bassa. 
Al di là dell’esempio specifico, quello che a molti sfugge è che per far produrre latte, alla mucca occorre farle partorire un vitellino. La mucca non è una macchina che produce latte senza scopo, ma è un mammifero, e come tutti i mammiferi, esseri umani compresi, produce latte solo quando mette al mondo un figlio, per nutrirlo. E poi non continua certo a produrlo per sempre: dopo un anno, non ha più latte, e per continuare a produrlo deve partorire di nuovo!
Se il vitellino è maschio non potrà vivere come “mucca da latte”, perciò vivrà qualche mese e poi verrà macellato. Anche se è femmina, potrà vivere per prendere il posto della madre, ma solo una seguirà questo destino, le altre andranno al macello coi loro fratelli.
I cuccioli vengono quindi tolti alla madre appena nati, a 1-2 giorni di vita, e la madre continuerà a piangere per mesi chiamandoli, e i piccoli vivranno la loro misera vita per 6 mesi, piangendo e chiamando la madre che non vedranno mai più e poi saranno portati al macello e uccisi. I bufaletti fanno una fine forse peggiore (o forse no, è difficile scegliere tra due tipi di morte): come già detto, vengono ammazzati, o lasciati morire, appena nati. I vitellini invece vengono abitualmente mangiati, perciò vivono qualche mese per mettere su carne (6 mesi, di solito).
Non è pensabile che possano essere mantenuti “a sbafo” animali improduttivi (i maschi, e le femmine in più). Anche nei piccoli allevamenti. Significherebbe far crescere i costi in maniera enorme. E se mai gli allevatori e i consumatori diventassero tanto sensibili al benessere degli animali, da consentire ai maschi di vivere (ma dove mai li metterebbero?) sarebbe più probabile arrivare alla fine alla rinuncia di quella piccolissima quantità di prodotti animali che allevamenti di questo genere consentirebbero di ottenere?
Le mucche stesse, dopo 5-6 anni, vengono portate al macello, ridotte ormai in condizioni così estreme dallo sfruttamento, da non potersi più reggere in piedi da sole. Non esiste un latte “senza crudeltà”, per produrlo vengono sempre e comunque uccisi e fatti soffrire tanti animali: le mucche e i figli che queste sono costrette a partorire.
Rivisto da Conoscenzealconfine.it

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