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martedì 25 febbraio 2020

Il coronavirus in uno Stato a sovranità arcaica

Quello che è successo in Italia con la vicenda del coronavirus è sconvolgente. L'aspetto più grave è stato il comportamento dei media, televisivi e cartacei, i quali hanno gonfiato la notizia oltre ogni limite immaginabile, anche se il governo non è stato da meno con l'intraprendere provvedimenti degni di un filmetto post apocalittico di serie zeta, che non sono ovviamente replicabili su scala maggiore, senza chiarire alla popolazione un aspetto cruciale della strategia di contenimento. Delle cosiddette opposizioni è meglio non parlare, essendo riuscite a mettere insieme il peggio dell'allarmismo con la consueta trita e ritrita polemica anti governativa. Quello che ne vien fuori è l'immagine di un paese che, ancora una volta, ha dato il peggio di sé, col risultato di perdere ulteriormente credibilità nel consesso internazionale.

In uno Stato serio, diciamo a sovranità arcaica, si sarebbero seguite linee di condotta del tutto diverse. Per cominciare non sarebbe stato permessa la campagna allarmistica mediatica, senza per questo ostacolare una corretta diffusione delle notizie ma lasciando intendere ai responsabili della comunicazione che l'uso di toni spropositatamente allarmanti a fini di audience avrebbe avuto conseguenze. Uno Stato a sovranità arcaica, dunque autorevole, avrebbe tutti gli strumenti per agire in tal modo senza porre in discussione la libertà di informazione. Ci sono stati giornali, ad esempio Libero, che si sono permessi titoloni di questo genere:

Una vergogna infame, che in uno Stato a sovranità arcaica non sarebbe permessa a nessuno, nemmeno alle forze di governo. Un paese nel quale può accadere che un giornale a diffusione nazionale, il quale per altro gode di finanziamenti pubblici come tutte le testate, faccia una così spregevole "informazione", non è un paese serio, è un paese cialtrone. Non che Libero sia stato il solo, perché da un mese a questa parte tutta la grande(?) stampa nazionale ha dato pessima prova di sé, costruendo e amplificando un clima di allarme parossistico che, alla fine, ha dato gli esiti inevitabili con l'assalto ai supermercati. E meno male che, almeno per ora, non è successo di peggio, circostanza che va a esclusivo merito della popolazione.

Le responsabilità maggiori vanno tuttavia ascritte al governo, il quale ha posto in opera soluzioni straordinarie nel tentativo di arginare la diffusione del virus nei primi focolai senza preoccuparsi di comunicare in modo efficace alla popolazione due concetti fondamentali. Il primo, che i suddetti provvedimenti venivano presi pur nella nella consapevolezza che la probabilità di riuscire nell'intento di circoscrivere completamente l'infezione era molto bassa, e che essi non sarebbero stati replicati su scala maggiore; il secondo che i numeri reali della morbilità, mortalità e letalità del virus, sebbene preoccupanti, non erano e non sono tali da far temere conseguenze catastrofiche. Per essere ancora più chiari, immaginiamo che Piddu sia il PdC italiano, ecco cosa avrebbe più o meno detto in un messaggio alla nazione.

Piddu: "Cari italiani, ci troviamo ad affrontare una crisi sanitaria impegnativa ma non catastrofica, per arginare la quale abbiamo predisposto una linea di difesa a ridosso dei primi focolai nella quale adotteremo provvedimenti che vi sembreranno straordinari, e in effetti lo sono, nella speranza purtroppo scarsa di contenere del tutto la diffusione del virus; qualora, come è molto probabile, ciò non sarà possibile, in presenza di una diffusione in aree metropolitane adotteremo provvedimenti meno draconiani e compatibili con la vita ordinata della comunità nazionale. L'esistenza umana, come sappiamo da sempre, è sotto il segno della precarietà, con periodi sereni che si alternano ad altri più difficili. Il governo farà tutto il possibile per minimizzare le conseguenze di una circostanza che va oltre le nostre responsabilità, sebbene non siamo certi che ciò che sta accadendo non sia conseguenza di superficialità o, Dio non voglia, intenzionalità di altri, ma la realtà è che il mondo non è un posto tranquillo. Tuttavia posso rassicurare tutti che, anche nell'ipotesi peggiore, siamo molto lontani da uno scenario catastrofico, sebbene la parte più fragile della popolazione, in particolare gli anziani, è esposta a un rischio superiore alla norma. Per fronteggiare l'ulteriore diffusione della morbilità il governo, oltre all'impegno di continuare nel tentativo di contenere il virus nei primi focolai, ha comunque deliberato lo stanziamento straordinario di cinque miliardi di nuove lire a favore della sanità pubblica, al fine di predisporre le necessarie strutture per l'accoglienza e la cura dei malati più gravi. La vita continua, come sempre, tra i mille pericoli che essa comporta, sia per i singoli individui che per tutta la comunità nazionale. Viva l'Italia, viva la Costituzione, viva il Socialismo."

Non devo aggiungere altro, se non che non viviamo in uno Stato a sovranità arcaica ma nel regno del caos generato dalla borghesia cotoniera. Un caos che non solo ci espone in modo drammatico agli eventi naturali, siano essi spontanei o spintanei, ma lascia il paese in balia degli interessi di altre comunità nazionali, alcune imperiali altre potenze regionali, democratiche o non democratiche, che perseguono i loro interessi con molta maggiore efficacia grazie ad apparati governativi che sono sottratti al totale condizionamento di gruppi privati, famelici e privi di qualsiasi senso della nazione, come accade da noi. L'Italia non è in pericolo per colpa del coronavirus, ma perché ha un cancro: la borghesia cotoniera.

Addendum: i cialtroni delle diverse compagnie di giro sono le metastasi.

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